Latin Lover
Vera Gemma
pubblicato nel 2007
Voto: 9/10
“Soraya corre in cucina e apre il frigo, dentro ci sono una mano sanguinolenta con due dita in meno e una testa mozzata, ma a lei interessa il prosciutto…”
Vera Gemma, attrice per il teatro ed il cinema (ha lavorato con Dario Argento, Asia Argento ed altri artisti) ha scritto il suo primo romanzo nel 2004. “Le bambine cattive diventano cieche“.
“Latin lover” è il suo secondo libro ed è stato realizzato anche grazie alla collaborazione di Asia Argento.
“Latin Lover” è un racconto, ma anche un diario. La protagonista è Soraya, una quarantenne invaghita di Pedro, carabiniere molto attraente. Per passatempo scrive romanzetti rosa, si firma Pink Rose: la disperazione per questo amore, purtroppo non corrisposto, porta la donna ad uccidere chiunque gli capiti a tiro. Attira con lo sguardo, invita a casa, uccide, trasformando questo gioco perverso in una sanguinosa routine. Ma Soraya ha anche paura, paura di essere scoperta; si chiede sempre cosa ne sarà di lei se qualcuno, entrando in casa sua, sente l’odore del sangue e della carne umana. Un giorno la cameriera di casa sente aleggiare nell’aria qualcosa: è odore di sangue. Soraya l’uccide, sezionando poi il corpo della malcapitata, per una macabra selezione: ogni arto ha il suo sacchetto, da congelare nel freezer, o da mangiare in giornata. Tutto ciò, ci spiega nel suo diario segreto di colore rosa, perché: “non c’è modo migliore per fare sparire un cadavere. Se mai risalissero a me, le forze dell’ordine dovrebbero esplorare il mio stomaco avido e appesantito, con tanto di mandato di perquisizione.”
E’ cattiva, Soraya, quando è con gli altri, ma appena vede Pedro i suoi occhi si illuminano e la sua mente contorta e sadica si trasforma. Diventa sensibile, dolce, innamorata, consapevole della sua mente e dei suoi pensieri malati e macabri. E non le importa nulla, lei uccide, deve uccidere, è un bisogno primario.
Cucina dolcetti di sangue, divora cuori umani – ecco spiegato il delirio, nelle sue parole: “mangiando più cuori amo di più”.
Si sfoga nel suo diario segreto, solitamente usando come appoggio la testa di qualche cadavere.
Per lei uccidere è una cosa piacevole, la vita un tormento; le protagoniste dei suoi romanzi d’amore iniziano anch’esse a provare odio, non esitando a dar la morte a coloro che, al contrario, dovrebbero amare.
Tutto prende una piega diversa, Soraya inizia a sentirsi strana, va da un analista per sfogarsi. Si sente meglio ma la sua sete di morte non si ferma, non si placa.
E, come Shakespeare si chiede “essere o non essere?”, lei si domanda: “Amo per uccidere o uccido per amare?”
La lettura è piacevole, fresca e scorrevole, diario e narrazione in terza persona si intrecciano, trovando la giusta amalgama e rendendo la storia più interessante e ricca di suspance.
Il lettore trova immediata partecipazione e si schiera ora con la protagonista, malata mentalmente, ninfomane e ossessionata dall’irrefrenabile voglia di uccidere, ora con le sue innocenti vittime, sperando che si salvino dalla furia omicida di Soraya.
La storia vola via rapidamente, avvince, e i colpi di scena sono assicurati: nel mezzo della narrazione, proprio nei momenti in cui la tensione è al culmine, vi è un apparente cortocircuito narrativo, durante il quale vengono aggiunti i piccoli romanzi che Soraya scrive nel tempo libero. In apparenza romantici e tranquilli, si rivelano inquietanti e spaventosi; le protagoniste dei racconti compiono tutto ciò che la perversa mente della scrittrice si figura, o che, addirittura, è in procinto d’essere compiuto.
Complessivamente è un testo più che convincente: il mio voto è 9 e sarebbe stato un 10 solo se il racconto fosse stato più corposo.
Stefano Aiello luglio 2007