Heinrich Pommerenke

Biografie

Foto del serial killer Heinrich Pommerenke Soprannome: Il mostro della foresta nera
Luogo omicidi: Karlsruhe e dintorni Germania
Periodo omicidi: 1959
Numero vittime: 10 +
Modus operandi: violentatore, strangolamento
Cattura e Provvidementi: arrestato il 19 giugno 1959 ergastolo

Alla fine degli anni cinquanta, nel sud-ovest della Germania, cominciarono a verificarsi dei terribili delitti riguardanti giovani donne, senza alcun movente evidente; la polizia locale capì immediatamente che avrebbe dovuto dare la caccia ad uno spietato serial killer.

27 febbraio del 1959, Karlsruhe, una bella località con tanto verde e molti parchi.
Un’impiegata di nome Hilda Konther, di quarantanove anni, era appena uscita dal suo ufficio. Avendola notata, il mostro la seguì e, approfittando del fatto che c’era poca gente in quel momento, si avvicinò e la aggredì trascinandola dietro ai cespugli dove la violentò per poi tagliarle la gola con un rasoio. Il mattino seguente la polizia trovò il corpo nudo della Konther nei pressi dell’uscita dell’autostrada.

Non passò neanche un mese che, il 25 marzo, nei pressi di Hornberg (piccolo villaggio vicino a Karlsruhe e situato nella Foresta Nera, una delle più ricche fasce boschive d’Europa), l’assassino prese di mira la diciannovenne Karin Walde. La ragazza quel giorno era appena uscita da un istituto di bellezza, dove lavorava come pettinatrice, e aveva preso l’autobus (anche il killer salì sul mezzo). Arrivata a destinazione, scese dal bus e si diresse verso casa: il mostro attese il momento giusto per colpirla in testa con una pietra, poi le strappò i vestiti e la violentò; alla fine le schiacciò il collo con la scarpa, rompendo la cartilagine della laringe, e gettò il cadavere nel fiume Gutach.

L’ispettore che seguiva il caso, Heinrich Koch, al momento non aveva nessun indizio o testimone per poter stilare una dettagliata descrizione del Killer, ma con i suoi colleghi intensificarono i giri di pattuglia cercando di tenere sotto stretta sorveglianza le scuole, i vari locali e i negozi dove lavoravano ragazze giovani, ma gli spostamenti dell’assassino erano imprevedibili.

La sera del 22 maggio del 1959, l’assassino si diresse col treno nella cittadina di Zingen, a pochi chilometri da Karlsruhe. Arrivato sul posto camminò per diverse ore prima di individuare una casa isolata, si avvicinò e vide attraverso la finestra una bella ragazza che stava dormendo; silenziosamente s’introdusse nella camera e prese di sorpresa la giovane donna: le mise una mano sulla bocca e la violentò, poi tentò di strangolarla, ma qualcosa andò storto e così fuggì dalla stanza. Grazie al chiarore della luna la ragazza riuscì a vedere bene il viso del suo aggressore.

La denuncia non bastava a dare la certezza alla polizia che si trattasse del Killer che stava terrorizzando quella zona, però fecero ugualmente tesoro di quanto accaduto e soprattutto della chiara descrizione fornita dalla donna.

Il 1° giugno sempre dello stesso anno l’assassino acquistò un biglietto ferroviario alla stazione di Friburgo, il treno era l’espresso Scharnow-Hummel diretto sulla riviera italiana.

Fuori era buio, durante il tragitto, invece di accomodarsi in uno degli scompartimenti, rimase in piedi vicino all’entrata da dove era salito. Tra i passeggeri di questo direttissimo c’era anche una studentessa di nome Dagmar Klimek, di ventuno anni. Quando la ragazza lasciò il suo scompartimento per andare in bagno non si accorse che un uomo la stava seguendo: un uomo che, mentre la giovane era dentro la toilette, aprì la porta del treno (in quel periodo le porte non avevano la chiusura automatica). Quando la Klimek uscì, il Killer, senza preoccuparsi minimamente di essere visto, l’afferrò e la spinse giù dal treno in corsa, dopodiché azionò il freno d’emergenza e scese anche lui per raggiungere la sua vittima che si trovava priva di sensi e gravemente ferita accanto ai binari.

La prese e la trascinò dietro ad un albero, la violentò e le tagliò la gola infierendo anche su altre parti del corpo.

La settimana successiva, l’8 giugno, si spostò a Rastatt. Si incamminò verso la stazione e cominciò a guardarsi attorno alla ricerca della sua prossima preda: la individuò in Rita Walterspacher, di sedici anni (la più giovane delle vittime). La ragazza era appena scesa da un treno e si stava dirigendo verso una strada affiancata da una fitta boscaglia; dopo qualche passo si accorse che era seguita da un uomo e, sentendosi in pericolo, si mise a correre, ma fu comunque raggiunta e trascinata in mezzo agli abeti: lì fu violentata, strangolata ed infine pugnalata diverse volte al seno.

La mattina del 19 giugno del 1959, la fortuna dell’assassino si esaurì.

