Tote Truppe
Ci sono tante cose che gli storici non sanno, o non vogliono, spiegare.
Tra il 2015 e il 2020 decadranno numerosi dei Segreti di Stato che furono imposti durante la Seconda Guerra Mondiale… ma se vi aspettate che renderanno pubblico qualcosa… beh, siete nati ieri!
Il 30 aprile 1945 ci fu la presa di Berlino. Un’oretta prima che Hitler eseguisse l’omicidio più intelligente della sua vita, in un quartiere periferico della città, un plotone russo trovò i cadaveri di alcuni soldati vestiti in uniforme nazista, ma che non sembravano affatto essere nazisti ariani.
Infatti.
Quei poveracci erano dei giovani tibetani.
Gli alleati diffusero a proposito una torbida storia sul suicidio rituale, ma nessuno è mai riuscito spiegare il motivo della loro presenza a Berlino. Si sa che Hitler aveva spedito squadre speciali in Tibet, Francia ed Egitto, con il compito di trafugare cimeli storici-religiosi-paranormali…ma che diavolo ci faceva una squadra speciale tibetana in Germania? Cercavano wurstel?!
Ciò che la vostra maestra di storia non potrà mai raccontarvi è che quei soldati erano morti, si, ma non da poche ore, bensì da diversi giorni. Ed erano in avanzato stato di decomposizione.
Ecco, lo sapevo, la vecchiaia fa sempre il suo sporco lavoro. Vi sto confondendo le idee. Effettivamente non è consigliabile cominciare una storia dalla fine, perciò adesso mi tiro su le maniche e ricomincio da capo…
Era forse un giorno come gli altri per quel ragazzetto biondo e paffutello messo a guardia dell’Ufficio Segreto? No, dannazione, non lo era affatto.
Nell’ottobre del 1944, lo sbarco in Normandia era già stato consegnato alla storia, la Francia era quasi completamente liberata e, dalla parte opposta, l’Armata Rossa avanzava senza sosta. Insomma, capirete bene che “il capo” non era certo di buon umore e ovviamente se la prendeva con il povero ragazzo, reo solamente di essere il suo segretario-guardia del corpo-uomo delle pulizie e quante altre ne volete. Il povero Michael, questo il nome del ragazzo biondo-paffuto, non voleva nemmeno entrarci nell’esercito, figuriamoci, lui era più portato per fare il pasticcere, magari l’assaggiatore.
Purtroppo, suo padre era un patriota, oltre che a un nazista naturalmente, ed aveva fatto carte false per raccomandarlo e farlo arrivare fino a lì.
Figuratevi la reazione sgomenta del povero Michael, quando, a completare quella giornata infernale, fu costretto ad annunciare quell’odioso di Heinrich Himmler, il boss delle SS, o meglio, il Reichsführer, come gli piaceva essere chiamato.
Non aveva mai sopportato quell’odioso schizofrenico, e quel giorno pareva pure eccitato!
“Mein Führer, c’è Herr Himmler in sala d’attesa.”
“Bene. Fallo entrare Michael, cosa stai aspettando? Che te lo chieda io?”
Quel nanerottolo con i baffi a spazzola sapeva essere davvero irritante quando si svegliava con la luna storta, peggio di un professore con le emorroidi, ma Michael queste considerazioni le teneva saggiamente per sé. Non aveva nessuna intenzione di farsi una bella doccia a Belsen.
Himmler, dal canto suo, gli dava sempre l’impressione di un bambino sadico intrappolato nel corpo di un damerino ingessato in vestiti di pelle nera.
“Heil Mein Führer! Vengo dalla Westfalia con notizie sensazionali!”
“Parli Himmler, la ascolto.”
“Possiamo finalmente sospendere gli esperimenti del Dottor Hans Neumann, che tenta da anni di resuscitare i cadaveri dei subumani applicando delle potenti scariche elettriche.”
“Ah, e da quando faceva questi esperimenti? Ormai ho perso il conto di tutti quegli idioti di dottori che stanno lavorando per noi. Mengele va avanti da tre anni a spolpare gemelli e a far accoppiare le ebree con i cani. Vauscher insiste a sezionare persone ancora vive e un altro cretino oggi mi ha chiesto il permesso per poter iniziare sperimentazioni sulle zingare. Vuole iniettare loro dell’acido nelle tube, per vedere se riesce a sterilizzarle. Inutili operazioni chirurgiche, torture mediche, ecco cosa stanno facendo! È tutto così poco esoterico e ariano…ah se solo potessi stringere tra le mani il Sacro Graal gliela farei vedere a questi scienziati…
Tornando a noi, mi spieghi meglio il motivo per cui dovrei interrompere il lavoro di Herr Neumann. Mi sta forse dicendo che la Divisione Paranormale ha portato a termine la propria missione in Tibet?!?”
