Recensione film horror Dark Water
Regia: Hideo Nakata
Sceneggiatura: Yoshihiro Nakamura, Ken-Ichi Suzuki (tratto dal romanzo omonimo di Koji Suzuki)
Attori: Hitomi Kuroki, Rio Kanno
Produzione: Giappone, 2002
Durata: 101’
Voto: 8,5/10
Si ritorna a parlare di horror giapponese e in particolare di quello di Hideo Nakata, il creatore della saga-fenomeno “Ringu” o “The Ring“. E torno a parlare di questo genere in un momento in cui, i terribili remake di grandi capolavori (vedi appunto “The Ring” e “Ju-On: The Grudge“) sono nelle sale e sono diventati fenomeni di costume anche se di una bruttezza e pochezza epocali. Torno a parlare degli originali che secondo me sono sempre i migliori e sanno dare quei brividi e quelle emozioni che si perdono una volta “americanizzati”.
– – La Trama – –
Piove. Ha sempre piovuto nella vita di Yoshimi Matsubara. Pioveva quando sua madre la “dimenticò” all’asilo per via dei suoi impegni di lavoro e dovette aspettare lì da sola tutto il giorno mentre le sue amichette andavano via felici con i loro genitori. Pioveva durante i colloqui con gli avvocati per la causa di divorzio e l’affidamento della piccola Ikuro.
Pioveva durante la ricerca del nuovo appartamento per lei e per Ikuro, l’unico vero raggio di sole della sua vita. Tanti gli appartamenti visitati, fino a quel giorno in cui, madre e figlia arrivarono in quel palazzo così grande e così grigio.
L’appartamento era bello, perfetto per lei ed Ikuro. L’euforia per averlo finalmente trovato, per il prezzo buono ed abbordabile, la voglia di ricominciare a vivere dopo il divorzio ed anche la scaltrezza dell’agente immobiliare non fecero però notare a Yoshimi quella piccola macchia di umido sul soffitto.
Piove. Piove nella camera da letto di Yoshimi. La macchia si è allargata a dismisura ma non è solo quello che la turba. Sembra che il sole nella sua vita non sia destinato ad esserci. Il ritrovamento di una piccola borsa di plastica, quelle con cui giocano le bambine, le fanno scoprire che qualche tempo prima era scomparsa una bambina. L’età era la stessa della sua Ikuko, l’asilo frequentato era lo stesso, lo stabile in cui abitavano, il medesimo.
Yoshimi così si immerge nell’oscuro lago di segreti che ruotano intorno agli strani eventi che iniziano a capitarle e che sono tutti collegati a quella misteriosa bambina con l’impermeabile giallo e alla sua piccola borsa di plastica.
Piove nella vita di Yoshimi e tutta l’acqua raccolta nel corso di una vita si trasformerà in un impetuoso fiume di terribili eventi.
– – Considerazioni – –
Dopo “Ringu“, Hideo Nakata torna a parlarci di fantasmi e lo fa con il suo solito stile. Uno stile raffinato in cui, alla fine, anche il male non è poi così malvagio come si è soliti pensare. A tutto c’è una spiegazione e le motivazioni per le quali “certe cose” accadono, alle volte sono semplici e “umane”.
Il film è perfetto nella sua linearità. Tenebroso e cupo e dolce e romantico allo stesso tempo, come è abitudine di molti degli horror giapponesi.
Ottimi i personaggi, pochi, dato che la maggior parte della vicenda è incentrata sul Yoshimi e Ikuko e sulla casa che gioca un ruolo fondamentale nel creare quell’atmosfera di freddo e di umido che l’acqua stagnante crea.
Ancora una volta la musica è scarsa e sono i suoni a creare l’atmosfera e a guidarci durante le scoperte di Yoshimi. Il suono incessante e battente della pioggia, lo scrosciare dell’acqua dai rubinetti, ci ricordano che è l’acqua quella che nasconde il segreto più orribile e triste.
Il finale è quanto mai spiazzante, come negli altri lavori di Nakata. Si può subito dire che vinca il male ma, dopo un’analisi a freddo, non è il male che vince nè il bene. Gli spiriti che regnano nelle storie giapponesi non si sconfiggono chiamando i “Ghostbusters” ma fanno parte della vita e del quotidiano e con loro bisogna convivere.
Il film coinvolge. Il ritmo iniziale è lento per aumentare fino (e ancora una volta il paragone con l’acqua è doveroso) allo scroscio finale, come se si aprisse lentamente un rubinetto e si venisse, lentamente all’inizio e poi sempre più velocemente, inondati dalla triste storia di Yoshimi e sua figlia Ikuko.
Consiglio la visione di questo film molto più che del remake di “The Grudge“. Sicuramente le emozioni saranno maggiori. Parlando poi di remakes, sembra che nemmeno questo Dark Water sarà lasciato in pace dato che è in lavorazione la versione americana che avrà come protagonista Jennifer Connelly e che dovrebbe uscire quest’anno.
Luigi Grillo (ciao.it) 20.01.2005