Quel giorno andò dal sarto Johann Kohler per ritirare un nuovo vestito, nella cittadina di Horberg, nella Selva Nera; si provò il nuovo capo d’abbigliamento e se lo tenne addosso, poi disse al sarto se poteva lasciare il vecchio abito e il borsone per un paio d’ore, perché doveva andare dal barbiere.

Durante l’assenza del giovane, il sarto spostò il borsone per metterlo nel retro del negozio, ma  questo si aprì e con stupore vide che dentro c’era un fucile di piccolo calibro.

Questa scoperta lo insospettì, perciò decise di avvertire la polizia.

Quando arrivò l’ispettore Koch con un suo collega, guardò dentro la valigia è trovò delle riviste pornografiche, dei proiettili e un biglietto ferroviario usato acquistato a Karlsruhe e con tragitto finale a Zingen, paese dove era avvenuto l’ultimo stupro.

Al suo ritorno, il Killer non si accorse che dentro il negozio c’erano i due poliziotti, così entrò. Gli inquirenti gli chiesero di seguirlo alla centrale e lui tentò la fuga, ma alla fine lo catturarono mentre si nascondeva in un mercato poco distante.

Nel pomeriggio si presentò al commissariato un testimone che, leggendo i giornali, aveva appreso la notizia di un omicidio. Riferì di aver visto un uomo alto, giovane e magro che una settimana prima correva dietro ad una ragazza, ma il sospetto era già stato arrestato poche ore prima. Sempre nella stessa giornata fu rinvenuto il corpo di Rita nudo, nascosto sotto un mucchio di rami e foglie.

L’indiziato fu identificato come Heinrich Pommerenke, di ventitré anni, nato nel villaggio di Bentwich vicino a Mecklenburg nel 1937.

Fin da bambino, Heinrich aveva preferito restare solo, forse a causa del divorzio dei suoi genitori, che non era mai riuscito ad accettare. Una volta disse: “Da adolescente non ho mai avuto un amico. Gli altri uscivano con le ragazze. Anche a me sarebbe piaciuto, ma non mi riusciva mai, ero troppo timido per farlo“.

A quindici anni attese fuori da una sala da ballo una ragazza e, quando questa uscì, tentò di violentarla, ma le grida della stessa lo fecero fuggire. Temendo un processo a suo carico, scappò in Svizzera, era il 1953.

Trovò lavoro come cameriere in un ristorante, ma il suo forte desiderio di possedere una donna lo portò ad aggredire e violentare una sua coetanea: questo episodio gli costò due anni di carcere. Uscito di prigione, andò verso Amburgo, siamo nel 1955, dove nel giro di due anni commise sette tentativi di stupro ed un furto con scasso. Anche qui fu arrestato, ma se la cavò solo con qualche mese di reclusione.

La sua bramosia di violenza non trovava pace, perciò da Amburgo si diresse in Austria dove rimase per un paio d’anni. E’ il 1957, nel suo nuovo paese si calmò per un po’ di tempo, trovò lavoro come tuttofare in un locale e affittò una camera dove visse da solo.

La sua malata voglia sessuale comunque non si placò e un giorno aggredì due turiste inglesi in un parco, ma il celere intervento dei loro fidanzati evitò il peggio.

Poi il ritorno in Germania e l’inizio dei delitti del Mostro della Foresta Nera.

Durante gli interrogatori Pommerenke raccontò che il fattore scatenante degli omicidi era da far risalire al 27 febbraio del 1959, quando andò in un cinema di Karlsruhe a vedere il film storico “I dieci comandamenti” di Cecil De Mille: “Vidi delle donne mezze nude che ballavano attorno al vitello d’oro. Pensai allora che molte donne erano malvagie e che non meritavano di vivere, e seppi che avrei dovuto uccidere“.

Proprio quella sera stessa commise il suo primo omicidio.

Disse ancora: “Davanti a voi non c’è un uomo, ma il Diavolo. Tutto quello che ho fatto è bestiale e crudele. Dal profondo del cuore, vorrei poter tornare indietro e disfare tutto. Da giovane sono stato picchiato da mio padre con la frusta di cuoio perché non volevo essere cattivo“.

Il 22 ottobre del 1960, Heinrich Pommerenke fu condannato a sei ergastoli dal tribunale di Friburgo per quattro omicidi, dodici violenze carnali e due estorsioni: in tutto 140 anni!

Dopo aver letto la sentenza il giudice aggiunse: “Dietro di voi vengono chiuse sette porte. Non vedrete mai la luce della libertà“.

Nella primavera del 2001, la sua domanda di scarcerazione anticipata per revisione del processo è stata respinta dalla Corte Federale di Karlsruhe.

Dal carcere di massima sicurezza di Bruchsal, Pommerenke dice: “Quando uscirò alleverò ricci e pesci. Quando sarò libero, comprerò una fattoria e la trasformerò in un ospizio e in un orfanotrofio. Una parte della costruzione sarà riservata alle ragazze-madri. Ma se questo non dovesse accadere, nell’altra vita sarò in pace, là non ci sono più né colpa né lacrime“.

Pommerenke difficilmente uscirà dal carcere, la giustizia tedesca lo ritiene ancora pericoloso.

Luigi Pacicco maggio 2008

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