Jerome Brudos, serial killer

Biografie

Foto del serial killer Albert DeSalvo Soprannome: Lust killer, Shoe Fetish Slayer
Luogo omicidi: Oregon (U.S.A.)
Periodo omicidi: 1968 – 1969
Numero vittime: 4 +
Modus operandi: strangolamento. Necrofilo, violenza carnale. Conservava i seni delle donne che uccideva.
Cattura e Provvidementi: ergastolo. Morto in carcere per un male incurabile al fegato nel 2006.

Jerome Brudos nacque il 31 gennaio del 1939, nel South Dakota.
Fin da bambino aveva una predilezione per l’abbigliamento femminile, in particolar modo amava le scarpe con i tacchi. Il ragazzo era probabilmente influenzato dal fatto che la madre avrebbe voluto una bambina, Jerome era l’ultimo di tre figli maschi, ma questa sua mania faceva arrabbiare parecchio la stessa madre, che mal digeriva lo strano comportamento del figlio.
Un giorno, quando Brudos aveva appena cinque anni, andò a giocare in un campo vicino casa e lì vide, accanto ad una pattumiera, un paio di scarpe con i tacchi: le prese e di nascosto le portò nella sua stanza, ammirandosi allo specchio mentre le indossava. Scoperto però dalla madre, il ragazzino fu sgridato e punito, mentre le scarpe furono bruciate. Nonostante il succedersi di episodi simili, Jerome continuò a coltivare una fissazione per i capi femminili.
Crescendo, il suo carattere divenne anche instabile e scontroso.
Nel 1956, Jerome cercò di convincere una sua coetanea a spogliarsi per essere fotografata. La reazione della giovane, che era contraria a quella richiesta, lo fece indispettire talmente tanto che la  malmenò brutalmente ferendole il volto.
In seguito a questa vicenda, Brudos fu messo in osservazione in un istituto psichiatrico per alcune settimane, ma, invece di apportarne qualche miglioramento, quelle cure lo fecero diventare ancora più pericoloso: negli anni a seguire la sua rabbia sarebbe sfociata nell’omicidio.
Nel 1961, conobbe una ragazza di nome Darcie con la quale si sposò ed ebbe due figli, ma neanche il matrimonio gli diede stabilità, anzi le sue abitudini feticiste diverranno veri e propri rituali macabri verso le donne. Obbligava la moglie a fare le pulizie di casa nuda.
Nel 1967, Brudos si introdusse in una casa vicino al suo quartiere a Portland nell’Oregon e fu sorpreso dalla proprietaria mentre le stava rubando dei vestiti. La donna non fece in tempo a chiamare aiuto che egli le saltò addosso e la violentò; solo per un caso fortuito la donna non fu uccisa, ma per altre sventurate le cose sarebbero andate in modo diverso.
Il 26 gennaio del 1968, la diciannovenne Linda Slawson stava girando casa per casa per vendere delle enciclopedie, quando suonò al campanello di Brudos. L’uomo si dimostrò interessato all’acquisto dei libri e convinse la ragazza a seguirlo dentro il suo garage: appena la ragazza entrò, la colpì alla testa con un bastone e poi la strangolò.
Con il rischio di essere scoperto andò in casa e disse alla moglie di portare i figli al bar a mangiare qualcosa e che lui li avrebbe raggiunti poco dopo.
Ritornato in garage si mise le scarpe e il vestito della vittima e, camminando come una donna tutto eccitato, fece delle foto al cadavere. In seguito lo violentò e infine prese un seghetto con il quale gli tagliò il piede sinistro, conservandolo poi come “trofeo” nel congelatore.
Il corpo fu gettato nel fiume Willamette, legato ad un peso per avere la certezza che non fosse ritrovato. Jerome si divertì con il piede della vittima per alcuni giorni, facendogli calzare alcune scarpe che aveva rubato precedentemente, dopodiché anche quello fu buttato nel fiume.
