Willian Bury
Soprannome: Lo squartatore di Londra
Luogo omicidi: Inghilterra
Periodo omicidi: 1888
Numero vittime: 5 +
Modus operandi: squartatore di prostitute
Cattura e Provvidementi: condannato all’impiccagione il 24 aprile 1889
Verso la fine del diciannovesimo secolo, nella Londra Vittoriana, un terribile serial killer si aggirava per le vie di Whitechapel, uccidendo prostitute in un modo orribile.
Questo personaggio si voleva fare giustizia da sé: aveva subito un grave danno fisico per colpa delle prostitute e solo uccidendone altre poteva placare il suo odio.
William Bury nacque i 25 maggio del 1859, a Stourbridge, nel Worcestershire (Inghilterra). Nell’estate dello stesso anno, il padre Henry ebbe un incidente a cavallo e morì sul colpo, lasciando così moglie e tre figli.
La madre di William soffrì molto la perdita del marito, a tal punto di chiudersi in sé stessa e ammalarsi gravemente, fino al 1864, tanto che nel marzo del 1864 morì anche lei.
Grazie all’intervento di un amico di famiglia, i tre bambini furono affidati ad un orfanotrofio della zona, conosciuto come un ambiente che istruiva al meglio i suoi assistiti. In questo modo, William, pur avendo perso entrambi i genitori, ebbe un ancora di salvezza nella scuola.
Uscito dall’orfanotrofio, il giovane Bury trovò lavoro presso un magazzino come fattorino. Successivamente, qualche anno dopo, intraprese il mestiere di macellatore di cavalli, lavoro che sembrò gratificarlo in modo particolare.
Nell’estate del 1887, si recò nella città di Birmingham per vendere articoli di cancelleria e giocattoli, infine, nell’ottobre del 1887, si trasferì a Londra.
Dopo qualche settimana, trovò un impiego presso un certo James Martin, che gli offrì anche una stanza dove dormire nello stesso edificio dove viveva lui.
Nel tempo libero, Bury cominciò a frequentare locali di basso livello e a bere fino a tarda notte. Fu in una di queste serate che conobbe un ex-prostituta di nome Ellen Elliot, di trentadue anni. I due presto andranno a vivere insieme in Spanby Street 3, una strada a circa un chilometro da Withechapel.
Ben presto però il comportamento di Bury cambiò decisamente in negativo, sia verso la nuova compagna, sia nei confronti delle prostitute che frequentavano quel quartiere malfamato, pieno di ubriaconi e malfattori di ogni genere. Una delle cause del suo radicale cambiamento fu sicuramente l’alcool, del quale abusava in grande quantità; prese inoltre l’abitudine di “spassarsela con le donnine”, spendendo quei pochi soldi che riusciva a guadagnare.
Ad un certo punto, Bury si accorse di aver contratto la sifilide. La scoperta lo farà degenerare ulteriormente, tanto da accanirsi in maniera impressionante contro le prostitute, che lui riteneva un male del mondo da estirpare ad ogni costo.
Il 25 febbraio del 1888, Bury notò una prostituta di nome Annie Millwood, trentotto anni, passeggiare per White’s Row, che si trova nel quartiere di Spitalfields, all’epoca centro di molte comunità ebraiche. Dopo una breve conversazione con la donna, l’uomo tirò fuori dalla tasca un coltello lungo e sottile e le squartò le gambe e i genitali. Poi fuggì, convinto di averla uccisa.
Al contrario, la Millwood, nonostante quelle ferite profonde, riuscì a salvarsi e raccontare agli inquirenti l’accaduto: “L’uomo che mi ha aggredita era uno sconosciuto di circa trenta anni, indossava un cappotto nero, pantaloni scuri, un cappello a cilindro e il viso aveva la pelle chiara. Senza motivo mi ha accoltellata e quasi uccisa“.
La donna fu ricoverata e tenuta sotto controllo per circa un mese, nel quartiere di Whitechapel. Morirà pochi giorni dopo essere stata dimessa.
Il giorno successivo al decesso, un giornale locale scrisse: “Il brutale attacco che subì la Millwood qualche settimana fa è finito in tragedia. La donna è stata trovata morta vicino alla sua abitazione, tutte le cure necessarie non sono servite a nulla, non ci sono testimonianze riguardo l’accaduto, ma è evidente che in circolazione c’è un maniaco molto pericoloso“.
Nel frattempo, Bury prese l’abitudine di dormire con un coltello sotto il cuscino, tenendo così in costante apprensione quella che sarebbe presto diventata sua moglie.
Nella tarda sera del 28 marzo 1888, il killer andò a far visita ad un’altra prostituta, Ada Wilson, di venti anni, che risiedeva in un albergo malfamato al numero 19 di Maidman Street, sempre nel quartiere di Whitechapel. La ragazza non fece in tempo ad aprire la porta, che l’assassino la minacciava già con un coltello affilato, chiedendole dei soldi. Poiché la ragazza non cedeva alle sue richieste, William la colpì due volte alla gola, poi fu costretto a scappare per l’arrivo di una terza persona e lasciò Ada stesa sul pavimento.
