Joe Ball
Soprannome: Alligator Man
Luogo omicidi: Texas (U.S.A.)
Periodo omicidi: ? 1938
Numero vittime: 12 +
Modus operandi: mutilava le sue vittime e le dava in pasto ai coccodrilli
Cattura e Provvidementi: si uccise il 24 settenbre 1938
La storia di Joe Ball è una di quelle che resistono al tempo. Forse nessun Texano sa con precisione quante persone abbia ucciso questo omicida, né la zona precisa dove visse, ma tutti lo conoscono e ne hanno sentito parlare almeno una volta.
È una di quelle storie che si narrano ai bambini, o che ci si racconta in campeggio davanti al fuoco.
Questa volta però non si tratta solo di una leggenda, Joe Ball è esistito per davvero.
Sono passati più di 60 anni da quando Joe Ball commise i suoi crimini, ed è veramente difficile assemblare una storia precisa sulla sua vita. Nessuno degli investigatori è ancora vivo e non esistono archivi dell’epoca.
C’è voluta la caparbietà di Michael Hall, redattore dell’ “Austin Chronicle”, un giornale molto importante del Texas. Durante tutta la primavera del 2002, Hall ha girato la nazione alla ricerca di testimoni sopravissuti, parenti delle vittime e di qualsiasi dettaglio potesse aiutarlo a ricostruire la storia di Joe Ball.
Il 1 luglio del 2002, sulla prima pagina del “Texas Magazine“, il paziente redattore ha potuto finalmente pubblicare tutto ciò che era riuscito a raccogliere sul conto dell’ “Alligator Man“. Mettendo insieme queste nozioni e quello che già si sapeva di Joe Ball, possiamo finalmente raccontarvi, in maniera abbastanza completa, le vicende di questo assassino, che ha segnato la storia del Texas.
Alla fine del 1800 lo stato del Texas è una vasta terra di frontiera, migliaia di acri di terra incolta e disabitata. Le guerre con gli indiani e le dispute territoriali con il Messico sono ormai acqua passata, e la maggior parte dei coloni guarda al futuro.
Tra di essi c’è Frank Ball, il padre di Joe. Nel 1885, Frank Ball si trasferisce ad Elemendorf, una piccola città a 15 miglia sud-est di San Antonio, fondata da Henry Elmendorf, il sindaco di San Antonio.
Poco dopo essersi stabilito, Frank stipula un prestito con una banca e, con i soldi ricevuti, apre una fabbrica per trattare il cotone, grazie alla quale diverrà presto un uomo molto ricco. Forte delle nuove finanze, Ball Senior comincia a investire in beni immobili in tutto il territorio circostante: compra e vende case, costruisce edifici e li vende, apre un emporio. Sua moglie, Elizabeth, gli dà ben otto figli, che cresceranno in una delle prime case di pietra della regione.
Tutti i figli di Frank Ball crescono in un ambiente sano e alcuni di essi si costruiscono un ottimo avvenire: Frank Jr., nel 1914, diventa amministratore distrettuale per l’istruzione, Raimond Ball apre una catena di negozi e sposa J. Terrell, che nel 1940 verrà nominata ufficiale postale da Franklin Delano Roosevelt. Ma evidentemente tutte le famiglie hanno una pecora nera…
Joseph “Joe” D. Ball nasce il 7 gennaio 1886, secondo figlio di Frank e Elisabeth.
Joe è un ragazzino solitario, non gli piace giocare con gli altri bambini, preferisce starsene da solo, esplorando l’area circostante o pescando in qualche fiumiciattolo. Appena adolescente, Ball comincia a coltivare una passione sfrenata per le armi da fuoco, passa ore a pulire le sue pistole e a fare esercizi per migliorare le proprie capacità. Diventa famoso in città per la sua ottima mira.
Il 6 aprile 1917, gli Stati Uniti dichiarano guerra alla Germania. Tra gli arruolati c’è Joe, che parte immediatamente per l’Europa.
Non si ha nessuna notizia sulle missioni a cui avrebbe preso parte Joe Ball, né si sa nulla della sua carriera di soldato, si sa soltanto che sopravisse alla guerra, tanto che, nel 1919, Joe fa ritorno Elmendorf.
L’ex soldato Ball prova a lavorare per qualche tempo con suo padre, ma non ci riesce. Dopo 2 anni passati in trincea, gli risulta davvero difficile riadattarsi alla vita civile.
