John Reginald Christie

Biografie

Foto del serial killer John Reginald Christie Soprannome: Il collezionista di cadaveri
Luogo omicidi: Londra (Inghilterra)
Periodo omicidi: 1943 – 1953
Numero vittime: 6 +
Modus operandi: strangolava le vittime, necrofilo
Cattura e Provvidementi: impiccato il 15 luglio 1953

John Reginald Christie nacque a Sheffield, nel 1898, in una famiglia dove l’elemento femminile prevaleva (Christie aveva 4 sorelle) e dove l’unico elemento maschile (il padre) cercava in ogni modo, spesso con sistemi violenti, di dare al suo unico figlio maschio un’educazione maschilista.
Il padre di John era un uomo violento, che picchiava frequentemente il figlio. Talvolta lo costringeva addirittura a camminare marciando militarmente.
Dal canto suo, la madre era una donna iperprotettiva e apprensiva, che cercava sempre di proteggere il figlio chiudendolo in un guscio di affetto materno, nel quale John si crogiolava fin troppo, tanto da non riuscire a socializzare all’esterno della famiglia.
Negli anni dell’infanzia, Christie divenne presto un bambino solitario, ipocondriaco, pieno di fobie e seppure fosse molto attivo sia a scuola, che nella chiesa o in varie in attività sportive, non era riuscito a farsi nessuna amicizia.
Quando aveva 8 anni, suo nonno materno morì e i genitori gli chiesero se voleva vederlo durante la veglia funebre. Christie rispose affermativamente e sorprendentemente ne rimase affascinato.
Dopo quell’esperienza, John sceglierà il cimitero come suo luogo preferito di giochi, divertendosi in particolare ad osservare tra le fessure e le crepe delle tombe, nella speranza forse di rivedere lo spettacolo che lo aveva tanto affascinato durante la veglia funebre del nonno.

Sessualmente Christie era un ragazzo inibito. Il suo primo turbamento, all’età di 10 anni, capitò quando vide di nascosto le gambe nude della sua sorella più anziana, ma quell’evento lo rese ulteriormente frustrato: Christie non aveva un buon rapporto con le sorelle, che tendevano sempre a comandarlo e a dirigerlo e dopo quell’evento se ne sentiva anche attratto sessualmente.
Conscio di non poter mai soddisfare o esplicitare quel suo turbamento, era diventato molto nervoso e i successivi primi insuccessi amorosi durante l’adolescenza non fecero che peggiorare la situazione.
Christie cominciò così a sviluppare un profondo odio nei confronti delle donne ed in particolare delle donne da cui in un modo o nell’altro si sentiva tentato o attratto. Al tempo stesso, ne aveva paura e queste due emozioni insieme si fusero in una profonda e radicata rabbia repressa nei confronti delle donne in generale.
John abbandonò gli studi all’età di 15 anni e lavorò come operatore in un cinema fino a quando non iniziò la Prima Guerra Mondiale. Fu quindi chiamato alle armi ed entrò nell’esercito, ottenendo anche una discreta stima dai suoi superiori, fino a quando un giorno durante un’azione di guerra in Francia venne coinvolto in un attacco con gas subendo gravi conseguenze: rimase momentaneamente cieco e perse la voce, tanto che fu esonerato dal servizio per motivi di salute. Christie continuò a patire degli effetti dei gas per molto altro tempo, tanto che riacquistò la voce dopo 3 anni, anche se secondo alcuni medici che lo visitarono all’epoca si trattava in realtà di una reazione psicosomatica dovuta al trauma subito durante l’attacco.
Dopo la guerra, Christie tornò a svolgere il suo lavoro che poi cambiò, diventando un impiegato.

