Pedro Lopez
Soprannome: Il mostro delle Ande
Luogo omicidi: Colombia, Perù, Ecuador
Periodo omicidi: 1967 – 1980
Numero vittime: 350 +
Modus operandi: violentava e strangolava
Cattura e Provvidementi: ergastolo
Quante sono le vittime di Pedro Lopez, lo strangolatore del Sud America? Oltre le trecento, come lui ha spesso dichiarato, o “solamente” 57 (numero dei corpi ritrovati)? Probabilmente non lo sapremo mai. Potremmo credere a ciò che ha raccontato come hanno fatto le autorità, ma questo è a discrezione di ognuno di noi. Sta di fatto che Lopez è uno dei serial killer più prolifici della storia, anche se per questo non verrà mai eletto “uomo del secolo” come lui vorrebbe.
Pedro Alonzo Lopez nasce a Tolmia, in Colombia, nel 1949.
È un brutto periodo per la storia del paese, dominato da insurrezioni ed atti violenti, tanto che gli storici lo hanno chiamato “La Violencia”.
I problemi sono cominciati un anno prima, nel 1948, quando l’omicidio di un noto politico Liberale e Popolare, Jorge Eliècer Gaitàn, ha dato il via a una feroce guerra civile.
La Guerra durerà 10 anni, le vittime saranno 200 mila.
Pedro è il settimo dei tredici figli di una prostituta poverissima. Con tutte queste premesse, è difficile immaginare per il piccolo Lopez un’infanzia felice.
La madre è una donna arrogante e gestisce i figli con il pugno di ferro. I bambini subiscono in silenzio ogni tipo di sopruso. Probabilmente, pensando alle squadre militari e paramilitari sparse per il paese, alla percentuale di delitti superiore del 50% rispetto a quella di qualsiasi paese al Mondo e alle violazioni dei diritti umani che sono all’ordine del giorno, i ragazzini sono giunti alla conclusione che sia meglio prendere un po’ di botte dalla mamma che scappare di casa.
Nel 1957, all’età di 8 anni, Pedro viene scoperto dalla madre mentre sta facendo sesso con la sorellina più piccola. Senza nemmeno pensarci due volte, la donna sbatte il ragazzo fuori di casa, sulla strada, nel bel mezzo dell’incubo di ogni cittadino colombiano.
Mentre vagabonda senza meta sulle strade dissestate, il piccolo Pedro viene soccorso da un uomo anziano, che gli offre ospitalità e qualcosa da mangiare. Un po’ per la giovane età e un po’ per la disperazione, il piccolo Lopez si affida ciecamente a quell’uomo…ma si accorgerà ben presto del proprio sbaglio.
Invece di ospitarlo in una casa, l’uomo conduce Pedro ad un edificio abbandonato, dove lo sodomizza per molte ore, prima di abbandonarlo nuovamente sulla strada, in fin di vita.
Dopo un’esperienza del genere, Pedro Alonzo si tiene ben lontano da ogni essere umano. Dorme di giorno, nascosto in vicoli bui o dentro edifici abbandonati. Di notte, quando è sicuro che nessuno possa vederlo, si sposta nascosto dalle tenebre, alla ricerca di cibo tra i cumuli di rifiuti.
Questa vita dura un anno, il tempo necessario a Pedro per racimolare nuovamente il coraggio di affrontare il mondo esterno. Nel suo nuovo pellegrinaggio, il ragazzo finisce a Bogotà dove, mentre è intento a elemosinare del cibo, viene avvicinato da una coppia di coniugi americani. Angosciati dall’aspetto scheletrico del piccolo, i due gli offrono del cibo caldo e lo invitano a vivere con loro.
Pedro accetta nuovamente la proposta, ma questa volta è veramente fortunato: la coppia gli assicura vitto e alloggio gratis e lo iscrive a una scuola per orfani.
Nonostate questa svolta, Lopez pare essere destinato alla sfortuna: all’età di 12 anni, un insegnante lo molesta sessualmente durante le lezioni.
Questo episodio risveglia tutte le antiche paure del bambino, trasformandole in rabbia. Perciò, dopo l’accaduto, Pedro ruba dei soldi alla coppia americana, scappa di casa e torna alle strade della Colombia.
La guerra civile è ormai finita, il governo si sta riorganizzando e le fabbriche si stanno riprendendo lentamente dalla depressione.
Lopez però non sa svolgere nessun mestiere, tanto meno ha l’istruzione necessaria per fare lavori più importanti, per cui per ben sei anni camperà di elemosina e piccoli furti.
