Dalia Nera

Libri horror

James Ellroy

pubblicato nel 1987

Voto: ../10

“A Geneva Hilliker Ellroy 1915-1958

Madre: Ventinove anni dopo,
Queste pagine d’addio In lettere di sangue

Ora ti metto da parte, mio ubriacone, mia guida, mio primo guardiano perduto, per amarti e per contemplarti in futuro.”

Anne Sexton

Una dedica di carattere intimo che potrebbe non dire molto, in effetti, al lettore che si avventura nel mondo di James Ellroy senza conoscere l’identità di due donne importanti: Geneva e la Dalia Nera. Geneva e la Dalia Nera, la Dalia Nera e di nuovo Geneva, separate e unite da uno specchio. Due figure femminili, imperscrutabili, sfuggenti, che si rincorrono, si sovrappongono, si fondono l’una nell’altra, signore e padrone dell’anima di Ellroy per molto tempo, probabilmente fino alla pubblicazione di “queste pagine d’addio” nel 1987, in cui sembra quasi possibile che lo scrittore riesca a raggiungere una tregua interiore. In gennaio, anno 1947, viene trovato il cadavere orrendamente mutilato e torturato di Elizabeth Short, nota come Dalia Nera, appellativo di indubbio magnetismo, riferito sia ad un famoso film, “la Dalia Azzurra“, sia all’ abitudine della donna di vestire in nero. Il caso Short sconvolge l’America per brutalità ed efferatezza, nonché per il fascino della misteriosa ragazza uccisa; nonostante le innumerevoli ore di lavoro, di telefonate, di interrogatori, la vastità delle forze di polizia dispiegate, l’assassino rimane senza volto. Undici anni dopo, Geneva Hilliker, madre di Ellroy, viene assassinata in circostanze più o meno simili. Un nuovo delitto insoluto, che scatena sentimenti ambivalenti, rabbia che cela amore e che segna , nella mente del romanziere, la genesi di una ossessione noir e apertamente sensuale per l’Altra, la Dalia. La fantasia del giovane Ellroy diviene luogo di incontro con la donna in nero, una specie di zona franca, in cui tutto è possibile, come salvare la Dalia dall’esistenza di promiscuità, amarla, conoscerla, scoprire l’assassino, pretendere vendetta. La figura della Dalia sovrapposta a quella della madre, salvare e amare l’una per salvare e riscoprire l’amore per l’altra. Un incredibile caso di (p)ossessione. “La mia candela ardeva di tre fiamme. Mia madre. La Dalia Nera. La donna che Dio mi avrebbe dato”( da “My dark places“, James Ellroy). Non è casuale questa digressione. “Dalia Nera” è il romanzo (il primo della cosiddetta “quadrilogia di Los Angeles“) in cui Ellroy va incontro alla sua (p)ossessione, non la teme, anzi la abbraccia, la celebra, la rende magnifica, grande, eterna. La trama è molto semplice da riassumere: gli investigatori Lee Blanchard e Bucky Bleichert, “un eroe e una spia”, “Fuoco e Ghiaccio”, indagano sul delitto della Dalia Nera. La soluzione del caso giunge per vie inaspettate e in maniera drammatica, senza che, tuttavia, sia fatta realmente giustizia. Evidentemente si tratta di una linearità del tutto fasulla. È questo il romanzo delle ambiguità, infatti, in cui ciascun personaggio ne insegue un altro, ogni donna ha un nome proprio (Kay Lake, Madeleine Sprague), affatto congruente con la reale identità. È questo il romanzo in cui l’oscurità, nell’accezione noir più ampia del termine, annulla i colori, tranne il rosso, naturalmente. È il romanzo in cui il confine tra bene e male risulta ingannevole e spesso rovesciato, in cui nemmeno le “vittime” sono totalmente immuni da vizio e corruzione, uno scenario cupo in cui forse proprio Elizabeth è l’unica a non aver calcolato il rischio. Il ritrovamento del suo corpo, o meglio, di quel che ne rimane, tra la Trentanovesima e la Norton, mutilato e umiliato in ogni sua parte, unitamente a la vista del ghigno in cui l’assassino ha perennemente trasformato il suo sorriso, spinto da una motivazione folle ma precisa, rappresentano l’inizio dell’indagine dei due soci, l’inizio di una folle corsa, di un inseguimento attraverso itinerari sempre meno illuminati. Sebbene sia evidente l’ultimo approdo verso cui è diretto il viaggio di Fuoco e Ghiaccio, le strade imboccate, in realtà, portano in molti luoghi differenti, imprevisti , attraversati da interminabili gallerie di personaggi. Dietro ogni volto ce n’è un altro, dietro ogni verità c’è una menzogna e dietro ogni menzogna una nuova rivelazione. “Cherchez la femme“, l’unica certezza. Il lettore subisce, senza poter (e senza volere) opporre resistenza alcuna, il fascino della Dalia, la visione, l’ossessione. Rimane impantanato nella melmosità delle indagini, continua a ripassare mentalmente gli indizi raccolti nella stanza-santuario di El Nido, vivendo, allo stesso tempo, l’illusione di riuscire a vedere ed afferrare la donna. Nel momento stesso in cui se ne convince, si ritrova tra le mani qualcosa di diverso, a cui reagire con entusiasmo o con disgusto, ma sempre stupito dalle motivazioni alimentano la ricerca. Un pessimismo rabbioso e malato pervade la narrazione dall’inizio alla fine. Nelle pagine finali si arriva ad una soluzione, che probabilmente può essere vista come un piccolo spiraglio di apertura nei confronti del futuro. Bleichert può finalmente scrivere la parola fine alla storia della donna che ha tanto a lungo cercato, per strada, nelle altre donne, in ogni camera da letto frequentata, nei suoi sogni, nei suoi incubi, nonostante sia innegabile un evidente limite a questa conoscenza, limite creato da quel corpo tagliato in due metà (“Non l’ho mai conosciuta da viva. Lei, per me, esiste solo attraverso gli altri, nell’evidenza della loro reazione alla sua morte”, recita l’investigatore all’inizio del prologo). I misteri vengono alla luce, ma la verità non genera una sensazione di conforto duratura, almeno non per chi sta scrivendo ora. Nessuno paga come dovrebbe per il ricordo di quel ghigno, si raggiunge piuttosto una sorta di compromesso. Bucky Bleichert perde molto della sua vita, risucchiata dall’ incontro con la Dalia, ma allo stesso tempo l’aver cercato la donna gli regala una nuova chance. In questo senso il finale, come l’intero romanzo, è una chance che Ellroy dà a se stesso per ridurre la distanza che lo separa da sua madre che, in fondo, conosce in un modo analogo a come Bucky conosce Elizabeth.

“Cherchez la femme, Bucky. Ricordatelo”

Black Dahlia settembre 2007

Email: [email protected]

SCRIVI PER OCCHIROSSI.IT