Il Ritorno di Dracula
Speciale a cura di R. Barzi
In pieno periodo illuminista parte dell’Europa orientale – dopo numerosi conflitti – fu sconvolta da un’ondata di panico senza precedenti, causata da sempre più frequenti casi di vampirismo con tanto di testimonianze e documentazioni “scientifiche”. Ancora nel 1784 lo scettico Voltaire, col suo spirito caustico, ne scriveva nel Dizionario filosofico, “Non si sentì parlare d’altro che di vampiri dal 1730 fino al 1735 […] Più se ne bruciava, più se ne trovava.” E argomentava che era piuttosto strano che mentre ne continuavano ad apparire in Polonia, Ungheria, Slesia, Moravia non se ne trovasse neanche uno a Parigi e Londra, città considerate – già allora – come i centri in cui i vampiri dovessero risiedere, “visto l’alto numero di speculatori e strozzini che succhiano il sangue del popolo.” Poco più di un secolo dopo il geniale filosofo verrà, almeno in parte, accontentato se non altro sul piano letterario: il 18 maggio 1897 fu pubblicato a Londra Dracula dell’irlandese Bram Stoker. Non si sa se il letterato, da sempre bistrattato dai critici, fosse a conoscenza dello sferzante commento di Voltaire, o se si sia trattato di una semplice coincidenza, sta di fatto che il suo Dracula “il vampiro” a Londra ci si trasferì addirittura. Con il preciso scopo di programmare la sua occupazione dell’occidente. Non vi riuscirà, ma solo nella fantasia romanzesca, poiché in realtà, proprio da quel fatidico 1897 divenne un classico della letteratura neo-gotica, e invase non solo l’intero occidente, ma tutto il globo con altrettanti romanzi, drammi, racconti, film, perfino sue riduzioni a fumetti. Stoker arrotondava i suoi guadagni scrivendo un gran numero di romanzi e racconti sensazionali, tra cui la storia di vampiri intitolata Dracula. L’ispirazione gli era stata fornita dall’incontro avvenuto nel 1890 con il professore ungherese Arminius Vanbéry, il quale gli aveva raccontato la leggenda del principe rumeno Vlad Tepes Dracul, meglio conosciuto col nome di Dracula. Questo personaggio venne trasfigurato dal commediografo nel Conte Dracula. Bram Stoker impiegò ben sette anni per scrivere il proprio libro studiando a fondo la cultura e la religione dei Balcani, nonché documentandosi sulla figura storica di Vlad Tepes. Un mito che se da un lato affonda le proprie radici nella notte dei tempi con il terrore atavico dell’uomo primitivo per la morte, causata per lo più da spiriti maligni da esorcizzare, dall’altro prende spunto da un personaggio realmente esistito e noto, soprattutto, per la sua crudeltà, tanto da essere definito il “diavolo“. Il leggendario Voivoda della Valacchia Val III Dracul (1431-1476/7), detto anche Tepes. Costui era un principe che difese vittoriosamente le sue terre dall’invasione ottomana sconfiggendo – come narrano le cronache di allora – ben duecentocinquantamila avversari con i suoi soli ottomila uomini, un vero patriota, ma con una vistosa macchia che gli rovinò per sempre la reputazione: il vizio di impalare vivi i propri prigionieri, creando continuamente nuove metodologie, ma solo dopo aver bevuto il loro sangue. La tematica del vampirismo nella letteratura fu affrontato per primo da Goethe, nel 1797, nella ballata Die Braut von Korinth – La Sposa di Corinto. Successivamente, nel 1819, su un periodico inglese, il “New Monthly Magazine“, fu pubblicato un racconto intitolato The Vampire, che recava la firma di George Gordon Byron. In realtà il vero autore era John William Polidori, medico personale e intimo amico di Lord Byron, e l’idea del racconto aveva preso sviluppo già nel 1816: nell’estate di quell’anno infatti Lord Byron ospitava a Villa Diodati – il suo cottage sul Lago di Ginevra – Percy Bysshe Shelley, la sua futura moglie Mary Wollstonecraft Godwin e lo stesso John Polidori. La compagnia, costretta in casa dalla pioggia, si dilettava a leggere storie tedesche di fantasmi, quando insieme decisero di scrivere ciascuno un racconto dell’orrore. Il maltempo non si protrasse a lungo, e gli unici a tener veramente fede al loro impegno furono Mary e Polidori: la prima col suo Frankenstein, il secondo creando Vampire Lord Ruthven. Fu così che la figura di Lord Ruthven ispirò successivamente Dracula di Bram Stoker, soprattutto nella sua fisionomia.
Roberto Barzi luglio 2007
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