Michele Profeta
Soprannome: Il serial killer di Padova
Luogo omicidi: Padova (Italia)
Periodo omicidi: 2001
Numero vittime: 2
Modus operandi: due uomini uccisi con la pistola
Cattura e Provvidementi: muore d’infarto in carcere nel 2004
Michele Profeta, conosciuto come il Serial Killer di Padova, fu un Serial Killer decisamente atipico. Cominciò a mietere vittime in età avanzata (cosa alquanto rara), per soldi.
Questa volta non abbiamo a che fare con una sessualità malata o con una persona provata da un’infanzi di soprusi.
Profeta era un uomo dalla doppia vita, entrambe fallimentari, pieno di vizi e senza una lira. Uccise in preda ad una particolare follia, che lo aveva spinto ad elaborare un piano contorto e malato allo scopo di estorcere dei soldi alla comunità. Un caso quasi unico.
Nato a Palermo nel 1947, della sua infanzia non si sa molto, ma sembra che su di essa abbia pesato molto la figura della madre, un donna autoritaria, più grande dei figli di oltre 40 anni (Michele Profeta è il suo secondogenito).
La vita di Profeta fu seriamente segnata da molti dispiaceri e fallimenti personali, dissapori familiari, problemi di salute (soffriva di una patologia congenita al cuore) e materiali (mancanza di denaro e debiti al gioco), negli studi (non riuscì a finire l’università), nella vita sentimentale (matrimonio fallito con due figli) e non ultima quella professionale (tentò molte strade, rimediando solo umiliazioni e licenziamenti).
Tutto questo, sommato ad una personalità ambiziosa e narcisista quale la sua, contribuì a formare una miscela esplosiva.
La scintilla sopravvenne agli inizi del 2001, in seguito all’ennesimo licenziamento che lo costrinse al degradante lavoro del volantinaggio. Nello stesso periodo vanno in crisi i suoi rapporti coniugali: fino ad allora, Profeta aveva condotto per 15 anni una doppia vita, tenendo in piedi il matrimonio con la seconda moglie e, contemporaneamente, un’altra relazione con la segretaria dell’agenzia finanziaria nella quale aveva lavorato a Palermo.
L’uomo viveva a turno con le 2 donne, ciascuna ignara dell’altra, passando molto del suo tempo fuori di casa, al Casinò. Aveva studiato a lungo statistica nella speranza di vincere più facilmente.
Alla soglia dei 50 anni, dovendo trasferirsi in Veneto, si trasferì a vivere ad Adria (Rovigo) con la moglie e i figli e a Mestre con la convivente.
Doppia vita, vizio del gioco e lavoro precario gli impedivano di vivere dignitosamente, i soldi non bastavano mai, così Profeta elaborò un folle piano: messosi in contatto con le autorità, chiese 12 miliardi di lire per non dare il via ad una catena di omicidi di persone scelte a caso in qualsiasi città.
Il primo messaggio minatorio, scritto con un normografo, venne recapitato il 12 (questo numero ricorse spesso nella vicenda criminale di Profeta) gennaio 2001 alla questura di Milano.
Come promesso, il 29 gennaio arrivò la prima vittima, Pier Paolo Lissandron, 38 anni e tassista da 13, colpito alla nuca da un colpo di pistola ravvicinato. Nonostante si trattasse di un delitto a sangue freddo, risultò subito evidente che l’omicidio non era opera di un professionista: a causa dell’imprecisione dello sparo, il tassista non morì sul colpo, bensì un’ora dopo il suo ricovero in ospedale.
Il giorno dopo giunse il secondo messaggio a Milano, nel quale il killer ribadiva la sua richiesta.
Il 10 febbraio (12 giorni dopo il primo omicidio), Profeta sparò 3 colpi alla testa al giovane agente immobiliare Walter Boscolo, 37 anni, che gli stava mostrando un appartamento al centro di Padova. Vicino al corpo di Walter Boscolo, l’assassino lasciò un altro messaggio e 2 carte da gioco, raffiguranti il re di quadri e il re di cuori.
L’omicidio dell’agente immobiliare andò a sommarsi con quelli molto simili del tassista Pier Paolo Lissandron e del netturbino Furio Dubrini. Tre omicidi senza movente e apparentemente correlati nel giro di pochissimo tempo.
Nonostante tutto, le indagini si rivelarono tutto altro che un intricato rompicapo.
Tradito da una scheda telefonica, usata sia per contattare Boscolo che la propria famiglia a Palermo, e rintracciato attraverso uno dei suoi telefonini (ne possedeva una decina), Michele Profeta fu arrestato il 16 febbraio a Padova, mentre preparava il terzo omicidio: aveva con sé una pistola carica e il re di fiori. La sua “avventura” era durata appena venti giorni.
Nella sua casa di Mestre fu trovato un mazzo di carte da gioco privo di re e un normografo usato per scrivere i messaggi ricevuti dalle autorità e ritrovati accanto alle vittime.
Interrogato dalle autorità, alternò qualche confessione formale con brusche ritrattazioni.