Una volta cresciuto, Pedro comincia a rubare automobili. È molto abile e i ricettatori lo pagano bene, diventa addirittura un punto di riferimento per tutti gli “apprendisti” in questo campo.
Nonostante le sue abilità, nel 1969, il 18enne Pedro Alonzo Lopez viene arrestato per il furto di un’automobile e condannato a sette anni di carcere.
Dopo solo due giorni di prigione, lo sventurato ladruncolo viene brutalmente stuprato da quattro carcerati. È l’ultima goccia che fa traboccare il vaso: la rabbia del giovane colombiano decide finalmente di esplodere…Pedro giura a sé stesso che nessuno in futuro riuscirà a fargli del male.
Nei giorni seguenti, il ragazzo si costruisce un pugnale rudimentale con degli attrezzi del carcere e compie la sua vendetta, assassinando ognuno dei quattro uomini che lo avevano violentato.
Per le autorità colombiane si tratta di legittima difesa, perciò la pena di Lopez viene allungata di soli due anni.
Combinato con tutte le altre disgrazie, il periodo in prigione comporta un danno irreparabile a Lopez, che è ormai sull’orlo della pazzia.
Nella mente di Pedro, la causa di tutti i suoi guai e delle sue angosce è la madre. Per questo adesso lui odia tutte le donne: gli è impossibile instaurare un qualsiasi rapporto sociale con una di loro, si accontenta delle riviste pornografiche.
Scarcerato nel 1978, Pedro Lopez decide di andarsene in Perù.
Gira il paese in lungo e largo e, secondo quanto ci ha riportato, uccide almeno 100 giovani ragazze delle tribù indios.
È impossibile verificare tutti gli omicidi, ma Pedro viene comunque colto sul fatto dalla tribù degli Ayacuchos, mentre cerca di stuprare una bambina di 9 anni.
Dopo essersi denudati, gli indigeni lo sodomizzano a turno e lo seppellirebbero vivo, se un missionario americano non li intervenisse convincendoli che l’omicidio è irreligioso.
Pedro torna nuovamente nelle mani della legge, ma il Governo peruviano decide di deportarlo in Ecuador, per non sprecare tempo in investigazioni e allo stesso tempo per mettere a tacere le lagnanze delle tribù indigene.
Giunto in Ecuador, Pedro si mette a girare in lungo e in largo anche questo paese, facendo ogni tanto una sortita in terra colombiana.
Le autorità rilevano un preoccupante aumento di casi di persone scomparse ovunque passi Pedro Alonzo Lopez, soprattutto giovani ragazze. I casi vengono però attribuiti al mercato della prostituzione, per il quale molte giovani sudamericane vengono rapite e spedite a fare le schiave sessuali nei paesi industrializzati.
Nell’Aprile del 1980, un’alluvione si abbatte su Ambato, in Ecuador. Mentre battono la zona alla ricerca di persone scomparse, le autorità dissotterrano i resti di quattro bambine. Non è chiara la causa del loro decesso, ma sembra evidente che siano state vittima di un atto violento e che il loro assassino le abbia seppellite per nasconderle.
Qualche giorno dopo, mentre è al mercato con la figlia 12enne Marie, la signora Carvina Poveda viene avvicinata da un uomo sconosciuto, che rapisce con la forza la ragazzina.
La donna invoca aiuto e i commercianti locali inseguono prontamente l’uomo, atterrandolo e tenendolo fermo fino all’arrivo della polizia.
EPILOGO
Poiché Pedro Lopez si rifiuta di parlare durante l’interrogatorio, gli investigatori decidono di raggirarlo: chiedono la collaborazione di Padre Cordoba Gudino, un prete locale molto carismatico, che viene travestito da carcerato e messo in cella con Pedro Alonzo.
Le speranze che l’ecclesiastico riesca a strappargli una confessione, vengono subito accontentate: non ci vuole molto tempo prima che Pedro cominci a parlare. Una volta svelato il trucco, il prigioniero è costretto a confessare tutto.
Lopez dichiara di aver assassinato almeno 110 ragazze in Ecuador, 100 in Colombia, e “molte più di 100” in Perù.
“Mi piacciono le ragazze dell’Ecuador” – avrebbe dichiarato – “sono più gentili, più fiduciose e più innocenti. Loro non sono diffidenti con gli estranei come fanno le ragazze colombiane.”
Nel corso delle confessioni, Pedro biasima i suoi crimini e la sua vita sulla strada, ma riversa tutte le colpe sull’adolescenza solitaria.
