Sweeney Todd
Soprannome: Il barbiere demone
Luogo omicidi: Londra (inghilterra)
Periodo omicidi: 1784 – 1801
Numero vittime: 160 +
Modus operandi: tagliava la gola ai suoi clienti e poi li sezionava
Cattura e Provvidementi: impiccato il 25 gennaio 1802
L’affascinante ed enigmatica città di Londra è stata protagonista di numerosi avvenimenti inquietanti che, anche a distanza di secoli, sono rimasti indimenticati.
Ognuno di questi individui lasciò dei segni indelebili, spargendo sangue e terrore per le strade della capitale inglese.
Di seguito ne menziono alcuni che, in epoche diverse, impressionarono maggiormente i cittadini locali, riempiendo le prime pagine dei giornali con le loro malefatte.
Figure misteriose, quasi leggendarie, come Jack il Saltatore, che fece la sua comparsa nell’autunno del 1837 e che, per diversi anni, aggredì giovani donne graffiandole a sangue con le sue lunghe unghie, lacerando la loro pelle. Le fonti dell’epoca lo descrissero come un essere infernale e le sventurate che caddero sotto le sue grinfie rimasero scioccate per dei giorni, fino a quando l’assalitore scomparve nel nulla. Individui terrificanti e orribili come Jack lo Squartatore che, nel 1888, sventrò cinque prostitute nell’arco di dieci settimane. Sulla sua identità si fecero molte ipotesi, ma nessuna risultò attendibile, anche perché nello stesso periodo era attivo un altro temibile serial killer, di nome William Bury, che adottava il medesimo modus operandi.
Arrivando a periodi più recenti, troviamo lo Squartatore dei Blackout che, negli anni quaranta, mutilò quattro donne; oppure Jack lo Spogliatore che, negli anni sessanta, uccise otto donne senza essere mai catturato; per arrivare poi allo Squartatore di Camden, che tra il 2000 e il 2002, fece a pezzi quattro prostitute gettandone i resti nel Tamigi.
Circa 220 anni fa i londinesi conobbero inoltre un personaggio a dir poco malvagio: se oggi passiamo per Fleet Street e accenniamo al Barbiere Demone, qualcuno che sa la storia affermerà che in quella strada è vissuto per qualche anno il Diavolo in persona.
Il 16 ottobre del 1756, nacque Sweeney Todd, in Alley Brick 85, a nord di Londra. Figlio unico di una coppia che lavorava in una fabbrica dove si produceva la seta, grandi bevitori, tanto che in casa i soldi mancavano sempre.
Quando la situazione della famiglia Todd cominciò a precipitare, il padre decise che il figlioletto lo avrebbe dovuto aiutare nel trasporto della seta per far sì che le entrate aumentassero. Fu così che gli studi del giovane Sweeney si dovettero bruscamente interrompere, con grande rammarico della madre che gli voleva molto bene.
Nel poco tempo libero che aveva, Sweeney, con alcuni coetanei, si divertiva a torturare gatti e altri animali da cortile. Un giorno, rimase affascinato dai racconti di alcuni adulti che parlavano delle macchine da tortura che straziavano i corpi dei prigionieri medievali e si recò in visita alla Torre di Londra per vederle. Todd ne fu colpito a tal punto che fantasticò a lungo sul loro utilizzo.
Nel 1768 ci fu uno degli inverni più freddi che mai si erano registrati nella città londinese.
La maggior parte dei cittadini, non potendosi permettere un riscaldamento adeguato, cercò di trovare rimedi alternativi. La maggior parte di loro si affidò ad un liquore in voga in quel periodo: il Gin, che costava solo un penny, una cifra consona a tutte le tasche.
Anche i coniugi Todd uscirono una sera per acquistarlo, ma non rientrarono più a casa perché morirono congelati (probabilmente ubriachi, si accasciarono per terra, venendo così sopraffatti dal rigido mese invernale). Il giovane Todd si ritrovò così inaspettatamente orfano all’età di dodici anni e fu rinchiuso in un orfanotrofio che aveva il compito di trovare una sistemazione ai trovatelli e inserirli nel mondo del lavoro.
Dopo qualche settimana, il proprietario di un negozio di coltelli lo assunse nella sua bottega, dove il ragazzo ebbe modo di maneggiare lame di tutte le dimensioni e apprenderne l’utilizzo. Per due anni Sweeney dovette subire i continui maltrattamenti del suo datore di lavoro, inoltre il compenso lavorativo consisteva solamente in vitto e alloggio.
