Racconto Horror Guenda e Sangue

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Guenda si alzava tutte le mattine alle otto in punto e tutte le mattine, alle otto in punto esatte, malediceva il Dio che l’aveva resa così ferocemente diversa. Guenda non mangiava, divorava. Non camminava, correva. E non sperava, impazziva. Figlia di un macellaio bieco ed unto, da bambina passava le sue serate a sperare che la violenza non si scatenasse di nuovo, che sua mamma potesse passare una serata in tranquillità, senza abusi ed umiliazioni e che la fibbia non si allontanasse troppo da quei pantaloni taglia extra large per poi accanirsi su di lei nel nome di peccati che non aveva mai commesso.
Se pensate che questo possa definirsi orrore, allora dovreste conoscere l’amara realtà del giorno in cui Guenda compì sedici anni.
Era sdraiata sul suo letto, su coperte grigie come il futuro che l’attendeva, in una stanza troppo piccola per non sentire gli echi delle grida del suo dolore tormentato.
Tutt’ a un tratto la porta si aprì: mani grasse quelle che torcevano la maniglia d’ottone, occhi sporchi quelli che iniziarono a fissarla… quando la viltà diventa arte, non basta una mano sulla bocca per soffocare le grida di chi sarà per sempre destinata a vivere in ciò che superficialmente viene definità semplice oscurità.
Violata nell’intimo e nella mente, oggi Guenda è una ragazza tanto bella quanto pericolosa.
Si muove sicura per le strade che fanno da palcoscenico per le sue raccapriccianti gesta.
Vicoli bui, lampioni fulminati, odore di spazzatura, silenzio d’ombra… tutto questo circonda Guenda quando, con la complicità della luna, sua unica amica, esce per fare scempio di corpi innocenti, per riversare tutta la sua rabbia su chi sventuratamente la incontra per strada.
Può sembrare una ragazza gracile, ma si cambia rapidamente idea se la si vede distruggere e strappare via quella immonda quantità di ossa ogni sera; spolpare e disossare le decine e decine di malcapitati; cercare freneticamente vene e arterie da recidere, con la velocità di una lama ben affilata.
Quando inizia, la sua macabra danza di sangue e insensata violenza non può più essere fermata, non ci sono parole, gesti o sguardi compassionevoli che possano fermarla… è un turbine di inaudita ferocia, un lampo di sanguinolenta insensibilità, un’olocausto di sangue, viscere, sgomento e terrore.
I giornali non ne parlano o, se lo fanno, cercano di non additare a lei quei crimini feroci, tentano di giustificarli in nome di un puerile razzismo locale, di una triste intolleranza religiosa, di una compassionevole intransigenza sessista: l’importante è dare spiegazioni, come sempre, associare una conseguenza all’effetto, così da addomesticare , tranquillizzare e rendere inconsapevoli… beati, ma inconsapevoli.
Come mai potrebbero spiegare? Chi mai potrebbe capire? A cosa si arriverebbe rivelando l’inumana realtà di tutto questo? No, meglio tacere, meglio mantenere un velo di sana ed ipocrita ignoranza su tutto ciò. La gente non è ancora pronta…non è pronta ad accettare che per certe cose non esistono spiegazioni rassicuranti.
Per ogni strage esiste un mandante, per ogni lampo d’odio un nemico da condannare, per ogni insensatezza una diversità da giudicare….e Guenda non è nulla di tutto ciò.
Spiacenti, non si può puntare il dito su Guenda, non avrebbe senso, sarebbe inutile, non porterebbe a nulla. Senza contare che lei probabilmente lo strapperebbe via a morsi.
Ora che sapete che a tutto ciò non esiste rimedio, che alle volte la realtà è solo orrore fine a se stesso, che la vita può arrivare a non essere più vita, che l’agonia trasforma l’uomo in una bestia selvaggiamente carnivora…. ecco, ora che lo sapete, potete tranquillamente continuare a guardare i vostri televisori, a comprare le vostre macchine, a cedere di fronte all’ennesima trovata pubblicitaria. Ma, per favore, fatelo la sera, quando giungono inesorabili le tenebre più fitte, almeno questo vi impedirà di uscire, di gironzolare di notte. Per salvare la pelle, per non imbattervi in Guenda.

Marco Bassetti 12 febbraio 2009

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