Richard Trenton Chase
Soprannome: Il vampiro di Sacramento
Luogo omicidi: California (U.S.A.)
Periodo omicidi: 1977 – 1978
Numero vittime: 6
Modus operandi: squartava e beveva il sangue delle vittime
Cattura e Provvidementi: suicida in carcere il 26 dicembre 1980
Richard Trenton Chase è un serial killer molto diverso da quelli che siamo soliti vedere su occhirossi.it: è un serial killer disorganizzato. I suoi omicidi non sono pianificati nel minimo dettaglio, non ci sono alibi di ferro che costringano la polizia a ricerche approfondite, tracce e indizi vengono lasciati sulla scena del crimine con noncuranza e i testimoni oculari sono tantissimi.
Anche la motivazione che spinge l’assassino a colpire è curiosa: Richard Trenton Chase, il Vampiro di Sacramento, ha un chiodo fisso per il sangue, ma soprattutto gli serve per sopravvivere, perché il Vampiro, come la tradizione orrorifica impone, teme di finire disintegrato se rimane troppo a lungo senza nutrirsi di sangue fresco.
Nato il 23 Maggio del 1950 a Sacramento (California), Richard Trenton Chase sin dalla più tenera infanzia si rivela violento: gli piace infatti appiccare incendi e torturare gli animali.
I suoi genitori sono persone all’antica, convinti che la disciplina si imponga con botte e divieti severi, inoltre litigano spesso tra di loro. La sorella invece, di quattro anni più giovane di lui, lo ignora.
A dieci anni Richard è già passato dalle torture di piccoli animali agli omicidi di gatti, un paio di anni dopo si dedica alle droghe. Tutto senza mai un accenno di vergogna o di pentimento.
Ha anche tante ragazze “Rick”, ma non riesce ad averci rapporti sessuali, poiché non riesce a mantenere l’erezione.
Quello dell’impotenza è un problema che infastidisce molto il giovane Chase, tanto che, appena compiuti i 18 anni, consulta uno psichiatra, sicuro che il suo sia un problema mentale piuttosto che fisico. Effettivamente lo psichiatra gli dà ragione, imputando l’impotenza del giovane paziente alla rabbia repressa. Sui suoi appunti, il medico annota anche che Chase potrebbe soffrire di una grave malattia mentale, ma queste cose se le terrà per se, senza renderne partecipe il proprio paziente.
Un paio di anni dopo, Chase lascia la casa dei genitori e comincia a convivere con diversi ragazzi. Nessuno di loro sopporterà a lungo Richard, soprattutto perché abusa di medicinali e perché si comporta in maniera strana, come quando inchioda la porta del suo armadio perché teme che i compagni ci spiino dentro.
Un giorno Chase si presenta al Pronto Soccorso urlando che qualcuno ha rubato la sua arteria polmonare. Bloccato a terra da alcuni medici, l’uomo si lamenta che anche le sue ossa stanno uscendo dalla nuca e dalla schiena, che il suo stomaco si sta sciogliendo e che il cuore ogni tanto “manca un colpo”.
Uno psichiatra lo diagnostica come paranoide e schizofrenico, un altro diagnostica invece che Chase soffre di una psicosi tossica, indotta da un uso sbagliato di alcune medicine.
Messo sotto osservazione per 72 ore, Chase si calma e viene rilasciato dall’Ospedale.
Dopo questo episodio, Richard si lascia andare e comincia a deperire, fino a scendere a 65kg di peso. Diventa ipocondriaco e aumenta l’abuso di medicinali.
I genitori, in fase di divorzio, lo riaccolgono a casa con loro, ma ben presto Chase si mette alla ricerca di un appartamento in cui vivere da solo, convinto di essere stato avvelenato dalla madre.
Sistematosi nella nuova casa, Richard Trenton Chase comincia ad acquistare e a rubare conigli. Tantissimi conigli. Li porta a casa, li uccide e li sbudella, quindi beve il loro sangue e mangia le loro viscere crude. Dopo qualche tempo, impara a buttare direttamente gli intestini e il sangue nel frullatore, bevendosi il risultato. Quel liquame non ha per niente un buon sapore, ma Richard è costretto a farlo, sente che il suo cuore si sta rimpicciolendo sempre più e presto potrebbe scomparire per sempre.