Sicuramente dal padre impara l’arte degli affari e, in tempo di Proibizionismo, Joe diventa un distillatore illegale di whisky. Nonostante la pericolosità del mestiere, l’uomo gira tranquillamente lo Stato a bordo del suo furgoncino Ford, vendendo a peso d’oro diversi barili di liquore.
Alla fine degli anni ’20, assume anche un giovane tuttofare di colore, Clifton Wheeler, al quale affibbia i lavori più pesanti o pericolosi.
Si racconta che, dopo essersi ubriacato, Joe si divertisse a sparare ai piedi di Wheeler, obbligandolo a ballare il jitterbug, un ballo caratteristico. Non sappiamo se sia vero oppure no, ma è certo che Clifton Wheeler avesse una grande paura del suo “capo”.
Il Proibizionismo termina ben presto, Joe è costretto a mettere in pensione la sua distilleria ma, essendo ormai esperto in liquori, decide di comprarsi un terreno fuori città, e lì costruisce una taverna, la “Social Inn” (trad. Locanda Socievole).
Ball pensa a tutto: nell’edificio piazza il bar, un pianoforte, tavoli da gioco, un paio di camere da letto e una stanza per i combattimento dei galli. E così la Locanda ha un immediato successo, molto più di quanto ne abbia Joe, che viene ritenuto da tutti come un essere deplorevole, con il quale è meglio non avere a che fare.
Dopo qualche tempo, nonostante gli affari vadano a gonfie vele, Joe elabora un nuovo espediente per attirare la clientela: fa scavare una fossa dietro al locale, la cementa e la riempie d’acqua. Quindi riempie questa piscina con cinque alligatori, uno adulto e quattro giovani e, intorno alla piscina degli alligatori, erige un recinto alto quasi 3 metri.
L’idea di Joe funziona immediatamente: ogni giorno arrivano orde di clienti, incuriositi da quella particolare piscina. Viene ancora più gente per lo “show del sabato sera”, durante il quale Joe butta piccoli animali vivi (procioni, gatti, cani) nel recinto, scatenando la gioia della sua platea alcolizzata.
Joe è molto affezionato a quei rettili. Un giorno, un vicino osa fargli notare che dalla piscina arriva un odore fetido e Joe, in risposta, gli spara dietro mettendolo in fuga, minacciandolo di darlo in pasto agli alligatori.
Oltre agli alligatori e all’alcol, una delle maggiori attrazioni del “Social Inn” sono le bariste: Joe assume solo le ragazze più giovani e belle. Nessuna delle ragazze rimane molto a lungo alle sue dipendenze, ma Joe spiega sempre ai clienti delusi che le ragazze hanno cambiato città, in cerca di fortuna migliore.
Nel 1934, Ball incontra una donna di Seguin, Minnie Gotthardt, conosciuta da tutti come “Big Minnie” per i suoi comportamenti rudi e il suo fisico mascolino. Gli amici del locandiere trovano Minnie antipatica, disgustosa e insopportabile, ma Joe non bada alle loro considerazioni, tanto che le propone addirittura di gestire la taverna con lui.
La loro relazione dura circa 3 anni, ovvero fino a quando Joe fa “amicizia” con Dolores Goodwin, una delle sue più giovani cameriere. Dolores si innamora di Joe, anche se lui una volta le ha spaccato una bottiglia in faccia, provocandole una cicatrice sotto l’occhio sinistro e lungo tutto il collo.
Le cose si complicano ulteriormente nel 1937, quando la 22enne Hazel “Schatzie” Brown viene assunta al bar. Sicuro di sé e considerato, per l’epoca, una sorta di un sex symbol, Joe si mette insieme anche ad Hazel.
Stare insieme con tre donne contemporaneamente è sicuramente un’impresa non da poco, soprattutto se tutte e tre le donne lavorano nello stesso bar.
Parte dei problemi di Joe Ball si risolve misteriosamente durante l’estate del 1937, quando Minnie scompare improvvisamente. Interrogato da parenti e amici della ragazza, Joe spiega che Minnie è scappata per vergogna. Aveva partorito un bambino nero, in città nessuno avrebbe più avuto una buona considerazione di lei.
Nemmeno due mesi più tardi, Joe si sposa con Dolores e, durante la prima notte di nozze, le racconta di aver trascinato Minnie in una spiaggia, di averle sparato alla testa e di averla seppellita sotto la sabbia. Dolores non crede alla storia di Joe e preferisce dimenticare questa storiaccia.
