Nel Buio più Buio

Racconti

Occhi Rossi - LibroTitolo: Occhi Rossi
Autrice: Adele Patrizia D’Atri
Editore: Lulu
Pubblicazione: 2007
Prezzo: 10.50€

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Nel buio più buio. Dove neppure il minimo barlume illumina le fattezze di un corpo, dove lo scintillio degli occhi non dà neppure un lampo. Nei corridoi oscuri della vita. Attraversando ponti, sbattendo palpebre, chiudendo bocche al gelo…
Nel buio più buio, dove non esistono squarci di colori, dove sembra di fluttuare nello sconfinato.
Nel buio più buio, dove nel cammino incontri un muro, batti contro uno stipite.
Nel buio più buio, dove i pensieri diventano echi, dove i suoni sono amplificati e nitidi.
Proprio lì nel buio più buio, i pensieri si materializzano come ombre sui muri. Diventano spettri. Il tempo diviene vano.
Nel buio della vita, il mortale insegue un’ orma ideale verso un raggio caldo. Nella strada degli uomini, dove si accasciano corpi come lamine, dove divampano fuochi sciocchi nel riflesso di un’alba spenta, qui, proprio qui, lui aspetta.

È piccolo. Ha solo 10 anni. Attende che qualcuno lo porti via. Con la sua valigia enorme, con il cappello di lana e la sciarpa legata sulla bocca. Con gli occhi spalancati sulla piazza. Solo, sperduto. Ramon, un piccolo uomo. Speciale. Lui vede, sa.
Per questo è solo. Lasciato perché considerato un abominio. Proprio lui che avverte la pacatezze delle acque nello scorrere dei suoi itinerari. Proprio lui che coglie il sereno dei cieli e ne omaggia gli infermi.
In quest’alba ghiacciata nel buio lugubre dei suoi avviliti concetti, mentre una lacrima di bimbo gli riga il volto, Ramon attende che suor Maria lo porti via, lo porti lontano. Angoscia. Paura di venire di nuovo bandito perché percepisce.

Perché ha visto.
Scuri piombare su teste inermi. Vermi riempire corpi mutilati nella ghiaia del grande fiume. Capelli rotolare sui sentieri del vento. Occhi persi nell’angoscia dell’attesa. Volti imploranti, con le labbra storte dall’orrore. Truci scie rosse su corpi grigi, lasciati in pasto ai topi.

Ha visto.
Terremoti spossare terreni ora sterili, arsi dal sole rosso estivo. Mareggiate inghiottire anime agitate nei giorni irascibili dell’adolescenza. Diluvi purificare chiese di campagna e allocchi pettegoli seduti ad adocchiare la sprovveduta vicina.

Ha visto.
Ha visto il piede del padre schiacciare prima il freno e dopo la frizione. Ha visto il camion acquisire velocità. Ha visto il volto di suo padre. L’ ansia percorrere velocemente le rughe precoci del viso. Il timore, fargli corrugare la fronte e irrigidirgli lo sguardo. Nell’attimo dello scoppio ha volto lo sguardo altrove, sull’erba bagnata.Ha considerato che poteva fermarlo, che doveva fermarlo.

Ramon è un bambino, ma per la madre un essere difettoso. Una burla del creato; è colui che predisse la sciagura… è colui a cui non diede crediti né chance.
Nella villetta immersa nel rigoglioso verde siede sola con i suoi 30 anni. Abbandonata in una poltrona, con una bottiglia di veleno nella mano.

Nell’orfanotrofio dell’Addolorata, tra canti angelici e profumo di rose, Ramon rivolge lo sguardo alla statua di Maria.
Non c’è nessuno che possa cambiare le cose, non c’è nessuno che possa farlo di nuovo desiderare dalla madre. Sente di essere reo, sente di volersi spegnere. Ma sente anche Odio. Verso colei che lo ha ripudiato.
Attraverso gli occhi della Madonna la distingue nella cucina fosca, con in mano una bottiglia di rum. Ubriacarsi dopo averlo scacciato, unica necessità per lei. Sente il disprezzo prosperare, intanto che memorie care si ammucchiano nella sua mente scossa.
Chiude gli occhi e pensa alla sue mani di bimbo attanagliare la gola della madre. Lei tossisce e si dimena, ma Ramon non molla la presa. Il volto ormai è cianotico, gli occhi cominciano a venarsi di rosso. Ma non vede nessuno, non c’è nessuno. Eppure sta morendo, eppure qualcuno la strangola con mani incorporee. Cessa di vivere perdendosi nello sguardo azzurro di Ramon, ricredendosi.

Nell’orfanotrofio le suore trovano Ramon accasciato al suolo, con gli occhi spenti. Rannicchiato su se stesso.

Ramon è pazzo. Ramon è un abominio, una burla del creato.

Nel buio più buio, dove i pensieri diventano spettri Ramon rivede gli occhi azzurri della madre guardare i suoi, e sa che aveva compreso, sa del suo rimorso.

Adele Patrizia D’Atri 21.12.2004

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