Io Ti Salverò
Regia: Alfred Hitchcock
Scritto da: Francis Beeding e Angus MacPhail Musiche: Miklós Rózsa
Fotografia: George Barnes
Cast: Ingrid Bergman, Gregory Peck, Michael Chekhov, Leo G. Carroll, John Emery
Durata: 110′ (U.S.A. – 1945)
Costanza Peterson (Ingrid Bergman) è un’affascinante medico che lavora presso la clinica privata Valle Verde. L’avvenente donna non presta alcuna attenzione o confidenza ai pur tanti ammiratori che le fanno la corte. Questo almeno fino a quando nella clinica fa la comparsa il dottor Edwards (Gregory Peck), destinato a prendere il posto del vecchio direttore, il dottor Murchison (Leo G. Carroll) che deve andare in pensione per raggiunti limiti di età. Tra i due scoppia improvviso l’amore, che li legherà indissolubilmente fin dal primo giorno. Costanza cambia improvvisamente atteggiamento e la riservata dottoressa tutto lavoro e carriera lascerà il posto ad una donna follemente innamorata. Ma il dottor Edwards ha un comportamento alquanto strano, ha strane amnesie, non sopporta la visione della neve e del bianco in generale e di tutto ciò che è a righe. Inoltre un giorno in sala operatoria ha un mancamento e viene messo a riposo. E’ proprio allora che, dal confronto tra due scritture, Costanza si renderà conto che l’uomo non è il dottor Edwards, ma un misterioso J.B. che ha perso la memoria e che per un un complesso di colpevolezza crede di aver ucciso il vero dottor Edwards per prenderne il posto. Ben presto anche gli altri vengono a conoscenza dell’avvenimento e i due sono costretti a fuggire precipitosamente, arrivando dopo un lungo peregrinare a casa del dottor Brulov (Michael Chekhov), un anziano ma simpatico uomo di cui Costanza fu in passato la giovane assistente. Costui, dopo gli iniziali e legittimi dubbi sulla colpevolezza dell’uomo, aiuterà i due e soprattutto il misterioso J.B., l'”uomo venuto dal nulla”, a recuperare la memoria e a scoprire cosa è realmente successo. Un film molto psicanalista, “freudiano” potremmo dire. Come è noto, la teoria freudiana afferma che ciò che sogniamo sia frutto, almeno in parte, di avvenimenti avvenuti durante la nostra infanzia. E così, grazie all’interpretazione di un sogno fatto durante la notte trascorsa a casa dell’anziano dottore, quest’ultimo aiuterà a svelare il mistero e a ricostruire come si sono svolti realmente i fatti. Ma ciò non è sufficiente. J.B. dovrà in qualche modo “rivivere” l’avvenimento traumatizzante, quindi dovrà ritornare in alta montagna a sciare per ricostruire cosa successe esattamente il giorno della perdita della memoria. In sostanza, per risolvere l’empasse, è necessario analizzare con la psicanalisi i sogni e rivivere l’avvenimento traumatizzante. Dalla combinazione di questi due fattori è possibile riacquistare la memoria. Questa è la teoria che emerge dal film, teoria indubbiamente un po’ semplicistica, soprattutto per quanto riguarda la seconda parte.. Pur senza entrare nel merito in questa sede, annotiamo, per dover di cronaca, che è un film che è stato criticato per l’approccio psicanalitico troppo semplicistico e non plausibile. Ma proprio mentre tutto sembra felicemente risolto… arriva una terribile ed inaspettata notizia che scombina tutto. Il classico fulmine a ciel sereno che scombina nuovamente il già intricato puzzle. La scena del sogno del dottor Edwards fu commissionata da Hitchcock a Salvador Dalì e i 2-3 minuti di filmato valgono indubbiamente l’intera visione, con tutto il corredo simbolico del celebre pittore surrealista (uomini deformi o senza volto, occhi giganti, oggetti “sciolti” come orologi e ruote). Al contrario, decisamente scadente è la sequenza in cui i due attori sciano ad alta velocità, essendo alquanto evidente che si tratta di un maldestro fotomontaggio. I capelli impomatati di Gregory Peck non si spostano di un millimetro, così come l’espressione del viso, peraltro sempre la stessa in tutto il film. Riguardo a quest’ultimo, mi sento di condividere le critiche di Truffault, che asseriva che non era adatto ad un film di Hitchcock. Almeno in questo film. Oltremodo simpaticissimo Michael Chekhov, il sapiente Dottor Brulov, uomo anziano ma terribilmente in gamba. La scena finale, proprio l’ultimissima prima dei titoli di coda (e che qui non rivelo), è invece famossima. Fu girata con un piccolo espediente, come spiegò lo stesso Truffault nel suo “le cinéma selon Hitchcock”. Girato nel 1945, il film (il cui titolo originale è SPELLBOUND) dura circa 110 minuti, è in bianco e nero e si ispira ad un romanzo di Francis Beeding.
CAMEO: come è noto Hitchcock amava “firmare” i suoi film apparendo in una breve sequenza. In “IO TI SALVERO'” esce dall’ascensore dell’albergo dove sono nascosti Gregory Peck e Ingrid Bergman.
GABRIELE FORTINO
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