Nel gennaio del 1938, Dolores ha un grave incidente stradale che le comporta la perdita del braccio sinistro. In paese nessuno ci crede, comincia a girare voce che sia stato uno degli alligatori di Joe a strapparle via il braccio.
Non ci sarà comunque tempo per accertare questa storia, perché in aprile Dolores scompare misteriosamente, seguita in breve tempo da Hazel.
Nonostante tutte le commesse di Joe continuino a scomparire nel nulla, gli affari del “Social Inn” non fanno che prosperare. O almeno fino all’estate del 1938, quando la famiglia di Minnie comincia nuovamente a porre insistenti domande, non di persona, ma attraverso lo Sceriffo della Contea di Bexar, che mette Joe in cima alla lista dei sospetti.
In autunno, un’altra famiglia comincia le ricerche della propria figlia dispersa, Julia Turner di23 anni. Anch’essa ha lavorato per Joe prima di sparire, perciò gli agenti dello sceriffo sono costretti a tornare alla taverna per interrogare l’uomo. Ball se la cava un’altra volta, racconta che la ragazza ha avuto dei problemi personali e se ne è andata via, senza dire dove, né quando tornerà.
Gli agenti perquisiscono l’abitazione di Julia e trovano tutto al proprio posto, praticamente la ragazza è partita senza prendere con sé i propri vestiti o i propri averi. La cosa insospettisce alquanto gli investigatori che però vengono raggiunti dall’ennesima scusa credibile raccontata da Joe Ball.
Durante i mesi seguenti scompaiono altre due commesse, ma il tempo si è portato via i loro nomi e la loro età. Ogni volta che la lista si allunga, gli agenti tornano al “Social Inn” per interrogare Joe Ball, ricevendo in cambio mille storie. Le ragazze scomparse sono partite in cerca di fortuna, avevano problemi con il loro ragazzo, sono fuggite con un uomo, sono scappate perché si vergognavano di qualche cosa.
Il 23 settembre 1938, finalmente la fortuna di Joe comincia a girare. Un suo vecchio vicino di casa decide di farsi avanti, e racconta agli investigatori di aver visto Joe tagliare a pezzi un corpo umano, per poi lanciarne i brandelli nella piscina degli alligatori.
Un altro uomo, un messicano, dichiara allo sceriffo John Gray che Joe Ball ha lasciato un barile maleodorante dietro ad un granaio.
Il giorno dopo, gli agenti dello sceriffo si recano proprio al granaio, ma del barile non vi è alcuna traccia.
EPILOGO
Dopo tutti questi tira e molla e dopo essersi sorbiti tutte le storie di Joe Ball, gli sceriffi Gray e Klevenhagen decidono allora di prelevare l’uomo e di portarlo direttamente a San Antonio, dove qualche magistrato più preparato di loro potrà interrogarlo in maniera migliore, magari fino a farlo confessare.
Joe accetta la proposta, mette il cartello “Chiuso” sulla porta della taverna, si beve una birra, tirafuori una rivoltella e si spara un colpo al cuore, crollando morto ai piedi dei due uomini di legge.
Nei giorni successivi, delle squadre speciali, mandate dalle centrali di polizia di tutta la regione,esplorano ogni centimetro quadrato del “Social Inn”. Viene rinvenuta solamente una sega sporca di sangue e capelli e, dal fondo della piscina, vengono raccolti dei pezzi di carne putrida. Non ci vuolemolto ad ipotizzare che Joe mutilasse le sue vittime, per poi darle in pasto agli alligatori.
Per fare ulteriore luce sul caso, viene rintracciato, arrestato e interrogato Clifton Wheeler, il tuttofare di colore assunto da Ball molti anni prima.
Clifton regge per ben due giorni, poi finalmente confessa di essere al corrente di alcune cose. Come prova, conduce gli investigatori nel posto dove è stata seppellita Hazel, in una macchia isolata vicino al fiume San Antonio.
Dopo essersi orientato per qualche minuto, Wheeler comincia a scavare nel terreno fangoso e, già dopo poche palate, dal terreno comincia a venir fuori un odore maleodorante. Molti dei presenti dovranno allontanarsi in preda ai conati di vomito, mentre dal terreno cominciano a emergere i pezzi di un cadavere: un braccio, due gambe e, infine, un torso. La testa è stata invece incenerita, ma qualche osso, soprattutto la mandibola, è facilmente rintracciabile nel cumulo di cenere vicino alla fossa.