In cella si dedicò alla storia della Bibbia in attesa del verdetto della Corte che, oppostasi ad una perizia psichiatrica, lo condannò all’ergastolo.
Dopo la prima condanna, Profeta inviò un manoscritto al suo avvocato nel quale affermò di aver ucciso su ordine “di una voce amica, mi credevo nelle mani di Dio invece sono finito nelle mani del maligno“.
Il 16 luglio 2004, il Serial Killer Michele Profeta è stato stroncato da un infarto mentre sosteneva il suo primo esame universitario.
Stava scontando l’ergastolo a Voghera (Pavia) e per l’occasione era stato portato nella sala avvocati di San Vittore, per dare l’esame di storia della filosofia .
Si è accasciato mentre rispondeva alle domande della commissione.
LE TAPPE
Di seguito, trovate le tappe fondamentali delle vicende di Michele Profeta.
– 2001 –
29 Gennaio – Il tassista Pierpaolo Lissandron viene ucciso nella sua vettura con un colpo di pistola sparato alle spalle. Nei giorni successivi viene recapitata una seconda lettera alla Questura milanese, contenente minacce e richiesta di denaro.
10 Febbraio – L’agente immobiliare Walter Boscolo, attirato in un appartamento in vendita, viene ucciso con tre colpi di pistola alla testa. Accanto al corpo vengono trovate una lettera contenente la frase “anche questa non è una rapina” e due carte da gioco: i re di quadri e di cuori.
12 Febbraio – Il corpo bruciato del docente universitario di Chimica Luigi Pasimeni viene trovato nei pressi dell’Istituto di Farmacologia. Dell’omicidio sarà poche ore dopo accusato il figlio Paolo, che con il padre era in contrasto da tempo, escludendo così l’ episodio dalle vicende legate al serial killer.
16 Febbraio – Michele Profeta, di origine siciliana ma residente a Mestre, viene fermato a Padova per l’omicidio di Boscolo. Nel corso delle perquisizioni vengono trovati un revolver Iver Johnson calibro 32, ritenuto l’arma del delitto, un mazzo di carte dal quale mancano i quattro re, il normografo con il quale, secondo l’accusa, erano state scritte le lettere del serial killer.
27 Aprile – La consulenza balistica affidata al prof. Luciano Cavenago afferma che il revolver sequestrato a Profeta è compatibile con quello che ha ucciso sia Lissandron che Boscolo.
30 Maggio – L’avv. Nino Marazzita, uno dei difensori di Profeta, lascia l’incarico assieme al criminologo investigatore Carmelo Lavorino. Profeta, in precedenza, aveva rifiutato di avvalersi del legale palermitano Antonio Scalone, che gli era stato messo a disposizione dal fratello. La difesa di Profeta rimane affidata all’ avvocato Elena Maltarello di Adria (Rovigo).
30 Giugno – Michele Profeta viene trasferito dal carcere Due Palazzi di Padova a quello di Voghera, dopo la scoperta di un presunto tentativo di evasione.
5 Dicembre – Il Pm di Padova Paolo Luca annuncia che le indagini sugli omicidi di Lissandron e Boscolo, per i quali è accusato Profeta, sono concluse.
– 2002 –
21 Gennaio – Michele Profeta viene rinviato a giudizio quale responsabile degli omicidi Boscolo e Lissandron.
22 Marzo – Inizia il processo in Corte d’Assise a Padova, ma il palermitano non si presenta né alla prima né alle successive udienze, adducendo “motivi di salute”.
12 Aprile – Durante la perizia psichiatrica svolta per conto della difesa dal prof. Vittorino Andreoli, Michele Profeta ammette per la prima volta le sue responsabilità nei due delitti. Per Andreoli il movente andrebbe ricercato in una delirio di onnipotenza che affliggerebbe l’imputato.
24 Aprile – Profeta per la prima volta si presenta in udienza, la sesta, dall’inizio del processo; è il giorno in cui viene ascoltato il prof. Cavenago che ha svolto la perizia balistica sulla pistola sequestrata al palermitano.
3 Maggio – Nuovo colpo di scena: in una pre-relazione dei consulenti psichiatrici dell’accusa, si legge che Profeta ha negato di aver confessato ad Andreoli i due delitti.
8 Maggio – Il presunto Serial Killer si ripresenta nell’aula della Corte D’Assise e conferma nuovamente il contenuto del suo colloquio con il prof. Andreoli.
17 Maggio – La Corte D’Assise nega la perizia psichiatrica chiesta dalla difesa per Profeta, ed accoglie la tesi dei consulenti dell’accusa secondo i quali il palermitano non è affetto da delirio maniacale di onnipotenza.
23 Maggio – La Corte D’Assise di Padova, dopo sei ore di camera di consiglio, dichiara Profeta colpevole dei delitti Boscolo e Lissandron e lo condanna all’ergastolo.
– 2004 –
16 Luglio – Il Serial Killer Michele Profeta è stroncato da un infarto mentre sostiene il suo primo esame universitario.
Sara Di Marzio 03.04.2006
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