Le Creature del Fiume

Racconti


La loro sarebbe dovuta essere una tranquilla gita nel bosco. Due giorni nel New Hampshire, girovagando per l’immenso bosco vicino la cittadina di Harley.
Fu Mattie a proporre l’idea di trascorrere un week-end in campeggio loro due da soli.
” Hai appena finito il tuo romanzo, ed è stato anche molto apprezzato dalla critica. Mi sembra che sia d’obbligo un po’ di sano riposo”,disse mentre suo marito Hal fumava in veranda.
Era una giornata di primavera, l’aria era calda ma stava raffreddandosi sempre di più ora che scendeva la sera.
“Non so” le rispose Hal “sai che dovrei iniziare il nuovo libro. Sai come è fatto il mio agente, tesoro”.
“Dai, è solo una settimana! Dopo potrai scrivere quanto vuoi tu. E poi tu sei un genio!”
Genio un corno!pensò Hal. Sapeva solo lui quante volte aveva fissato lo schermo vuoto del computer cercando di trovare un’idea, una qualunque idea, anche pessima,  bastava che scrivesse qualcosa. E invece aveva dovuto spegnere il computer, tornarsene a letto e rispondere: “Oh si, Mattie ho scritto una decina di pagine. Sai le parole mi escono fuori come sangue da una ferita.”
E poi non riuscire a dormire.
Mattie gli stava dicendo qualcosa, ma si era distratto. Parlava del suo nuovo hobby. Fotografare piante e animali rari. Cacciava fuori un hobby a settimana. Aveva cominciato col giardinaggio e Hal dovette costatare che il loro giardino era diventato davvero stupendo. Be’, almeno lo era stato per una settimana.
Ecco  -pensò Hal-  perché se ne è venuta fuori con la gita nel bosco, il riposo dopo un romanzo molto apprezzato dalla critica.
“Ok, ok” aveva detto alla fine Hal. Cedeva sempre alle richieste di sua moglie. E lei lo sapeva. Iniziava con l’adulare uno dei suoi romanzi, poi se ne usciva con qualche altra diavoleria e alla fine cominciava a parlare, a confonderlo, a supplicarlo. Come dire di no? Come si potrebbe dire di no ad un faccino come il suo?Aveva i capelli castani lunghi, gli occhi leggermente verdi e labbra molto sensuali.
Mattie si era alzata dalla sedia, gli aveva dato un mega-bacio sulle labbra e aveva urlato “Grazie, grazie sei un tesoro!”
Poi era corsa dentro a preparare un caffè.
Hal diede un ultimo tiro alla sua Pall Mall e poi buttò la cicca a terra. Avrebbe dovuto smettere di fumare se voleva vivere un po’ più a lungo, gli aveva detto il dottore. Alla sua età (48) e con il suo peso (120) e inoltre con la sua professione (scrittore) e senza praticare nessuno sport fisico (se si esclude il tragitto che percorre ogni notte dalla sua camera da letto fino al frigo) era a rischio di infarto. Ma quelle sigarette, dannazione, gli piacevano un sacco.
Mattie uscì in veranda portando due caffè.
Hal aveva scolato il caffè in un sorso e meccanicamente avevo acceso una nuova sigaretta.
Intanto sopraggiungeva il crepuscolo rendendo tutti gli oggetti indistinguibili. Tutto era una massa grigia e informe.
“Entriamo” disse Mattie sfregandosi le mani”fa freddo.”
Hal si alzò, la aiutò a portare le tazze vuote di caffé ed entrò.
*Fu Mattie quindi che aveva avuto l’idea di quella gita rivelatasi poi maledetta, ma Hal non gliene mai diede la colpa, nemmeno mentre in una pozza di sangue stava morendo.
*Il giorno della gita Mattie si alzò molto presto, in genere le piaceva poltrire e protrarre il suo sonno fin verso le nove. Quella mattina sembrava una giovane liceale che sarebbe dovuta andare in gita con la scuola.
Partirono verso le undici. Il loro proposito era quella di esplorare il bosco, fare qualche foto e poi andare in hotel per riposare.
Stavano proseguendo per Castle Rock, all’incrocio successivo avrebbero dovuto imboccare St. Mattews Street.
Si sentì un tonfo. Qualcosa aveva colpito il fondo dell’auto ma Hal non se ne accorse. Si accese una sigaretta buttando il fiammifero dal finestrino.
“Tesoro” lo rimproverò Mattie, “ti fanno male. Lo dico per te.”
“Solo una” le promise Hal.
Diceva sempre così. Solo una. Ma entrambi sapevano che non era vero.