La follia”coniglicida” culmina quando Chase decide di iniettarsi nelle vene il sangue di uno dei conigli che ha ucciso. Verrà ricoverato per un grave avvelenamento del sangue, ma rimarrà della convinzione che è tutta colpa del coniglio. Probabilmente l’animale, prima di morire, ha ingerito dell’acido di batteria e adesso questo acido è nello stomaco dello sventurato Richard.
I medici lo trattengono all’Ospedale poiché sono convinti che Chase soffra di schizofrenia indotta da abusi di medicine. Perciò, gli somministrano un medicinale anti-psicotico sperimentale ma, nel 1976, Richard Trenton Chase riesce a fuggire dall’Ospedale.
Sarà una latitanza di breve durata poiché, tornato dalla madre, questa lo tradisce e lo riconduce all’Ospedale Psichiatrico di Beverly Manor, dove gli altri pazienti utilizzeranno per Chase il nomignolo di “Dracula”.
Durante il suo soggiorno nella clinica, i dottori colgono spesso l’uomo sul fatto mentre, con la bocca insanguinata, uccide topolini e ne beve il sangue. Vengono rinvenuti inoltre molti uccelli morti con il collo spezzato, poggiati sul suo balcone. Per i medici si tratta della classica “Sindrome di Renfield*”.
(*Renfield nel romanzo di Bram Stoker è il servo mentalmente assoggettato a Dracula che, chiuso in manicomio, si nutre di insetti e piccoli animali.)
Dopo pochissimi mesi, Chase viene rilasciato in quanto non è più ritenuto pericoloso per gli altri esseri umani. I genitori lo prendono in affidamento, pagandogli l’affitto dell’appartamento in cui vive e facendogli la spesa.
Richard gode però di molta libertà e ben presto cambia appartamento. Qui ricomincia a torturare e uccidere cani, gatti e conigli. Rapisce soprattutto i cani del vicinato, divertendosi a chiamare la famiglia disperata per raccontare loro come ha ucciso la bestiola, per poi berne il sangue.
Acquista anche delle pistole e comincia ad esercitarsi.
Nonostante sia sotto medicazione psichiatrica nessuno supervisiona Chase. Nel 1977, sua madre smette di passargli i farmaci, convinta che non gli servano, mentre l’anno dopo i genitori non rinnovano l’affidamento, lasciando Richard Trenton Chase in pace e libero di agire come gli pare.
La madre persiste a ignorare i problemi di suo figlio anche quando lo becca sul fatto, durante una visita, mentre sgozza un gatto.
Il 3 Agosto del 1977, degli agenti di polizia rinvengono il Ford Ranchero di Chase conficcato nella sabbia vicino al Pyramid Lake nel Nevada. Sui sedili sono poggiati due fucili e una pila di vestiti maschili. L’interno del veicolo è imbrattato di sangue e in un secchio c’è un fegato.
Dopo pochi minuti di ricerca, tramite i loro binocoli, gli agenti rintracciano anche Chase, nudo e ricoperto di sangue. Se ne sta seduto sulla spiaggia, a fissare il lago.
Richard Trenton Chase viene fermato per dei controlli. Per difendersi, l’uomo asserisce che il fegato è di una mucca, mentre il sangue è suo: gli è colato fuori dai pori della pelle, all’improvviso, perché è malato, lo hanno avvelenato.
Viene rilasciato dopo un breve periodo di fermo, ma ormai le stranezze e le perversioni del Vampiro di Sacramento stanno per esplodere in follia omicida.
Richard è diventato fan dei serial killer, colleziona libri che trattano l’argomento e ritaglia gli articoli che parlano di omicidi sanguinosi. Il suo preferito è lo Strangolatore di Hillside, che ha agito qualche anno prima da quelle parti.
Chase è armato, ha paura delle altre persone e ha strane fantasie sul sangue. Una combinazione che risulterà ben presto letale per 6 persone di East Sacramento.
