A Cena da Pedro
Andrea e la moglie, nonostante i soldi non gli manchino, possono rinunciare a tante cose, ma non toccategli la vacanza estiva in qualche paese straniero. Quella mai!! Questo anno è toccato a Cuba, a Varadero. Piscina, residence, divertimenti, mare..tutto a 1 km dalla povertà indigente.
“Non accettate mai gli inviti a cena dalla gente cubana che incontrate in spiaggia. Le misure sanitarie non sono rispettate dai villici, inoltre mettereste a repentaglio la vostra incolumità!”.
“Che palle, siamo appena sbarcati e il capo villaggio già rompe” – sbuffa Andrea – “mica siamo bambini!”
Eppure a Cuba è normalissimo essere abbordati in spiaggia da qualche simpatico e cordiale cubano. Si chiacchiera del più e del meno, e alla fine l’abitante del luogo piazza ad arte un invito a cena. A pagamento ovvio, ma mangiare aragosta fino a scoppiare per soli 10$..chi può resistere alla tentazione?
“Cara, questo è Pedro, ci ha offerto una cenetta a lume di candela nella sua umile dimora. Ci accompagnerà lui in auto, andata e ritorno, e il tutto ci costerà solo 10$”
“Ay señora! Che ne dice, accetta la mia umile offierta? Io povero, mi serà di mucho aiuto!”
L’auto passa a prendere la coppia alle 21. Andrea e Lucia vengono portati in un villaggio poverissimo, le case sono tutte capanne in legno fango e paglia, piccolissime. La maggior parte è franata. La cosa strana è che il villaggio è quasi deserto. La metà della casupole sono abbandonate e il silenzio regna. “Ci sarà stata una terribile carestia” pensa mestamente Lucia, mentre si prepara a gustare la sua aragosta low-cost.
Pedro invece è visibilmente nervoso, le chiavi dell’auto (una scassatissima mustang d’epoca) gli cadono almeno dieci volte nel tragitto vettura-appartamento. Entrano, è molto facile, non c’è la porta.
“Ay Carmensita! Andrea, Lucia, esta es mi moglie. Lei cucinato aragosta per voi oggi. Espero che vi gusterà mucho!”
Andrea si guarda attorno..è seriamente pentito della sua idea. La casa è un monocapanna di pochissimi metri quadri, probabilmente non c’è nemmeno l’acqua corrente. A una parete è poggiato un fornello ante-guerra, dalla parte opposta un marcio materasso fa probabilmente da letto alla coppia cubana. Nell’aria un olezzo. Nessun odore di pesce. “Probabilmente non hanno il water”. Lucia è sempre stata una patita di ipotesi campate in aria. Per fortuna le tiene per se. Al centro della stanza, sul soffitto, una lampadina (mezza staccata) illumina a malapena il tavolaccio lercio su cui posano diversi attrezzi: guanti, un secchio arrugginito, ago e filo.
“Vedo che sei anche tu un patito di pesca!”
“Mucho spirtoso señor, aqì in Cuba se puede soltanto pescare, comunque non servono per pescare, ne por cucinare la vuestra aragosta! Mi servono adesso, e voi mi darete una mano, ok?”
Detto ciò, Pedro apre un cassetto dal quale tira fuori uno strano aggeggio..sembra un coltello, è affilatissimo e ha una forma schiacciata. Seghettato su entrambi i lati.
“E quello che cosa è??” Trilla Lucia, indecisa se essere piacevolmente sorpresa o incredibilmente terrorizzata.
“Esto es un aggìeggio che il capo villaggio de dos generazioni fa inventò per togliere la pelle senza danneggiarla. Da allora ce lo tramandiamo de padre in filio. De familia in familia”
“Davvero una cosa interessante. Non avevo mai visto un affare simile..però, Pedro, le aragoste hanno il guscio..non hanno la pelle!”
Sul faccione abbronzato di Pedro si disegna un inquietante sorriso di denti gialli e rotti. È qualcosa di incredibilmente maligno e oscuro. I suoi occhi brillano per un attimo, ma in maniera per niente rassicurante.
“Señor..chi ha detto que serve por le aragoste?”
Mattino Cubano. Caldo più che mai. La giovane coppietta scende le scale del residence con in mano le valigie. Indossano i vestiti più eleganti del loro armadio.
“Buongiorno signor Andrea, buongiorno signora Lucia! Partite di già?”
“Ay señorita..certo, partiamo, un importante affare ci attiende en città”
“Beh mi dispiace! Buon viaggio allora! Ah..signor Andrea..non se la prenda..ma le consiglio di andare dal dermatologo, ha dei lembi di pelle che le pendono dietro alla nuca!”
“Lo farò, lo farò, muchas gracias…”
Il Monaco 17.10.2004
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