Nel 1920, Christie, ancora muto per effetto dei gas, si sposò con una donna di nome Ethel Simpson Waddington. Anche dopo il matrimonio, le sue difficoltà sessuali continuarono ed Ethel non fece nulla per venirgli incontro, non esitando a criticarlo e offenderlo per le sue incapacità.
Christie, che dall’età di 19 anni frequentava anche prostitute, non trovava sollievo neanche con loro che, pur non pretendendo nulla da lui, non esitavano a prenderlo in giro ed umiliarlo, ricordandogli sempre la sua incapacità a soddisfare una donna normale.
Poco tempo dopo il matrimonio, Christie cambiò nuovamente lavoro, diventando postino.
Fu durante lo svolgimento di questo mestiere che si mise per la prima volta nei guai con la giustizia, rubando alcuni vaglia postali. Come conseguenza di questo atto, Christie venne incarcerato per 3 mesi.
Dopo il ritorno a casa riacquistò la voce durante un litigio con il padre per poi perderla nuovamente e riacquistarla definitivamente dopo altri 6 mesi.
Passarono neanche 2 anni da quel primo arresto, che Christie si mise nuovamente nei guai per altri furti mentre lavorava come postino, finendo di nuovo in prigione per un breve periodo.
Cominciavano inoltre a circolare con insistenza delle voci a proposito del suo frequentare le prostitute e, in parte per queste sue abitudini, in parte per i suoi problemi con la legge, i rapporti con la moglie si incrinarono ulteriormente fino a degenerare nel divorzio.
Dopo la separazione dalla moglie, Christie decise di trasferirsi a Londra.

I primi anni a Londra non furono facili per John, che dopo 4 anni finì nuovamente nelle patrie galere, stavolta per 9 mesi, con l’accusa di furto.
Uscito dal carcere, sempre più disorientato, passò da un lavoro precario all’altro e per un certo periodo convisse con una prostituta, fino a quando un giorno, durante un litigio, la colpì alla testa con una mazza da cricket, finendo in prigione per altri 6 mesi.
Su di lui, in tribunale, gravava anche il sospettato di aver commesso violenza su altre donne, ma per mancanza di prove venne condannato solo per la violenza commessa sulla convivente.
Uscito di prigione, Christie non trovò alternative a continuare una vita fatta di lavori precari, espedienti e furti. Nell’arco di poco tempo, finì nuovamente in carcere per aver rubato l’auto ad un prete che aveva provato ad aiutarlo.
Fu durante questo ennesimo soggiorno in galera che John ricontattò l’ex moglie, chiedendole di tornare a vivere con lui una volta che fosse uscito di prigione. L’ex moglie accettò e nel 1933 raggiunse John a Londra, sposandolo nuovamente.
Poco tempo dopo la nuova unione, John ebbe un brutto incidente automobilistico e fu costretto ad un lungo periodo in ospedale. Una volta guarito, tornò a casa con alcuni aspetti negativi del suo carattere ulteriormente peggiorati, in particolare l’ipocondria.
Negli anni successivi, Christie lavorò poco e rimase molto tempo a casa, ossessionato dai suoi disturbi e dalla paura di ammalarsi. Nell’arco di 15 anni si sottoporrà a ben 173 visite mediche, la maggior parte delle quali senza validi motivi.
Nel 1938, la coppia si trasferì al piano terreno (con uso esclusivo del giardino sul retro) del numero 10 di Rillington Place, una piccola e squallida casa vittoriana su tre piani, a ridosso del muro di una fabbrica e con il bagno in comune con gli altri inquilini.

Tra i tanti eventi negativi vissuti fino ad allora, Christie ebbe anche qualche fortuna, proprio in un periodo che invece la maggior parte delle altre persone non ricorderà con piacere: la Seconda Guerra Mondiale.
Christie era già troppo vecchio per poter essere richiamato alle armi, ma in compenso venne accettato come membro volontario nella milizia territoriale, uno speciale corpo della polizia che si occupava di mansioni di controllo del territorio, mantenimento del coprifuoco, oscuramento di determinate zone durante gli attacchi aerei e via discorrendo.
Gli ufficiali che risposero alla sua domanda probabilmente non controllarono i suoi numerosi precedenti, così Christie, all’età di 42 anni, tornò a vestire un’uniforme.
Rimase nel corpo di polizia per 4 anni e quello fu probabilmente il periodo più felice della sua vita: finalmente aveva uno scopo da portare avanti e si immedesimò a tal punto nel suo compito da diventare un fanatico sostenitore della legge, tanto che tra i colleghi si guadagnò lo scherzoso soprannome di “Himmler di Rillington Place”.
Christie prese talmente sul serio il suo lavoro da arrivare al punto da spiare i suoi vicini di casa alla ricerca di ogni minima infrazione.
Un’altra particolarità che gli piaceva di questo lavoro era la possibilità di avvicinare donne con maggiore facilità grazie alla divisa, tant’è che si fece anche un’amante, il cui marito era in guerra, ed approfittando delle numerose assenze della propria moglie, spesso si recava da lei a passare ore liete. Almeno fino a quando un giorno il marito rincasò a sorpresa, scoprendo il tradimento e riempiendolo di botte.
Dopo quella brutta esperienza, Christie incontrerà donne solo a casa propria. Una di esse ebbe la sfortuna di diventare la sua prima vittima…