Nel porre quella domanda, Il Führer sfoderò un sorriso che sarebbe stato meglio addosso a un bambino che sta per scartare il regalo tanto atteso. Michael l’avrebbe preso volentieri a pugni, ma si limitò a simulare un colpo di tosse, giusto per potersi mordicchiare nervosamente le dita.
“Ebbene si, Mein Führer!” – riprese a parlare con fervore Himmler – “Dopo due lunghi anni di ricerche approfondite, abbiamo finalmente trovato il Santone della Vita sulle montagne del Tibet. Abbiamo stabilito un compenso e lui ci ha ordinato di uccidere cinquanta pastori tibetani. In seguito ha compiuto un antico rito sui loro corpi, per prepararli a ricevere l’aura vitale.
La settimana scorsa abbiamo condotto il Santone e i cinquanta cadaveri nella Westfalia, al Castello di Wewelburg, e adesso aspettiamo solo lei! I dodici Gruppen Führer dell’Ordine Nero la aspettano nella stanza del Walhalla. La vittoria sarà finalmente nostra! I discendenti degli ariani di Thule torneranno presto a dominare il mondo!”
Ormai la gioia di Hitler era palesemente incontenibile:
“Mein Gott! Il momento che aspettavo da anni è finalmente giunto! Mi auguro soltanto che non si ripeta ciò che avvenne con i papiri del Dio Toth nella Piramide di Cheope. Non voglio assistere nuovamente all’autocombustione di qualche soldato! La avverto, questa volta lei e la Divisione Paranormale non scamperete ad una severa punizione! Michael! Ci dirigiamo a Wewelburg! Annulla gli appuntamenti e prepara i miei bagagli!”
Il buon Michael conosceva bene la fama di quel castello maledetto. Secondo le voci più ricorrenti, si trattava del posto dove le SS Paranormali compivano riti magici e oscure preghiere.
L’impazienza del “capo” e del damerino schizofrenico era a livelli disumani, quasi volavano lungo i corridoi di pietra, perciò Michael non poté visitare nessuna stanza del vociferato castello. Né le spaventose segrete, né le leggendarie dodici camere dei Gruppen Führer, ognuna arredata in stile diverso, ognuna dedicata ad un personaggio storico diverso.
Pazienza, aveva dimenticato la macchina fotografica a casa, e nessuno gli avrebbe mai creduto sulla parola.
Riuscì comunque a entrare nella stanza del Walhalla. Il pezzo forte del tour, nonché il luogo dove sarebbe avvenuto il rito.
Il Walhalla si presentava come una grande stanza circolare. Alla prima occhiata non pareva niente di straordinario (eccezion fatta per i cinquanta cadaveri): non vi erano né drappi colorati, né altari o candele. Insomma, non ti saresti mai aspettato che fosse una stanza adibita a riti magici, al massimo poteva sembrare un cadente obitorio.
Sul pavimento vi erano disegnati 12 raggi a forma di S che, partendo dal centro del locale, si allungavano per un paio di metri, fino ad arrivare a delle semicolonne. Ogni semicolonna era incisa con strane rune, simboli celtici, frasi in linguaggi antici e vocaboli dimenticati. Sopra ad ogni semicolonna vi era seduto uno dei dodici Gruppen Führer, vestiti in tonache nere, a gambe incrociate e con il braccio destro sollevato sopra la testa. A Michael sembrava tanto la classica posa studentesca ache chiamata “lo so io signorina maestra”, il che causò in lui non poca ironia…ma è meglio non ridere in faccia alla Divisione Paranormale.
Il braccio sinistro era invece piegato dietro la schiena e i dodici erano tutti impegnati in una profonda meditazione mistica (sempre che quei tizi avessero un cervello e un’anima).
L’unica feritoia della stanza era rivolta a nord, verso la terra dei padri, e l’architettura faceva sì che gli “oohm” dei dodici psicopatici echeggiassero all’infinito contro le pareti, diventando sempre più alti e insistenti. La giovane guardia si sentiva tra il divertito e lo spaventato da quella melodia ipnotizzante, ti veniva quasi voglia di metterti a “oohmmare” insieme a loro.
Il Santone, un uomo dai lineamenti asiatici e con una lunga barba bianca, dimostrava almeno 200 anni ed era vestito di arancione, come un bonzo qualsiasi. Dopo qualche attimo di silenzio, l’uomo scoprì il lenzuolo bianco che velava i cadaveri e si preparò a dare inizio allo show.