Interrogato su come si svolgessero i suoi crimini, Lopez racconta di aver colpito sempre di giorno, perché la notte avrebbe privato la sua vista dalle sofferenze.
Dopo aver stuprato le sue vittime, Pedro le strangola, guardandole negli occhi. Gli piace vederle morire, lo eccita terribilmente. Ogni tanto, quando ha da parte un numero soddisfacente di cadaveri, organizza per loro delle piccole festicciole: li fa sedere ad una tavola imbandita con lui, offre loro del tè e ci chiacchiera amichevolmente.
Inizialmente scettici, gli investigatori si mettono in contatto con le autorità colombiane e peruviane, ma non sembrano emergere delle prove per tutti quei crimini.
Accortosi delle diffidenze nei suoi confronti, Pedro Lopez si offre volontario per accompagnare gli agenti in alcune delle zone di sepoltura, per dimostrare che non è un bugiardo.
Così, pochi giorni dopo, una carovana di poliziotti guidata da Lopez si reca presso la discarica della periferia di Ambato. Nel giro di poche ore, i cumuli di spazzatura rivelano i resti di 53 ragazzine, tutte tra gli 8 e i 12 anni.
Nei giorni successivi, Lopez conduce gli investigatori in altri 28 luoghi, ma nessun altro cadavere verrà ritrovato. È normale che sia così, si tratta di posti ricchi di animali selvatici e colpiti frequentemente da forti alluvioni e smottamenti.
Riportato alla centrale di polizia, Pedro Lopez viene immediatamente messo sotto processo con l’accusa di 57 omicidi, che vengono alzati a 110 in base alle confessioni dell’imputato.
Intervistato dai giornalisti, il commissario Victor Lascano dichiara: “Se un uomo confessa un centinaio di omicidi e si trovano 53 cadaveri, allora gli si può anche credere. Se devo essere sincero, io sono convinto che questo pazzo abbia ucciso anche più persone delle 300 che attesta.”
Non esistono a nostra disposizione dati ufficiali a riguardo del processo cominciato nel 1980, ma sappiamo che si è concluso con la condanna al carcere a vita.
Nel gennaio del 1999, Pedro Alonzo Lopez ha concesso un’intervista esclusiva a Ron Laytner, il corrispondente sudamericano per il quotidiano “Examiner”.
“Io sono l’uomo del secolo” – si è vantato Lopez in quell’occasione – “Nessuno mi dimenticherà mai.”
E ancora:
“Ho perso la mia innocenza all’età di otto anni, perciò ho deciso di fare lo stesso con tutte le giovani donne che potevo.
Andavo a caccia delle mie vittime camminando nei mercati, cercando una ragazza dall’aspetto bello ed innocente. Una ragazza buona, affezionata alla madre.
Dopo averle pedinate per qualche giorno, regalavo loro un gingillo e le convincevo ad accompagnarmi in periferia, dove avrei comprato un regalino anche per la loro madre.
Le portavo invece in un nascondiglio segreto, dove le tombe erano già pronte.
Nessuna di loro gridò mai mentre le rapivo. Non sospettavano nulla di grave, non sapevano cosa sarebbe potuto accadere loro. Erano innocenti.
Dopo averle stuprate tutta la notte, appena il sole colorava il cielo di rosa, io le strangolavo. È in quel momento che affiorava nei loro occhi una scintilla speciale, eccitante ed affascinante. Solo chi uccide abitualmente può capire cosa intendo dire.
Non vedo l’ora di uscire per provare nuovamente quella sensazione…”
Infine:
“Ero molto premuroso, cercavo di farle morire nel giro di 5-15 minuti. In seguito controllavo con lo specchio se respirassero ancora… solo poche volte ho dovuto strangolarle nuovamente. Per essere sicuro che fossero realmente morte, passavo molte ore in compagnia dei loro cadaveri. Poi li gettavo nella fossa.
Amavano molto stare in compagnia, perciò mettevo 3-4 cadaveri nella stessa tomba. Appena cominciavo ad annoiarmi della loro compagnia, tornavo a caccia.”
Mentre scrivo questa biografia, Pedro Alonzo Lopez è ancora in prigione, in Ecuador. Ha il diritto di chiedere il rilascio sulla parola, ma difficilmente lo otterrà mai.
Anche se ci dovesse riuscire, dovrà essere processato in Perù e in Colombia per gli oltre 200 omicidi che ha dichiarato di aver compiuto in quei paesi.
DANIELE DEL FRATE 27-10-2005
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