Notorius
Regia: Alfred Hitchcock (Usa, 1946)
Cast: Fay Baker, Ingrid Bergman, Wally Brown, Louis Calhern, Cary Grant
Madame Konstantin (Mrs Sebastian)
Sceneggiatura: Ben Hecht
Musica: Costantin Bakaleinikoff
Durata: 102′
“Notorius, l’amante perduta” (questo il titolo completo dell’edizione italiana), film diretto da Alfred Hitchcock nel 1946, è passato alla storia per il più lungo bacio della storia del cinema, quello che si scambiano a Rio de Janeiro (anche se in realtà i due attori non si mossero dagli Stati Uniti) i due protagonisti, Cary Grant e Ingrid Bergman.
Pensate che il rigido codice di censura dell’epoca impediva che i baci cinematografici durassero più di 3 secondi: divieto aggirato magistralmente dal regista con l’espediente di inframmezzare il bacio stesso a discorsi banali (i due, muovendosi dal balcone alla cucina discutono sul pollo da cucinare, poi Cary Grant, sempre alternando le parole alle labbra delle Bergman, telefona)…
Il risultato è superbo. La scena è diventata storica. Ci sarebbero molte curiosità su questa scena. Ad esempio si potrebbe dire che i due attori si sentirono profondamente a disagio nel girarla. Altri tempi. Ma nello schermo non traspare affatto tale disagio. Il regista voleva, quasi “voyeuristicamente”, far partecipe lo spettatore del bacio tra i due, come se stesse abbracciandoli.
La trama. Il film si apre con un’indicazione precisa: Miami, Florida, 24 Aprile 1946, ore 15:20. In un tribunale della città, il signor Huberman (Fred Nurney) viene condannato a 20 anni di carcere per spionaggio. Infatti è accusato di aver venduto informazioni fondamentali e segretissime alle spie tedesche. La figlia Alicia (Ingrid Bergman) osserva attonita la scena. Poco dopo la rivediamo in un’altra scena, ma non sembra troppo disperata dalla condanna. Alicia è infatti una donna dedita all’alcool e alle facili avventure sentimentali.
Ad una festa in casa sua, incontra tra gli invitati Devlin (Cary Grant), che in seguito gli confesserà di essere un agente dell’FBI. Devlin e l’FBI gli chiedono di collaborare con loro, per stanare delle spie che si trovano a Rio de Janeiro. Sarebbe l’occasione ideale per riabilitare il nome della propria famiglia, così infangato dal padre (che intanto è morto suicida in carcere). E’ l’occasione del riscatto! Del resto, alcune intercettazioni ambientali, compiute tempo prima, dimostrano che Alicia ha sempre preso le distanze e condannato l’attività del padre, essendo innamorata della propria patria.
Alicia e Devlin partono per il Brasile, ma ben presto scoprono di essere innamorati l’uno dell’altra, anche se Devlin non lo dà troppo a vedere alla donna.
Il loro rapporto comincerà ad incrinarsi quando Devlin comunicherà ad Alicia la missione stabilita per lei dagli agenti dell’FBI: entrare nelle grazie di Alessio (Claude Rains), un uomo più vecchio di lei, che in passato si era invaghito della donna. È una missione molto pericolosa, per questo il loro rapporto vacillerà. Devlin è geloso, ma per orgoglio non lo dimostra. Vorrebbe che Alicia rinunciasse all’incarico, dal canto suo la donna vorrebbe invece che Devlin prendesse posizione e le chiedesse di rifiutare l’incarico.
Questa situazione di gelosia/orgoglio/incomprensione mina il loro rapporto, tanto più che il compito affidato ad Alicia è quello di sposare Alessio.
Questa in breve la trama. Il film è uno dei migliori in assoluto girati da Hitchcock. Per la prima volta da quando lavorava negli USA aveva carta bianca. Il precedente produttore aveva infatti venduto tutto il pacchetto. Quale occasione migliore?
I due attori (e che attori!) costarono non poco, ma la spesa fu ripagata da un successo enorme al botteghino.
Un film da assaporare, per coglierne tutti i particolari. I baci, lo sviluppo dei rapporti tra i due, la chiave della cantina (tutte le locandine riportano il disegno di una chiave, elemento fondamentale del film!), la tazzina di caffè, le bottiglie che lentamente finiscono ingenerando apprensione nello spettatore, fino alla malattia di Alicia. Elementi rivelatori che fanno capire allo spettatore (ma anche ai protagonisti) cosa sta succedendo.
Il tormentato rapporto di Alessio con la madre anticipa un po’ quello di Norman Bates con la madre in Psycho: la donna appare fredda, senza alcun sentimento, e le scene in cui la madre/Penelope tesse la stoffa ricordano il ragno che tesse la tela.
Uscito nel 1946, in bianco e nero, il film dura circa 100 minuti. Come già detto, i due attori non si mossero dagli Stati Uniti, e anche le scene di Rio furono girate da una troupe esterna.
Una delle pietre miliari del cinema di tutti i tempi. Da non perdere.
CAMEO: come è noto Hitchcock amava “firmare” i suoi film apparendo in una breve sequenza. In “Notorius, l’amante perduta” appare come invitato durante il ricevimento in casa di Alessio, mentre butta giù una coppa di champagne in un solo sorso.
GABRIELE FORTINO
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