La Morte Aleggia sul Laterano
S’avvicinava l’orario di chiusura. Era tardi. Una suora gentilmente mi disse che stavano chiudendo la basilica, che non si poteva più stare al suo interno. In effetti avevano già iniziato a spegnere le prime luci e molta della gente prima presente nel luogo sacro iniziava ormai a defluire verso l’esterno. Ero ancora nella navata laterale destra, nei pressi della prima colonna, ed osservavo incuriosito uno dei frammenti degli affreschi più antichi che vi sono in quella che i cristiani definiscono come “Mater e Caput” di tutte le chiese cristiane. E’ un affresco che raffigura il Pontefice Bonifacio VIII che istituisce la festa del giubileo per l’anno 1300. L’affresco fu dipinto da Giotto. Una delle pochissime cose buone che fece quel sommo pontefice, uno degli uomini più viscidi e scandalosi che la storia della Chiesa ricordi. La suora si allontanò da me dopo averla rassicurata sul fatto che sarei uscito subito dopo essermi accostato al Sacramento della Confessione. Infatti quella sera v’erano solo due cappellani che erano disponibili per le confessioni, nonostante in basilica vi fossero moltissimi confessionali, molti dei quali erano a servizio di cappellani che conoscevano molte lingue. D’altronde vi sono turisti in questa basilica che vengono da ogni parte del mondo. Attendevo il mio turno e la vecchietta prima di me – chissà cosa aveva da confessare, aveva quasi terminato. Avevo già incontrato quella suora: era seduta vicino l’ingresso del museo della Basilica, un museo modesto per la verità: semplicemente delle lapidi e dei capitelli tutt’intorno ad un vecchio chiostro del XIII sec. La suora oltre a vendere i biglietti per il museo andava e veniva dalla sacrestia attigua: quel giorno aveva pure l’incarico di segnar le messe per i defunti che i fedeli richiedevano da celebrarsi nei giorni successivi nella Basilica.
Mentre osservavo la suora andar via attraversai lentamente la navata centrale, splendida, imponente. In ogni colonna la statua di uno dei dodici apostoli. Le colonne che sorreggono la Santa Chiesa di Dio. Le statue furono commissionate da Clemente XI e realizzate dal 1700 al 1721. Ammirai il superbo tabernacolo, ornato dai busti dei Santi Pietro e Paolo. Quelli attuali sono copie realizzate nel 1804, fedeli degli originali del 1434 che sul finir del secolo XVII i repubblicani francesi rubarono. Sotto l’altare v’è una tavola ove si dice che celebrasse la messa San Pietro in persona. Ero ormai nei pressi della navata laterale sinistra e mi avvicinavo sempre più al confessionale. Dopo aver chinato lo sguardo e osservato alcuni dei disegni dello splendido mosaico pavimentale del XIII sec., opera del Vassalletto, ripetevo dentro di me i miei peccati, l’ordine in cui li avrei confessati. Ripetevo fra me e me le parole del “confiteor”, m’apprestavo a gustare il perdono di Dio. La suora da lontano mi fece un segno particolare: con le dita mi indicò il polso. Ovviamente mi faceva capire che era tardi e dovevo sbrigarmi. Non feci in tempo ad inginocchiarmi al confessionale che subito si udì uno sparo all’interno della Basilica. Un urlo. Un corpo che batteva sopra dei banchi di legno. Le poche persone rimaste nella Basilica che fuggivano all’esterno. Alcuni carabinieri che invece entrarono all’interno. D’istinto io mi rialzai e corsi a vedere cosa era accaduto. Mi seguiva colui che m’avrebbe dovuto confessare, un anziano canonico della Basilica. Mi avvicinai all’altare del SS Sacramento. Un canonico vi era riverso su uno dei banchi pieno di sangue. Era lì a pregare mentre qualcuno, presumibilmente dall’alto, lo aveva barbaramente ucciso profanando un luogo sacro e commettendo un grave delitto contro la vita. I carabinieri arrivarono sul luogo del delitto. Io mi diressi di nuovo verso il centro della Basilica; salii i pochi gradini che ci sono per arrivare all’Altare Maggiore. Notai qualcuno sparire dietro il Trono Pontificio collocato sotto l’abside di Costantino. Su quel Trono il Sommo Pontefice si siede dopo la sua elezione per prendere possesso della Diocesi di Roma. V’è la scomunica per chi si siede su quella sedia così particolare.
