Peter Stubbe

Biografie

Foto del serial killer Peter Stubbe Soprannome: Il licantropo di Bedburg
Luogo omicidi: Germania
Periodo omicidi: 1564 – 1589
Numero vittime: 15 +
Modus operandi: mutilava le sue vittime, cannibalismo
Cattura e Provvidementi: decapitato e bruciato il 28 ottobre 1589

Nel 1564, la piccola cittadina di Bedburg, che si trova vicino a Colonia (Germania), era terrorizzata da una bestia che si nascondeva nei boschi e che aveva già ucciso e smembrato tre ragazzini.
La popolazione fantasticava su quella “presenza”, ipotizzando si trattasse di uno sconosciuto animale estremamente feroce e pericoloso venuto chissà da dove, ma dovranno aspettare venticinque anni di ritrovamenti di corpi orrendamente mutilati perché questo mistero venisse portato alla luce. La soluzione del mistero lascerà increduli gli abitanti di questo piccolo.

Un giorno di ottobre del 1564, una ragazzina di dodici anni si allontanò dal gruppo dei suoi amichetti e si isolò, andando a curiosare nelle vicinanze di una fitta boscaglia. In un attimo, un misterioso individuo che l’aveva notata e pedinata le saltò addosso come se fosse un lupo affamato, con i denti le morsicò il collo succhiandole il sangue, per sventrarla asportandole il cuore.
Il ritrovamento del corpo da parte di alcuni passanti fece scattare l’allarme in tutto il paese, molti credevano che nella zona si aggirasse un lupo assetato di sangue umano.
L’anno successivo, l’assassino prese di mira una giovane e carina ragazzina di nome Katherine Trompin. Questa adolescente fu rapita e portata nella casa del “Licantropo“, che, forse affascinato da tanta bellezza, le risparmiò la vita e ne fece la sua amante, dalla quale in seguito ebbe anche dei figli.
Negli anni seguenti sia la compagna del Licantropo che sua figlia Beell furono testimoni di un’orribile carneficina, poiché molte delle vittime furono condotte nella casa, dove venivano fatte letteralmente a pezzi e mangiate come se fossero state degli agnelli sacrificali.
Nel frattempo le forze dell’ordine e la maggior parte dei cittadini perlustrarono tutta la zona per cercare di stanare la bestia, paventando che i bambini potessero essere il prossimo pasto di quel feroce predatore in libertà.

Un altro episodio, avvenuto intorno al 1570, scosse il villaggio.
Una donna incinta si trovava nei pressi di un sentiero che portava in mezzo al bosco, quando il licantropo l’afferrò per il collo e le diede un morso uccidendola all’istante, poi le prese il feto e se lo portò a casa per dividere il banchetto con in familiari.
L’assassino licantropo non si limitò comunque ad atti di cannibalismo e ad omicidi dei propri simili. Molte volte si aggirò di notte, nei pressi di ovili dove erano rinchiusi pecore o capretti, sventrando il bestiame e mangiandone alcune parti direttamente sul posto.
I proprietari delle fattorie non collegarono immediatamente tali episodi con gli omicidi avvenuti nei confronti di adolescenti, pensando che si trattasse di un vero lupo, perciò al momento le due serie di uccisioni furono addebitate a cause diverse.
Il killer tornò presto a colpire i giovani, aggredendo una ragazza che stava facendo pascolare delle mucche. Presa alle spalle, le morse il collo e le gambe ed infine con un pugnale la squartò dal torace al pube, asportando vari organi tra cui il cuore, che era la sua parte preferita.
La follia del Licantropo di Bedburg non conobbe limiti. Una sera portò suo figlio nel bosco, dove già altre volte aveva ucciso degli adolescenti, prese un’ascia e spaccò in due il cranio del ragazzino e ne consumò il cervello, lasciando sul posto il corpo martoriato.
Un giorno due adolescenti stavano giocando e inavvertitamente si spostarono oltre l’area  che la madre imponeva loro per paura della bestia, così il licantropo li prese entrambi e li portò in mezzo alla fitta boscaglia. Ai due fu tagliata la gola e succhiato il sangue, aperto l’addome e asportati diversi organi tra cui il cuore, i corpi furono trovati qualche giorno dopo da alcuni contadini.