La prima vittima di John Reginald Christie fu Ruth Fuerst, una immigrata austriaca di 21 anni che lavorava come operaia in una fabbrica di munizioni e che di tanto in tanto arrotondava lo stipendio facendo la prostituta.
Christie conobbe Ruth in un pub durante l’estate del 1943 e riuscì ad ottenere il suo interesse facendo leva sul suo ruolo in divisa.
Ruth cominciò così a frequentare la casa di Christie, al numero 10 di Rillington Place, ogni volta che la moglie di John si trovava a Sheffield dai parenti.
Durante uno di questi incontri clandestini accadde un imprevisto: John ricevette un telegramma dalla moglie che lo avvertiva che stava tornando anzitempo insieme al fratello. Christie preso dal panico disse a Ruth di andarsene immediatamente, ma lei si era già spogliata, voleva fare l’amore e rifiutò di andarsene. Christie decise così di risolvere il problema in modo estremo: fece l’amore con lei e, durante l’amplesso, la strangolò con una corda.
Terminato il rapporto con quello che ormai era un cadavere, avvolse il corpo di Ruth con i suoi vestiti e lo nascose sotto un’asse di pavimentazione nella cucina.
Quando la moglie tornò a casa insieme al fratello, i due non si accorsero di nulla.
Il giorno dopo, il fratello della moglie se ne andò via e durante la notte successiva Christie tirò fuori il cadavere e lo seppellì nel giardino. I vestiti furono inceneriti il giorno successivo.
Mesi dopo, fortuitamente, Christie dissotterrò il teschio di Ruth e incenerì anche quello.
La scomparsa della ragazza fu segnalata alla polizia il primo settembre, ma le indagini non portarono a nessun risultato.

Si sono fatte svariate ipotesi sui motivi che hanno portato Christie ad uccidere per la prima volta, una delle più accreditate è che dopo l’umiliazione sofferta dal marito tradito, Christie aveva un’assoluta necessità di manifestare nuovamente il suo potere per trovare di nuovo fiducia in sé stesso e lo manifestò nella maniera più tragica: uccidendo.
Dopo quel primo omicidio, Christie scoprì di non riuscire più a provare piacere con le donne a meno che queste non fossero immobili ed inermi. Il suo lato più strettamente necrofilo era tornato a galla e presto si sarebbe manifestato in nuovi crimini.
Un anno dopo, quando il suo compito nella polizia terminò, Christie trovò lavoro in una azienda di apparecchi radio ed anche la moglie cominciò a lavorare in una fabbrica.
All’incirca nello stesso periodo, Christie conobbe quella che poi diventerà la sua seconda vittima: Muriel Eady, una donna di 32 anni che lavorava nel reparto assemblaggio dell’azienda in cui lavorava anche lui.
I due fecero amicizia e Christie invitò varie volte Muriel e il suo fidanzato a casa propria, dove Ethel preparava loro il the e talvolta anche la cena.
Muriel non era una donna particolarmente affascinante, era bassa di statura, piuttosto robusta e non aveva un bellissimo viso, ciononostante Christie posò più di una volta gli occhi su di lei e venne preso dal desiderio di riprovare le intense emozioni provate l’anno prima con Ruth Fuerst, fino a che decise di escogitare un piano per rendere ciò possibile.
Nell’ottobre del 1944, Ethel tornò per un certo periodo a Sheffield dai parenti e Christie decise di approfittarne passando all’azione. In quel periodo, Muriel soffriva di una fastidiosa tosse e Christie, facendo leva sulle nozioni di pronto soccorso imparate durante il lavoro nella polizia, invitò Muriel a casa sua, sostenendo di avere un rimedio efficace contro il catarro di cui lei soffriva.
La ragazza si fidò, senza temere nulla, e si recò al numero 10 di Rillington Place ignorando che la attendeva una trappola pressoché perfetta: Christie aveva preparato una vaschetta di vetro con un coperchio di metallo, dentro la quale vi erano dei liquidi per inalazioni insieme ad alcune sostanze profumanti. Sul coperchio di metallo vi erano due fori, attraverso i quali passavano due tubicini di gomma, uno era collegato alla conduttura del gas, mentre l’altro ad una specie di mascherina attraverso la quale Muriel avrebbe dovuto respirare il monossido di carbonio.
Confidando in uno speciale rimedio contro il catarro, Muriel iniziò così ad inalare il gas fino a ritrovarsi in stato di semi-incoscenza, senza possibilità di difendersi. A quel punto, Christie, approfittando della sua debolezza, la strangolò con una corda.
Dopodiché, ebbe un amplesso con il suo cadavere, provando nuovamente quel senso di potere e al tempo stesso di pace che l’anno prima aveva provato con la sua prima vittima. Dopo l’omicidio e l’atto necrofilo, Christie scavò una fossa nel giardino e vi seppellì il cadavere, completamente vestito, non lontano dalla prima tomba.