27 Dicembre 1977. Ambrose Griffin, ingegnere 51enne e padre di due bambini, è appena tornato dal supermercato con la moglie e, insieme, stanno portando in casa le numerose borse di plastica. La donna volge le spalle al marito che, improvvisamente, cade per terra urlando. La signora Griffin, inizialmente pensa ad un attacco cardiaco poiché, distratta da altri pensieri, non ha notato i due colpi di arma da fuoco che hanno preceduto le urla del marito.
Su denuncia di numerose persone, la polizia arresta un uomo che si aggira per il quartiere di East Sacramento impugnando un fucile, ma non è quello giusto. I colpi che hanno raggiunto Ambrose Griffin erano di una calibro 22.
Nemmeno i bossoli, rinvenuti da una troupe televisiva il giorno dopo, si rivelano utili alle indagini.
Il pomeriggio del 30 Dicembre, uno dei figli di Griffin racconta di aver visto un uomo dai capelli castani che sparava a suo padre da una Pontiac marrone. Gli investigatori mettono sotto ipnosi il ragazzo ed estraggono dai suoi ricordi un numero di targa, 219EEP, ma non porterà mai a niente.
Una vicina di casa dei Griffin denuncia che il 27 dicembre qualcuno ha sparato dei colpi di pistola nella sua cucina, e in effetti tra i mobili viene ritrovata della polvere da sparo, ma le indagini si fermano lì, ad un punto morto.
Il 23 Gennaio, al 2909 di Burnece Street, Jeanne Layton nota un giovane dai capelli lunghi che cerca di intrufolarsi in casa sua. Il ragazzo esamina prima la porta poi, trovandola chiusa, passa ad esaminare le finestre, quindi nuovamente la porta d’ingresso.
Infastidita, la donna decide di sfidare l’uomo faccia a faccia e apre la porta. La reazione dell’uomo è disarmante: senza denotare nessuna emozione né sorpresa per essere stato colto sul fatto, si volta dando le spalle a Jeanne, si accende una sigaretta e scompare nel buio del cortile posteriore.
Quello stesso giorno, in fondo alla strada, Robert e Barbara Edwards stanno portando in casa i generi alimentari appena acquistati, quando sentono uno strano rumore provenire dall’interno.
Evidentemente chiunque si trovasse all’interno dell’edificio in loro assenza, avendoli sentiti rientrare, si è messo a correre. Un ragazzo malconcio esce dal retro della loro casa e si allontana come se nulla fosse, passando vicino alla coppia. Robert Edwards prova a fermarlo ma Chase riesce a sfuggirgli.
Quando la polizia arriva per il sopralluogo trova la casa nel totale disordine. L’intruso non si è limitato a mettere a soqquadro la casa per rubare pochi spiccioli, bensì si è messo anche a orinare in alcuni cassetti e ha defecato sul letto.
E così continua la nottata dell’intruso – Chase, che si aggira tra le case e i portici del quartiere, fino a quando non giunge al 2360 di Tioga Way. La porta dei Wellin è aperta, Teresa, 22 anni, incinta di 3 mesi, sta per portare fuori la spazzatura.
Chase deposita una pallottola nella cassetta della posta ed entra in casa. Attraversa un corridoio, si dirige in cucina e qui si trova faccia a faccia con Teresa, proprio mentre la donna sta sollevando il sacco dell’immondizia. Il primo colpo le attraversa il palmo della mano, proteso istintivamente per proteggersi, e il braccio. La pallottola esce attraverso il gomito e graffia il collo di Teresa. Il secondo colpo le ferisce di struscio il cranio. Il terzo colpo, alla tempia, causa la morte.
Chase trascina il corpo in camera da letto, lasciando una scia di sangue lungo tutto il percorso, degna del peggiore dei film horror. Prima però si è armato di un coltello da cucina e ha recuperato un barattolo di yogurt dal sacco dell’immondizia.
Quando David Wallin torna a casa trova la casa immersa nel buio. Il cane lo aspetta fedelmente sulla porta, ma della moglie nessuna traccia. Stranamente, lo stereo è acceso, il pavimento è pieno di macchie scure che a David sembrano di petrolio, mentre l’immondizia e sparsa per tutta la cucina.
