Marco Bergamo

Biografie

Foto del serial killer Marco Bergamo Soprannome: Il mostro di Bolzano
Luogo omicidi: Italia
Periodo omicidi: 1985 – 1992
Numero vittime: 5
Modus operandi: colpiva le sue vittime con diverse coltellate.
Cattura e Provvidementi: ergastolo

Marco Bergamo nasce a Bolzano nel 1966 ed ha un’infanzia difficile e solitaria.
Affetto da un ritardo nel linguaggio già a soli 4 anni, poi l’obesità e la boriasi contribuiranno a scatenare la sua chiusura verso il mondo: introverso e con pochi amici, coltiva hobby come la fotografia, l’automobilismo e le lunghe passeggiate in montagna.
Da ragazzo colleziona coltelli, tanto da portarne sempre uno con se’.
Di intelligenza media, consegue un diploma e svolge lavori manuali. Nessun precedente penale per lui che, sonnambulo e erotomane, ha comunque qualche piccola perversione sessuale: ruba indumenti intimi femminili.

Nel maggio 1992, a soli 26 anni, gli vien asportato un testicolo.

Bergamo apparentemente sembra un giovane come tanti, ma si rivelerà presto un serial killer spietato e metodico.

E’ il 3 gennaio 1985, la prima vittima è Marcella Casagrande, 15 anni, viene ritrovata riversa sul pavimento di casa. La dinamica del delitto rivela che chi l’ha compiuto aveva buona dimestichezza con il coltello e un’ottima conoscenza dell’anatomia umana.

La giovane viene sorpresa da dietro, le vengono inferte numerose coltellate, vengono sferrati colpi velocissimi come proiettili, uno raggiunge la colonna vertebrale incidendo la decima vertebra, poi la giovane viene tenuta per i capelli affinché il collo resti immobile mentre l’assassino procede allo scannamento.

Annamaria Cipolletti è la seconda vittima, 40 anni. Di giorno insegnante di scuola media, di sera Annamaria incontra uomini a pagamento, facendosi pagare molto bene (dalle 100 alle 150 mila lire a prestazione). Viene ritrovata scannata da 19 coltellate, l’assassino le ha rubato gli indumenti intimi, ma non c’è violenza sessuale. Un appunto della donna dice: “Marco andato via“.

La terza vittima è Renate Rauch, di 24 anni, prostituta. La giovane viene ritrovata cadavere in un parcheggio quasi deserto. Qualche giorno dopo, sulla tomba di Renate verrà rinvenuto un mazzo di fiori con un biglietto: “Mi spiace ma quello che ho fatto, doveva essere fatto e tu lo sapevi: ciao Renate! Firmato M.M.”

Gli inquirenti ipotizzano che la doppia “M”, sia una ripetizione spavalda del nome Marco.

Il 21 marzo 1992, viene ritrovata la quarta vittima, Renate Troger, prostituta di 18 anni.

La giovane viene ritrovata morta in un piazzale: muore per strangolamento, poi sgozzata e sul suo cadavere vengono inferte 14 coltellate .

La quinta e ultima vittima di Marco Bergamo è Marika Zorzi, anche lei prostituta diciottenne, scaricata agonizzante sul ciglio di una strada dopo essere stata colpita da 28 coltellate: è il 6 agosto 1992, compleanno di Bergamo, che il killer ha voluto festeggiare a modo suo.

Marco Bergamo viene arrestato poco dopo il suo ultimo delitto e durante il processo emerge la sua vera personalità. Bergamo è un uomo spaventato dalle donne.

Una prostituta al processo racconta: “mi spogliava e basta, mi chiedeva di vendergli la biancheria intima, ma non potevo tornare a casa nuda“.

Bergamo confessa solo tre dei cinque delitti e dice: “Marika Zorzi, visto che avevo solo un testicolo, non voleva continuare, le ho chiesto di ridarmi i soldi ma lei si è messa ad urlare, le ho dato due schiaffi, mi ha aggredito dicendomi di essere un figlio di puttana, solo questo ricordo“. Poi continua: “Con Renate Rauch ci sono andato solo per uscire dalla monotonia, invece di Marcella Casagrande ricordo solo che avevo le punte delle dita sporche di sangue, mi sono alzato e sono uscito“.

Bergamo non aveva amicizie femminili, l’unica relazione amorosa, avuta tra il 1990 e 1991, era durata 7 mesi e senza rapporti sessuali: “lei non mi ha mai toccato nelle parti intime ed io avevo paura di un suo rifiuto“. Bergamo odia le donne, di loro dice: “La donna è proprio un essere ignobile, egoista, una persona che usa l’uomo, come l’uomo fuma una sigaretta“, insomma Bergamo aveva deciso di punire a modo suo le donne, soprattutto le prostitute, le donne più accessibili.

Dopo un accurato esame psichiatrico, Bergamo viene riconosciuto, seppur con una mente fortemente disturbata, capace di intendere e volere nel momento degli omicidi. Il processo viene trasmesso su Rai 3 e il padre di Bergamo, per la vergogna, si impicca.

Nel processo emerge che per Bergamo uccidere rappresenta la maggiore perversione, che ricorre in lui soprattutto la notte, all’interno dei sogni. All’interno della sua confessione si lascia andare ad alcune dichiarazioni in questo senso, come “Questa notte per esempio le ho dovuto mettere una bomba in bocca per ucciderla, 2 caricatori non sono bastati” e “Nei sogni, quando colpisco le donne, lo faccio al cuore e alla testa: si uccidono meglio, si centrano gli organi vitali.”

Marco Bergamo è stato condannato all’ergastolo, anche se nel 2005 ha ottenuto un permesso premio, notizia che ha sconvolto l’intero paese.

Sara Di Marzio febbraio 2008

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