I diari della famiglia Dracula
Jeanne Kalogridis
pubblicato nel 1997
Voto: 8/10
Un diario segreto non è altro che una portale dimensionale diretto all’intima vita di una persona. Vi vengono appuntati desideri, paure, debolezze, azioni, incomprensioni, gioie, attimi di vita, attimi di morte, dolori.
Ci si purifica attraverso la scrittura, si fissano i ricordi per cercare di distorcerli il meno possibile e tentare di riviverli col senno di poi, a distanza d’anni. Il diario è testimonianza che noi siamo vissuti. Una nostra impronta che, probabilmente, non rimarrà mai segreta in eterno.
Pensate di avere accesso ad un diario segreto.
E non quello di una persona qualsiasi, quello di una dodicenne alla prima cotta e alle prese con i primi problemi adolescenziali, ad esempio. Nemmeno a quello di una persona amica, conoscente che sia: al massimo potrete scoprire degli scheletri nascosti, ma poco ci sarà d’avvincente. Immaginate di poter mettere mani e occhi sui diari di una famiglia dedita agli orrori più crudeli.
Immaginate di poter leggere 3 diari datati 1845.
Immaginate che il cognome di queste tre persone non sia altro che Tsepesh. Altrimenti detto Dracul.
Il primo diario che i nostri occhi possono violare, è quello di Arkady. Colui che nella copertina interna scrisse: “Io sono il lupo. Io sono Dracula. Il sangue degli innocenti macchia le mie mani, e ora io attendo di ucciderlo…”
Arkady, che inizia a scrivere un diario per poter tener viva la memoria del padre appena morto, del viaggio attraverso l’Europa verso la Transilvania. Verso il luogo dell’infanzia, quel luogo fatto di superstizioni e pregiudizi nei confronti della sua famiglia.
Con lui la moglie Mary Windham Tsepesh, incinta.
Anch’ella, arrivata al Castello, inizia a scrivere un diario. Non per ricordare, ma per alleviare spiacevoli sensazioni nei riguardi dei famigliari di Arkady appena conosciuti: Zsuzsanna e Vlad.
In particolar modo di quest’ultimo, prozio di Arkady, i cui occhi verdi sembravano famelici ogni volta che guardavano il suo ventre, o ipnotici quando la guardava negli occhi. Il suo tocco freddo, glaciale, il suo modo di baciare la mano, come se stesse assaggiando la pelle; la sua voce musicale e affascinante che scioglieva ogni sua paura, mostrandolo come un vecchio gentile e generoso. Tutto questo la turbava.
Zsuzsanna, al contrario, la conquistò subito: gentile e apparentemente fragile, con la colonna vertebrale storta, zoppa. Conseguenza di precedenti matrimoni tra consanguinei e dell’isolamento al quale era sempre stata sottoposta.
Anche Zsuzsanna scrive un diario. Il più emblematico. Fatto di sogni e desideri, di speranze e paure. E di profondo amore e venerazione per il prozio Vlad. Tanto da essere gelosa delle attenzioni che Vlad dedicava a Mary. Tanto da sognare (?) di baciarlo, di fare l’amore con lui. Tanto da pensare che se lui fosse partito per l’Inghilterra insieme ad Arkady e Mary, non appena fosse nato il bambino, lei sarebbe morta.
I tre diari, oltre a raccontare le vicende quotidiane e i turbamenti personali, sono diversi punti di vista sulla figura di Vlad. Integrati con le osservazioni dei domestici del castello, o degli ospiti, che mano a mano interagiscono con la famiglia. Questo permette di venire a conoscenza, innanzi tutto, delle leggende sulla figura di Vlad, l’Impalatore, o strigoi (vampiro), il quale avrebbe fatto un patto col Diavolo per ottenere l’immortalità, a prezzo delle anime innocenti. E di come sconfiggerlo o impedire la nascita di altri strigoi. Il diario di Zsuzsanna è decisamente il più romantico e sensuale. Ella mitizza la figura di Vlad, descrivendolo come un uomo estremamente affascinante e magnetico. Lasciandosi quasi morire per lui, disposta a tutto pur di non perdere il suo amore.
Il diario di Zsuzsanna è un diario di morte/rinascita. Sono pagine a tratti emblematiche.
“Era l’Arcangelo, il Portatore di Luce prima della Caduta” […] “Nella luce lunare, la sua pelle riluceva come se fosse impregnata di lucente fuoco bianco”.
Mary, d’altro canto, vede Vlad in modo completamente opposto. Un pazzo, una persona in grado di spaventarla, disgustarla e affascinarla allo stesso tempo. Una persona eccentrica e incantatrice. “Sorprendentemente, né Arkady né sua sorella sembrarono turbati dallo strano aspetto del loro zio o dai suoi spaventosi occhi magnetici. Quegli occhi mi studiarono con una tale intensità predatrice da farmi rabbrividire…”
Arkady, progressivamente, come una consapevolezza che cresce col passare dei giorni, passa dall’amore devoto verso il prozio, fino all’odio.
“..è eccentrico e vecchio, con delle strane abitudini, ma è sempre stato, verso la nostra famiglia, straordinariamente generoso. In un certo senso, nonostante il suo atteggiamento orgoglioso ha un che di patetico. Nonostante tutta la sua ricchezza, è così solo, così isolato…” […] “Credo che io, lo zio, Zsuzsanna e tutti gli Tsepesh, portiamo la pazzia nel nostro sangue” […] “Guardai quegli occhi di giada, sapendo che ero veramente libero dal loro potere ipnotico…”
Trovo straordinario l’alternarsi di un diario all’altro, la visione di un’identica situazione che differisce a seconda di chi la racconta: Arkady, Zsuzsanna o Mary.
E’ un eterno gioco di verità soggettive che conducono pian piano alla realtà oggettiva del racconto stesso, della figura di Vlad.
L’approccio della Kalogridis alla leggenda di Dracula è originale e travolgente: spinge il lettore alla ricerca della verità attraverso uno stile di scrittura concitato, elegante, a tratti sensuale e macabro nelle descrizioni delle azioni più violente.
Viene letto tutto d’un fiato.
E si prosegue nella lettura di altri diari.
Perché i “Diari della famiglia Dracula” comprendono 3 libri, rispettivamente:
Il patto con il Vampiro
I figli del Vampiro
Il signore dei Vampiri
La trilogia è il risultato di molti anni di studio e di ricerche sulla figura di Dracula, condotti dalla stessa scrittrice Jeanne Kalogridis.
Merita veramente d’essere letto. Posso affermare con certezza che è sicuramente uno dei più coinvolgenti libri che abbia mai letto ultimamente
Dea Eris Marzo 2006 (ciao.it)