Pochi sapevano che dietro il Trono Pontificio v’era una porta dietro la quale v’erano delle scale che conducevano ad alcuni appartamenti dei canonici e ad alcune zone particolari della basilica, ossia le due cantorie ove vi sono collocati gli organi. Mentre mi dirigevo verso la porta comunicante con il palazzo dei canonici notai una figura d’uomo che mi osservava dall’alto, parzialmente nascosta dietro il parapetto in legno della cantoria sul lato destro. Iniziai a salire le scale. Quindi entrai nella sala antistante alla cantoria. Feci fatica a trovar l’interruttore. Nel frattempo si sentivano le voci delle persone che erano accorse sulla scia del delitto. Finalmente accesi l’interruttore e notai dei grossi armadi ai lati della stanza. Tutti aperti. Vi erano all’interno tantissimi paramenti che si usavano per le liturgie pre-conciliari. Paramenti appartenuti a cardinali, vescovi, canonici del Laterano. Paramenti sacri di pregevole fattura lasciati in quegli armadi ad ammuffire. Quindi arrivai alla cantoria e dall’alto osservai quel che succedeva in basso. Mi soffermai anche ad osservare tutta la navata centrale e le due navate laterali di destra dall’alto. Uno splendore. Ma non v’era traccia d’uomo. Tornai giù, nella navata centrale, ove i carabinieri avevano iniziato a fare qualche domanda. Ma nella Basilica v’erano alcuni problemi d’ordine giuridico. Infatti il luogo sacro è in zona extra-territoriale. Chi entra nella Basilica di San Giovanni in Laterano entra nel territorio dello stato della Santa Sede. Nel frattempo erano arrivati anche altri sacerdoti e sentì dire che anche il Cardinal Ruini, il vicario del sommo pontefice che aveva i suoi appartamenti proprio affianco alla Basilica, stava per arrivare per verificar di persona le notizie che erano giunte ai suoi orecchi.
Notarono in molti la mia curiosità e il mio interesse al caso. A qualcuno non era neanche sfuggito il mio andare dietro il Trono Pontificio e subito mi venne chiesto come mai conoscevo quell’ingresso e quella scala. Io affermai che non li avevo mai visti prima d’ora e che semplicemente avevo seguito quella che mi sembrava una figura d’uomo, una figura che poi avevo visto prima di salire sulla scala anche sulla cantoria destra, nascosta in parte dal parapetto in legno. Un carabiniere prese nota. Intanto arrivò anche il Cardinal Ruini. Sinceramente non provai nessuna emozione quando lo vidi. Una persona che non m’è stata mai più di tanto simpatica, che non m’ha mai ispirato troppa fiducia. Spinto da un impulso irrefrenabile che mi portava a guardarlo con occhio sospetto cercai di vedere in lui, di ricondurre alla sua fisionomia la sagoma che avevo visto fuggire sulla scala che conduceva agli appartamenti dei canonici. Nel frattempo altri prendevano i nomi delle persone rimaste in basilica, altri ancora avevano chiuso le porte. Dagli ingressi principali nessuno poteva entrare, nessuno poteva uscire. S’era consumato un orribile delitto. Sentivo che ero entrato a far parte di un macabro gioco organizzato da uno squilibrato. Ma chi poteva essere? Di sicuro uno che conosceva molto bene quel luogo con tutti i suoi cunicoli e segreti. Uno che sapeva dove nascondersi. In effetti di nascondigli nella Basilica Lateranense ce ne sono moltissimi. Senza entrar negli appartamenti dei canonici poteva esser non so come arrivato nella sacrestia e da lì prendere il tunnel che collega la Basilica con il Seminario Romano, precisamente l’ala più antica del Seminario, ove una volta v’era la sede dei penitenzieri francescani. Sorgeva in me il dubbio che fosse un uomo di chiesa colui che aveva commesso il delitto. Se non un sacerdote, un canonico, poteva essere stato un seminarista. Ma perché? Che rivalità ci poteva essere fra ecclesiastici?
