Recensione film horror Assassinio sull’Orient Express
Regia: Sidney Lumet
Sceneggiatura: Paul Dehn (tratto dall’omonimo romanzo di Agatha Christie)
Attori: Albert Finney, Lauren Bacall, Ingrid Bergman
Produzione: Gran Bretagna, 1974
Durata: 131’
Voto: 9/10
America, anni ’30. Una bambina, Daisy, figlia di un grande aviatore e di un’attrice, viene rapita. Poco dopo viene chiesto il riscatto, una somma ingente per l’epoca. Ma nonostante il pagamento dello stesso, la bimba viene ritrovata morta. La madre, Sonia, in stato interessante, muore di crepacuore con la creatura che portava in grembo. Il padre, militare tutto d’un pezzo, si suicida. Anche una cameriera, ingiustamente accusata dell’orribile crimine, si getta da una finestra. Totale: 5 morti innocenti. Più gli esecutori materiali del delitto che vengono condannati a morte.
Pochi anni dopo, ci troviamo in Turchia. Il più famoso investigatore privato del mondo, Hercule Poirot (Albert Finney) deve improvvisamente ripartire per Londra. Grazie al Direttore della Compagnia dell’Orient Express, il celeberrimo treno, Mr. Bianchi (Martin Balsam), riesce a recuperare un posto all’ultimo momento.
Il treno infatti, dalla Turchia attraversa i balcani, per proseguire in Jugoslavia, e da qui raggiungere Venezia, Milano e Calais.
Ma qualcosa non va come dovrebbe. Durante la tormentata prima notte di viaggio, mentre Poirot proprio non riesce a prendere sonno, causa alcuni strani rumori causati dai suoi compagni di viaggio, un facoltoso uomo americano, che poche ore prima aveva chiesto (e visto rifiutare) la protezione del detective belga viene misteriosamente assassinato con 12 pugnalate.
Si scopre che l’uomo è un pericolosissimo latitante ricercato da mezzo mondo, ovvero il famoso Cassetti che fu il mandante del sequestro (e della morte) della piccola Daisy.
Ma non è tutto. Una valanga blocca la ferrovia e costringe il treno a fermarsi, in territorio jugoslavo.
Prima dell’arrivo dei soccorsi, e della ripresa della marcia, passeranno poche ore… In questo lasso di tempo, prima che il caso passi definitivamente nelle mani della polizia slava, con i suoi metodi notoriamente non proprio ortodossi, il nostro bravo Poirot cercherà di risolvere il caso, identificando l’assassino.
Perché l’unica cosa indiscutibile è che il misterioso killer è uno dei passeggeri, ma chi?
Poirot, con pochi indizi in mano (orari, voci ascoltate per caso, un fazzoletto ritrovato sul luogo del delitto, delle carte bruciacchiate contenenti minacce), e nonostante la strana reticenza dei passeggeri, cercherà di risolvere un caso difficilissimo e contorto.
Questa è in sintesi la trama di ASSASSINIO SULL’ORIENT EXPRESS (MURDER ON THE ORIENT EXPRESS), film diretto da Sidney Lumet nel 1974, ed ispirato al celeberrimo romanzo omonimo della grande Agatha Christie.
Una delle trasposizioni cinematografiche più riuscite di un romanzo della celeberrima giallista inglese, che presenta un cast d’eccezione. Oltre al bravissimo Albert Finney nei panni del simpatico ometto belga, troviamo infatti Lauren Bacall, Ingrid Bergman, Vanessa Redgrave, Sean Connery e Anthony Perkins (quest’ultimo è il celeberrimo Norman Bates di Psycho). E scusate se è poco.
Un film eccezionale, senza neanche un attimo di tregua (e di noia) con un finale (naturalmente merito della Christie) inaspettato.
Tutto incentrato sul numero 12 (il numero delle pugnalate, degli avventori, delle lettere dei biglietti di minacce), con una “morale” finale (che qui non riporto onde evitare di guastare la sorpresa ai futuri spettatori) forse non condivisibile da tutti, ma sicuramente discutibile ed imprevedibile, comunque geniale.
Hercule Poirot si muove un po’ come Sherlock Holmes, ed è straordinario vederlo ricostruire per filo e per segno la notte del delitto con quegli scarni elementi che ha in mano.
Il film, che è un vero e proprio esercizio di stile, dura circa 128 minuti.
Gabriele Fortino (ciao.it)