Lupus Hominarius
Giulio si alzò, percorse tutto il salone, si fermò davanti quell’orrenda poltrona a righe arancioni e rosa dove era seduta la moglie e le disse con tono deciso e un po’ preoccupato: “Davvero, Marta, non mi sento bene”.
“Giulio sono tre giorni che vai avanti con questa storia, si può sapere che cosa c’è?”
“Non lo so, durante il giorno non ho problemi, ma la sera dopo cena, comincio ad avere dei seccanti mal di testa e mi sento stranamente confuso, inoltre…”
Non fece in tempo a finire la frase che un improvviso quanto violento conato di vomito giallastro gli fuoriuscì dalla bocca andando a formare un rivolo sul lato sinistro della mascella.
“Cazzo!” sbottò, e fuggì in bagno.
“Insomma, Giulio, quante volte ti ho detto che non ti fa bene mangiare tutte quelle schifezze al fast food, lo sai che poi stai male. Il marito di Elisa, a furia di pranzare nelle tavole calde, si è beccato un’indigestione colossale e hanno dovuto portarlo in ospedale a fare una lavanda gastrica!”
Giulio, cominciandosi a stufare di quell’atteggiamento di chi non vuole capire, uscì di scatto dal bagno, sbatté la porta e affrontando a muso duro la moglie, le ringhiò:
“Lo capisci che non è una questione di cibo? Ti è chiaro che mi sta succedendo qualcosa di totalmente incomprensibile per me? Ora, ad esempio, come ti spieghi che io abbia una voglia pazzesca di carne?”
“Allora, cosa c’è di male, scusa? Ora vado di là e ti preparo un bel filetto, però muoviamoci che non voglio perdermi la prima puntata di quel nuovo reality”, replicò serena Marta.
Improvvisamente Giulio parve calmarsi e con aria rassegnata e un po’ inquietante aggiunse: “Va bene Marta, fa come ti pare, ignora tutto quello che è meglio non vedere e, già che ci sei, fai finta che sia di filetto che parlo quando dico di aver voglia di carne”.
“Oh, santo cielo, Giulio! Oggi sei davvero insopportabile! Cos’è che vuoi? Pollo, bistecca, cosa?”
“Voglio carne fresca!” esordì Giulio.
Fu silenzio.
Il giorno dopo la situazione era la seguente: Giulio, ormai nel panico più assoluto, iniziava ad assomigliare sempre più ad un fantasma; la faccia era smunta e bianchiccia, gli occhi due fessure in trepidante ed inutile attesa di luce, la bocca secca e dai contorni verdastri e le mani…beh, le mani erano tutte rovinate da taglietti che s’infliggeva come per punirsi di non riuscire a comprendere tutto quell’ orrore che inspiegabilmente lo pervadeva.
Per Marta, invece, le cose erano molto più semplici, era al supermercato e si stava dannando nel tentativo di capire quale marca di zuppa di fagioli fosse la migliore: quella dello Zio Ben era indubbiamente molto saporita, ma quella della Nuova Fattoria prometteva addirittura “un gusto borlotto”.
Non erano scelte facili, e lo furono ancora meno, quando la sua vicina, Leda Mirini, la chiamò per comunicarle,ancora sotto shock, che Giulio era nel suo giardino ad ingaggiare una furibonda lite con Sharky, il suo aitante e spavaldo Dobermann.
Marta uscì dal supermercato con la fretta che contraddistingue solo le persone in preda ad uno stato di panico notevolmente avanzato.
Quando arrivò nel giardino della vicina, vide qualcosa a cui non era preparata: Giulio era steso per terra con un braccio letteralmente devastato dalla spaventosa ferocia di Sharky, alcuni brandelli di carne erano in terra, pronti a costituire il futuro pranzetto per la colonia di formiche locali, mentre lo spietato cane se ne stava immobile vicino al malcapitato ringhiando e asciugando con la lingua l’incredibile quantità di sangue che era ora sul suo muso.
La cosa che più creò in Marta un senso di nauseante raccapriccio, al punto da farla vomitare seduta stante nel prato della vicina, fu l’aver notato che al cane mancava qualcosa, lo stesso qualcosa che prende il nome di orecchio e che ora era tra le mascelle di suo marito, il quale, tra il tramortito e il divertito, continuando a masticare con gusto, la fissò di botto e le disse: “Ho fame!”
Giulio fu portato di corsa al pronto soccorso, il cane dal veterinario più vicino e la vicina fu risarcita con più di mille euro.
Quando due settimane dopo Giulio fu dimesso dall’ospedale le sue condizioni fisiche non si erano ancora del tutto normalizzate. Ancor meno quelle psichiche.
Le cose, nei mesi a seguire, non migliorarono per niente, anzi.
Per settimane Marta affidò Giulio alle cure di un’improbabile psicologa con la fissazione per le spiegazioni scentifiche, Lela Clash.
La psicologa parlava e parlava, si dava certezze e sicurezza attribuendo quegli orripilanti sintomi a disfunzioni gastriche e accumulo di stress. Marta la ascoltava, si lasciava convincere da libri e saggi che ad ogni occasione la puntigliosa Lela le mostrava con l’atteggiamento di chi ha tutto sotto controllo o meglio, di chi non vuol vedere.
Questo deleterio mix di saccenza mista ad una volgare arroganza, partorita dal bisogno di potersi spiegare ogni cosa senza mai più il bisogno o la voglia di stupirsi di ciò che è nuovo e incomprensibile, portò la situazione ad un punto critico.
Una sera, mentre le due donne rientravano a casa, Giulio si fece trovare nudo appostato dietro un cespuglio.
Perfettamente visibile dal torace in sù, l’ uomo fissava le due donne, era sporco di sangue e fango ed alcune formiche gli giravano confuse sulla spalla destra.
Nel suo sguardo, affamato e deviato, non v’era più alcuna traccia di umanità.
Dal selvaggio e orripilante tripudio di dolore e sangue che prese forma quella notte nel giardino di Giulio e Marta, scaturirono le seguenti conseguenze: Lela venne sbranata nel più disarmante dei modi, morso dopo morso si ritrovò ben presto a far compagnia ai succhi gastrici dello stomaco animale di Giulio, il quale, dopo la carneficina, scappò via facendo perdere ogni traccia alla polizia, che per mesi lo cercò invano.
Marta ora è sola, vive sempre in quella casa, la televisione è perennemente spenta, il silenzio la pervade, lo sguardo è fisso sul muro della camera da pranzo, tutti i giorni è costretta ad affrontare pensieri che nessun’ altro affronta, a ricordare orrori che non sono nemmeno lontanamente immaginabili per nessuno di noi.
Sta seduta su di una vecchia poltrona a righe arancioni e rosa e di tanto in tanto distoglie lo sguardo dal muro per fissare quel vuoto al posto di una gamba destra che un tempo era ancora attaccata al suo corpo…
La saggezza dell’uomo risiede nell’aver saputo dare risposta o spiegazione, mediante l’uso della scienza e dell’intelletto, ad ogni fenomeno che sfidi il suo concetto di razionalità, così da poterlo comprendere e gestire al meglio delle sue possibilità.
La sua ignoranza sta nell’essere da sempre stato limitato al solo trovare soluzioni, porvi rimedio e archiviare frettolosamente il tutto, non considerando che ad ogni fenomeno è per natura associata una spesso disarmante evoluzione.
Marco Bassetti Giugno 2007
RACCONTI DELLO STESSO AUTORE: Lupus Hominarius – Nel Bosco – Mavra
Email: [email protected]