Joseph Vacher
Soprannome: Lo squartatore francese
Luogo omicidi: villaggi adiacenti a Lione (Francia)
Periodo omicidi: 1894 – 1897
Numero vittime: 11 +
Modus operandi: squartava le sue vittime
Cattura e Provvidementi: condannato a morte il 31 dicembre 1898 alla ghigliottina
Circa sei anni dopo i terribili avvenimenti che afflissero la Londra Vittoriana nel 1888, con le gesta di Jack lo Squartatore, la Francia si apprestava ad avere un suo emule, ma con un esito finale diverso: lo Squartatore francese avrebbe avuto un nome.
Il 20 maggio del 1894, a Vienne, che dista pochi chilometri da Lione, la ventiduenne Eugènie Delhomme è appena uscita dal posto di lavoro, aspetta sul ciglio della strada il suo ragazzo che deve passare a prenderla come fa di solito.
Quel giorno di primavera il suo fidanzato ritarda, per cui la giovane decide di andargli incontro percorrendo la stradina che in quel momento è deserta. Ad un certo tratto della strada, Eugènie incontra un vagabondo con un sacco sulle spalle, il volto sfregiato e l’occhio destro ricoperto di sangue rappreso. Si spaventa e affretta il passo, con la speranza che il suo ragazzo arrivi il più presto possibile.
Ma il destino della ragazza è già scritto: l’uomo la raggiunge e la strozza, finisce il suo orrendo lavoro trascinandola dietro un cespuglio, violentandola e poi squartandola fino a farle fuoriuscire le budella.
Quando viene ritrovato il corpo, i sospetti cadono sul fidanzato che però convince i gendarmi di essere estraneo al delitto.
Passano circa tre mesi e lo squartatore colpisce ancora.
La tredicenne Luis Morel sta giocando nei pressi di una fattoria, quando sente della musica provenire dalla stalla. Incuriosita, la bambina va a vedere di cosa si tratta, ma appena questa ha varcato la soglia, il vagabondo le taglia la gola uccidendola all’istante, poi comincia il suo rituale di sventramento, asportando vari organi e portandoseli via.
L’assassino si prende quindi una pausa di un anno, anche perchè le acque sono parecchio agitate.
Nel maggio del 1895, Adele Mortureux, di diciassette anni, incrocia il suo carnefice in una zona di campagna mentre sta tornando a casa. L’assassino la attira suonando la propria fisarmonica e, appena la ragazza si è avvicinata abbastanza, le sferra diverse pugnalate al petto. Dopo aver portato il cadavere dietro un albero, lo squartatore lo violenta e finisce il suo macabro rito squartandone il ventre.
Senza fissa dimora, con quella sua aria da poveraccio, lo squartatore gira indisturbato, pedinando e spiando le sue vittime, che sceglie in modo del tutto casuale, rendendo difficile il lavoro agli investigatori che non hanno la minima idea di chi possa aver compiuto quei delitti atroci.
Nell’agosto del 1895, una donna di sessantadue anni si trova sola in casa e sta preparando la cena per suo figlio, che fa il pastore in un campo li vicino. Il vagabondo entra da una finestra semiaperta del cortile e prende di sorpresa la donna: la sbatte a terra con forza, la violenta, la pugnala ripetutamente e la sventra asportandole il cuore, dopodiché sparisce. Il cadavere sarà rinvenuto poco dopo dal figlio.
In seguito a questo omicidio, la polizia intensifica le ricerche, ma non ha il minino indizio che possa far risalire al colpevole.
Passano appena dieci giorni e lo squartatore colpisce ancora: la vittima è un pastore di nome Victor Portalier, di Tournon.
I due si fermano a parlare vicino ad una strada di campagna, sembra essere una conversazione tra amici, fino a che il vagabondo tira fuori dal suo sacco un coltello enorme e lo infila dritto nel collo del poveretto, infierendo con ferocia diverse volte, fino a quasi decapitarlo.
Il corpo viene poi nascosto in un fosso.
Alcune persone informano la polizia di aver visto un uomo con un sacco sulle spalle e una fisarmonica aggirarsi per la campagna. In particolare, un contadino afferma di aver dato un passaggio ad un vagabondo, che aveva il volto marchiato da una vistosa cicatrice e un occhio ricoperto di sangue, ma le ricerche non portano a nulla.
Intanto, nell’ombra, lo squartatore francese prosegue con la sua carneficina, convinto di non essere mai catturato come il suo predecessore londinese.
Una ragazza di nome Aline Alise, di sedici anni, sta tornando a casa da scuola. Quel giorno, a differenza di altri, rinuncia alla compagnia di un suo amico e si dirige da sola verso un sentiero di campagna, probabilmente per accorciare il percorso.
Per sua sfortuna, incontra il vagabondo che con una scusa la ferma e l’afferra per il collo fino a soffocarla. L’assassino le strappa poi i vestiti, la violenta e inscena il solito rituale dello squartamento. Questa volta, oltre a qualche organo, asporta anche un seno.
Nel frattempo, l’ispettore Fourquet cerca di tracciare un profilo dell’assassino in base ai racconti dei testimoni, ma gli orrendi delitti si susseguono, tanto che viene trovato un altro corpo mutilato di un giovane pastore di quattordici anni.
La fortuna del killer sembra esaurirsi nel marzo del 1896, quando tenta di strangolare Marie Derouet.
