Javed Iqbal
Soprannome: Il mostro Pakistano
Luogo omicidi: Pakistan
Periodo omicidi: ?
Numero vittime: 110+
Modus operandi: strangolava i bambini, smembrava i corpi e li scioglieva nell’acido
Cattura e Provvidementi: suicida in carcere il 25 ottobre 2001
Il 16 marzo 2000, una corte pakistana ha condannato a morte il serial killer Javed Iqbal.
Il giudice Allah Baksh Ranja ha aggiunto che il corpo di Iqbal “sarà tagliato in 100 parti e messo in acido come lui stesso ha fatto con molti bambini.” I suoi tre complici, compreso un ragazzo 13 anni identificato soltanto come Sabir, sono stati processati colpevoli. Sabir è stato condannato a 42 anni in prigione; gli altri due complici sono stati sentenziati per la pena di morte.
Iqbal ha inizialmente confessato, nell’arco dell’anno precedente, le sue uccisioni in una lettera alla polizia. Ha detto che ha strangolato i bambini, ha smembrato i loro corpi e li ha disposti in una tinozza di acido. Successivamente ha provato a ritrattare la sua confessione, ma ormai era troppo tardi. Dopo il suo arresto, la polizia ha infatti trovato i resti di due corpi in una tinozza blu nella sua casa dopo il suo arresto. La polizia inoltre ha trovato le immagini di 100 bambini dei quali Iqbal aveva confessato l’uccisione nella propria lettera. Nell’abitazione dell’assassino sono stati rinvenuti anche gli abiti appartenuti alle sue vittime.
Dopo le prime rivelazioni, i genitori di numerosi bambini dispersi si sono immediatamente messi in contatto con le forze dell’ordine, consegnando prove come vestiti e le immagini dei loro pargoli, nella speranza di poter identificare i propri figli tra le vittime.
Effettivamente, la maggior parte dei fanciulli sono stati identificati grazie al materiale rinvenuto nell’abitazione di Iqbal, ma la polizia non ha recuperato alcun corpo.
La ricerca che ha portato all’arresto di Iqbal passerà alla storia come una delle più grandi cacce allo uomo del Pakistan.
Il 30 dicembre 1998, Iqbal si è presentato presso la sede di Lahore di un giornale locale molto importante, rifiutandosi di andare direttamente alla polizia, perché consapevole che la sua pena di morte era già scritta. Durante la sua permanenza al giornale,Iqbal ha cercato di convincere tutti di non essere il vero assassino, bensì un semplice testimone oculare delle uccisioni.
Il messaggio dell’uomo è stato trasmesso ai genitori dei bambini scomparsi, scatenando la loro ira e causando un tumulto generale.
Nella sua lettera alla polizia, Iqbal ha scritto di aver ucciso solo una parte di questi bambini, che erano principalmente dei piccoli mendicanti senza una fissa meta, perché avevano cercato di unirsi allo scopo di compiere degli abusi su di lui: nulla di più falso poteva nascere da questa mente bugiarda.
Un’altra balorda dichiarazione rilasciata, fu che l’uccisione dei bambini non era stata altro che una speranza, una via di luce per queste piccole vite ormai destinate per sempre alla vita del mendicante.
Nonostante si possa definire un vero e proprio “spree killer” (ovvero un tipo di serial killer che compie degli omicidi con brevissime pause), durante i suoi sei mesi di “attività”, Iqbal ha realizzato una lista dettagliata degli omicidi, all’interno della quale sono elencati i nomi delle vittime, la loro età e la data della loro uccisione. Inoltre, ha conservato senza uno scopo preciso, forse per non lasciare tracce in giro, pacchi e pacchi contenenti i loro vestiti.
Lo specialista Healso, calandosi nei panni di in una sorta di “ragioniere Iqbaliano”, ha registrato il costo esatto per l’eliminazione di ogni bambino: in termini di spesa, compreso l’acido, ogni omicidio è costato circa 120 rupie ($2.40).
Una settimana dopo la condanna a morte di Iqbal, il Gran Consiglio dell’Ideologia Islamica ha rilasciato il suo parere, dichiarando che lo smembramento in 100 pezzi, da sciogliersi successivamente nell’acido, andava contro l’insegnamento islamico del rispetto per un corpo defunto e ha annullato questa parte della sentenza.
Il 25 ottobre 2001, Iqbal e Sabir sono stati trovati morti nella loro cella, in una particolare posizione che farebbe supporre un suicidio.
I loro suicidi apparenti – così come sono stati chiamati dalle autorità della prigione – sono avvenuti appena quattro giorni dopo che la più alta corte islamica del paese aveva acconsentito a sentire il loro appello contro la condanna a morte.
Iqbal aveva addirittura espresso un forte timore di cospirazione ai suoi danni da parte della polizia, cospirazione che si sarebbe placata solo con la sua morte. L’ avvocato che si occupava della difesa del serial killer, ha più volte girato sia alla giuria che al giudice i timori del suo cliente, ma senza ottenere niente in quanto privo di prove effettive e giudicabili.
Di contro, i funzionari della prigione hanno dichiarato che Iqbal aveva già tentato il suicidio due volte, ma senza successo.
Secondo delle stime quasi ufficiali (purtroppo già nei paesi avanzati non si hanno mai delle stime ufficiali, figuriamoci in paesi in non esistono né democrazia né libertà di stampa), si suppone che Iqbal abbia ucciso, tagliato e sciolto in tinozze di acido almeno 110/130 bambini. Tutto ciò porta Iqbal ad essere il più spietato e prolifico serial killer della storia Pakistana. L’unico caso precedente di omicidio di massa, che si avvicini alla ferocia di Iqbal, risale al 1980, quando dozzine di persone vennero uccise nel Punjab, nel Sindh e nelle province ad ovest, durante una serie di attacchi notturni che la polizia attribuì ad un fantomatico “gruppo del martello” poiché tutte le vittime erano state trucidate a martellate.
Eraserhead
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