|
LA LUNGA MARCIA
Richard Bachman (S.King)
pubblicato nel 1979
Un incubo on the road che solo King (Richard Bachman) poteva concepire…
LA PREMESSA “La lunga marcia” viene scritto da Stephen King quando è ancora una matricola universitaria poco più che ventenne. Messo da parte in un baule, verrà pubblicato molti anni dopo, quando il successo di King come scrittore è già fortemente affermato. Viene pubblicato sotto lo pseudomino di Richard Bachman, e la motivazione di questa scelta è presente nella prefazione de “La lunga marcia”, in cui King spiega al lettore che la sua fu curiosità di provare a pubblicare dei romanzi – ne scrisse quattro sotto tale pseudonimo – mantenendo il suo stile ma con un nome diverso, per vedere le reazioni dei lettori e se avessero avuto successo. “La lunga marcia” solo negli Stati Uniti vende la bellezza di 28.000 copie, ottimo risultato per un libro scritto da uno “sconosciuto”, ma quando tempo dopo King svela il segreto e lo fa ripubblicare con il suo nome, ne vende quasi 300mila. Questo – come afferma anche lo scrittore – la dice lunga sull’importanza di un nome.
LA TRAMA: Ogni anno, cento ragazzi si sfidano volontariamente ad una lunga ed estenuante marcia che attraversa l’America, senza poter fare soste e senza possibilità di ritirarsi, pena il “congedo”. Vincerà chi riuscirà a portare a termine questo terrificante percorso, lungo centinaia di chilometri, sopravvivendo agli altri o tagliando per primo il traguardo, e potrà avere per sé il Premio, la cui stupefacente entità viene rivelata solo dopo molte pagine. La voce narrante del romanzo è il giovane Garraty il quale, come quasi tutti gli altri concorrenti alla gara, non si rende bene conto del cinismo e della durezza della sfida a cui ha volontariamente deciso di partecipare. Durante la gara tra i ragazzi nascono legami di amicizia, antipatie, rancori e gratitudini; ma soprattutto chilometro dopo chilometro si insinua in loro la consapevolezza che il vero Premio finale non sarà quello promesso, ma riuscire a sopravvivere. IL LIBRO: La scorrevolezza della narrazione è una delle caratteristiche principali che ho sempre trovato nelle opere di Stephen King, e anche in questo romanzo non si smentisce. La lettura, molto fluida e resa molto efficace dalla scelta di far parlare in prima persona uno dei protagonisti, è trascinante, quasi come la marcia che descrive, e King è davvero bravo nel far immedesimare il lettore nelle sensazioni dei marciatori: sembra quasi di sentire in prima persona le sensazioni di stanchezza, ansia e angoscia che provano. Perché ogni anno cento ragazzi si iscrivono volontariamente ad una gara in cui sanno che probabilmente perderanno la vita? Perché la gente si assiepa ai bordi delle strade, non solo per incitare ma anche – o sopratuttto? – sperando di vedere un “congedo”? Perché esiste una marcia così violentemente micidiale e massacrante? Perché il Maggiore – l’organizzatore dell’evento – sembra godere delle sofferenze dei ragazzi? Una delle pecche del libro è che molte domande che ci si pone durante la lettura rimangono senza risposta, lasciando così un senso di disagio; ho il dubbio che sia stato questo lo scopo: lasciare volutamente il lettore all’oscuro di alcuni particolari – anche se essenziali – per creare una sorta di “alone di mistero” intorno a una manifestazione così assurda e spietata. L’altra nota lievemente negativa, a mio giudizio, è il finale eccessivamente critpico, forse un po’ affrettato. Ma credo che tutto si ricolleghi al fatto che forse, alla fine, si dà per scontato che vengano fornite delle spiegazioni che però non arrivano.
IL GIUDIZIO PERSONALE: Il mio giudizio su “La lunga marcia” è decisamente positivo; è una bella lettura, l’idea della trama è molto interessante anche se poi lo svolgimento pecca delle mancanze di cui parlavo precedentemente. Ma se vogliamo considerare che questo fu uno dei primi libri di King, e per di più scritto ad appena vent’anni, sono carenze su cui è facile sorvolare. La storia, decisamente cinica e a tratti violenta, fa molta presa sull’immaginazione e mi ha lasciato un forte senso di angoscia, sia mentre leggevo che dopo che avevo chiuso il libro. Ci si immedesima fortemente nelle vicende narrate. Un libro di cui consiglio sicuramente la lettura.
(ciao.it) 22-06-2005 Fededeb
INVIA LA TUA RECENSIONE
|
|