Come la prima vittima, anche la Wilson sopravvisse a questo attacco e fornì la stessa descrizione della Millwood, quella di un uomo sulla trentina, con indosso un cappotto e un cappello a cilindro scuri che l’aveva aggredita senza motivo.
I giornali diedero molto risalto a questa seconda aggressione: “La scorsa notte c’è stato un tentativo di assassinio di una giovane donna. Le sue grida d’aiuto hanno fatto fuggire l’uomo misterioso, anche se le ferite alla gola hanno rischiato di ucciderla. La descrizione del suo aggressore non è sufficiente a trovare il colpevole, ma gli investigatori si stanno già muovendo affinché non succedano altri episodi simili“.
Nell’aprile dello stesso anno, Bury sposò Ellen Elliot che dopo qualche giorno rischiò la vita per un tentativo dello stesso marito di tagliarle la gola. Tutta colpa dello stato confusionale in cui si trovava Bury quando tornava a casa dai suoi bagordi notturni, sia per l’abuso di alcool, sia per le aggressioni che commetteva, molte delle quali delittuose.
La sera del 7 agosto del 1888, la prostituta di nome Martha Tabram, di trentotto anni, e la sua amica Mary Ann Connely organizzarono una serata con due marinai in una birreria, che si trovava sulla via centrale di Whitechapel. I quattro si misero a bere sia birra che vino bianco, poi ,intorno alla mezzanotte, uscirono dal locale con l’intento di fare sesso. La Tabram disse di voler tornare a casa perché non si sentiva bene, mentre la Connely accettò l’invito dei marinai.
Arrivata nell’albergo dove alloggiava in George Street 19, la strada che collega Wentworth Street alla via principale di Whitechapel, la donna fu avvicinata da Bury che, dopo averla strangolata, la pugnalò trentanove volte perforandole la gola, un polmone, il cuore, il fegato, la milza, lo stomaco e tagliandole via un seno. Forse disturbato da qualcuno, l’assassino non terminò il lavoro e si dileguò facilmente grazie ad un carretto trainato da un cavallo che usava per spostarsi rapidamente da un quartiere all’altro, favorito anche dalla scarsa luminosità delle vie di quel periodo storico e molte volte protetto anche dalla nebbia.
Il corpo della Tabram fu scoperto intorno alle 3.30 del mattino, da un uomo che risiedeva nello stesso albergo e che disse alla polizia di non avere notato nulla di insolito.
I giornali, in pieno allarme, scrissero: “Un altro terribile omicidio si è consumato a Whitechapel. Il corpo di Martha Tabram presentava molte ferite oltre che mutilazioni. La proprietaria dell’albergo non ha potuto in alcun modo testimoniare perché quella notte si trovava fuori da amici col marito […] Per le vie di Londra si aggira un temibile assassino che si accanisce contro le prostitute e usa la sua lama per compiere atti orribili.”
La moglie di Bury si accorse subito che il marito tornava a casa stravolto ogni volta che avveniva un omicidio, ma avendo già rischiato la propria vita pensò bene di stargli lontano soprattutto in quei particolari frangenti, (probabilmente la donna sapeva tutto, ma non ebbe mai il coraggio di denunciarlo alla polizia).
Dopo l’omicidio della Tabram, i delitti proseguirono in modo ancora più inquietante.
Il 31 agosto del 1888, viene uccisa la prostituta Mary Ann Nichols in Bucks Row, il cuore di Whitechapel. La donna fu prima strangolata e poi mutilata all’addome e ai genitali. Alcuni medici non concordarono fra loro, ritenendo che si trattasse dell’opera di un altro serial killer, mentre altri medici sostennero invece che il colpevole era sempre il solito.
L’8 settembre, fu la volta di Annie Chapman in Hanbury Street. In seguito a questo delitto, arrivò la prima lettera alla Central News Agency firmata Jack lo Squartatore, altre ne seguiranno.
Il 30 settembre furono uccise due prostitute, Elizabeth Stride, a Berner Street e un ora dopo, Catherine Eddowes, a Mitre Square.
Mary Jane Kelly fu trovata nel letto del suo appartamento il 9 novembre dello stesso anno, a Miller’s Court, presso Spitalfields. La polizia cominciò quindi a formulare le arcinote ipotesi sull’identità di Jack lo Squartatore, partendo innanzi tutto dalla pista del medico pazzo.
Ho voluto rammentare anche questi cinque omicidi non perché volessi attribuirli a William Bury, ma perché evidenziano perfettamente il macabro intreccio tra i delitti dei due serial killer che agivano contemporaneamente, anche se personalmente ho molti dubbi su questa ipotesi del doppio serial killer. In ogni caso, anche i giornali dell’epoca attribuirono quella serie di delitti alla stessa persona, solo che il nome rimaneva ancora avvolto nel mistero.