Probabilmente il suo odio verso il prossimo ebbe origine in questo periodo, in cui fu trattato come uno schiavo a tutti gli effetti.
Ma la vita di Sweeney prese un’ulteriore piega infausta.
Nel 1770, il ragazzo fu coinvolto in un furto, sotto commissione del suo padrone, ed i giudici lo condannarono a cinque anni di reclusione nella prigione minorile di Negate. Un verdetto severo, anche se Todd si poteva ritenere comunque fortunato, visto che i ladri del diciottesimo secolo in Inghilterra finivano quasi sempre sulla forca.
Durante la detenzione, conobbe il barbiere del riformatorio, un certo Plummer, che a sua volta stava scontando una pena per truffa, e rimase colpito da quel mestiere, attratto soprattutto dal movimento della lama del rasoio che si avvicinava alla gola. Nella sua diabolica immaginazione, Sweeney si crogiolava al pensiero di attuare quel gesto sui suoi futuri clienti.
Quando finì la condanna Sweeney aveva diciannove anni e un mestiere in mano, e che avrebbe esercitato in modo diabolico.
Con pochi soldi in tasca non si poteva permettere il lusso di aprire un negozio, ma com’era d’uso a quell’epoca, molti barbieri lavoravano per strada e anche lui si adeguò temporaneamente a quella situazione. La concorrenza era tanta, a volte tra colleghi scoppiavano delle risse tremende per occupare le zone più frequentate della città, in alcuni casi ci furono addirittura degli scontri mortali.
Col passare del tempo, Sweeney guadagnò un bel po’ di denaro. Il suo obiettivo era quello di possedere un locale ed effettivamente riuscirà nella realizzazione del suo sogno, non prima però di commettere il primo omicidio.
Il delitto fu consumato all’angolo di Hyde Park. Un cliente un po’ brillo si accomodò sulla sedia del barbiere e, durante la rasatura, affermò che la notte precedente l’aveva trascorsa con una bella signora dandone anche una dettagliata descrizione, che era simile a quella dell’amante con cui Todd aveva una relazione. Indispettito e accecato dalla gelosia, il barbiere gli tagliò la gola con il rasoio, per poi dileguarsi nella nebbia. Anni dopo lui stesso affermò: “Fu una bella ferita che partiva da un orecchio e finiva all’altro“.
La polizia non riuscì a trovare dei testimoni e Todd non fu incolpato di quel crimine.
Nella primavera del 1785, riuscì finalmente ad acquistare un negozio in Fleet Street 186, una zona che non aveva la concorrenza delle altre, essendo frequentata quasi esclusivamente da ubriaconi, malviventi, balordi e prostitute, ma a Sweeney andava più che bene.
Il primo giorno d’apertura, mise fuori dalla bottega un’insegna con su scritto: “Rasatura semplice per un penny – Solo da me troverete questa tariffa“.
Si racconta che il locale fosse arredato con minimo indispensabile, una sola sedia al centro per i clienti, un bancone sempre impolverato con gli “attrezzi” da usare e illuminato precariamente con qualche candela, un luogo tetro che rispecchiava fedelmente il suo proprietario.
Il 13 aprile 1785, Todd, all’orario di chiusura, fece una passeggiata verso la chiesa di St. Dustan con il camice bianco addosso, lì incontrò un signore distinto ed iniziò una conversazione. Per ragioni sconosciute il dialogo finì in litigio e il barbiere tirò fuori dalle tasche il rasoio, con cui recise di netto la carotide del suo interlocutore, lasciandolo in un vicolo.
Il giorno dopo il quotidiano più letto della città scrisse: “Un omicidio orrendo è stato compiuto in Fleet Street ai danni di un giovane signore di Londra“.
Anche questa volta a Todd andò bene. Consapevole del fatto che ad uccidere in quel modo prima o poi sarebbe stato scoperto, decise di ideare uno stratagemma davvero singolare.
Durante gli anni passati in carcere, oltre ad imparare il mestiere di barbiere, aveva appreso anche qualche nozione in ingegneria e la sfruttò per creare un marchingegno demoniaco: al centro del pavimento del suo negozio fece un foro quadrato in corrispondenza dello scantinato, poi lo chiuse con una piastra e fissò due poltrone identiche, una nella parte inferiore, l’altra in quella superiore, infine vi collegò un meccanismo per una completa funzionalità. Nel retrobottega c’era una leva che, azionata, faceva ribaltare la piastra facendo cadere la vittima dentro la cantina, di conseguenza la sedia inferiore occupava il posto di quella precedente, dandogli così tutto il tempo per ripulire qualsiasi traccia di sangue.
