Mavra

Racconti


Erano le tre e mezza del mattino quando Chris si arrese alla vomitevole idea che quegli stronzi dei suoi genitori sarebbero rincasati tra non più di sei ore.
Scese dal letto, si accese una sigaretta, la spense, si diresse verso il bagno e, una volta davanti allo specchio, fissò lungamente la sua immagine per poi esplodere in un’inquietante risata. Un’altro anno di cazzate e champagne, pensò.
Di ospiti idioti e frasi di convenienza, di acquisti enormi e sensazionali, di beneficienza fatta su consiglio di un curatore d’immagine; farisaici sorrisi, noia ed un accenno di disgusto per garantirsi la comodità di dimenticare un figlio che urla dentro.
Quando, la sera seguente, si ritrovò a cena con le due teste di cazzo, cercò di evitare il solito silenzio decidendo di fingersi interessato al loro ultimo viaggio.
‘Dov’è che erano andati?’ Si chiese, già stanco.
‘Ah, si…quello stupido castello in Scozia!’
“Bella la Scozia?” Esordì.
“Stiamo meglio qua in Inghilerra, abbiamo meno bifolchi.” Rispose freddo il padre.
“Comunque il castello che abbiamo comprato è davvero di rara bellezza, non vedo l’ora di chiamare gli arredatori per sistemarlo come si deve.” Lo seguì pronta Linda, la matrigna di Chris.
“Tu pensa che ci stavano dei vecchi contadini semi analfabeti che hanno tentato di impedirci di comprarlo! Poveri stupidi, tutti davanti all’entrata brandendo quelle inutili fiaccole!” Continuò Linda, che, nel sorridere della cosa, trovò opportuno coprire la bocca con la mano per non venir meno alle regole base del galateo.
‘Bene, gliel’ho chiesto e loro mi hanno risposto… abbiamo dialogato. Ora, vaffanculo e rimettiamoci a cenare.’ Chris trovò quasi confortante l’idea di dover guardare, fino alla fine della cena, solo il polpettone con salsa di lamponi che era nel suo piatto.
Un’istante dopo la vita fu pronta ad afferrarlo con violenza per catapultarlo in un delirio d’amore e di morte.
L’enorme porta-finestra che era alle spalle dei genitori andò improvvisamente in mille frantumi, proiettando in aria un confuso pulviscolo di cristallo.
Entrò qualcuno o qualcosa che, saltando, si avventò prima sulla testa calva del padre di Chris, tagliandola di netto in due, e poi rivolse furiosamente lo sguardo verso Linda, che annaspava con le mani per tentare un’inutile riparo dalla doccia di sangue a spruzzi che le era esplosa sul volto.
Quello che poteva sembrare un lupo o un cane gigante, assestò una fulminea zampata sul volto della donna, portandole via tre quarti di guancia destra.
Di fronte, Chris, paralizzato, poteva vedere per intero l’occhio della matrigna: privo della palpebra che ne reprimeva i sentimenti, era finalmente un geniale e puro veicolatore di verità… e strillava terrore, con voce di sangue.
Per concludere questo tripudio di carne e urla, la bestia infernale diede un morso fulmineo alla mano destra di Linda, che non ci mise molto a staccarsi dal resto del corpo già agonizzante di spasmi, e le piantò l’intero braccio sinistro nello stomaco, per poi avidamente farsi strada tra le viscere, fino ad arrivare al cuore.
La donna cadde a terra dilaniata e l’essere fissò Chris, intensamente.
Chris non si mosse, e non lo fece nemmeno quando la creatura fuggì velocemente sotto il tavolo, per poi riemergerne sotto forma della più bella ragazza che avesse mai visto in vita sua.
Per alcuni istanti continuò a fissarla intensamente, poi di scatto si rialzò iniziando a correre come un pazzo verso il piano superiore della casa.
Arrivò di fronte alla sua camera, entrò e si chiuse dentro a chiave.
Il cuore gli batteva come mai prima d’ora, sentiva gli occhi schizzargli via dalle orbite e la pelle andargli in fiamme.
Si raggomitolò in un angolo della sua stanza, senza fiato, incredulo e febbrilmente invaso da un senso di terrore che non lo lasciava respirare.
Per alcuni istanti ascoltò con angoscia il silenzio gelido che proveniva dal piano di sotto: tutto taceva, come se nulla fosse mai successo… eppure lui era là, lottando con tutte le sue forze per non impazzire dopo ciò che aveva visto.
La morte dei suoi, l’arrivo di quell’essere agghiacciante nella sua casa, la possibilità di essere ucciso nel giro dei prossimi cinque minuti, erano tutti pensieri che gli martellavano insistentemente il cervello; ma uno più di tutti lo lasciava del tutto allibito: continuava a pensare a quanto fosse affascinante e seducente quella creatura che aveva visto in volto una volta soltanto, per pochi decisivi secondi.
Come era possibile una cosa del genere? Verso quell’essere avrebbe dovuto provare repulsione, orrore, rabbia… e invece ne era irrimediabilmente attratto.
Fu proprio quell’attrazione che lo portò ad essere tanto incauto da uscire dalla sua stanza per andare a cercarla.
Per prima cosa si aggirò guardingo per il piano superiore, ma della ragazza non vi era traccia.
Allora, lentamente, cominciò a scendere le scale.
‘Che cazzo fai Chris? Ti sei rincoglionito? Quella, appena ti vede, ti sbrana… devi scappare!’ Pensava.
Era come in uno stato di catalessi, un sonno allucinato che lo spingeva dove non avrebbe dovuto; un coma di seduzione e paura che gli inebriava la mente.