Solo dopo venticinque anni di aggressioni, mutilazioni e ritrovamenti di corpi smembrati, si riuscì a catturare questo assassino indemoniato.
Nell’ottobre del 1589, l’ennesimo bambino stava cadendo sotto le grinfie dell’assassino quando la fortuna volle che le urla del piccolo attirassero l’attenzione di vari campagnoli.
Vistosi accerchiato, l’uomo si nascose in mezzo ai cespugli, emettendo versi come un vero lupo. Imperterriti,  i contadini armati di bastoni batterono in mezzo al fogliame nell’intento di fare scappare o ferire quella che secondo loro era una bestia inferocita, ma all’improvviso balzò davanti a loro, emettendo urla bestiali, un uomo. Lo stupore generale fu enorme: quello che tutto il paese riteneva essere opera di un lupo, era invece opera di Peter Stubbe, un loro paesano di mezza età, che fino a quel momento era stato considerato una persona normale, il proprietario di molti terreni agricoli.
Naturalmente tutta la popolazione chiese immediatamente a gran voce la testa di quell’uomo che nell’arco di un quarto di secolo aveva massacrato e divorato quattordici bambini e due donne incinte.
Nel corso del processo, Stubbe confessò senza problemi gli omicidi spiegandone anche la motivazione: “All’età di tredici anni cominciai a praticare magia ed in alcuni casi stregoneria, per avere quei poteri che nei miei sogni spesso si realizzavano. Praticavo questi riti con alcuni dei miei compagni, ma loro erano terrorizzati da tutto ciò, allora decisi che dovevo sperimentare la cosa per conto mio. Un giorno riuscii a mettermi in contatto con il Diavolo in persona e con lui feci un patto, in cambio della mia anima ricevetti una cintura magica che indossata mi dava la possibilità di trasformarmi in un lupo rapace, forte e possente, gli occhi mi diventavano grandi che scintillavano nella notte come braci infuocate, la bocca mi veniva larga e grande, i denti aguzzi e crudeli, il corpo lo sentivo enorme e forte, le zampe possenti, ed e proprio con questa mutazione che uccisi e smembrai diversi ragazzini oltre che due donne incinte. Quando me la toglievo tornavo nelle mie sembianze umane. Quando riuscivo a prendere un bambino maschio o femmina, godevo nel vederlo soffrire, alcune volte dopo averli sgozzati li tagliavo a pezzi e ne mangiavo alcune parti crude. Ma la mia più grande soddisfazione fu quando assaggiai quel cervello, è stata una squisitezza che non dimenticherò mai“.
Oltre a questo affermò che una sera un lupo gli si era avvicinato e l’aveva morso ad un braccio. Quando l’animale si fu allontanato, Stubbe si era accorto che aveva urinato dentro ad una ciotola, così ne bevve il contenuto, convinto di aver ottenuto una sorta di invincibilità.
Prima di emettere la sentenza, gli inquirenti gli chiesero dove avesse nascosto quella famosa cintura, lui rispose che l’aveva abbandonata dietro casa sua e naturalmente non fu mai trovata.
Di certo, se si era trattato di un pretesto per evitare una condanna esemplare, non sortì alcun effetto, poiché la giuria formulò la pena più severa possibile tenendo conto di tutte quelle atrocità inflitte ai fanciulli e alle donne.
Di seguito riporto alcune frasi pronunciate da uno dei suoi accusatori: “Peter Stubbe, è un mostro molto compiaciuto per quello che ha fatto, credeva di essere un lupo con la sua fantasia e naturalezza, propenso al sangue e alla crudeltà, traendone la massima soddisfazione distorta e diabolica. Con quella cintura mai trovata, che secondo Stubbe fu donata dal Diavolo in persona, passò al compimento di crimini ripugnanti e spaventosi. Se qualcuno lo faceva arrabbiare, lui per vendicarsi si aggirava per la città in cerca di prede come se fosse veramente un lupo affamato, senza fermarsi fino a che non trovava qualcuno da strozzare, smembrare e mangiare il suo cuore. Godeva tanto con la vista del sangue che cominciò a vagare per i campi ed i boschi di notte compiendo estreme crudeltà, mentre di giorno girava per le vie di Bedburg vestito bene avvicinando le sue vittime grazie anche al fatto che era una persona conosciuta e rispettabile, dai modi gentili e disponibile con tutti. Gli abitanti di questo paese per venticinque anni sono stati costretti a convivere con la paura ed a tenere sempre delle armi per difendersi da un eventuale attacco del lupo che aveva già divorato molte persone, senza sapere che in realtà l’artefice di questo massacro alla fine risultò essere Stubbe. La condanna a morte dovrà avvenire in modo esemplare, per tutto il male che ha cagionato“.

Il 28 ottobre del 1589, Stubbe fu legato alla ruota della tortura, con un ferro arroventato gli furono staccate parti di carne delle braccia e delle gambe, poi con un’ascia gli furono tagliati di netto piedi e mani e per ultimo fu decapitato. Il corpo venne poi messo sul rogo e bruciato, la testa venne conficcata su un palo ed esposta agli abitanti del villaggio, mentre sulla ruota furono incisi i nomi delle vittime di Stubbe, in totale sedici, anche se il loro numero probabilmente doveva essere di gran lunga superiore.
Per quanto riguarda l’amante Katherine Trompin e la figlia Beell, non subirono lo stesso trattamento, ma furono ugualmente giustiziate, ovvero bruciate vive.
Ci sono stati altri casi di serial killer licantropi, ad esempio la vicenda di Gilles Garnier che qualche anno prima a Dole in Francia uccise e poi mangiò quattro bambini, anche in questa circostanza l’assassino fu messo al rogo nel gennaio del 1573, sempre in Francia, a Landes, Jean Grenier uccise un numero imprecisato di adolescenti, a differenza dei suoi predecessori gli fu risparmiata la vita, infatti, intorno al 1603, fu rinchiuso a vita in un monastero.

Bisogna pensare che in quell’epoca la stregoneria era molto praticata e alcune persone prendevano alla lettera tutto quello che sentivano dai racconti sui demoni ed altro, credendo veramente che quando c’era la luna piena sarebbero diventati come un vero lupo. Stubbe fu uno di questi, la somiglianza fisica con la bestia non ci fu mai, ma la ferocia sì.

Luigi Pacicco ottobre 2007

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