Grazie a questa invenzione Sweeney la fece franca per anni, uccidendo moltissimi dei suoi clienti. Naturalmente molti di loro erano solo di passaggio, anche perché uccidere quelli abituali e conosciuti della zona sarebbe stato un rischio troppo alto.
Uno dei primi a “sperimentare” l’invenzione del Barbiere Demone, fu un certo Thomas Shadwell. Mentre stava chiacchierando con il barbiere, questo distinto signore gli mostrò un orologio d’oro che fece “ingolosire” lo stesso Sweeney, che alla prima buona occasione gli recise di netto la gola, azionando poi la leva per far svanire il corpo nella cantina.
Il giorno dopo il figlio della vittima andò dal barbiere per avere notizie del padre, ma Sweeney con calma glaciale gli disse che dopo la rasatura era uscito dal negozio, senza comunicare la sua destinazione.
La stessa sorte toccò ad un ragazzo di nome William, che stava passando davanti al negozio. Il barbiere gli chiese se voleva tagliarsi la barba, lui rispose che aveva fretta perché doveva consegnare una certa somma in denaro, però in qualche modo riuscì a farsi convincere ad entrare nel locale. Dopo averlo fatto sedere, Todd gli tagliò la gola e lo fece cadere sotto nello scantinato.
Questa volta scese di corsa le scale, andò a finirlo a colpi di rasoio e si intascò il suo denaro.
Per incrementare ulteriormente le proprie entrate, Sweeney realizzò delle parrucche con i capelli delle vittime e le mise in bella mostra nella vetrina del suo negozio; molte signore del quartiere le acquisteranno a basso costo.
Anche un marinaio di nome Francis Thornhill, che si trovò soltanto per un caso fortuito a Londra, conobbe l’affilatura del rasoio del Barbiere Demone e finì accatastato in un mucchio d’ossa.
Col passare del tempo gli omicidi aumentarono a dismisura e nella cantina c’era sempre meno spazio per nascondere tutti quei cadaveri. La fortuna però sembrava assecondare il barbiere demonio, che scoprì dei cunicoli che, a partire dalla sua cantina, portavano alle catacombe della Chiesa di St. Dunstan, dove trasportò i resti umani delle sue vittime.
Tutti quei corpi che aveva accumulato nel tempo erano uno spreco, considerando il costo elevato della carne, ma Todd avrebbe trovato presto una soluzione al problema.
Un giorno Sweeney conobbe una donna che possedeva una panetteria a pochi metri dal suo negozio, il suo nome era Margery Lovett, la frequentò assiduamente tanto da farla diventare la sua amante e complice.
Intuita l’avidità della donna, il barbiere la mise al corrente dei suoi misfatti e le propose un piano diabolico, che lei accettò di buon grado. I cunicoli sotterranei, che collegavano i loro due negozi, avrebbero facilitato molto le cose.
Sweeney faceva il lavoro grosso, scendeva nello scantinato a smembrare i clienti appena uccisi, la pelle e le ossa e altri organi che non servivano li gettava nelle catacombe della chiesa, poi riempiva di carne umana delle scatole e infine le portava nel negozio di Margery, che ne trasformava il contenuto in “succulente” torte salate.
I profitti si videro immediatamente. Questi “pasticci di vitello”, come li chiamavano loro, andarono a ruba in tutta la città, sia per i loro prezzi modici che per la prelibatezza. I clienti ne erano entusiasti, tanto è vero che fecero passaparola da un quartiere all’altro.
Una testimonianza dell’epoca descrive così quei pasticci: “Che torte squisite, avevano un sapore straordinario, non avevo mai assaggiato nulla di simile, la fragranza, l’aroma non avevano eguali“. Non sappiamo se questo commento fu fatto prima o dopo aver conosciuto la verità, ma in ogni caso le torte furono apprezzate.
Tutto questo avvenne mentre nella zona della chiesa di St. Dunstan fuoriusciva un odore insopportabile, per cui alcuni passanti andarono alla polizia per lamentarsi del fatto. Inoltre cominciarono a circolare delle voci inquietanti circa l’attività del barbiere.
Soprattutto il prete si lamentò di quel fetore intollerabile, che fu costretto a sopportare durante la celebrazione della messa, riporto una sua frase denunciata alle autorità: “Durante l’omelia ero obbligato a coprirmi il naso con un fazzoletto profumato per la forte puzza, cercavo di attenuare quell’odore mefitico, anche tutte le persone che seguivano la messa erano costrette a farlo, ma la chiesa era ormai appestata“.