La scomparsa della Slawson, non fece pensare immediatamente ad un omicidio, gli investigatori si concentrarono piuttosto sull’ipotesi della fuga passionale, nonostante i genitori della ragazza fossero fermamente convinti che qualcosa di grave fosse successo a loro figlia, anche perché non avevano notato nessun comportamento strano che potesse far indurre un allontanamento da casa senza una motivazione valida. Comunque sia il corpo non fu mai ritrovato.
Il 26 novembre del 1968, Brudos stava percorrendo la statale in auto, quando vide sul ciglio della strada due ragazzi ed una ragazza intenti a far ripartire una vettura in panne: il killer prese al volo l’occasione e si offrì di dar loro un passaggio fino al paese.
Scaricati i due ragazzi, rimase solo nell’auto con la ventitreenne Jan Whitney, una studentessa di Portland, che strangolò immediatamente con una cinghia per poi portarla nel proprio garage, dove la violentò diverse volte prima di vestirla con degli indumenti che  teneva nascosti in un armadio.
Fece molte foto al cadavere, in diverse posizioni, poi lo legò e lo agganciò al soffitto per tagliare via con un coltello il seno destro, che conserverà in un barattolo con una sostanza per impedire la putrefazione.
Incurante del pericolo di essere scoperto, lasciò la vittima appesa per alcuni giorni, rischiando grosso perché proprio mentre Brudos e famiglia erano fuori città per una gita, un’auto, andò a schiantarsi contro il garage del killer provocando un buco nel muro; intervennero gli agenti di polizia per verificare i danni, ma inspiegabilmente non guardarono attraverso il foro del muro, non scoprendo quindi il cadavere appeso della Whitney.
Tempo dopo Brudos dirà agli inquirenti con aria sarcastica: “Quel giorno la fortuna vi diede una grande possibilità di risolvere il caso della scomparsa di quella ragazza, ma da sotto il naso ve la siete fatta sfuggire, così ho potuto continuare ad uccidere“.
Al suo ritorno, l’assassino avvolse in un sacco di plastica il cadavere ormai in stato di decomposizione e lo gettò legato ad un peso nel fiume Willamette. Il corpo della Whitney verrà trovato nell’estate del 1970.
Il 18 marzo del 1969, nella zona di Forest Grove, vennero trovati i resti scheletriti appartenenti ad una studentessa di sedici anni di nome Stephanie Vikko, scomparsa nel luglio del 1968. Questo delitto non verrà mai attribuito a Brudos, sia per il modus operandi che per il luogo del ritrovamento e anche lo stesso assassino negò sempre di conoscere quella ragazza lasciando questo caso insoluto.
Il 27 marzo del 1969, Brudos si travestì da donna con una parrucca appariscente per cercare una possibile vittima da adescare nei pressi di un centro commerciale di Portland. Lì individuò nella studentessa diciannovenne Karen Sprinter che, durante una manovra di parcheggio, fu avvicinata dall’assassino e, costretta sotto minaccia di una pistola puntata alla tempia, a salire sulla sua auto.
L’uomo portò la giovane donna nel solito garage, la violentò e la fotografò con vestiti che costrinse ad indossare, poi l’appese per il collo al gancio del soffitto uccidendola. Con il coltello le asportò entrambi i seni che avrebbe tenuto come “trofei”, infine con della carta le imbottì il reggiseno per colmare il vuoto e gettò il corpo nel fiume Long Tom. Verrà ritrovato il 12 maggio dello stesso anno.
La polizia raccolse diverse testimonianze in merito: qualcuno riferì di aver visto quel giorno un uomo alto dalla corporatura robusta vestito da donna che parlava con la vittima. Quel travestimento, anche se precario, ebbe l’effetto di confondere le idee ai detective che erano già a corto di indizi da seguire.
