Gli Alberi di Satana

Libri horror

Richard Laymon

pubblicato nel 1997

Voto: 7/10

Barlow è un’anonima cittadina della California Meridionale. La criminalità è bassissima e i cittadini sono tutti amici. Questi uomini di provincia nascondono però un terribile segreto: tutti i forestieri che si fermano a Barlow scompaiono nel nulla.
La foresta circostante è infatti popolata dai Krull, degli uomini primitivi e deformi, cannibali assetati di sesso. Per evitare che i Krull facciano irruzione in città depredando e uccidendo, i cittadini di Barlow sono costretti a donare loro 8-10 persone al mese. Gli uomini servono ai Krull come mezzo di sostentamento, mentre le donne servono per la procreazione.
Rapiti, malmenati e spogliati, i turisti vengono perciò condotti in uno spiazzo all’ingresso della foresta, un posto dove svettano sei alberi morti. Proprio a quegli alberi, i malcapitati vengono incatenati in attesa che i Krull vengano a prenderseli.
La stessa sorte capita alle due amiche Neala e Sherri, che avevano deciso di fermarsi a cena nel Ristorante di Barlow, e alla famiglia Dills (padre, madre, figlia e fidanzatino), che si erano fermati nel Motel.
Ma questa volta qualcosa va storto: Robbins, un componente della “Squadra di Consegna”, innamoratosi a prima vista di Neala, decide di tornare nella foresta per aiutare la ragazza.
Prima di partire per la sua missione kamikaze, l’uomo avverte Peg (sua sorella) e la piccola Jenny (sua nipote) di quello che sta per fare: gli abitanti di Barlow non perdonano facilmente chi fa degli sgarri ai Krull, potrebbero vendicarsi sulle due famigliari di Robbins, perciò è meglio che scappino immediatamente.
Per le due donne si tratterà di una fuga difficile, così come per il gruppetto disperso nella foresta. I Krull sono una brutta gatta da pelare..e non sono nemmeno gli unici esseri assetati di sangue che si aggirano nell’oscura foresta…

Sulla copertina di questo libro svetta la frase: “Qualunque cosa Laymon scriverà, vi piacerà” (D. Koontz).
Può sembrare la solita “slinguazzata” tra autori sotto contratto della stessa collana (la Sperling), scelta ad hoc per una copertina, e magari è proprio così, ma ciò non toglie che Richard Laymon sia stato uno degli scrittori horror contemporanei più apprezzati negli anni ’90 e, dal 2001 (anno della sua morte prematura), tra i più compianti. Tanto che il suo ultimo libro, uscito postumo, “Darkness Tell Us” è stato definito in America “un pipistrello uscito direttamente dalle grotte dell’Inferno”.
Gli Alberi di Satana” (titolo originale: “The Woods Are Dark”) è una delle sue prime produzioni, risale al 1997, ma porta tutte le caratteristiche peculiari di questo scrittore: linguaggio crudo e una storia che si districa tra teen-agers, sesso sfrenato e violenza spaventosa.
Sangue, sessualità e violenza fioccano in ogni pagina: se un lettore horror navigato può passare tranquillamente attraverso scene di decapitazioni, squartamenti e mutilazioni varie, è difficile non provare rabbia e/o disgusto in occasione delle innumerevoli violenze sessuali perpetrate sulle protagoniste femminili, Jenny compresa (la ragazzina ha solo 12 anni).
Il libro è molto breve, nemmeno 300 pagine, ma ci sono ben pochi momenti di pausa. Già alla seconda pagina ci troviamo al cospetto di un Krull senza gambe che, trascinandosi sull’asfalto, sfodera un ghigno animale e lancia una mano mozzata nell’auto di Neala e Sherri.
Nonostante il ritmo serrato e la presenza di tre vicende che si svolgono in contemporanea (i dispersi nella foresta di dividono in due gruppi, mentre in città Peg e Jenny sfuggono ai cittadini infuriati), è difficile perdersi nella storia. Il narratore riesce a districarsi a meraviglia, saltando da un personaggio all’altro senza mai confonderci, pur cambiando continuamente il punto di vista. Inoltre il linguaggio, pur essendo, come già accennato, un po’ crudo, è molto semplice e di facilissima comprensione, oltre che molto scorrevole.
I difetti di questo libro stanno sopratutto nella credibilità di un paio di personaggi (Jenny, per esempio, da 12enne appassionata di libri gialli si trasforma in un’omicida spietata nel giro di poche pagine) e nel finale che lascia il lettore con qualche interrogativo ancora aperto. Ma forse è giusto così.

Daniele Del Frate Agosto 2005

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