Recensione film horror A L’Interieur (Inside)

Recensioni

locandinaRegia: Alexandre Bustillo, Julien Maury
Sceneggiatura: Alexandre Bustillo
Attori: Alysson Paradis, Beatrice Dalle
Produzione: Francia, 2007
Durata: 83′
Note: vietato ai minori di anni 16

Voto: 8.5/10

L’appassionato di horror, oggi come oggi, ha gusti difficili. Dai mutanti deformi ai fantasmi coi capelli lunghi e neri, passando per i puri psicopatici e le incarnazioni varie del Male, il cinema di genere ha dato alle nostre paure ed inquietudini pressoché qualunque forma possibili. Pressoché, appunto.

Ad esempio un film in cui vittima e carnefice fossero entrambe donne mancava all’appello. A colmare la lacuna ci pensano Alexandre Bustillo e Julien Maury, i registi-sceneggiatori di questo “A l’intérieur” (titolo inglese “Inside“), che ha ricevuto recensioni entusiastiche dalla critica specializzata (no, il Mereghetti per l’horror non fa testo, così come Roger Ebert). Meritate? Vedremo…

Potrei riassumere la mia esperienza con questo film in una sola parola: wow. Un film breve, ma estremamente intenso (o forse breve e per questo intenso), che va subito al sodo senza perdere tempo a riformulare storie ormai trite nel vano tentativo di dare un minimo di consistenza a personaggi talmente insignificanti che lo spettatore si ritrova a fare il tifo per il killer (insignificante anche lui, ma almeno si impegna). Qui tutto questo non succede perché non è necessario: Sarah è incinta, ha perso il marito e partorirà l’indomani, questo è quanto. Dell’antagonista, addirittura, non si sa nemmeno il nome… ma se si chiamasse Anthea piuttosto che Gesualda cambierebbe qualcosa? No. Quello che conta è ciò che fa… e, credetemi, quella donna si è meritata un posto di assoluto rilievo nella mia personalissima top ten dei cattivi del genere horror (i cosiddetti villains). Non avrà l’acutezza di Jigsaw (l’Enigmista di “Saw“) o la forza sovrumana di Leatherface (“Non aprite quella porta“), ma quanto ad efferatezza non scherza.

Questo mi porta a parlare del gore, del livello di violenza. Prima di continuare preferisco mettere subito le cose in chiaro: il film è categoricamente sconsigliato alle donne incinte o alle persone particolarmente sensibili. Pensavate che “Non aprite quella porta: l’inizio” fosse il più fulgido esempio del torture porn? Dovrete ricredervi. Inside è un’autentica carneficina, ed alcune scene in particolare sono estremamente disturbanti. Un po’ come l’Alexandre Aja di “Alta Tensione” e del remake di “Le Colline hanno gli occhi” (francese anche lui… che sia un segnale?), Bustillo e Maury, liberi dai limiti imposti dalla censura americana (l’ormai tristemente nota MPAA), optano per la filosofia dell’everything goes e deliziano lo spettatore con un vero e proprio bagno di sangue. Ad un certo punto mi aspettavo che uno schizzo andasse a finire sull’obiettivo della telecamera. Non volendo anticipare nulla, mi limiterò a segnalare l’uso più creativo di un paio di forbici che io abbia mai visto.

Altro punto a favore è la credibilità dei personaggi. E’vero che lo spettatore sa poco o nulla del loro passato, ma ciò non li rende monodimensionali, anzi. Ottimo lavoro dello sceneggiatore/regista Bustillo, quindi, ma complimenti soprattutto alle due attrici, che tirano fuori prestazioni sensazionali. Alysson Paradis, che interpreta Sarah, mette in mostra notevoli capacità espressive e merita un applauso per essere riuscita a non perdere lucidità con tutto quel make-up addosso (vedere per credere), ma la show-stealer è Beatrice Dalle nei panni della donna. E’ una psicopatica, su questo non ci piove, ossessionata per qualche motivo dal bambino che Sarah porta in grembo, eppure mano a mano che il film va avanti suscita una sensazione strana. Compassione, forse, pietà. Ma non si riesce ad odiarla, il che è notevole considerando che stiamo parlando di una che vuole aprire il ventre ad una donna incinta con un paio di forbici.

Arrivati a questo punto “Inside” sembrerebbe il film dell’anno. Beh, considerando che siamo ancora ad aprile probabilmente lo è. Ciò non toglie che un paio di difetti mi impediscano di dargli un voto più alto. Ad esempio, alcuni personaggi secondari, nella migliore tradizione horror, fanno scelte ai limiti dell’incomprensibile (come cercare di accendere la luce invece di scappare). Ripeto, ormai è una tradizione del cinema di genere, ma ciò non costituisce una giustificazione.

Il mio secondo appunto riguarda il finale. Non voglio anticipare niente e quindi mi limito a dire che la sorpresa finale non è proprio una sorpresa. Per carità, il finale ha senso, non è buttato lì tanto per gettare le basi per un sequel (non riesco ad immaginare un finale più definitivo di questo!) e l’ultimissima scena è veramente bella (e fa venire i brividi, il che non guasta), però… si poteva fare qualcosa di più.

Un film da vedere. Sicuramente meglio dei tanti remake americani di film giapponesi che stanno invadendo le sale in questo periodo.

CURIOSITÀ: dopo aver girato questo film i due registi erano stati ingaggiati dai fratelli Weinstein (uno dei quali, Harvey, è chiamato “Harvey Mani di Forbice” perché sembra divertirsi a tagliare, cucire e cambiare i film che produce, generalmente con esiti disastrosi) per girare il remake di “Hellraiser“. Tuttavia, gli stessi fratelli non hanno gradito la sceneggiatura stesa dai francesi, preferendo quella di Marcus Dunstan e Patrick Melton (“Saw IV“). Al momento, pare che Bustillo e Maury siano stati completamente tagliati fuori dal progetto.

Matteo Locane, 10.04.2008

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