Recensione film horror American Crime
Regia: Dan Mintz
Sceneggiatura: Jack Moore, Jeff Ritchie
Attori: Cary Elwes, Annabella Sciorra, Rachel Leigh Cook
Produzione: U.S.A. 2004
Durata: 90’
Voto: 5/10
“American Crime” è una trasmissione televisiva condotta da Albert Bodine, che sembra occuparsi di gialli, omicidi, indagini, situazioni terrificanti; il conduttore in studio guida lo spettatore tra registrazioni di interviste ai protagonisti, servizi realizzati al momento dei fatti raccontati e ricostruzioni dell’accaduto.
Fin da subito la linea narrativa che segue il regista è molto ambigua, perché tra immagini reali relative al presente, flashback sull’accaduto narrato da Bodine durante la trasmissione e immagini del programma televisivo, non si capiscono bene i confini tra presente, passato e tra realtà, finzione e ricostruzione televisiva.
Il risultato è una gran confusione e un senso di distacco che lo spettatore prova non riuscendo a comprendere bene dove lo voglia portare questa sceneggiatura; una sceneggiatura, scritta da Jack Moore e Jeff Ritchie che oltretutto offre un finale ambiguo, che inizialmente sembra portare ad una spiegazione plausibile e ad un colpevole ben identificato, ma che nell’ultima inquadratura propone una soluzione alternativa, che per altro non collima con quanto visto dallo spettatore e detto dai protagonisti durante il film.
Eppure le premesse non erano poi così malvagie, perché la prima scena riesce a catturare lo spettatore e ad instillare in lui un pochino di tensione e soprattutto un forte gancio narrativo per tenerlo incollato alla poltrona, peccato che tutto questo duri al massimo cinque minuti.
In ogni caso, la prima scena mostra una troupe della rete televisiva KCQN, capitanata da Jesse, una giovane giornalista alla ricerca dello scoop per fare il salto di qualità, e composta da due cameraman, Mack e Rob, un po’ meno pronti a tutto in nome della cronaca e del successo.
I tre si stanno recando sulle rive del fiume locale, in risposta ad una telefonata un po’ ambigua e molto vaga, ma che comunque potrebbe offrire loro l’occasione della vita; la telefonata ricevuta in redazione da parte di un gruppo di pescatori, segnalava il ritrovamento di qualcosa di terrificante tra le canne in riva al fiume, un “qualcosa di terrificante” non meglio specificato che Jesse non poteva lasciare ad un’altra giornalista in cerca di fama.
Lo scoop doveva essere suo a tutti i costi e così ecco i tre a sfidare la paura attraverso sentieri poco raccomandabili del bosco cittadino; quando il furgoncino della rete televisiva viene inseguito e poi speronato da un’auto lanciata a velocità folle, forse i tre iniziano a cambiare leggermente idea sulla loro missione giornalistica, ma non c’era da preoccuparsi, perché quella era solo l’ambigua accoglienza dei pescatori che li avevano chiamati!
Nonostante la paura causata dall’accerchiamento dei pescatori e dalle attenzioni rivolte alla giovane giornalista, i tre riescono a farsi portare sul luogo del ritrovamento e finalmente scoprono di cosa si trattava, ovvero del cadavere di una giovane donna.
E così Jesse e Rob iniziano ad indagare più a fondo in questa vicenda, nonostante lo sceriffo abbia già bollato il caso come l’ennesimo omicidio dell’ennesima prostituta del luogo e il loro capo, Jane, non sia molto propenso a sprecare tempo ed energie su questo caso.
Eppure i due giovani ci avevano visto bene, perché pochi giorni dopo ricevono in redazione una videocassetta che ritrae la vittima ripresa di nascosto in diversi luoghi, dalla strada all’interno della casa, e la donna ritrovata morta nel fiume non è l’unica ad apparire nel nastro, perché le riprese mostrano anche lo stupro e, forse, l’omicidio di un’altra collega della vittima.
Ovviamente Jesse mostra subito allo sceriffo la videocassetta, ma questo sembra non darci troppo peso, perché crede che sia solo un normalissimo video porno, eppure le coincidenze sono troppe, le stranezze sembrano portare dritte ad un serial killer che si diverte a spiare le sue vittime e a filmare anche il momento dell’omicidio e così il caso si complica, coinvolgendo i due giovani, l’intero “sindacato” delle prostitute, la loro capo-redattrice alla KCQN, il conduttore Albert Bodine e lo sceriffo.
Insomma un intrigo discretamente interessante, un potenziale serial killer, delle prove, tanti indiziati tra i protagonisti, eppure ciò che regna sovrano in questa pellicola è la confusione e non la tensione o la curiosità di giungere alla fine e io penso che questa sensazione si sarebbe potuta eliminare con una scelta differente per quanto riguarda la cronologia della vicenda.
Insomma Jack Moore e Jeff Ritchie, ideatori e sceneggiatori di “American Crime”, avevano anche avuto un’idea interessante, però poi hanno voluto fare una scelta innovativa sul fronte del racconto e hanno finito per rovinarsi da soli la loro idea, mettendo troppa carne al fuoco, come l’inutile accenno all’omosessualità, totalmente fuori luogo.
Se da un lato questa sceneggiatura non riesce ad essere il thriller che voleva essere, riesce però nell’intento di rappresentare in modo critico il mondo delle news, soprattutto attraverso la caratterizzazione del personaggio di Jesse, la reporter alla ricerca spasmodica dello scoop che pensa sempre a sistemarsi i capelli prima della diretta e non avrebbe alcun problema ad alterare le sue fonti con il mero scopo di fare notizia.
Per quanto riguarda la regia di Dan Mintz darei un voto attorno alla sufficienza, forse con una sceneggiatura migliore avrebbe saputo sguinzagliare meglio il suo talento, staremo a vedere.
Il cast del film ospita tre nomi già conosciuti agli appassionati del thriller-horror e precisamente Cary Elwes, il dottor Gordon di “Saw“, Annabella Sciorra, già vista in “Underworld” e “The Addiction“, e Rachel Leigh Cook, co-protagonista in “Ore 11:14, Destino Fatale“.
Tirando le somme, credo che “American Crime” non sia un film da consigliare e forse per una volta le case di distribuzione sono state lungimiranti, dato che questo film non è uscito nelle sale, almeno in Italia!
Adriano Lo Porto 17.04.2006