Karl Grossmann – Il Macellaio di Berlino
Soprannome: Il macellaio di Berlino
Luogo omicidi: Germania
Periodo omicidi: 1913 – 1921
Numero vittime: 50 +
Modus operandi: pedofilo, uccideva prostitute e poi macellava i corpi venduti in seguito come carne vicino alla stazione
Cattura e Provvidementi: si impiccò in carcere il 5 luglio 1922
E’ risaputo che durante la prima guerra mondiale la popolazione della Germania, così come quella delle altre nazioni europee, dovette arrabattarsi per tirare avanti: fu allora che un diabolico personaggio escogitò un idea bestiale; fece sparire molte persone, in maggioranza donne, e ne ottenne un tornaconto al di là di ogni immaginazione.
In un paese vicino a Berlino, esattamente a Neuruppin, nacque, nel 1863, Karl Grossmann.
Fin da piccolo la sua natura si rivelò sadica e violenta: in età ancora adolescenziale molestava i coetanei di entrambi i sessi, costringendoli a subire anche delle torture per soddisfare la sua voglia irrefrenabile di sangue.
Mentre Karl cresceva anche la sua insaziabile perversione aumentava in maniera esponenziale: poco prima che scoppiasse la prima guerra mondiale, il sadismo ossessionava la personalità di Grossmann e col tempo la sua aggressività degenerò nello stupro, nella violenza ed infine in omicidi bestiali.
Un giorno del 1913, fece entrare in casa, un appartamento a Berlino dove viveva da qualche anno, una prostituta promettendole un guadagno maggiore rispetto a quello che lei percepiva di norma. Dopo avere fatto sesso, prese un’ascia e la fece a pezzi; le ossa e altre parti del corpo che non gli servivano le mise in un sacco e le gettò dentro ad un fiume, il resto lo conservò per utilizzarlo nel suo futuro commercio di panini.
Ai vicini non piaceva questa figura introversa e solitaria, ma Karl non diede mai peso alla loro considerazione. Al contrario, meno contatti aveva e meno erano i rischi che venissero a galla le sue tremende verità.
A volte di notte andava nei cimiteri per dissotterrare dei cadaveri e stava loro accanto per delle ore ad osservarli.
Nei primi tempi dopo il suo arrivo a Berlino per mantenersi si arrangiò a fare dei piccoli lavoretti, ma presto lasciò quegli impegni per dedicarsi alla sua nuova “attività” di venditore ambulante di hamburger.
Quasi tutte le sere usciva per andare a bere in qualche vecchio e sudicio locale frequentato da alcolizzati e prostitute. In uno di questi posti, chiacchierando con un conoscente, affermò una sera che presto si sarebbe messo a vendere degli hot dog con della carne molto pregiata che nessuno aveva mai consumato e che si sarebbe posizionato di fronte alla stazione ferroviaria della città.
Quella stessa sera quando uscì dalla locanda incontrò una prostituta di nome Franziska Schamzkovski, di origine polacca, e la portò nel suo appartamento per soddisfare le sue voglie sessuali. Soddisfatto il suo bisogno, con un colpo d’ascia le staccò la testa; finì la sua mattanza tagliandola in vari parti e conservando ciò che poteva servire per riempire i panini da vendere il giorno dopo alla stazione.
I vicini erano sempre più incuriositi da questa tetra presenza, in alcune circostanze sentirono provenire dall’abitazione di Grossmann dei rumori strani, ma non diedero molto peso a questo fatto. Ciò che invece insospettì (e non poco) le famiglie che abitavano di fronte fu il continuo movimento di ragazze giovani che entravano in casa di Grossmann: le vedevano entrare, ma non le vedevano mai uscire.
Una sera del 1918, Karl notò un bambino che stava giocando in un cortile. Assicuratosi di non essere visto da nessuno, lo prese e ne abusò sessualmente, poi lo torturò e lo minacciò di non parlare con nessuno dell’accaduto; in seguito si dileguò e andò nella solita locanda a bere fino alla chiusura del locale.
Non tutti i bambini dei dintorni furono fortunati come questo: molti di loro furono uccisi e venduti come carne da macello da un sadico assetato di sangue.
