Recensione film horror 30 Giorni di Buio

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locandinaRegia: David Slade
Sceneggiatura: Steve Niles, Stuart Beattie,
Brian Nelson
Attori: Josh Hartnett, Melissa George
Produzione: Nuova Zelanda, U.S.A. 2007
Durata: 113′
Note: vietato ai minori di anni 14

Voto:7.5/10

Barrow, Alaska. 152 abitanti. 30 giorni di buio all’anno.

In questo avamposto dell’umanità tra la neve e i ghiacci, la natura ha ancora il sopravvento sull’uomo e sui suoi stratagemmi per modificarla; una volta all’anno, dopo l’ultimo tramonto mozzafiato, l’oscurità scende su Barrow e costringe gli abitanti a vivere di sola luce artificiale.

Prima che questo si verifichi, diversi uomini della cittadina abbandonano il luogo per andare a lavorare da altre parti, anche perché capirete che prendersi un mese di ferie per passarlo al buio non è un granché, anche se forse ci sarebbe un incremento esponenziale della nascite.

L’aeroporto di Barrow chiude i battenti e Stella, vigile del fuoco, rimane bloccata lì dove è nata e cresciuta, ma dove non vorrebbe mai rimanere, perché lo sceriffo, Eben, è suo marito e i due da tempo vivono separati e stanno per intraprendere la via del divorzio, probabilmente a causa del rifiuto dell’uomo di avere dei figli.

Proprio mentre l’oscurità avvolge gradualmente Barrow si verificano due casi di vandalismo e violenza; tutti i cani da slitta della città vengono massacrati con una crudeltà inaudita e l’elicottero di uno degli abitanti viene manomesso a tal punto da essere inutilizzabile.

Nel frattempo, Eben arresta un forestiero che iniziava a comportarsi in modo irrispettoso e violento al bar del paese; è proprio quest’uomo che, ammanettato e imprigionato, inizia a prevedere una fine violenta per tutti gli abitanti di Barrow e a farfugliare frasi strane, che riguardano dei “loro”, che starebbero per arrivare…

Il film tratta di vampiri, e questo era chiaro già dal trailer, quindi ne posso parlare senza rovinarvi la visione; i vampiri di questo film si muovono in gruppo e hanno un leader carismatico, che prende decisioni e dimostra di possedere un’intelligenza decisamente sviluppata.

Comunicano tra di loro soprattutto con dei versi abominevoli, ma, a volte, parlando con gli umani o a favore di telecamera, si producono in un linguaggio tutto loro, gentilmente sottotitolato per gli spettatori; sono dotati di capacità sovraumane, come la corsa e la forza, sono estremamente aggressivi e hanno bisogno del sangue umano.

Il leader dei vampiri è consapevole del fatto che per gli uomini loro sono solo dei brutti sogni e non vuole dar loro la possibilità di credere che esistano veramente, per questo il loro compito è di eliminare tutti gli abitanti di Barrow, nessuno escluso, anche se il gruppetto di sopravvissuti capitanato da Eben e Stella è una bella gatta da pelare.

Il film è tratto da una “graphic novel” di Steve Niles e Ben Templesmith e vorrei fare la voce fuori dal coro dicendo che questa derivazione fumettistica non si vede e non si sente molto nella sceneggiatura, così come la presunta carriera di David Slade come regista di videoclip non lascia delle impronte tangibili sul film.

Purtroppo, la presenza di Stuart Beattie (“Derailed”, “Collateral”) tra gli sceneggiatori non ha impedito di far finire “30 giorni di buio” in modo molto discutibile e poco apprezzato, un finale che nella mia valutazione ha fatto perdere almeno mezzo punto.

La struttura generale del film è invece classica ma avvincente, perché mentre gli abitanti del paese si agitano per la minaccia sconosciuta e invisibile, i battiti dello spettatore aumentano di frequenza e l’appetito dell’appassionato di horror sale inarrestabile.

30 giorni di buio” è un film che fa paura ed era ora, perché non se ne vedono molti di film che fanno veramente paura; ci sono diverse scene nella prima parte del film che fanno saltare lo spettatore sulla poltrona del cinema, eventi che accadono proprio quando meno te l’aspetti e con una ferocia inaudita.

Sul fronte degli attori, Josh Hartnett offre una buona prova, e sono contento che il trentenne attore californiano si stia ritagliando il suo spazio nell’olimpo hollywoodiano; molti lo considerano l’erede di Leonardo Di Caprio, eppure il protagonista di questo film strizza l’occhio con nostro sommo piacere anche al genere thriller, con titoli quali “Slevin – Patto Criminale”, “Black Dahlia” e “Sin City”.

La regia di David Slade è stata la vera sorpresa del film, il suo confezionamento della vicenda ha permesso alla vicenda di assumere un taglio molto noir senza apparire vecchio e noioso; ben riusciti i contrasti tra il bianco della neve e il rosso del sangue o il nero del petrolio, molto elegiaco il fuoco risolutore.

Visione consigliata agli appassionati di horror, ai fan dei vampiri e agli amanti della paura. Peccato per il finale.

Adriano Lo Porto, 19.02.2008

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