Un giorno, la moglie Darcie, facendo le pulizie, scoprì delle foto in cui il marito aveva indossato un abbigliamento femminile compreso di scarpe coi tacchi. Oltre a queste, trovò il barattolo contenente il seno tagliato ad una delle sue vittime.
Nonostante il ritrovamento sconcertante, Brudos riuscì ugualmente a cavarsela raccontando che il seno era finto e che le foto le aveva fatte solamente per curiosità personale. Le altre foto, quelle delle vittime appese al soffitto e vestite come delle bambole, quel giorno non furono scoperte.
L’ultima vittima di Brudos fu una ragazza di ventidue anni di nome Linda Salee, il 23 aprile del 1969.
Uscita da un negozio dopo aver fatto degli acquisti, la ragazza fu avvicinata dal killer che, mostrando un distintivo della polizia, chiese di essere seguito alla centrale per degli accertamenti; la Salee, senza dire nulla, seguì l’uomo.
Quando la ragazza si accorse che stava per entrare in un garage tentò di scendere dalla vettura, ma non ci fu nulla da fare: Brudos l’afferrò alla gola e la strangolò, violentando poi il cadavere ripetutamente, pieno di rabbia per quel tentativo di fuga. Infine prese degli aghi ipodermici e le diede delle scosse elettriche per vedere se il corpo si sarebbe ancora mosso, lo stesso Brudos in seguito dirà: “Mi sarebbe piaciuto vedere quel cadavere ballare, purtroppo non ci sono riuscito“.
Alla Salee non fu asportato nessuna parte del corpo, perché, secondo le dichiarazioni del killer quel seno era tutto rosa, solo i seni con i capezzoli scuri andavano tagliati.
Il corpo fu trovato nel fiume Long Tom, legato ad un pezzo di motore di una vettura, il 10 maggio del 1969.
Intanto le indagini si spostarono nell’università della città, dove alcune studentesse interrogate dissero che un uomo alto e robusto si era presentato diverse volte raccontando delle storie sulla guerra in Vietnam e chiedendo degli appuntamenti: una delle ragazze disse che aveva fissato un incontro con quello sconosciuto e la polizia decise di giocarsi quella carta preziosa che le era capitata tra le mani.
Il 25 maggio del 1969, i detective si appostarono per sorvegliare la ragazza che da lì a pochi minuti avrebbe incontrato l’assassino: l’uomo fu fermato e identificato in Jerome Brudos.
La sua tranquillità spiazzò la polizia: raccontò loro che era un semplice elettricista che cercava solo un po’ di compagnia. Nonostante i tratti e il fisico di Jerome combaciassero con le descrizioni del sospetto, gli agenti non avevano sufficienti prove per trattenerlo in arresto e furono costretti a rilasciarlo. Ottennero però un mandato di perquisizione e cinque giorni dopo si presentarono alla casa di Brudos, dove scoprirono tutto.
In alcuni cassetti erano nascoste le foto delle vittime appese con un gancio al soffitto del garage (in una di queste si vedeva nel riflesso di uno specchio l’immagine di Brudos mentre osservava il cadavere), in due barattoli i seni asportati alle ragazze, una cinghia usata per strangolarle nascosta in un armadio, scarpe e vestiti da donna in gran quantità in un altro armadio, una montagna di prove che non lasciarono scampo all’assassino.
Il 27 giugno dello stesso anno Brudos si dichiarò colpevole di tutti gli omicidi e la sentenza fu la condanna all’ergastolo, l’incubo delle studentesse era finito.
Un male incurabile al fegato se lo porterà via il 28 marzo del 2006, mentre si trovava nell’infermeria del penitenziario di Salem nell’Oregon.
Venuta a conoscenza della notizia, la sorella di Jan Whitney una delle vittime di Brudos, disse ai giornalisti: “Spero che Brudos possa passare l’eternità tra le fiamme dell’inferno“.

Luigi Pacicco dicembre 2008

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