Preoccupato, l’uomo decide di seguire le macchie fino ad arrivare in camera, dove libera finalmente un urlo liberatorio.
Sua moglie è appoggiata alla porta, con la maglia tirata fin sopra al seno e i pantaloni abbassati alle caviglie. Le gambe sono allargate. Tutto farebbe pensare a un assalto a scopo sessuale, se non fosse che il suo petto è aperto sullo sterno e che le sue interiora sono state rimosse.
Il Vampiro di Sacramento l’ha pugnalata ripetutamente in un polmone, al fegato e al diaframma, lasciando intatto il seno. I reni sono stati estratti e in seguito, forse per un ripensamento, sono stati re-inseriti all’interno della donna. La bocca è piena di feci.
David Wallin non può saperlo osservando il cadavere, ma Chase non si è limitato a fare il macellaio. Dopo aver sgozzato la donna si è ricoperto le mani di sangue e si è leccato le dita, proprio come fosse cioccolata.
Vicino al corpo della donna c’è il barattolo di yogurt, macchiato di sangue, forse usato come il bicchierino da degustazione di un macabro somelier.
Sul pavimento sono impressi degli anelli di sangue, come se un secchio fosse stato posato ripetutamente su di esso.
Due giorni più tardi, due cuccioli del pastore tedesco dei Wallin vengono rinvenuti morti e mutilati vicino alla casa. Li aveva comprati uno strano uomo dai capelli fibrosi, a bordo di una Ford Ranchero.
Il 27 Gennaio, a un miglio di distanza dalla residenza dei coniugi Wallin, Evelyn Miroth, 38 anni, sta facendo da babysitter al suo nipotino di 20 mesi. A farle compagnia c’è Dan Meredith, 51enne, suo vecchio amico di famiglia.
Evelyn ha promesso di mandare suo figlio Jason, di 6 anni, in visita a casa dei Meredith, ma nessuno lo vede arrivare. Preoccupata, la figlia di Dan si presenta alla casa per controllare come mai Jason non sia partito, ma nessuno le apre la porta, mentre da una finestra la ragazza scorge invece una persona aggirarsi per l’appartamento.
Ben presto si forma un capannello di vicini inquieti. Uno di questi decide di entrare nella casa per scoprire cosa sia accaduto ad Evelyn, Dan e ai bambini.
Nell’atrio, Dan Meredith giace in un lago di sangue, ucciso da un colpo di pistola alla testa. Anche il bagno è pieno di sangue e nella vasca l’acqua è tutta insanguinata.
Nella camera da letto, sul letto, Evelyn giace nuda a gambe aperte, con la testa spappolata da un proiettile e con l’addome aperto. Gli intestini sono assenti, mentre vicino al corpo sono ben in mostra due coltelli da intaglio, insanguinati. Forse si stava facendo il bagno quando l’assassino l’ha sorpresa e l’ha trascinata nel letto.
L’aggressore l’ha sodomizzata e le ha pugnalato l’utero e l’ano almeno sei volte. Il collo è stato fatto a fette e l’occhio ha subito un tentativo di essere cavato via. Sul pavimento, degli anellini insanguinati indicano che ancora una volta è stato usato un secchio, o un contenitore simile, per raccogliere gli organi e il sangue.
Sull’altro lato del letto giace Jason, ucciso con due colpi di pistola in testa, sparati da distanza molto ravvicinata.
Così come sulla scena del delitto Wallin, anche in questo caso l’assassino ha lasciato molte tracce insanguinate di scarpe e diverse impronte.
Una ragazzina di 11 anni descrive sommariamente il giovane uomo che ha visto aggirarsi da quelle parti, all’ora dell’omicidio.
La Station Wagon rossa di Dan Meredith è invece sparita. Verrà rinvenuta un paio di giorni dopo, con le chiavi ancora inserite nel quadro, piena di impronte digitali, in un parcheggio, a 90 metri dalla casa di Richard Trenton Chase.