Le grida della donna attirano l’attenzione di un passante che con estrema rapidità riesce a far scappare l’aggressore. I due hanno visto molto bene il viso dello squartatore e riportano una descrizione dettagliata all’ispettore che sta seguendo il caso: barba nera, occhio destro arrossato, labbro superiore rivolto verso l’alto, orecchio destro tagliato, cicatrice profonda sulla guancia, pochi capelli e abiti scuri.
I giornali cominciano a parlare dello squartatore, pubblicando anche illustrazioni di vignette macabre, facendo così aumentare il panico tra gli abitanti della zona e soprattutto tra i pastori che lavorano da quelle parti.
L’assassino non sembra curarsi di queste notizie e di un suo possibile riconoscimento, tanto e vero che riprende ad uccidere nel settembre del 1896. La sventurata si chiama Marie Maussier, di diciotto anni, che viene trovata in un campo dal marito, con la testa fracassata ed il ventre aperto con alcune parti interne sparse intorno al corpo.
Passa circa un mese e una bambina di tredici anni, Rosine Rodier, viene avvicinata dallo squartatore mentre sta giocando nel cortile di una fattoria. Anche in questo caso, la vittima viene strangolata e l’assassino abusa sessualmente del suo corpo prima di passare all’asportazione degli organi interni.
Nel maggio del 1897, un vagabondo di nome Claude Beaupies fa amicizia con un altro barbone, passano l’intera giornata insieme, ma a tarda serata questo suo nuovo compagno si rivela essere lo squartatore. Claude viene ritrovato il giorno dopo massacrato.
Nel mese di giugno dello stesso anno, la famiglia Laurent va alla polizia per denunciare la scomparsa del loro figlio Pierre, di quattordici anni. Le ricerche sembrano vane, fino a che il corpo viene scoperto dentro ad un pozzo appartenente alla famiglia del ragazzo: oltre a riportare delle ferite di vario tipo, gli sono stati asportati i testicoli.
In modo inatteso quanto sperato, nel bel mezzo di questa escalation di violenza, arriva il giorno dell’arresto per lo squartatore: è il 4 agosto del 1897, la famiglia Plantier esce per fare una scampagnata a Bois des Pelleries.
Ad un certo punto, la signora Eugènie viene aggredita alle spalle e comincia ad urlare abbastanza forte da far accorrere subito il marito, che con fulminea rapidità, colpisce l’aggressore al volto con un sasso. Nella colluttazione, il signor Plantier viene ferito con una forbice, ma grazie all’intervento di altri tre passanti riescono ad immobilizzare lo squartatore e portarlo alla polizia.
A questo punto, l’arduo compito dell’ispettore Fourquet è quello di fargli confessare i vari delitti. L’ispettore è fermamente convinto di aver in mano il colpevole, ma i suoi lunghi interrogatori all’inizio non portano a nulla. Al contrario, gli scatenano contro la stampa, che lo accusa di mettere sotto torchio un povero disgraziato per farlo confessare.
Nonostante gli siano tutti contro, Fourquet non demorde e cerca di capire la psiche del vagabondo, fino a quando intuisce che non sopporta essere deriso o screditato. Allora l’ispettore prende una copia di un giornale e mostra al sospettato cosa si pensa di lui: in prima pagina c’è scritto che è stato arrestato solamente un mitomane e non il vero squartatore.
Il killer, preso dall’ira, confessa quindi tutti gli omicidi, fornendo anche i particolari di un delitto ancora sconosciuto.
Il nome dello squartatore è Joseph Vacher, nato da genitori contadini, che tiravano avanti a stento, il 16 novembre del 1869 a Beaufort, ultimo di quindici figli.
La sua gioventù era stata piena di violenze: Joseph si divertiva a torturare dei piccoli animali, godendo nel vederli soffrire. Un giorno venne anche morso da un cane con la rabbia.
A scuola, spesso malmenava a sangue i suoi compagni.
Durante il servizio militare, conobbe una ragazza di nome Luise e se ne innamorò subito. La sua passione diventò però presto un’ossessione. Joseph si convinse così che la donna lo tradisse con un suo commilitone perciò, per sbarazzarsi di quel presunto rivale, tentò di ucciderlo.
Il suo piano fallì e venne rinchiuso in un ospedale psichiatrico, dal quale fu dimesso solo qualche mese dopo.
La sua testardaggine lo fece tornare alla carica della sua ex fiamma, che però rifiutò la sua proposta di matrimonio. Fallito un tentativo di uccidere la ragazza (che gli scappa mentre cerca di strangolarla), Vacher decise dunque di suicidarsi sparandosi un colpo alla testa.
Miracolosamente il proiettile si fermò dietro l’occhio destro, risparmiandogli la vita, ma sfigurandone il volto per sempre.
Durante il processo, tenutosi ad Ain Assizes, il 28 ottobre del 1898, Joseph Vacher si è alzato improvvisamente in piedi e ha urlato: “Gloria a Gesù! Lunga vita a Giovanna d’ Arco! Gloria ai grandi martiri del nostro tempo! Gloria al grande Salvatore!“
Nonostante questa messa in scena, fu comunque giudicato sano di mente e colpevole.
Il 31 dicembre del 1898, era già pronta per lui la ghigliottina.
LUIGI PACICCO Novembre 2006
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