 

St. Mattews Street era deserta. Solo un paio di volte avevano incrociato qualche camioncino. Alcuni bambini che stavano giocando scapparono non appena videro passare la loro macchina.
Trovarono subito l’albergo Skipping Fish. Scesero dall’auto ed entrarono. Dissero di voler andare a fare un giro per il bosco e che sarebbero tornati la sera.
Il portiere sorrise.
—–riprendere da qui

“Buona passeggiata!” disse mentre Hal e sua moglie stavano prendendo la macchina fotografica dal
bagagliaio dell’auto.
Il custode dell’albergo gli aveva raccomandato di restare sempre sul sentiero. Erano molte le persone che venivano inghiottiti dal bosco e che non ne uscivano più.
Hal promise di stare in guardia.
Il sentiero si estendeva per molti chilometri. Il bosco sembrava enorme, pieno di un’infinità di piante e alberi imponenti. Mattie era molto eccitata, come una bambina. Ogni volta che trovava qualcosa urlava:”Guarda Hal! Non vedi! Lì, su quell’albero!” Hal si limitava a grugnire. “Si, certo. Molto bello. Fantastico.”
Era stanco. Era grasso e odiava camminare. Ad ogni passo avvertiva la sensazione che il cuore stesse per cedere.
In lontananza c’era un fiume. Mattie sentiva il fluire dell’acqua.
“Vieni!” prese la mano di Hal e lo trascinò verso il rumore di quell’acqua.
“Aspetta!” urlò Hal, “Il sentiero! Non dobbiamo abbandonarlo!”
“Ma il fiume è qui vicino. Faccio qualche foto e poi facciamo retromarcia. Ti prego Hal non incominciare a frignare!”
“D’accordo d’accordo.”
“Hal, dai vieni pigrone!”
Mattie si era tolta le scarpe e il pantaloncino e stava saltellando nel fiume. La t-shirt di Hal le arrivava fin sopra le ginocchia.
“Arrivo!”
Era il tramonto. Il cielo si era tinto di rosso. Del resto era la routine. Alba, cielo azzurro-rosa. Tramonto, cielo rosso-arancione. E così via. Fino alla fine del mondo.
Mattie scalciava con i piedi nell’acqua facendo zampillare gocce che sembravano rubini.
“Dai vieni!”
Mattie lo stava chiamando. Stava sempre saltellando in quel fiumiciattolo inondato di rosso dalla luce del tramonto. Sembrava che scorresse sangue.
A Hal non andava di spogliarsi e saltellare come uno scemo in quell’ acqua fetida. Aveva una certa età. E poi fra poco sarebbe scesa la notte. Certo, scintillava ancora la luce arancio, ma il sole stava
andandosene.
Ciao terrestri. Ci vediamo domani.
“Mattie rivestiti! Ce ne andiamo!” urlò.
Lei era uscita dall’acqua ma stava guardando attentamente verso un cespuglio.
“Mattie! Muoviti!”
“Hal! Vieni Hal! Vieni a vedere!”
Stava scattando foto a ripetizione.
“Che c’è?” le urlò Hal.
“O mio Dio!” aveva urlato lei, “Ma cos’è?”
Poi si era portato una mano alla testa e aveva cominciato a urlare.
“Hal aiuto!”
Alcune gocce di sangue stavano scivolandole per il viso lasciando una stria sinuosa.
“Hal!”
Hal si precipitò da lei senza curarsi dell’acqua del fiume che gli bagnò le scarpe e i pantaloni.
Poi vide che sulla testa di Mattie c’era uno strano essere, che con le zampe si reggeva ai capelli e dava piccoli morsi con la bocca sulla testa. Era piccolo quando un topolino, però somigliava vagamente ad una scimmia. Ad intervalli regolari traeva fuori una lingua sottile e lunga e subito la
ricacciava dentro arrotolandola.
Appena la bestiola vide Hal, cominciò ad illuminare gli occhi di un rosso acceso. Nel grigio crepuscolare del bosco si distinguevano solo due palle rosse, quasi fosforescenti. Hal prese l’essere per il corpo. La pancia era molle come un palloncino riempito d’acqua calda. Lo strattonò e lo buttò con violenza a terra. La bestia fece un botto scoppiando e riversando tutte intorno parti
organiche.
“Che cos’era?” gli chiese Mattie.
“Non lo so”le rispose Hal abbracciandola “Ora andiamo!”
Fecero per girarsi e a quella vista per poco non svennero. I margini del fiume erano delimitati da esseri identici a quello che aveva succhiato la testa di Mattie. Gli occhi accesi di rosso e la lingua che a intervalli spuntava e svaniva.  Poco più in là i rami di un albero, che fino a quel momento erano rimasti grigi e indistinguibili come tutti gli altri, si erano accesi di palline rosse come un albero di Natale.