Clifton racconta agli investigatori che il corpo di Hazel era stato “parcheggiato” per qualche mese nel barile dietro il granaio e, quando aveva cominciato a puzzare troppo, se ne erano dovuti sbarazzare. Per resistere all’odore del cadavere, mentre lo segavano a pezzi, i due uomini si erano imbottiti di birra. Wheeler aveva provato ad opporsi, ma Joe l’aveva obbligato con la forza, come sempre.
Interrogato anche sulla scomparsa di Minnie Gotthardt, Wheeler conferma che Minnie era incinta, ma di Joe, non di un nero. Joe non voleva che il bimbo rovinasse le cose tra lui, Dolores e Hazel, perciò aveva portato Minnie a Ingleside, l’aveva distratta e poi le aveva sparato alla testa. Anche in quel caso, a Clifton era toccato seppellire il corpo.
Il 14 ottobre 1938, la polizia si reca nella zona indicata da Clifton Wheeler e, dopo diverse ore di scavo, rinviene i resti decomposti di Big Minnie.
Oltre ad Hazel e Minnie, Clifton Wheeler nega di conoscere la sorte delle altre ragazze.
Dietro al bancone del “Social Inn”, viene trovato un album fotografico pieno di foto di donne. Non si sa nulla della loro sorte, né si sa chi siano, ma molte di loro potrebbero essere vittime di Joe Ball.
Non tutte però hanno fatto una fine terribile. La moglie di Joe, Dolores, viene rintracciata dagli investigatori in California. Viva e vegeta, racconta di aver lasciato la taverna in cerca di fortuna, proprio come aveva detto Ball. Due settimane dopo, a Phoenix (Arizona), viene localizzata un’altra delle ragazze scomparse. Scappata di casa per un uomo.
Le analisi condotte sulla carne putrida che era sul fondo della piscina hanno esito negativo. Non vi sono resti umani, anche se rimane qualche dubbio su alcune ossa. Ricordiamoci che siamo gli anni ’40, e forse i mezzi a disposizione della scientifica non sono all’altezza della situazione. D’altra parte, anche la carne di bambino, che Fritz Haarmann vendeva in Germania, era stata catalogata dagli investigatori come carne di maiale.
La moglie fuggitiva Dolores continuerà a difendere Joe Ball fino alla propria morte. Nel 1957 rilascia addirittura un’intervista dove ricorda suo marito come un uomo dolce, buono e molto sensibile.
Clifton Wheeler se l’è cavata con 2 anni di carcere per occultamento di cadavere. Una volta uscito, nel 1939, ha aperto a sua volta un bar. La sua fama l’ha però preceduto, costringendolo a chiudere per fallimento. Lasciato il Texas, si sono perse completamente le sue tracce.
Gli alligatori di Joe, invece, hanno trascorso i loro ultimi anni di vita facendo l’attrazione principale dello zoo di San Antonio.
Non sapremo quante siano state effettivamente le vittime di Joe Ball, né se alcune di esse siano veramente finite in pasto agli alligatori. Il mito di Joe Ball, conosciuto nel Texas e nel mondo intero come il Macellaio di Elmendorf, il Barbablù del Texas Meridionale o semplicemente come Alligator Man, continuerà invece a vivere e ad essere raccontato per ancora molte generazioni a venire.
Negli anni ’70, è stato realizzato un film ispirato alla leggenda di Joe Ball. Si tratta del secondo film del famoso regista Tobe Hooper (“Non Aprite Quella Porta”), il titolo originale è “Eaten Alive”. Il film narra la storia di un proprietario alberghiero del Texas, che uccide i propri clienti e li dà in pasto all’alligatore che tiene nascosto nel fossato dietro l’albergo.
“I gattini si dimenano miagolando nella piscina. Un grande alligatore apre le sue mascelle, le chiude velocemente, come una trappola. Il gattino ne rimane tagliato a metà mentre lancia il suo ultimo disperato miagolio. ‘C’è ne sono ancora degli altri, tesori miei!’ grida Big Joe, mentre la folla, in preda ai fumi dell’alcol, lancia urla di apprezzamento. Joe afferraun altroanimale, un cucciolo di cane, e lancia anch’esso nell’acqua ormai color del sangue.” (Da un antico documento rinvenuto nella libreria di San Antonio)
DANIELE DEL FRATE 09-04-2005
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