Il giorno dopo arrivò alla polizia la denuncia da parte dei genitori del ragazzino, che evidentemente era riuscito a raccontare il fatto nonostante le minacce ricevute. Il piccolo diede anche una descrizione del bruto.
Nello stesso periodo erano già sparite diverse prostitute e nel fiume Spree, che tocca i confini della Polonia, furono rinvenuti i resti di diversi adulti: una stima iniziale stabilì che tutte quelle ossa dovevano appartenere a circa quaranta persone.
Con la fine della guerra, la polizia ebbe modo di concentrarsi meglio su questi efferati delitti, anche se con i pochi elementi a disposizione non poterono fare molto per rintracciarne il colpevole.
Nel mese di novembre del 1920, alcuni ragazzi che stavano giocando nei pressi di un ponte trovarono due corpi di donne decapitati, entrambi erano stati sezionati, le teste furono scoperte nelle vicinanze. La vittima più anziana, non identificata, era deceduta quattro giorni prima della più giovane, che risultò essere una prostituta conosciuta dalle forze dell’ordine.
Quattro mesi dopo un vagabondo notò i resti smembrati di altre tre donne, che galleggiavano in una pozza d’acqua, i poliziotti dovettero intervenire per recuperare quel che ne rimaneva.
La furia omicida di Grossmann non conobbe limiti: alcuni adolescenti che giravano da soli per le strade di Berlino caddero vittime del “Macellaio“, alcuni di loro furono portati in casa sua, per poi essere sezionati e preparati per la vendita al mercato nero.
Alla stazione dei treni intanto gli affari per Grossmann andavano a gonfie vele: i suoi clienti apprezzavano quella carne tenera e dolce, alcuni di loro gli chiesero da dove provenisse, ma lui fece sempre l’indifferente cercando di evitare pericolosi discorsi.
I detective nel frattempo condussero delle ricerche nelle zone frequentate dalle prostitute, interrogandole per ottenere indizi. In mano avevano solamente una pallida descrizione fatta da quel bambino che fortuitamente si era salvato, perciò al momento i poliziotti si trovavano di fronte ad un muro invalicabile.
Il 21 agosto del 1921, i vicini di casa sentirono delle grida spaventose provenire dall’appartamento di Grossmann, seguite dopo qualche istante da un silenzio tombale. A differenza di altre volte, decisero di andare alla polizia per raccontare l’accaduto.
Nel pieno della notte gli agenti fecero irruzione nella casa di Grossmann; in cucina trovarono disteso sul pavimento il corpo di una donna, identificata come una nota prostituta, pronta ad essere macellata come le altre scomparse. Rinvennero inoltre delle tracce di sangue appartenenti ad altre tre vittime nelle altre stanze. Grossmann fu immediatamente arrestato e portato in carcere.
Durante l’interrogatorio, gli agenti non riuscirono a farlo confessare i delitti di tutte quelle persone scomparse. Al contrario, l’atteggiamento del “Macellaio di Berlino” nel corso del processo fece irritare più di una volta la gente in aula; quando il giudice emise la sentenza di condanna a morte ci si attese una sua disperata reazione: Karl invece, sempre più sprezzante, si fece una bella risata.
Nonostante l’assenza di una confessione, si riuscì a calcolare che le sue vittime si aggirassero intorno alla cinquantina.
Il 5 luglio del 1922, le guardie del penitenziario lo trovarono impiccato nella sua cella, esattamente come aveva già fatto anche Karl “Il Cannibale della Slesia” Denke, lasciando così tante domande senza risposte.
Si ipotizza che tra le tante vittime ci fosse anche una nota nobildonna che Grossmann conobbe in circostante mai chiarite, ma queste sono solo ipotesi scritte dalla stampa tedesca dell’epoca.
Questo serial killer resta ai posteri come una figura tetra e oscura, che macellava le sue vittime come nulla fosse. Chi ha assistito alle udienze in tribunale si è reso conto di trovarsi di fronte non un uomo, ma un personaggio diabolico.
Luigi Pacicco maggio 2008
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