Le creature ai margini del fiume erano rimaste a fissarli. Non sembravano per niente cattive eppure era proprio la loro aria benevola che intimoriva Mattie e Hal.
“Hal, che facciamo?”
Erano rimasti immobili senza togliere lo sguardo da quelle creature. Intanto stava salendo una luna tonda e bitorzoluta.
“Fra poco sarà buio pesto” disse Hal “Dobbiamo cercare di fuggire.”
“Ma il sentiero è dall’altra parte del fiume!”
Gli esserini li guardavano ascoltando le loro parole piene di paura. Allora umani? Cosa avete deciso? Affrontarci? O scappare per il bosco? Fra poco sarà buio. E noi sappiamo muoverci molto bene nella notte.
“Mattie ascoltami! Dobbiamo attraversare il fiume e raggiungere il sentiero. Non abbiamo altra scelta!”
Mattie piangeva urlando:
“E’ tutta colpa mia! Se non avessimo abbandonato il sentiero tutto questo non sarebbe successo!”
“Calmati Mattie! Tu non hai colpa, mettitelo bene nella zucca! Ora conto fino a tre. Al mio tre attraversiamo il fiume correndo come non abbiamo mai corso in vita nostra! Come se avessimo Satana alle calcagna!”
Le creature lo fissavano. Chi ti dice che noi non siamo creature di Satana?
“Capito Mattie?”
Mattie singhiozzava. Annuì. “Si, certo. Al tre via come se avessimo dinamite nel culo.”
“Uno, due, tre! Corri, Mattie!”
Corsero come pazzi. Oramai era scesa la notte ma la luna riusciva ad irradiare la sua luce malata sul bosco.
Mattie chiuse gli occhi e attraversò il fiume senza difficoltà. Hal inciampò in qualcosa e cadde a testa in giù nell’acqua. Cercò di rialzarsi ma il piede era incastrato in qualcosa. Le creature erano rimaste al loro posto. Ritte ai bordi del fiume oscillando la lingua.
Solo una era morta rimasta schiacciata da Mattie nella sua fuga.
Mattie si voltò e vide Hal che annaspava nell’acqua. Stava per urlare qualcosa ma uno di quegli esseri che stava sui rami le cadde sopra la testa. Si aggrappò ai
capelli e le diede un morso con quei suoi denti piccoli e acuminati sull’occhio sinistro. La palpebra si staccò e
l’essere la ingoiò. L’occhio era ora inondato di sangue.
Mattie strillava.
“Corri Mattie!” gridava Hal “raggiungi il sentiero e scappa all’albergo! Non ti preoccupare di me! Chiedi aiuto! Vai! VAI!”
Qualcosa gli morsicò il collo. Il dolore fu intenso e atroce. Un altro lo addentò all’orecchio destro. Stavano tutti riversandosi su di lui.
Mattie stava ancora lottando con quella creatura che le aveva strappato la palpebra e che ora sembrava intenzionata a mangiarle l’occhio. Hal dava forti strattoni alla gamba ma questa restava
sempre impigliata. Forse in una qualche pianta acquatica. O forse c’è un’altra creatura molto più grande e mostruosa di queste che mi trattiene, pensò. Sentì un altro morso al braccio sinistro.
Mattie era riuscita a prendere quella creatura e ora la stava schiacciando sotto il piede. La creatura scoppiò inondandola di schizzi di budella e sangue. L’occhio sinistro continuava a vomitare sangue. Era orrendo senza palpebra. Hal aveva smesso di dibattersi. Ora galleggiava a
pancia in giù nell’acqua. Intorno a lui l’acqua si tingeva di rosso. Le creature lo coprirono tutto fremendo come formiche su un uccello morto.
“No! Hal!” urlò Mattie e diede sfogo ad un pianto isterico.
Poi prese a correre, ma scivolò in qualcosa. Un rospo? Forse. Gli esseri che erano rimasti immobili spettatori sui rami le piombarono addosso come avvoltoi. Mattie cercò di scacciarli, ma era troppo stanca. Uno di loro le infilò una zampa nell’occhio sinistro che esplose come un tuorlo di un uovo.
E’ finita, pensò. E’ finita.
Fu l’ultimo pensiero che ebbe prima di perdere completamente i sensi.

Mario Lo Conte 07.08.2006

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