Prima di arrivare a Londra, Bury fece per qualche anno il macellatore di cavalli e questo dovrebbe essergli bastato per avere qualche nozione di anatomia.
Nella fredda e umida sera del 20 dicembre 1888, tocca alla ventiseienne prostituta Rose Mylett, conosciuta anche come “Lizzie l’ubriacona”, frequentatrice di locali malfamati nei quartieri di Whitechapel e Spitalfields, che spesso si faceva offrire da bere da marinai o da signorotti della zona, in cambio di prestazioni sessuali che avvenivano in vicoli bui e degradati.
La Mylett abitava Pelham Street, a nord di Hanbury Street, via dove era stata già brutalmente uccisa la Chapman.
Verso le 4.00 di notte, la donna fu avvicinata da Bury, che le offrì una birra, bevanda che l’assassino consumava in gran quantità. Finito di bere, Rose fu strangolata.
Mentre il killer le stava tagliando la gola, fu costretto come sempre a fermarsi a causa di una pattuglia della polizia di ronda, che comunque non fece in tempo a vederlo. La vittima era stata lasciata nei pressi di un vicolo in Poplar Street, ad un chilometro dalla sua abitazione.
Il giorno dopo, tutti i giornali di Londra misero in risalto l’ennesimo inquietante episodio, collegando naturalmente il delitto a quelli dello squartatore senza nome.
Alla fine di dicembre del 1888, Bury si sentì addosso gli occhi di alcuni vicini che conoscevano il suo carattere violento e che lo vedevano uscire a tarda sera nei giorni in cui si verificavano i delitti. Per non rischiare, decise di trasferirsi a Dundee, in Scozia, con la moglie.
Un giorno, la moglie di Bury si sentì fare una domanda particolare, ma significativa dalla negoziante, mentre stava acquistando della merce nel negozio situato sotto la loro abitazione: “Lei signora Ellen ha vissuto vicino al quartiere dove sono stati commessi quei terribili delitti, ha un idea di chi possa essere Jack lo Squartatore e per quale motivo abbia fatto tutto quel massacro?”. La risposta di Ellen fu esplicita: “Adesso Jack lo Squartatore si è calmato“.
Verosimilmente, come già citato in precedenza, la moglie di Bury sapeva qualcosa circa i delitti compiuti da suo marito e, per paura di fare la stessa fine delle prostitute, non raccontò mai nulla a nessuno.
Nonostante ciò, il 5 febbraio del 1889, Bury le tagliò comunque la gola. Dopo aver appoggiato il corpo della sua ormai ex moglie su di un tavolo, William le squartò l’addome con un coltello affilato, estraendo gli intestini e altri organi vari.
Per la prima volta l’assassino fu costretto a disfarsi di un cadavere che si ritrovava nella propria casa. Non avendo alternative, inizialmente lo nascose dentro una cassa di legno nello scantinato, poi, dopo qualche giorno, decise di recarsi alla polizia e denunciare la morte della consorte, raccontando naturalmente una versione totalmente fasulla, nella quale uno sconosciuto si introduceva nella loro casa per massacrare la donna.
La polizia scozzese non diede ascolto a nemmeno una delle parole di Bury, che fu arrestato immediatamente per accertamenti.
Durante la perquisizione dell’appartamento fu trovata nella cantina una scritta seminascosta sul muro: “Jack lo Squartatore abita in questa casa“. Non è detto che sia stato lo stesso Bury a scriverla, potrebbe anche essere stata opera della moglie, che sapeva delle malefatte del marito e voleva sconfessarlo agli occhi di chi avesse letto un giorno quella scritta. Nell’abitazione furono inoltre trovati degli oggetti posseduti da alcune delle vittime e che l’assassino prese come “trofei”, in particolar modo degli orecchini che era solita indossare Annie Chapman, così come fu confermato dai detective che da Londra andarono a Dundee per interrogarlo.
Il 24 aprile del 1889, prima di essere impiccato, William Bury si rivolse al suo esecutore con aria sprezzante: “Credete di essere intelligente perché mi impiccate? Prima di farlo non volete sapere alcune cose da me? Non potete immaginare chi sono realmente!”.
Gli agenti di polizia venuti da Londra si rivolsero così ai loro colleghi scozzesi: “Siamo soddisfatti che abbiate impiccato Jack lo Squartatore. Il suo coltello diabolico finalmente è stato fermato“.
Ad oggi non abbiamo ancora la certezza che Bury e Jack fossero la stessa persona, ma se consideriamo il loro modus operandi, il periodo e luoghi dei loro delitti, alcune testimonianze che descrivono l’abbigliamento dei due assassini in maniera molto similare e la scritta rinvenuta in casa di Bury, allora l’ipotesi che fossero la stessa persona diventa molto poco fantastica.
Luigi Pacicco giugno 2007
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