Qualcosa lo spingeva a cercare quell’essere, voleva rivedere quel volto, voleva essere certo che tanta bellezza potesse davvero far parte della vita reale.
Quando si affacciò nel salone da pranzo, i cadaveri dei suoi genitori erano ancora lì, senza vita sul parquet, con gli organi rovesciati fuori dai loro corpi, in pose contorte e grottesche.
Accanto a loro, distesa e con gli occhi chiusi, giaceva, apparentemente addormentatala, la splendida ragazza, sensualmente coperta in volto dai suoi lunghi capelli neri.
Il ragazzo la fissò a lungo mentre le si avvicinava.
Più la distanza fra i due si accorciava, più la puzza di sangue e cervella sparse per la stanza si faceva viva, pungente e penetrante.
Una sensazione del genere era quasi paradossale: l’avvenenza della ragazza lo attirava compulsivamente, mentre l’odore di morte e violenza, che avanzava prepotente fra le sue narici, provocò al ragazzo un’impulso di vomito che solo a fatica riuscì a trattenere.
Quando fu vicino alla ragazza non ebbe più dubbi sull’attrazione che provava per lei: era davvero l’essere più misterioso ed affascinante che gli fosse mai capitato di vedere.
Oscura bellezza, che tutto tingeva di nero… con mani assassine e uno sguardo che scava nell’anima.
Per alcuni istanti continuò a fissarla, poi, dimentico del tripudio di sangue e carne che aveva intorno, prese e baciò sulle labbra l’unico essere capace di portare in sè amore e morte allo stesso tempo.
La sensazione che provò fu di totale perdizione.
Una oscura spirale di tenebre e adrenalina soggiogò rapida i suoi sentimenti, scuotendolo nelle regioni più ancestrali del cuore e  inchiodandolo con violenza selvaggia a pensieri sensuali e inquietanti.
Ripensava all’assurdo modo in cui i genitori gli erano stati fatti a pezzi davanti agli occhi e al fatto che l’artefice fosse la persona che stava baciando, il tutto gli arrivava alla mente in maniera confusa, distorta: piacere e sangue, orrore e delizia, tra carne strappata e labbra da sfiorare.
Improvvisamente la ragazza si risvegliò, per i primi istanti rimase quasi colpita da quello che Chris le stava facendo, tanto che il ragazzo pensò che potesse arrendersi al suo bacio, cedere alle sue labbra, decidere di ricambiarlo.
Mai pensiero fu più erroneo: immediatamente e d’istinto, gli occhi di lei divennero cupi e minacciosi,  scrigni sepolcrali di pupille evocatrici di morte, solcate da mefistofeliche venature di sangue.
La ragazza afferrò Chris per i capelli con violenza e lentamente iniziò a far scivolare le sue unghie nere nella pelle della testa del ragazzo, spingendosi sufficientemente in là da arrivare a toccare l’osso parietale del suo teschio.
Chris lanciò un’agghiacciante urlo di dolore che si amplificò ulteriormente quando l’essere infernale assestò un morso potente e ferino sul suo orecchio sinistro, asportandoglielo letteralmente.
Il ragazzò indietreggiò carponi urlando come un’ossesso e perdendo sangue a fiotti dall’orecchio.
La ragazza lo fissava sorridendo satanicamente mentre ancora masticava la sua tenera carne.
L’orecchio di Chris si lasciava spappolare, senza opporre resistenza, dagli acuminati canini di lei: immancabile resa di fronte a così tanta ferocia.
Nonostante la paura che gli paralizzava i battiti del cuore, la notevole quantità di sangue perso e l’insania dell’eccitazione sessuale che lo pervadeva sin da quando l’aveva vista in volto, Chris riuscì a rialzarsi e a scappare nel giardino della casa.
Mentre si aggirava stordito e piangente tra le gardenie della matrigna, cominciò a sentire che stava perdendo i sensi, percependo solo il suono dei suoi passi e i battiti isterici del cuore.
Ogni rumore gli arrivava distorto e ovattato e, all’altezza dell’orecchio amputato, sentiva soltanto un’immenso calore e il sangue che, inarrestabile, continuava a colargli giù per il collo.
‘Sei stato un vero imbecille, Chris! Complimenti! Come si può essere così cretini da gettarsi in braccio a chi ti vuole uccidere? E perché poi? Perché ti sei invaghito dell’ennesima ragazza che non ti vuole e non ti vorrà! Stupido cazzone, una ti vuole squartare e te che fai? Provi a baciarla? Bisogna proprio essere dei geni!’ Era questo il pensiero che, lucido e rassegnato, gli attraversava la testa in quel momento.
Poi, mentre si guardava intorno, aspettando con pazienza che quel magnifico essere arrivasse per mettere fine alla sua agonia, iniziò a sorridere mentre si divertiva a colorare, con il sangue che gli invadeva la mano, le rose bianche che aveva intorno.
‘Povero disadattato del cazzo, non ti vuole nessuno, sei un sociopatico incapace di avere un rapporto normale con chiunque… come hai potuto anche solo pensare di avvicinarti ad un mostro come quello?’
Le forze lo stavano abbandonando, aspettava solo il colpo di grazia.
Dalla casa uscì la ragazza che lentamente si incamminò verso di lui.
Esile e animalesca, eterea e spaventosa; tetro camminare fino ad arrivare a lui.
Gli si chinò vicino e colse la rosa insanguinata per tenerla con sè. Poi, senza dire o fare nulla, si girò per fare ritorno al suo castello in Scozia.
Chris sorrise e si lasciò svenire ai raggi del pallido sole autunnale che iniziava a spuntare.

Marco Bassetti ottobre 2007

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