Impossibile ritrovare invece il corpo del figlio di Karen Ferriera, il neonato al quale Evelyn faceva da babysitter.
Le speranze della madre di ritrovare suo figlio ancora in vita verranno ben presto smorzate dalle prime analisi della scientifica. Nella culla c’è infatti un foro di proiettile e il cuscino è abbondantemente insanguinato.
Esaminati i resti all’interno della vasca, gli investigatori concludono che, dopo aver bevuto il sangue di Evelyn, l’assassino ha cominciato a mutilare il corpo del neonato, spargendone il cervello e le budella nella vasca da bagno. Spaventato dal bussare alla porta della figlia di Dan Meredith, l’assassino probabilmente è scappato, portando con se il corpicino mutilato.
A questo punto, il Vampiro di Sacramento ha compiuto tutti e sei gli omicidi per cui è diventato famoso ed è ancora impunito, graziato dalle indagini sommarie della polizia locale.
Fino a quando non entrano in scena i due agenti dell’FBI, Robert Ressler e Russ Vorpagel, due veri e propri esperti nella caccia ai serial killer.
I due agenti stendono velocemente un profilo dell’uomo che stanno cercando. Maschio, bianco, tra i 20 e i 30 anni, magro e denutrito. Disoccupato o incatenato in un lavoro di fatica. Forse mantenuto da un assegno statale per qualche handicap fisico o mentale. Un tipo solitario con una storia passata di abusi di medicine o di malattie mentali. Sicuramente è uno psicopatico paranoico.
Sempre secondo i due agenti, il “loro uomo” è un chiaro esempio di serial killer disorganizzato. Niente fa pensare che abbia pianificato i suoi crimini, né ha fatto alcuna fatica per far scomparire gli indizi e le tracce lasciate, come per esempio le impronte digitali.
Presumibilmente l’uomo si è aggirato nel quartiere in pieno giorno, con indosso ancora i vestiti utilizzati durante gli omicidi, magari macchiati del sangue delle sue vittime. Non pensa alle conseguenze di ciò che fa e dovrebbe vivere in un appartamento sciatto, ridotto nel disordine più totale, molto simile alle condizioni in cui lascia le case dopo aver compiuto gli omicidi.
Avendo colpito in luoghi molto vicini tra loro, probabilmente non possiede una macchina oppure la usa molto di rado. Sicuramente vive nello stesso quartiere in cui ha colpito. Molto probabilmente non terminerà mai la sua carriera omicida fino al momento dell’arresto.
Bisogna agire d’urgenza.
ì Nonostante i numerosi interrogatori nel vicinato, nessuno riesce a dare una descrizione che sia d’aiuto alle investigazioni.
Nancy Holden ricorda di uno strano incontro avvenuto al supermercato, il giorno dell’omicidio di Teresa Wallin. Un uomo malconcio, sporco e in evidente stato confusionale l’ha avvicinata e le ha chiesto a bruciapelo: “Eri sulla motocicletta quando Kurt è stato ucciso?”
La domanda terrorizza Nancy, poiché Kurt era il suo ragazzo, ucciso da uno sconosciuto dieci anni prima mentre era a bordo di una motocicletta.
Raccolto a due mani tutto il coraggio possibile, Nancy ha chiesto allo strano individuo chi fosse e questi le ha risposto: “Rick Chase“.
I due sono stati compagni di classe al Liceo, perciò l’uomo ha cercato di convincere Nancy a dargli un passaggio, ma la donna è riuscita a fuggirgli chiudendosi in macchina.
Poiché le descrizioni fornite dai vicini e quella fornita da Nancy coincidono, gli investigatori cominciano a indagare su Rick Chase.
In questo modo vengono a galla la storia del ricovero per malattia mentale e quella dell’arresto in Nevada. Il fatto che Chase abbia registrato nel 1977 una calibro 22 semi-automatica e che il 10 gennaio abbia acquistato delle munizioni è l’ultima prova necessaria per ottenere un mandato.
I Detective si preparano a fare irruzione nell’appartamento di Richard Trenton Chase.
