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RING
Koji Suzuki
pubblicato nel 1991
Voto: 8/10
Cosa ci spinge a leggere un libro dell’orrore: questo mi chiedo.
Quella strana sensazione di sadico piacere che si prova pagina dopo pagina e che ci spinge a rimandare la sospensione della lettura, seppure gli occhi si chiudono dal sonno. Quel brivido innaturale che si avverte per una descrizione particolareggiata di un efferato delitto o di una condizione di estremo pericolo per il malcapitato di turno. L’immaginare di potersi trovare in prima persona in situazioni particolarmente terribili come questo o quel personaggio. Si, penso che siano questi, ridotti al minimo, i motivi che appassionano delle letture horror.
E queste sensazioni, questi brividi vado cercando nell’avviarmi a leggere il libro in questione. Ne troverò in quantità e anche qualcosa di più… Mi lascia in quello stato di stallo emotivo ad ogni susseguirsi di avvenimento che definire “fiato sospeso” è riduttivo.
È un signor racconto dell’orrore che esce anche un po’ fuori dai canoni del comune scrivere relativo a questo genere probabilmente perché l’autore – il giapponese Koji Suzuki – ha effettivamente un suo stile del tutto particolare che, ovviamente, risente della cultura nipponica che è certamente molto diversa dalla nostra e che è molto influenzata da tutta una serie di credenze e paure.
Nel raccontare la storia narrata nel libro volutamente cerco di essere quanto più possibile vago per non svelare ciò che vi piacerà constatare essere spaventoso…
Quattro ragazzi che si conoscono l’un l’altro – tanto da aver trascorso insieme un week-end di vacanza – muoiono nella stessa giornata, alla stessa ora, ma in luoghi diversi, perché colti da infarto. Certo non sembra un fatto eccezionale: può accadere, specialmente in una grande città con milioni di abitanti come Tokio.
Ma… C’è un ma…
Il personaggio centrale del libro è Asakawa che oltre ad essere lo zio di una delle vittime (la ragazza Tomoko Oishi), è anche un giornalista che, in un primo momento, non sembra interessarsi più di tanto della morte della giovane donna, ma quando viene a sapere da un tassista che un altro ragazzo ha subito la stessa sorte della nipote, allora decide che è tempo di investigare su quegli strani decessi. Tanto più che il tassista gli dice anche che pure il ragazzo è stato trovato con la stessa terrificante espressione di orrore sul viso. Poi, procedendo nelle indagini, Asakawa scopre degli altri due ragazzi morti e quindi si convince sempre più a proseguire le sue ricerche per scoprire cosa possa aver determinato questo orrore.
Il giornalista scopre che i quattro, nei giorni precedenti la loro morte, avevano guardato la stessa videocassetta sulla quale erano registrate delle immagini inquietanti ed apparentemente senza senso: un bimbo in lacrime, dei volti in rapida successione, un vulcano in eruzione, un vecchia donna che parla in modo incomprensibile. Una videocassetta misteriosa che nell’ultima parte diventa minacciosa e cupa perché predice ai malcapitati spettatori una morte prematura alla stessa ora della visione, di lì ad una settimana. Avverte, però, che se i malcapitati vorranno evitare di morire dovranno seguire esattamente le istruzioni…
Fine… Il video si interrompe.
Lo stesso giornalista arriva a vedere questa videocassetta e allora, da questo momento in poi, ancora di più deve darsi da fare perché, oltre ad indagare sull’orribile morte di quei ragazzi, adesso deve tentare di salvare la propria vita da un’inspiegabile fine. Decide che da solo non può farcela, che dovrà rivolgersi a quel personaggio stravagante, di dubbia moralità ma brillante e con forte personalità che è Ryuji Takayama, non proprio amico – direi collega ai tempi dell’univerità – e docente universitario.
Inquietante è la figura di Sadako Yamamura, personaggio ambiguo e dotato di poteri straordinari ereditati dal padre che sembra essere lo spirito malevolo di En no Odzunu e che aveva poteri maligni soprannaturali. È questo il personaggio che scatena il male originato da un dramma di carattere fisico e psicologico con cui è difficile convivere e che porta Sadako a formulare il maleficio contenuto nella videocassetta e che minaccia tutta l’umanità. Una sorta di virus che si propaga come gli anelli che si formano quando si getta un sasso nell’acqua, “una peste che potrebbe distruggere l’umanità”, appunto. E la verità che si scopre lascerà profondo dolore e angoscia nei due quasi improvvisati investigatori che capiranno che il maleficio nella cassetta avrà soluzione soltanto in seguito una scelta difficilissima da effettuare.
Essi affrontano il pericolo cercando di razionalizzare quegli indizi che hanno certa provenienza extrasensoriale e che dovrebbero portarli alla soluzione definitiva della maledizione contenuta nella videocassetta. Più volitivo e presente a se stesso Ryuji Takayama nel fronteggiare la situazione, meno intuitivo, spaventato ed incerto Asakawa nell’affrontare l’atto ultimo che porterà alla verità, anche disposto a far morire qualcun altro quando comprende quale dev’essere la formula magica necessaria a scongiurare la morte della moglie e della figlia anche loro spettatori, per caso e solo in parte, della malefico filmato.
Nel libro si colgono quesiti che mettono in relazione il bene ed il male cercando di comprendere in che modo ha avuto origine quest’ultimo: forse il bene ed il male in principio erano un tutt’uno? Un si a questa domanda si potrebbe supporre per il caso raro di ermafroditismo del personaggio – così l’autore vuole, forse, avvalorare questa tesi – che lascia gli indizi seguiti dai due indagatori che si trovano, loro malgrado, a combattere e cercare di sconfiggere l’orrore. Resta da scoprire a quale parte di quel corpo è associato il bene e a quale il male…
Ho visto la rappresentazione cinematografica di questa storia: a parte che se ne discosta per particolari anche abbastanza significativi, resto sempre dell’idea che il libro resta comunque la scelta più soddisfacente. Certo l’impatto e la presa che possono avere le immagini è sempre molto forte, specialmente in un film dell’orrore; quel desiderio di immaginazione di chi legge, però, e la capacità di immedesimazione in questo o quel personaggio della storia raccontata su carta possono portare in mondi ben più fantastici e modellabili a piacimento rispetto a quelle che si possono vedere rappresentati su pellicola.
In sostanza: libro da non perdere e film comunque vedibile per gli amanti dell’horror.
(ciao.it) 04-11-2005 Robert Strange
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