Arrivò il 1945 e la guerra finì, anche se le difficoltà economiche e di vita della popolazione durarono ancora a lungo.
Christie riuscì per qualche anno a tenere a freno i suoi impulsi omicidi, fino a quando, nella primavera del 1948, questi non furono risvegliati dall’arrivo di una nuova coppia al terzo piano dello stabile (al secondo era venuto ad abitare un invalido, ex-operaio delle ferrovie).
Gli inquilini in questione erano una coppia di origine gallese, composta da Timothy Evans di 24 anni e sua moglie Beryl di 19, in attesa del loro primo figlio.
Timothy Evans proveniva da un’infanzia difficile e soffriva di vari problemi fisici e psichici nonché di un ritardo mentale non indifferente, inoltre era conosciuto come un gran bugiardo e bevitore accanito. Beryl, da par suo, era una ragazza carina ma di umili origini e pretese, con scarsa cultura e intelligenza sotto la media.
Dopo la nascita della prima figlia, che chiamarono Geraldine, Beryl rimase nuovamente incinta, ma due figli per loro sarebbero stati veramente troppi, ricoperti di debiti com’erano e con difficoltà a gestirsi in maniera opportuna. Beryl era intenzionata ad avere un aborto (all’epoca ancora illegale in Gran Bretagna) e informò tutti quelli che conosceva della sua intenzione, compreso John Christie: errore questo che si rivelerà per lei fatale.
Christie, approfittando dell’ignoranza e dell’ingenuità della ragazza, riuscì a convincerla di avere una certa esperienza nella pratica degli aborti ed utilizzò tutta una serie di termini scientifici che convinsero la diciannovenne ad affidarsi a lui.
In quel periodo, l’inquilino del secondo piano si trovava in ospedale, dove sarebbe rimasto alcune settimane, e Christie premeditò con precisione e crudeltà il suo terzo omicidio.
L’8 Novembre 1949, Christie salì al terzo piano della casa, ma anziché praticare l’aborto, colse di sorpresa la ragazza, strangolandola e abusando sessualmente del suo cadavere.
La sera stessa, quando Timothy Evans tornò dal lavoro, trovò davanti a sé Christie che gli disse che la moglie era morta durante l’intervento. Evans, di carattere debole e credulone, credette alla versione di Christie ed anziché recarsi dalla polizia con la figlia Geraldine e raccontare l’accaduto, acconsentì incredibilmente alla proposta di Christie di aiutarlo a nascondere il cadavere di Beryl, che momentaneamente fu sistemato nell’appartamento vuoto dell’inquilino del secondo piano.
Il giorno seguente, il giovane gallese tornò al lavoro e quando ritornò Christie gli disse che una famiglia della vicina cittadina di Acton si era presa carico di Geraldine (anch’essa era stata in realtà strangolata) e che gli promise che si sarebbe occupato personalmente di nascondere al più presto il corpo di Beryl in una botola nel giardino.
Evans, stordito e confuso, non dubitò neanche di una parola ed accettò il consiglio di Christie e, sempre su consiglio di questo, vendette tutta la mobilia e tornò a vivere a Merthyr, in Galles, con una zia.