Il giorno dell’arresto, gli agenti bussano ripetutamente alla porta di casa Chase, ma senza ottenere risposta. Fingono così di andarsene e rimangono in attesa. Pochissimi minuti dopo Chase esce dalla casa, porta con sé una scatola. Nonostante la sua strenua resistenza, l’arresto viene condotto a termine.
Addosso a Chase vengono trovati una pistola calibro 22 insanguinata, un giubbotto insanguinato e il portafoglio di Dan Meredith. Nella scatola che l’uomo portava sotto il braccio ci sono invece pezzi di carta macchiati di sangue e degli stracci sporchi.
Nonostante le evidenze, incalzato per molte ore alla stazione di polizia, Chase confessa gli omicidi di tutti i cani del vicinato, ma nega di aver mai fatto del male a un essere umano.
Nel frattempo viene ispezionata la sua abitazione, nella speranza di ritrovare qualcosa del neonato disperso.
Penetrati nell’edificio, i detective rimangono disgustati da un odore putrido di decomposizione. Tutto è macchiato di sangue, incluso il cibo e i bicchieri.
Nella cucina vengono trovati molti pezzi di ossa e nel frigorifero ci sono dei piatti con delle parti di corpo. Un contenitore è pieno di cervello, il frullatore puzza di decomposizione ed è ormai violaceo. Sulla tavola giacciono le fotografie di organi umani, ritagliate da un libro di scienze e alcuni collari per cani. Sui giornali ogni annuncio di vendita di cani è cerchiato in rosso mentre sul calendario, sulle date degli omicidi, è stata scritta la parola “Today” (Trad. “Oggi”). La stessa parola è stata scritta su altre 44 date ancora da venire.
EPILOGO
Mentre delle squadre speciali di cani poliziotto cominciano a setacciare la sua casa alla ricerca di qualcosa che appartenga al bambino scomparso, Chase ottiene un avvocato difensore d’ufficio, Farris Salamy.
In cella, il Vampiro confessa al suo compagno che ha bevuto il sangue delle proprie vittime poiché soffre di un avvelenamento al sangue. Ha bisogno di sangue sempre fresco ed era stufo di dare la caccia agli animali.
Il 24 Marzo, in una scatola, il custode di una chiesa ritrova finalmente i resti del bimbo scomparso. Decapitato, con il torace aperto e mummificato parzialmente. Il buco al centro della testa indica che è morto per un colpo di pistola. Le costole sono tutte rotte e nella schiena ha conficcato il portachiavi della macchina di Dan Meredith.
L’accusa nomina come avvocato Ronald W. Tochterman, un legale noto per la sua severità. Ovviamente la richiesta dell’accusa è la pena di morte. Per evitare che la difesa riesca ad ottenere l’incapacità di intendere e di volere o l’alienazione mentale, Tochterman approfondirà le sue conoscenze sulle leggende di Dracula e imbastirà in tribunale un lunghissimo discorso sulle credenze e sulla mitologia dei vampiri, parlando a lungo delle popolazioni che nella storia hanno fatto uso di sangue credendo che li rinforzasse.
Mentre gli avvocati procedono nella loro lotta legale, Chase viene analizzato da una dozzina di psichiatri.
L’assassino confessa loro di sentirsi malato e che solo il sangue può salvarlo. Ammette anche di aver provato una brutta sensazione mentre uccideva le proprie vittime e che ha perso per molti giorni il sonno, terrorizzato che tornassero dal Regno dei Morti per tormentarlo.
Confessa anche che il primo omicidio è stato un incidente. Era arrabbiato con sua madre che non voleva fargli una visita di Natale e aveva cominciato a sparare a casaccio, colpendo così Ambrose Griffin.
Alla fine, lo psichiatra al quale spetta la parola finale dichiara che Chase non è schizofrenico bensì è dotato di una personalità antisociale. I suoi processi di pensiero non sarebbero disgregati ed è ben consapevole della differenza tra giusto e sbagliato, conscio che quello che ha fatto appartiene alle cose sbagliate.
Il 2 gennaio 1979 si apre ufficialmente il processo. Nonostante Chase, sempre più deperito e malconcio (pesa ormai 48kg), dichiari di non essere stato cosciente durante gli omicidi, nulla può contro il preparatissimo avvocato dell’accusa ed i suoi 100 testimoni.
