I prigionieri dell’oceano
Titolo Originale: Lifeboat
Regia: Alfred Hitchcock
U.S.A. 1943
Scritto da: Ben Hecht
Musiche: Hugo Friedhofer
Fotografia di: Glen MacWilliams
Cast: T. Bankhead, W. Bendix, W. Slezak, M. Anderson, J. Hodiak, H. Hull, H. Angel, H. Cronyn, C. Lee
Dopo un bombardamento tedesco, una nave americana affonda lentamente nella nebbia in mezzo all’oceano. Intorno solo morte e silenzio. La telecamera si sofferma su oggetti che galleggiano sinistramente sull’acqua: pagine di giornale, vestiti, denaro, addirittura un mazzo di carte… fino a soffermarsi su una donna che si trova su una scialuppa di salvataggio e che non sembra neanche troppo preoccupata dell’accaduto…
La donna, come apprenderemo, è una giornalista e si chiama Connie (Tallulah Bankhead), tipa superba, all’apparenza spregiudicata e superficiale. Le uniche preoccupazioni che la scuotono, difatti, sono il venire bene in foto ed il maquillage non sciupato dall’acqua.
In breve la scialuppa vede aumentare il gruppo dei sopravvissuti: emergono dal mare un ballerino, una giovane donna, un ricco industriale, una donna con un neonato, John (John Hodiak) un playboy tatuato e sbruffone, un uomo di colore, un altro uomo chiamato Stanley e un misterioso tedesco…
Proprio su quest’ultimo si concentrano i sospetti dei sopravvissuti: costui non conosce una sola parola d’inglese e confessa che faceva parte della nave nemica, quella che li ha affondati.
Poiché è l’unico che sembra in grado di assumere il comando dell’imbarcazione e conoscere la rotta, dopo non poche discussioni, viene tenuto a bordo.
Questo assortito campionario di umanità in mezzo all’oceano deve quindi badare alla sopravvivenza e raggiungere la terraferma. Impresa non certo facile anche perché una improvvisa tempesta distrugge le poche provviste rimaste e la scorta d’acqua.
Inoltre pian piano il gruppo si assottiglia: la giovane madre vistosi morire il bambino che teneva con sé si suicida e a Gus, il ballerino, viene amputata una gamba andata in cancrena.
Ogni passeggero fa emergere il proprio dramma umano e le esistenze di queste persone, fino a poco prima sconosciute le une per le altre, si intrecciano in modo indelebile.
Ma il gruppo è allo stremo: la mancanza di approvvigionamenti e il clima di tensione e reciproco sospetto che serpeggia fanno saltare i nervi. Inoltre quello strano tedesco nasconde qualcosa…
Questa in sintesi la trama di I PRIGIONIERI DELL’OCEANO (titolo originale: LIFEBOAT), un film in bianco e nero diretto da Alfred Hitchcock nel 1944.
Un film ottimo, uno dei migliori in assoluto del maestro inglese.
La scenografia è superba: tutto il film è girato sulla scialuppa, senza scene esterne. Questo fa sì che lo spettatore stesso si senta parte integrante dell’equipaggio e che soffra con loro.
E allora, visto che Hitchcock compare in tutti i film, come può comparire anche in questo? Ebbene, l’espediente utilizzato dal maestro è geniale e divertente. Il regista non appare di persona, ma… in una pubblicità di un prodotto dimagrante (il classico “prima” panciuto e “dopo” inverosimilmente dimagrito) che si trova sul retro di un quotidiano che uno dei protagonisti sta leggendo! Fantastico! Un espediente simile verrà utilizzato in IL DELITTO PERFETTO, quando il regista comparirà in una vecchia foto.
Ma non divaghiamo.
La prospettiva quindi non cambia per tutto il film (come ad esempio succederà in NODO ALLA GOLA – girato con un unico piano sequenza – e LA FINESTRA SUL CORTILE, girato in una sola stanza).
Il risultato è straordinario. Hitchcock stesso disse che questo film era una scommessa vinta.
Durante il film, come detto poc’anzi, emergono i vari drammi personali dei protagonisti. La frivola reporter mostrerà molta più umanità di quanto si possa immaginare all’inizio. Il ballerino sente vicina la fine e pensa alla fidanzata Rosina, che tradisce, ma per la quale farebbe qualsiasi cosa. Il ricco industriale pensa sempre meno al denaro e l’uomo di colore, introverso e di poco parole, confesserà solo alla fine di essere sposato e di avere figli.
Da una storia di John Steinbeck, il film dura circa 90 minuti.
CAMEO: come è noto Hitchcock amava “firmare” i suoi film apparendo in una breve sequenza. Ne I PRIGIONIERI DELL’OCEANO appare nella fotografia di una pubblicità dimagrante, su un giornale che galleggia tra i relitti della nave affondata.
GABRIELE FORTINO
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