Giorgio William Vizzardelli – Serial Killer

Biografie

Foto del serial killer Giorgio William Vizzardelli Soprannome: Il pazzo di Sarzana
Luogo omicidi: Italia
Periodo omicidi: 1936 – 1938
Numero vittime: 5
Modus operandi: arma da fuoco e scure
Cattura e Provvidementi: l’11 agosto 1973 si uccise in casa tagliandosi la gola

Giorgio William Vizzardelli, più noto come il killer di Sarzana, nasce nel 1922 a Francavilla al Mare, figlio di Guido Vizzardelli, direttore del Registro di Sarzana.
Da bambino sopravvive ad un forte terremoto, ma ne rimane scioccato e accuserà per tutta la vita un mal di testa cronico. Le sue passioni sono la distillazione dei liquori e le armi da fuoco, il suo mito è Al Capone.
Colpisce la sua prima volta giovanissimo, a soli 14 anni, quando uccide Don Umberto Bernardelli, il rettore del collegio Casa delle Missioni, dove Giorgio frequenta la scuola di avviamento.
Don Umberto è stato massacrato nella biblioteca, a colpi di scure. Nella fuga, Vizzardelli uccide con 2 colpi di rivoltella anche Frate Andrea Bruno, il guardiano del collegio che lo aveva riconosciuto, diventando così un testimone scomodo.

Partono le indagini, ma la polizia di Sarzana è disorientata soprattutto per la morte del custode Don Andrea.

Padre Bernardelli invece era un uomo molto chiacchierato in paese, pare che si concedesse spesso ai piaceri del sesso e forse era caduto vittima dell’ennesimo marito tradito, che aveva dovuto freddare anche Don Andrea, testimone scomodo.

Per l’uccisione dei 2 sacerdoti viene inizialmente arrestato un giovane, poi liberato per via di un alibi di ferro. Con lui si scuserà persino Benito Mussolini, risarcendolo con 25 mila lire per l’errore.

Mentre le indagini per il duplice omicidio rimangono senza colpevole, il 20 agosto 1938 a Ghiaia Falcinello, alle porte di Sarzana, vengono ritrovati in un torrente due cadaveri, un barbiere di 20 anni, Livio Delfini e il tassista Bruno Veneziani, di 35 anni, uccisi con armi da fuoco diverse; una calibro 9 e una calibro 7,65.

Mussolini convoca il capo della polizia che si occupa di questo caso e lo incita a compiere indagini serrate, soprattutto tra i delinquenti politici, ma il commissario Cozzi non crede a queste ipotesi e prosegue con le sue indagini.

Il 29 dicembre 1938, viene ritrovato ucciso Giuseppe Bernardini, di 75 anni, custode dell’Ufficio del Registro. L’uomo è stato ucciso a colpi di accetta e dalla cassaforte dell’ufficio, aperta senza segni di effrazioni, manca la somma di 12.949 lire e 35 centesimi. Il commissario indaga e giunge alla conclusione che il colpevole doveva essere per forza in possesso delle chiavi dell’edificio. Chi altro poteva avere le chiavi dell’ufficio? Il direttore!
Guido Vizzardelli viene subito interrogato, si scopre che ha un figlio 16enne di nome Giorgio, con l’hobby della distillazione, che frequenta l’istituto dei due Frati uccisi e che la sera del delitto è rientrato molto tardi a casa (il padre aveva denunciato la scomparsa ai carabinieri per poi ritirarla). Alcuni ragazzi del collegio dichiarano inoltre che Giorgio tempo prima ha mostrato loro una scure molto simile a quella utilizzata per uccidere Bernardini.

Sulla base di queste informazioni, gli inquirenti decidono di interrogare il giovane Vizzardelli.

Giorgio William, inizialmente nega tutto, poi però confessa i 5 delitti, messo soprattutto alle strette dal ritrovamento nelle sue tasche della chiave della cassaforte, per giunta ricoperta di sangue rappreso.

Nella sua confessione, Vizzardelli spiega con incredibile freddezza di aver ucciso il custode del Registro perché voleva scappare in America e aveva bisogno di soldi. Il barbiere aveva scoperto l’omicidio dei due frati, perciò lo ricattava, il tassista era un testimone involontario come Don Andrea. “Don Andrea non lo avrei ucciso se non mi avesse riconosciuto” dichiara pacatamente Giorgio. Don Umberto Bernardelli lo aveva invece schiaffeggiato per aver bruciato delle carte geografiche e doveva pagare per questo.

Vizzardelli scampa alla pena di morte solo perché non ancora maggiorenne. Il processo si apre il 19 settembre 1940 e il 23 settembre dello stesso anno termina con una condanna all’ergastolo. Giorgio diventa così il più giovane ergastolano d’Italia.

Negli anni ’60 è stata chiesta per lui la grazia, concessa poi dal Presidente Saragat,  che afferma: “Vizzardelli è socialmente recuperabile“.

Esce così di prigione il 29 luglio 1968, dopo avere scontato 28 anni tra carcere e manicomio. Purtroppo però Saragat si sbagliava, perché la mattina del 12 agosto del 1973 Giorgio William Vizzardelli viene trovato morto nella sua abitazione: si è tagliato la gola e un braccio con un coltello da cucina e si è lasciato morire dissanguato. Pare che la sera prima abbia assistito ad un programma sui serial killer.

Sara Di Marzio gennaio 2008

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