La puzza era molto forte, quella classica della decomposizione. La riconoscono tutti, anche chi non l’ha mai sentita prima. Ti entra nelle narici e ti colpisce allo stomaco talmente forte che ti fa rabbia.
Quando erano stati uccisi quei poveri contadini tibetani?! Michael, che aveva lavorato in un campo di concentramento e che quella puzza la conosceva bene, stimò che erano già ad un buon punto di cottura. Il loro corpo era bitorzoluto, raggrinzito e gonfio. Qui e là i tessuti nericci si erano arresi al tempo e cominciavano a lasciare spazio alle ossa. Gli occhi non c’erano più..o almeno ne rimaneva ben poco, così come rimaneva ben poco di ogni altra cosa molle ci possa essere addosso (o dentro) un uomo. Insomma, come capita a tutti i cadaveri, quei cinquanta tibetani sembravano essere stati masticati e digeriti da qualcosa di invisibile. In fondo non era proprio quello che gli stava capitando?
Michael trattenne un’altra risata quando si sorprese ad immaginare Mengele che si bagnava i calzoni dall’eccitazione di trovarsi lì con loro: “Studio approfondito degli effetti delle esalazioni da decomposizione su un Santone tibetano”. Si, sarebbe stato un’ottima trovata medica Mengeliana.
Nel frattempo, il Santone aveva cominciato a spargere sul pavimento del sale e aveva acceso un piccolo falò dentro una scatola di metallo. Il fumo che ne usciva era giallognolo e sapeva di zolfo e concime.
Mentre il suo rudimentale falò cominciava a spegnersi, il Santone inforcò dei gessetti rossi e con essi cominciò a disegnare per terra altri simboli runici. Nel frattempo recitava – anzi – urlava frasi apparentemente sconnesse.
Il nostro eroe biondo-paffuto rabbrividì al pensiero che qualcosa andasse storto e si vide mentre prendeva fuoco. Quella famosa autocombustione avvenuta durante l’esperimento del Dio Toth. Oppure qualche creatura mostruosa sarebbe emersa dagli inferi e avrebbe cominciato a mangiarselo come una pasta alla crema, a grandi morsi, facendone schizzare il “ripieno” sulle pareti.
Eppure, dopo un’ora di balletti e preghiere, ancora non era ancora successo niente.
Michael stava giusto guardando l’orologio impaziente, arreso al fatto che il suo “capo” non era tipo da pagarti gli straordinari, quando un fulmine lo accecò. Un potente fulmine violaceo era scoppiato nella stanza, ed era solo il primo di una lunga serie.
Al centro della stanza si formò lentamente una sfera azzurrognola. Sembrava composta da corrente elettrica, come un piccolo temporale della grandezza di una palla da calcio. La sfera cresceva con il passare del tempo, alimentata da dei rivoli elettrici sospesi nell’aria. Quelle specie di filamenti elettrici sembravano fluire fuori dalle menti dei dodici uomini dell’Ordine Nero.
Quando la palla fu abbastanza grande, emise un ronzio sommesso ed esplose in una luce accecante. Prima di perdere momentaneamente la vista, alla guardia biondo-paffuta parve di vedere delle piccole nuvole di luce che entravano nelle narici dei cadaveri tibetani.
Finiti i fuochi d’artificio, il Santone si adagiò a terra, esausto, ma lo spettacolo era tutt’altro che finito.
I corpi si stavano muovendo.
Inizialmente solo qualche dito, poi degli scatti degli arti, gli ex contadini sembravano quasi in preda a brividi di freddo, infine riuscirono ad alzarsi in piedi, rimanendo fermi sull’attenti. Erano veramente risorti, dannazione, un plotone di morti-non morti lo stava fissando, pur non avendo gli occhi.
Il Santone pareva essersi ripreso, i dodici SS-Boys invece erano troppo impegnati ad essere svenuti per godersi lo spettacolo a cui avevano contribuito. Michael, spaventato e sgomento, non sapeva se rimanere più angosciato da quei morti viventi che lo fissavano oppure da Hitler e Himmler che saltellavano e si abbracciavano come due ragazzine che hanno vinto la gara di ballo.
“Tutto è andato come doveva andare, Mein Führer!” – esordì stancamente il Santone – “Questi cinquanta giovanotti sono tornati in possesso della vita, ma in maniera diversa da ogni essere vivente. Non possono essere feriti, non possono essere uccisi in nessun modo e possono curarsi da soli: se li farete a pezzi, loro si riformeranno.