Superate 3 settimane di grandi tormenti, Evans decise finalmente di recarsi alla stazione di polizia di Merthyr, dove raccontò una storia senza capo né coda che insospettì notevolmente gli inquirenti. Evans, incapace ad esprimersi correttamente e manifestando un comportamento piuttosto bizzarro, tentò di difendere Christie e si inventò che Beryl era morta in seguito all’assunzione di un prodotto che avrebbe dovuto provocare un aborto, inoltre disse alla polizia che il corpo era stato messo in una botola nel giardino.
Gli agenti di Scotland Yard decisero di fare un’ispezione sul posto, ma non trovarono nulla ed Evans, sempre più confuso, rilasciò una seconda dichiarazione, stavolta implicando Christie nella vicenda.
Gli agenti effettuarono un’altra ricerca e stavolta trovarono i corpi di Beryl e Geraldine.
Vicino ai due corpi, vi erano ancora i resti di Muriel Eady, ma sorprendentemente la polizia non li trovò. Successivamente al ritrovamento dei 2 cadaveri, furono effettuate le autopsie che stabilirono che le vittime erano morte per strangolamento, il che non coincideva con la versione di Evans che nella sua seconda dichiarazione aveva affermato che la moglie era morta durante un aborto clandestino praticato da Christie.
Evans fu portato a Londra dove, senza alcun consiglio legale, rilasciò una terza incredibile dichiarazione in cui affermava di aver strangolato la moglie dopo un litigio per motivi di denaro e di aver ucciso la figlioletta due giorni più tardi nel medesimo modo.
L’11 gennaio 1950, iniziò un processo a senso unico che si concluse in brevissimo tempo: Evans venne assolto dall’accusa di aver ucciso la moglie per mancanza di prove, ma condannato per l’omicidio della figlia, ragion per cui fu condannato a morte tramite impiccagione.
Christe venne implicato nella vicenda e coinvolto nel processo, ma riconosciuto innocente.
Il 9 marzo dello stesso anno Evans venne impiccato e riceverà ufficialmente giustizia solo 13 anni più tardi, nel 1966, quando venne stabilita con certezza la sua innocenza e la sua ingiusta condanna. I suoi resti vennero rimossi da un terreno sconsacrato in cui erano stati sepolti e trasferiti in un cimitero cattolico di Londra.

