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IO SONO LEGGENDA

Richard Matheson

pubblicato nel 1954

Voto: 8/10

Cerco un libro… Non uno in particolare, però; cioè non “quel” libro lì, proprio quello… un libro… semplicemente. E così comincia la mia caccia al tesoro personale.

Entro nella libreria del centro, quindi, non grandissima, è vero, ma comunque c’è da vederne di libri.

Dove vado? Gli occhi mi cadono sulle biografie, ma passo avanti. Non ho voglia questa volta di leggere di dati e nomi di città in successione.

La filosofia e la storia sono lontane da me, in questo momento, come il diavolo e l’acqua santa… La narrativa, potrebbe essere un’idea… cerco del nuovo… Guardo in faccia la commessa che sta alla cassa e non mi sembra persona idonea a darmi un consiglio, così a naso… Anche se non mi va di giudicare al primo sguardo, ma non ha proprio l’aspetto di chi passa del tempo a leggere. Quella sua aria annoiata, mentre mastica nervosamente una gomma spalancando ripetutamente la bocca, non invita assolutamente a chiedere un parere, ma, quasi come un gioco, una scommessa con me stesso, mi forzo, quasi, a rivolgerle la domanda: «Vorrei leggere qualcosa di nuovo, può aiutarmi per cortesia?»

Quella mi guarda per un po’ come a capire che tipo di lettore possa essere e la cosa mi lascia leggermente spiazzato… Continua a masticare la gomma in modo sgraziato e comincio già a pensare di averla vinta la scommessa con me stesso: «Questa al massimo mi consiglia la raccolta di Topolino» mi dico, con tutto il rispetto che ho verso quel giornalino che mi ha accompagnato per tutta l’infanzia ed oltre.

D’un tratto la commessa, perdendo quel suo atteggiamento di persona apatica, si muove all’improvviso dicendomi: «Mi segua. Se anziché qualcosa di nuovo le proponessi qualcosa di vecchio, ma sempre nuovo per lei perché non l’ha mai letto, cosa mi direbbe?» Quasi balbettando le rispondo che andrebbe bene lo stesso che soltanto il quotidiano del giorno prima è lettura inutile, almeno che uno non contempli l’esercizio della lettura come fine a sé stesso e non allo scopo di acquisire nuove conoscenze.

«Bene» – mi risponde – «allora proviamo a vedere se le interessa questo» e mi consegna proprio il libro di cui adesso vado a scrivere.

Di vecchio è vecchio per davvero visto che è stato pubblicato per la prima volta nel 1954 e per l’autore il 1976, anno di inizio della storia, è davvero il futuro. Un po’ come per chi, come me, nel 1978 guardava in TV Spazio 1999…

Chi è l’autore è presto detto: Richard Matheson, che sul risvolto di copertina del libro è presentato come autore di romanzi e racconti che con il suo narrare fantastico ha influenzato gran parte dello scrivere moderno nonché il nuovo linguaggio del cinema, dei fumetti e dei videogiochi. Lo stesso Stephen King dichiara di aver subito l’influenza di questo scrittore che fa del plausibile una regola narrativa cosicché ogni accadimento, pur nel fantastico raccontare, assume le sembianze del verosimile e lascia nel lettore il dubbio che chi narra sia un indovino anziché un, seppure abile, scrittore.

Il libro parla di un uomo rimasto solo nella sua città, forse unico superstite su tutta la terra e che è sopravvissuto ad una epidemia che ha causato la morte di tutti gli altri esseri viventi. Sarebbe di per sé una situazione per nulla gradevole direi, anzi, catastrofica se, in aggiunta, non ci fosse anche che, in effetti, non si può dire che sia proprio solo… Eh si. A fargli compagnia ci sono dei vampiri tra i quali c’è anche il suo ex collega di lavoro e vicino di casa. Come vuole la tradizione questi vampiri si nascondono di giorno cadendo nel loro stato di catalessi per poi presentarsi la notte a bussare alla porta di casa dell’unico essere ancora vivente per convincerlo a diventare come loro.

Lanciano pietre contro le finestre, gridano invitandolo ad uscire, stazionano davanti alla casa fino a poco prima dell’alba. Il nostro protagonista – tale Robert Neville – resiste eroicamente anche se a volte si lascia andare e fa uso di alcol per dimenticare che aveva una moglie ed una figlia che, purtroppo, non sono scampati alla morte avendo contratto il morbo che ha annientato l’umanità. Neville ha scoperto, grazie anche alla letteratura che su quest’argomento è stata fatta a partire da Stoker, che i vampiri hanno paura della luce, della croce, dell’aglio e quindi diventa una continua lotta volta all’eliminazione di questi vampiri che può avvenire soltanto (seguendo appunto quanto narrato sui libri) se si conficca loro una paletto nel cuore. E così al mattino e fino all’imbrunire, Robert Neville se ne va a caccia di questi morti viventi per cercare di eliminarli definitivamente uno alla volta ed una volta per tutte! (mi si perdoni il tono da slogan). Il nostro protagonista cerca di scoprire cosa spinga i vampiri ad avere paura della luce o dell’aglio.

Parallelamente vive la sua condizione di essere solo che, dopo un normale, comprensibile momento di sbandamento, organizza, fino alla meticolosità, il suo “andare quotidiano” che proprio grazie a questa capacità organizzativa ha un suo scorrere “quasi normale” seppure nello scenario appena descritto.

È questo il succo della storia di cui, ovviamente, non anticipo in modo palese il finale.

Mi viene da dire soltanto che, se non fosse per un certo stile del narrato che oserei definire “vecchia maniera” (potrebbe essere altrimenti per un racconto del 1957?) sembrerebbe che questo libro sia stato scritto ai giorni nostri e non cinquanta anni fa. Il finale, ipotesi di un nuova società successiva ad una sorta di fine del mondo, è prologo ad altri capitoli che non so se ci siano stati o meno ma che, se esistessero, proseguirebbero questa storia sempre sul filo della credibilità nei riguardi di un futuro che per noi, adesso, potrebbe non essere poi così lontano.

Agli amanti del genere consiglio vivamente di leggere questo libro che da molti è considerato una pietra miliare dello scrivere fantastico del XX secolo.

Buona lettura.

(ciao.it) 06-04-2005 Robert Strange

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