Giulio Collalto

Biografie

Foto del serial killer Giulio Collalto Soprannome: Il pazzo di Limbiate
Luogo omicidi: Italia
Periodo omicidi: 1976 – 1979
Numero vittime: 2
Modus operandi: soffoccava le sue vittime
Cattura e Provvidementi: ergastolo

Giulio Collalto nasce a Roma nel 1953. Viene abbandonato dalla madre a soli 3 anni e non conoscerà mai il padre.
La sua infanzia è stata molto difficile e segnata solo dalla violenza.
E’ sicuramente il caso più emblematico di disagio infantile. Epilettico e ritardato, viene messo in collegio a Grottaferrata, in provincia di Roma, fino all’età di 14 anni.
Si ritiene che proprio in quel collegio Collalto abbia accumulato la rabbia che poi sfogherà sulle proprie vittime.

Alla fine degli anni ’60, scoppia un terribile scandalo proprio nel famigerato collegio di Santa Rita a Grottaferrata. Sembra infatti che una sadica direttrice: Suor Colomba, al secolo Maria Diletta Pagliuca, costringa i bambini ad atroci sevizie. Collalto ricorda: “ci costringeva a mettere il viso nei nostri escrementi, ci legava a termosifoni, ci incatenava al letto per farci stare fermi e le botte erano all’ordine del giorno, tanto da lasciarci segni permanenti.
I segni permanenti di cui parla Collalto, che effettivamente ancora oggi ha dei segni lasciati dalle bastonate su tutto il corpo, purtroppo non sono solo fisici, ma soprattutto di natura psichica.
La mente del piccolo Giulio viene sconvolta definitivamente, portandolo ad avere un carattere troppo timido e a temere il contatto con gli altri.

Quando finalmente lascia Grottaferrata, Giulio ha ormai 14 anni e si trasferisce a Mombello, nell’ospedale psichiatrico in provincia di Milano, dove trascorre 2 anni prima di fuggire.
Ritrovato, a Milano, viene ricoverato in un nosocomio, ma fugge anche da lì.
Viene quindi accolto in casa da un commerciante depravato, che lo costrinse a rapporti omosessuali.
Nel 1971, Giulio viene ritrovato sporco e affamato in un parco da un altro commerciante, di 50 anni, che decide di aiutarlo, trovandogli un lavoro e una casa.
Collalto si affeziona molto a quest’uomo, lo chiama addirittura zio.
Il commerciante però lo fa di nuovo ricoverare a Limbiate, dove, dopo un periodo di cure, Giulio viene dimesso con l’improbabile diagnosi di piena sanità mentale.

Collalto è in realtà un uomo turbato, un disadattato che si nasconde dietro un paio di spessi occhiali da miope, che non riesce a relazionarsi con gli altri, che soprattutto non ha amici, che vuole solo stare con i bambini.
Ha inoltre una sessualità repressa, è un pedofilo e comincia a tentare approcci coi minori.
La sua prima vittima è Roberto Auglia, 10 anni, conosciuto durante uno dei ricoveri in ospedale.
I due, secondo le testimonianze raccolte, erano molto amici. Giulio frequentava la casa di Roberto, sicuramente li accomunava il disagio che entrambi provavano nei confronti degli altri.
Il 10 febbraio 1976, mentre è a casa di Roberto, Collalto cerca di violentare il bambino, che però si oppone e viene soffocato con un cuscino. Prima di scappare, l’assassino cerca di inscenare un suicidio, poggiando la testa di Roberto nel fornello della cucina.
Il tentativo di depistaggio non riesce e Collalto viene arrestato, grazie alle testimonianze dei vicini, che lo hanno visto salire in casa di Roberto, e soprattutto grazie alla testimonianza della madre del piccolo.
Durante il processo, Collalto tenta il suicidio, ma viene comunque condannato a 6 anni di carcere e 3 di casa di cura per omicidio preterintenzionale. Dopo un solo anno viene rimesso in libertà perché ritenuto seminfermo di mente, ma non pericoloso.

Collalto passa così da un ospedale all’altro, fino a quando viene affidato ad una famiglia di Cremona. Qui frequenta l’Oratorio ed è a contatto con molti bambini, che sembrano stare molto bene con lui, fino a quando il parroco chiede alla “famiglia” di Collalto di non mandarlo più in Oratorio.
Giulio trova quindi lavoro in una troupe televisiva, partecipando ad uno sceneggiato come comparsa e facendo anche il custode dei costumi e dei macchinari.
I bambini conosciuti in Oratorio si fidano di lui e spesso vanno con lui a vedere i costumi ottocenteschi che servono per lo spettacolo.
Il 15 agosto 1979, Luca Antonazzi, di 7 anni, viene adescato da Collalto e portato in ospedale in disuso (che fa da deposito alla troupe televisiva) con l’intento di molestarlo sessualmente. Anche questa volta la vittima si ribella a Collalto finisce per strangolare il bambino.
Nonostante i disperati tentativi di nascondere il corpicino sotto un montacarichi, Giulio viene subito arrestato perché qualcuno aveva sentito le grida del bimbo provenire dall’ospedale in disuso.
Collalto viene arrestato e, messo alle strette, confessa. Il 4 dicembre 1981 viene condannato all’ergastolo.
Negli anni ’90, Giulio Collalto ha richiesto la grazia, che però gli è stata respinta.
Nel 2005, i giudici di Milano hanno aperto un fascicolo su di lui e hanno cominciato a considerare l’evenienza di scarcerarlo per buona condotta. L’ennesimo caso di mala-giustizia italiana?

Sara Di Marzio giugno 2007

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