Dopo il processo e l’esecuzione di Evans, Christie entrò in una profonda depressione.
L’ansia derivante dalla paura di essere scoperto e condannato l’aveva duramente provato, aveva perso il lavoro ed nell’arco di pochi mesi aveva perso anche più di 20 chili di peso.
Fu per questo ricoverato per 3 settimane, al termine delle quali uno psichiatra gli propose invano di passare un periodo di ricovero in una clinica specializzata per fare ulteriori esami.
Ad ogni modo, l’ipocondria di Christie peggiorò ulteriormente ed in soli 8 mesi si fece visitare dal proprio medico di famiglia per ben 33 volte.
La situazione migliorò leggermente quando trovò un nuovo lavoro come impiegato, ma durò poco. Christie non riusciva più ad essere preciso e costante nel lavoro e con una scusa si licenziò rimanendo nuovamente disoccupato.
La moglie non era affatto contenta di tutto ciò: spesso lo rimproverava, prendendolo anche in giro per la sua impotenza sessuale. La situazione in casa diventava di giorno in giorno più tesa ed il fatto che Ethel, a causa di alcuni suoi problemi di salute, visitava sempre meno i parenti a Sheffield, non faceva altro che renderla ancora più tesa.
Fu così che la notte del 14 dicembre 1952, dopo soli 5 giorni dal licenziamento, Christie strangolò la moglie nel sonno e la nascose sotto un asse della pavimentazione all’interno dell’abitazione.
Pochi giorni dopo scrisse una lettera alla sorella di Ethel, asserendo che la moglie non poteva più scriverle a causa di un problema reumatico alle mani, mentre ai vicini disse che Ethel era partita per Sheffield e che presto anche lui l’avrebbe raggiunta.
Ormai solo nella casa e senza più controlli, Christie sprofondò ancora di più nelle sue fantasie perverse e morbose, fino a quando, nel gennaio del 1953, perse completamente l’autocontrollo ed uccise per ben 3 volte prima di essere scoperto ed arrestato.
La sesta vittima fu Rita Nelson, una prostituta di 25 anni che il 2 gennaio 1953 venne strangolata e in seguito stuprata nella casa del suo assassino; la settima, Kathleen Maloney, uccisa nello stesso mese, venne asfissiata e strangolata prima di essere stuprata dal suo assassino necrofilo; l’ottava ed ultima vittima, Hectorina McLennan di 26 anni, venne condotta a Rillington Place con una scusa e lì la strangolata e stuprata.
Tutti e 3 i cadaveri vennero nascosti in un buco nella parete della cucina, una specie di armadio a muro che poi fu coperto con della carta da parati e un altro mobile.
Christie era riuscito sempre a farla franca, ma era cosciente che presto avrebbe dovuto scappare: il fidanzato di Hectorina (l’ultima vittima) l’aveva visto in compagnia di lei poco prima che scomparisse e continuava a fare domande, i parenti di Ethel a Sheffield cominciavano a preoccuparsi ed insospettirsi, inoltre John sapeva bene che, nonostante la temperatura molto bassa della casa (tra i 5 e i 10 gradi d’inverno), presto i cadaveri che nascondeva avrebbero cominciato ad emanare odori troppo cattivi per essere sopportati dai vicini.
Tutte queste considerazioni lo portarono a decidere di scappare in fretta e furia: Christie non rispose più alle lettere dei parenti di Ethel, vendette tutti i mobili (letto compreso) e, il 21 marzo, dopo aver sub-affittato illegalmente la casa ad una coppia di nome Reilly, scappò via cominciando a vagabondare senza meta per Londra.
Il proprietario dello stabile venne presto a conoscenza del sub-affitto irregolare, mandò via i Reilly e permise ad un inquilino del piano superiore (un immigrato giamaicano di nome Beresford Brown) di usare la cucina al piano terreno. L’uomo, facendo alcuni lavori nella cucina, scoprì in un angolo della parete della carta da pareti strappata che celava una porta. Pensando che si trattasse di una dispensa, Brown aprì la porta, puntò la torcia elettrica nel buco e scoprì con orrore un cadavere di donna, vestito solo con un reggiseno.
Il giamaicano chiamò immediatamente la polizia che, giunta sul luogo, trovò altri due cadaveri nella parete, poi un altro sotto un’asse di pavimentazione e ancora altri due sepolti nel giardino.
Dopo la macabra scoperta, partì immediatamente la caccia Christie, che divenne il ricercato numero 1 del Regno Unito.
Le ricerche terminarono dopo soli 10 giorni, quando, stanco e sfinito, l’assassino venne fermato da un poliziotto che lo aveva riconosciuto, mentre era affacciato sul ponte Putney a guardare con sguardo fisso il Tamigi.
Quando l’agente chiese al sospetto se fosse John Christie, lui rispose affermativamente e, senza opporre resistenza, si fece arrestare e portare nella stazione di polizia di Putney, dove confessò di aver ucciso la moglie, la Maloney, la Nelson, la MacLennan, la Fuerst e la Eady.
Inizialmente non confessò l’omicidio di Beryl Evans, ma l’8 giugno ammise di aver commesso anche quello. Non confessò mai invece l’omicidio della piccola Geraldine, di soli 15 mesi, il che portò a varie ipotesi: che cercasse di negare il suo omicidio più orrendo, che avesse compiuto l’omicidio insieme a Timothy Evans, o che fosse davvero Timothy Evans ad aver ucciso la figlia, per quanto fosse improbabile che due strangolatori abitassero casualmente nello stesso stabile di 3 piani.

Il processo di Christie cominciò nel giugno del 1953.
L’imputato basò la sua difesa su una presunta insanità mentale, ma la strategia faceva acqua da tutte le parti e non fu quasi presa in considerazione.
Dopo un breve processo, Christie venne giudicato colpevole di omicidio nei confronti dell’ex moglie e quello bastò a fargli ottenere una sentenza di condanna a morte tramite impiccagione. Christie venne impiccato dopo un brevissimo lasso di tempo dal processo, il 15 luglio del 1953.

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