Non hanno arbitrio. Eseguiranno alla lettera ogni mio ordine per la durata di sei mesi, dopo di ché torneranno ad essere dei morti. Mi raccomando, solo la mia voce può impartire loro degli ordini, perciò si tolga dalla testa ogni malsana idea di farmi sparire misteriosamente..”
“Non si preoccupi” – incalzò infastidito Himmler – “a guerra terminata avrà la sua giusta ricompensa. Adesso li porti dal magazziniere e faccia preparare per loro delle divise naziste. Dovranno marciare nella direzione degli alleati, facendo tabula rasa, uccidendo e distruggendo tutto ciò che incroceranno sul proprio cammino. Se questa missione di prova dovesse funzionare, le commissioneremo la resuscitazione di un intero esercito, da far marciare contro la Francia e contro la Russia! Lei ovviamente dovrà seguirli in automobile, a debita distanza, in modo da poter effettuare eventuali ordini e contro-ordini!”
“E tu Michael andrai con lui per controllarlo!” – si intromise il baffo a spazzola.
“Jawolh, Mein Führer! (brutto bastardo!)”
Il giorno dopo erano già in cammino. Una macabra scampagnata con cinquanta morti che camminano, seduto in automobile con un anziano Santone puzzolente.
La marcia era veramente implacabile: sulla loro strada incontrarono numerosi plotoni alleati, ma questi venivano puntualmente spazzati via.
I resuscitati non avevano pietà per nessuno, trovarsi al loro cospetto significava morte certa. Qualcuno veniva decapitato o sgozzato con dei pugnali o, peggio ancora, a mani nude. Il Führer li aveva equipaggiati all’arma bianca, per poter risparmiare sui proiettili.
I fucili dei soldati alleati erano completamente inutili: quei poveri ragazzi sparavano inutilmente per diversi minuti, sprecando caricatori su caricatori, fino a che i morti viventi non li raggiungevano e li facevano a pezzi.
Lungo il cammino, il piccolo gruppo speciale non mancò di dimostrare la propria assenza di giudizio, tanto che sulla loro strada furono massacrati proprio tutti. Delle contadinelle vennero spezzate in due, a una vecchietta fu strappata la faccia come la buccia di una banana, un gruppetto di bambini fu affettato come tanti salami e ad un operaio stradale venne eseguita una vivisezione “fai-da-te”. A Michael parve di vedere un paio di morti viventi che banchettavano con il suo sangue e le sue viscere, ma non ne era sicuro. Lui e il Santone viaggiavano abbastanza distanti, per evitare di essere presi di mira dagli spari degli sventurati alleati che si trovavano da quelle parti, e la visuale non era delle migliori.
A fine giornata i resuscitati avevano ormai fatto piazza pulita per circa 500km e si accingevano a penetrare in Francia, quando avvenne il fattaccio: una bomba (un missile? Un razzo? Un colpo di mortaio? Una mina antiuomo?) esplose in mezzo al gruppo, con una violenza impressionante. Quando il fumo e le polveri finalmente si diradarono, del plotone-decomposizione non era rimasto che qualche brandello, ma ciò che aveva previsto il Santone si realizzò puntualmente.
Ogni singolo “frammento” dei tibetani cominciò a mutare, fino a diventare un ammasso di larve. Michael poteva vederlo chiaramente: adesso invece di uomini fatti a pezzi da un’esplosione, su quel prato c’era almeno una tonnellata di larve. Quelle bianche da pesca, o da cadavere se preferite.
Le larve cominciarono un disgustoso balletto. Ognuna aveva un preciso piano e si recava in una predeterminata direzione. Poco a poco le larve cominciarono a radunarsi in piccoli gruppetti organizzati, poi in piccoli mucchi, fino a diventare delle vere e proprie orge verminose e antropomorfe: iresuscitati si stavano ricostruendo alla loro maniera tutta speciale.
A Michael quello spettacolo parve infinito e orribile, ma non riusciva a levare gli occhi altrove. Solo un leggero suono gutturale lo richiamò dai suoi pensieri: seduto vicino a lui, il Santone si stava dimenando, colpito alla gola e all’addome da delle schegge metalliche arrivate chissà da dove.
Il sangue gli inondava la bocca e sgorgava copiosamente sul sedile, mentre il suo sguardo vuoto supplicava un aiuto che probabilmente sarebbe stato inutile.
I suoi soldatini stavano resuscitando per la seconda volta e il Santone ci stava lasciando le penne. Il destino sa sempre essere sarcastico e crudele. È una legge cosmica.
