L’Inizio
Il minuscolo cimitero era stato abbandonato. Le anime che vi riposavano, non ricevevano più visite. Le cinta di mura, interrotte da crepe e da crolli di mattoni, ne delimitavano il perimetro circolare. Su un piano rialzato troneggiavano piccole statue angeliche, incompiute e deformate, che osservavano come l’esistenza umana potesse essere penosa anche dopo la morte. Sulla terra nera erano conficcate fredde croci arrugginite. Le tombe, avvolte e a tratti sommerse dalla fitta vegetazione circostante, parevano scomparire da un momento all’altro. Le lattine e i sacchetti di plastica, venivano trasportati da un soffice vento caldo che le faceva incastrare tra le lapidi di marmo, macchiate dagli escrementi degli animali. Le foto, insudiciate di fango, raffiguravano volti sorridenti e false espressioni di coraggio e dignità.
Il giovane prete entrò nel cimitero. Tra le mani, intrecciate saldamente, un libricino nero. Volse una breve occhiata a due rose scolorite che adornavano una piccola lapide spaccata. Il volto semisfigurato abbozzò un sorriso. La piega della carne percorse la guancia destra, sfiorando l’occhio ed occludendo parte della bocca. Socchiuse gli occhi e si fece il segno della croce all’incontrario. Dalla tasca estrasse una boccetta contenente acqua santa. Dopo aver pronunciato sottovoce alcune parole, iniziò a cospargerla sulle tombe più vicine. Le gocce s’incollarono sulle lapidi, ribollendo sinistramente. Gli schizzi d’acqua santa causarono la reazione. Da sottoterra provennero deboli lamenti umani, pregni di inaudita sofferenza. Le voci, che si fecero sempre più forti, abbozzarono nomi propri di persone. L’acqua cosparsa iniziò a tingersi di rosso, scivolando giù fino a scomparire nel sottosuolo. Un gorgoglio abominevole si levò su, in alto. Il prete lasciò cadere il libricino a terra. Si slacciò il colletto bianco ed uscì dal cimitero. Le suppliche dei morti, abbandonati dai propri cari, si unirono all’unisono in un grido di dolore e di vendetta. Ben presto ciò che loro covarono da lungo tempo, verrà sputato sulla terra in tutta la sua terribile natura.
La porzione di terriccio su cui ora posa il libricino, si solleva lentamente. Il cielo ha già iniziato a spaccarsi. Sta piangendo. Forse per l’ultima volta.
Christian Marchi, Marzo 2006
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