Intanto avevano interrogato un po’ tutti, fatto un po’ di misurazioni, raccolto il cadavere del povero canonico – colpevole o innocente. Ci invitarono ad andare via e a renderci disponibili per ulteriori domande nel caso ce ne fosse stato bisogno. Feci per andarmene e di fronte a me avevo lo splendido portone in bronzo ormai un po’ verdastro. Un portone antichissimo, che risaliva al I sec. a.C. Era il portone dell’edificio del Senato (Curia), edificio che c’era – e c’è tutt’ora – nel Foro Romano. Una persona mi chiamò. Ma non era un carabiniere. Nonostante tutto mi chiese i dati. Glieli fornii. Mi saluto e mi invitò a tornare il giorno dopo per incontrarlo: voleva sapere da me altri dettagli, se avevo notato altre cose nei minuti antecedenti allo sparo. Mi resi disponibile e gli dissi che ci saremmo incontrati all’ingresso del Battistero della Basilica sito nella parte posteriore dell’edificio stesso, staccato dalla costruzione principale. Dopo avergli stretto la mano feci di nuovo per uscire dall’ingresso principale quando un’altra persona mi comunicò che quegli ingressi erano chiusi e che sarei dovuto uscire dall’ingresso laterale, l’unico mantenuto aperto. Era l’ingresso che mi immetteva nella parte posteriore della piazza, di fronte l’obelisco. Avrei dovuto attraversare il portico sotto il quale scoppiò una bomba verso la metà degli anni novanta. Al momento non ricordo la data. So solo che fece un bel po’ di danni. Fortunatamente i restauri hanno ridonato a quel portico l’antico splendore. Uscito mi guardai intorno. Altri carabinieri erano fuori dalla basilica e impedivano alla gente d’avvicinarsi.
Tornai nella piazza principale e ammirai, illuminata dai fari artificiali, la solenne facciata della Basilica, progettata e realizzata dal fiorentino Alessandro Galilei (1691 – 17 36). Un ingresso a cinque fornici, commissionato da Alessandro VII Chigi. Ammirai ancora una volta le grandi statue sopra la facciata in stile barocco. Talmente grandi che sembrano sproporzionate rispetto al resto del prospetto. Pensai ai tanti misteri, luci ed ombre che vi sono nella Chiesa di Cristo, una chiesa che è Sposa di Cristo ma fatta di uomini. La “Casta meretrix”, come la definiva un teologo tedesco. Mi vennero in mente tanti avvenimenti legati a questo luogo sacro. La storia di papa Formoso ad esempio, il papa che subì un processo per alto tradimento nei confronti dell’imperatore tedesco… da morto. Oppure il sogno di Innocenzo III il quale vide in sogno San Francesco che reggeva la Basilica Luterana che crollava: subito dopo il sogno avuto egli approvò la regola francescana. A testimonianza della visita di San Francesco al sommo pontefice v’è una statua dall’altra parte della piazza che raffigura il Poverello d’Assisi con alcuni suoi amici frati mentre esulta alla vista della Cattedra di Pietro.
Domani sarei andato all’appuntamento. Già però immaginavo come sarebbe finita la vicenda. Nessuno saprà mai chi è stato l’assassino. La chiesa di solito mette a tacere certi avvenimenti. Domani i giornali ne parleranno. Fra una settimana solo in pochi ricorderanno che c’è stato un assassinio nella Basilica di San Giovanni in Laterano. Io non lo dimenticherò mai. Soprattutto perché ho capito che in qualche modo ero entrato pure io nella vicenda…
Antonio Sedile (Galatina77 ciao.it) 18.11.2004
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