Un’altra importante legge cosmica è che le cattive notizie non vengono mai da sole.
Riportando lo sguardo sull’esercito dei morti viventi, Michael notò inizialmente qualcosa di strano, poi la sua sensazione si tramutò in vero e proprio orrore: l’esplosione e la successiva rigenerazione avevano disorientato i resuscitati tibetani. Ognuno di quei cadaveri ambulanti andava in una direzione casuale, cozzando contro gli altri e deviando il proprio percorso in seguito ad ogni urto. Dopo un po’, finirono tutti insieme contro una parete rocciosa e invertirono completamente il loro senso di marcia. Eh si, stavano venendo proprio nella direzione di Michael!
In un lampo di lucidità, il Santone scese dall’automobile e si diresse ciondolando verso le sue creature. Evidentemente voleva dare loro l’alt o perlomeno impartire un bel retro “marc” (scusatemi, ma è più forte di me)…. ma non poteva.
Per quanto si sforzasse, il Santone non riusciva a parlare. I versi che uscivano dalla sua bocca ricordavano quelli di un gatto intento a sputare la palla di pelo… e Michael dubitava che i morti conoscessero quella lingua. Perciò scese velocemente dalla macchina e cominciò a correre più veloce del vento, in direzione di un fitto bosco lì vicino.
Immobilizzato dalla frustrazione e dal dolore, il Santone rimase fermo sul posto al cospetto dei suoi connazionali decomposti che gli venivano incontro, sforzandosi di riprendere il controllo della propria voce, vomitando sangue caldo invece di parole.
Il primo morto che lo raggiunse gli infilò il pugnale in bocca e, con un paio di colpi forti e decisi, gli squarciò le guance, lasciandolo letteralmente a bocca aperta, una bocca di almeno venti centimetri. Il secondo morto gli infilò le dita negli occhi, premendo con una forza sovrumana, cavandoglieli e spingendo fino in fondo, alla ricerca del cervello. Mentre il primo morto vivente stava infilando il pugnale nelle narici del Santone, arrivò il terzo soldato, che concluse il lavoro spargendo per terra budella tibetane con una sola coltellata.
Quando il banchetto ebbe finalmente inizio, Michael era ormai già lontano, in fuga nel bosco, deciso a rassegnare le dimissioni.
Finita la pausa pranzo, i resuscitati si misero in marcia, avevano ancora degli ordini da seguire: fare tabula rasa sul proprio cammino.
Himmler e Hitler provarono a fermarli schierando enormi armate sul loro cammino, utilizzando anche truppe richiamate con urgenza da fronti ancora caldi.
L’esercito provò anche a bombardarli, ma i morti viventi non ruotarono più il loro cammino di 180°, come era successo la prima volta. Andarono a zig zag per molto tempo, variando di qualche grado la propria traiettoria ad ogni ricomposizione, ma mantenendo sempre la stessa direzione: il cuore della Germania.
Si fermarono solo dopo i sei mesi pattuiti, nei primi giorni dell’aprile 1945, una ventina di giorni prima della conquista di Berlino da parte dei Russi. Crollarono senza vita nella periferia della città.
Michael, ormai rifugiato in Svizzera, ci rimase male. Era curioso di sapere che bandiera avrebbero esposto al municipio una volta conquistata la città.
Sono passati 60 anni da quando il Santone resuscitò dei cadaveri, e la giovane guardia ha da poco compiuto 90 anni. Vive a Losanna, in Svizzera, dove ha fatto per 40 anni il pasticcere.
Gli acciacchi non mi danno tregua (dai, ormai l’avevate capito, no?!) e non sono più né biondo né paffuto. Avevo voglia di raccontarvi questa storia perché in questa dannata casa di riposo non c’è mai niente di interessante da fare e perché quei morti viventi mi tormentano ancora oggi nei miei peggiori incubi. Chissà che, “confessandomi”, riesca finalmente ad esorcizzarli.
Mi piacerebbe campare tanto a lungo per far pubblicare questo diario. Sono curioso di sapere se sarò semplicemente considerato un pazzo, o se invece qualche governante farà sequestrare tutte le copie, per metterle in un archivio polveroso, assieme a tanti altri vecchi documenti ingialliti, con una bella etichetta “Top Secret. Non aprire prima del 2050″…
Michael Grillenz
Daniele Del Frate agosto 2005
RACCONTI DELLO STESSO AUTORE: Emofagia Onirica – La Porta – Mamma – The Headtrasher – Umberto do it Better
Email: [email protected]