L’ispettore Richard si mise subito in azione e con i suoi uomini si appostò fuori del negozio di Sweeney, per verificare quanto riferito da alcuni cittadini del quartiere, e con grande stupore si accorse che i clienti entravano nel locale senza uscirne mai. I sospetti degli investigatori trovarono delle conferme, anche se al momento non collegarono la forte puzza della chiesa con la scomparsa di tutte quelle persone.
Le continue lamentele da parte dei cittadini, indussero l’ispettore Richard ed i suoi colleghi ad ispezionare la chiesa ed i cunicoli dove, con grande sorpresa, scoprirono oltre ai resti di scheletri appartenenti ad antichi cavalieri, anche quelli recenti dei clienti di Sweeney.
Perlustrando quei sotterranei notarono che un passaggio portava proprio sotto il negozio del barbiere ed un altro sotto il locale di Margery: le molteplici tracce si sangue non lasciarono dubbi, anche la donna era coinvolta in questa ecatombe.
Quando i poliziotti entrarono nel negozio della Lovett, per arrestarla, c’erano dei clienti che stavano comprando “quelle torte” ed inizialmente non capirono per quale motivo una signora tanto per bene stava per essere rinchiusa in una cella. Il segreto sarà svelato dai giornali, il giorno dopo, che stamperanno in in prima pagina: “Sono stati trovati decine di resti scheletrici nella cantina della signora Lovett, in soffitta molti teschi e dello scatolame contenenti carne umana, così come nello scantinato del Barbiere Demone, una montagna di resti umani, un orrore all’occhio umano mai visto“.
Gli investigatori non penarono più di tanto per ottenere tutta la verità da Margery Lovett, che fornì loro ogni dettaglio di questa storia macabra. Secondo le sue affermazioni aveva accettato la proposta di Sweeney solamente per la bramosia di guadagnare tanti soldi e per arredare il suo appartamento con dei mobili preziosi.
Sicura di una condanna a morte si avvelenò nella sua cella nel dicembre del 1801.
Mentre la polizia impegnava tutte le sue risorse per spingere Todd a confessare, la popolazione, incuriosita, leggeva i giornali per saperne di più. In un altro articolo fu scritto: “Mai c’è stato tanto eccitamento come in questo caso, invece di essere disgustati da questo grande criminale sono tutti interessati ai dettagli“.
Nel frattempo, il processo era iniziato ed il procuratore in una delle udienze comunicò che “nel locale di Sweeney Todd sono stati trovati tantissimi vestiti appartenuti alle vittime se ne contano per circa 160 persone“. L’aula rimase pietrificata da queste affermazioni sconvolgenti.
In una delle sue rare dichiarazioni, Todd affermò: “La chiesa dove fui battezzato bruciò il giorno dopo e con lei tutti i suoi libri“. Con questa frase voleva far terrorizzare l’opinione pubblica, dando l’idea che davanti a loro non c’era un essere umano, ma una specie di Lucifero.
Dopo soli alcuni giorni il giudice emise il verdetto: “Ora è mio dovere far rispettare la legge, dichiaro l’imputato colpevole di tutti i crimini commessi, e che la condanna a morte avvenga per impiccagione. Che il cielo abbia misericordia di lui“.
Il 25 gennaio del 1802, Sweeney Todd fu impiccato davanti a migliaia di persone, molte delle quali avevano mangiato ed apprezzato le torte fatte con alcune parti di cadavere, naturalmente ignare degli ingredienti, che perciò inferocite gli urlarono contro di tutto.
Subito dopo l’esecuzione, il corpo fu messo a disposizione di sedicenti “chirurghi”, che lo portarono via per la dissezione: il fato gli aveva riservato lo stesso trattamento che lui aveva adottato nei confronti delle proprie vittime.
Purtroppo non esistono dei ritratti di questo incredibile personaggio, ma dalle fonti dell’epoca fu descritto con i capelli rossi, sopracciglia folte, viso molto chiaro e occhi scuri, un carattere burrascoso e lo sguardo di un diavolo.
Ritengo che questo serial killer sia il più bizzarro che la storia abbia mai conosciuto. A differenza di tanti altri suoi “colleghi”, il suo modus operandi rimane unico e singolare, soprattutto a causa di quella famosa sedia ribaltabile, uno strumento di morte ideato alla perfezione, proprio come la sua mente, che di notte pensava e di giorno agiva.
Luigi Pacicco luglio 2007
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