Recensione film horror Carrie – Lo sguardo di Satana
Regia: Brian De Palma
Sceneggiatura: Lawrence D.Cohen (tratto dal romanzo omonimo di Stephen King)
Attori: Sissy Spacek, Amy Irving, John Travolta, Piper Laurie
Produzione: U.S.A. 1976
Durata: 97’
Voto: 8.5/10
Carrie White è una liceale timida, complessata, priva della classica comitiva di amici di cui si circonda ogni suo coetaneo e sempre oggetto dei più terribili scherzi da parte delle sue ciniche compagne di scuola. La poverina inoltre è figlia di una donna invadente e paranoica che vive alienata da tutto e tutti, rinchiusa in ciò che lei chiama fede religiosa ma che in realtà si manifesta palesemente come un credo delirante, malato, nato da un’interpretazione fuorviante e morbosa delle letture bibliche.
La ragazza però, dopo l’accadere di alcuni strani episodi, si accorge di possedere poteri di telecinesi e decide di approfittarne per ricambiare i soprusi subiti dai suoi compagni. Incomincia così la crudele vendetta di Carrie, che raggiunge il culmine quando la sera della festa da ballo per l’ultimo anno di scuola la ragazza riduce a ferro e fuoco la sala da ballo, uccidendo così gran parte dei suoi compagni in un incendio e procedendo poi ad incendiare la sua stessa casa, che crolla come un castello di carte uccidendo Carrie e sua madre.
Ma anche da defunta la protagonista continua a far del male; una ragazza, miracolosamente scampata da quella tragica e misteriosa strage il giorno dei festeggiamenti studenteschi, sogna infatti d’essere aggredita da Carrie, che torna dall’oltretomba, magari scontenta del fatto che qualcuno fosse uscito da vivo da quella maledetta sala.
Il film, tratto da un avvincente romanzo di Stephen King, si può inserire tra i classici del genere horror. Brian De Palma, pur mantenendo le distanze dal libro che lo ha ispirato, realizza una pellicola di tutto rispetto, fitta di spunti e tematiche che ancora oggi dopo trenta anni esatti dalla sua realizzazione sono ancora attuali; per esempio il rapporto madre-figlia o quello uomo-fede e ancora le relazioni adolescenziali tra gli studenti, spesso non facili e turbolente.
Carrie è esasperata sia dal comportamento superficiale e spocchioso delle sue compagne, sia dallo stato allucinato in cui la madre si immerge in tutte le sequenze del film; quest’ultima, che spinge oltre il limite il significato di ogni parola che legge nelle Sacre Scritture, interpreta come trasgressione anche il più innocente svago e riconosce nella morte l’unica punizione adatta agli atti peccaminosi (per altro secondo la sua ottica quasi tutti); questa è la dimostrazione vivente di com’è sottile, labile e precario il confine che separa Dio da Satana; sembra, infatti, che il maligno giunga alla donna proprio attraverso lo strumento di dio, la Bibbia appunto.
Distinta la regia, curata la sceneggiatura, che riporta precisamente il contrasto tra l’ambiente spensierato e chiassoso della scuola e il clima psicotico che vive Carrie in casa, per poi congiungerli nell’apocalittica conclusione; entrambi i luoghi, infatti, sono condannati alla stessa fine.
Ottima anche la scelta del cast tra cui spicca Piper Laurie (la madre di Carrie) che non a caso fu premiata con l’Oscar. Una pellicola insomma imperdibile, che consiglio in particolar modo a chi non ha ancora letto il libro…coloro che invece si apprestano alla visione avendo già letto il racconto possono rimanere delusi dall’illusione che la trasposizione cinematografica regali gli stessi brividi della penna dell’insuperabile King!
Clementina Zaccaria 15.04.2006