L’8 Maggio del 1979, dopo cinque ore di deliberazione, la giuria dichiara l’imputato Richard Trenton Chase colpevole di sei omicidi di primo grado e per questo lo condanna alla morte.
Curioso notare che delle 5 ore di deliberazione, solo 1 di esse sia servita alla giuria per decidere della colpevolezza di Chase. Le altre 4 ore di deliberazione sono servite invece per decidere a quale pena di morte sottoporre il killer. Alla fine si è deciso per la camera a gas del Penitenziario di San Quintino.
Durante la prigionia, come di consueto nei casi più eclatanti, i vari profilers dell’FBI faranno molte visite a Chase, allo scopo di studiare meglio le varie tipologie dei serial killer e per arricchire il loro database di informazioni.
Uno di loro, Robert Ressler, che già aveva steso il profilo di Chase durante le investigazioni, scriverà anche un libro, dal titolo “Whoever Fights Monsters“.
Dalle interviste che Ressler pone a Chase emerge tutta la follia del Vampiro di Sacramento.
Chase racconta al profiler di aver ucciso per sopravvivere all’avvelenamento da sapone per i piatti di cui è affetto. Poiché, giustamente, Ressler gli chiede delucidazioni, Chase aggiunge che per capire se si è malati bisogna sollevare il contenitore del proprio sapone per i piatti. Se sotto è asciutto allora siamo sani, se invece c’è della schiuma o il contenitore ha la superficie appiccicosa, allora l’avvelenamento ci ha colpiti e presto polverizzerà il nostro sangue.
Ma l’avvelenamento non è l’unica disgrazia che perseguita il povero Chase. Secondo l’assassino, a quanto si legge sempre sul libro di Ressler, parte degli omicidi è da imputare ai Nazisti Alieni. Chase ammette infatti di simpatizzare per gli Ebrei perché ha una Stella di David invisibile incisa sulla propria fronte. Questa stella gli ha però inimicato i Nazisti che, in collaborazione con gli Alieni, hanno cominciato a dargli degli ordini telepaticamente, inducendolo a uccidere degli innocenti. Al termine delle interviste, Chase dichiara di essere disponibile a segnalare su di un radar la posizione della base degli Alieni e richiede spesso a Ressler di analizzare la sua cena, alla ricerca di veleno.
A causa dell’efferatezza dei suoi crimini, Richard Chase non è ben visto dagli altri carcerati, che spesso lo insultano, lo picchiano e lo invitano a suicidarsi. Per questo motivo Ressler insisterà a lungo per ottenere un trasferimento di Chase in un ospedale psichiatrico, ma senza successo.
Il 26 dicembre del 1980, il giorno precedente al terzo anniversario del primo omicidio, alle 23.05, la guardia controlla nella cella di Richard Trenton Chase per la consueta ronda notturna e lo trova sdraiato sullo stomaco, con entrambe le gambe fuori dal letto e con i piedi poggiati sul pavimento. La testa è schiacciata contro il materasso e le braccia sono incrociate sul cuscino. Il Vampiro di Sacramento è morto suicida.
Chase doveva assumere tre pillole al giorno di Sinequan, per combattere la depressione e le allucinazioni. Evidentemente le ha tenute da parte per molto tempo e le ha ingerite tutte insieme, causando così la propria morte.
Nonostante le sue preoccupazioni, durante l’autopsia è risultato essere perfettamente sano.
Nel 1992 è stato girato un film sulla vita di Chase, dal titolo “Unspeakable“.
Ancora oggi, l’FBI utilizza il profilo criminale di Richard Trenton Chase come modello dell’assassino disorganizzato.
“Come selezionavi le tue vittime?”
“Percorrevo in lungo e in largo le strade, fermandomi di tanto in tanto ad analizzare le porte. Se la porta era chiusa voleva dire che non ero il benvenuto.”
(Tratto dall’interrogatorio dell’agente Ressler a Richard Trenton Chase)
DANIELE DEL FRATE 03-06-2005
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