Gilles De Rais

Biografie

Foto del serial killer Gilles De RaisSoprannome: Barbablù
Luogo omicidi: Machecoul (Francia)
Periodo omicidi: 1432 – 1440
Numero vittime: 300 +
Modus operandi: pedofilia, sadismo, torturava e squartava le sue vittime
Cattura e Provvidementi: strangolato il 26 ottobre 1440

Il mondo della storia è particolare. E’ un mondo senza vie di mezzo, dove tutto è o bianco o nero, dove gli eroi nazionali vengono ricordati in maniera epica e quasi mitica, mentre i cattivi sono spesso disegnati come mostri senza anima.
Tra questi ultimi, troviamo Gilles De Rais, un nobile francese del XV secolo, un ufficiale militare che aveva combattuto al fianco di Jeanne D’Arc e che, al termine della Guerra dei Cento Anni, si ritrovò ad essere uno degli uomini più ricchi e potenti della Francia. Ottenuta la carica nobiliare di Barone su “raccomandazione” del nonno, un uomo molto influente che ricorreva al nepotismo per controllare più territori possibili, è probabile che la “caduta” di De Rais fu causata sopratutto alla sua ingenuità politica e al suo edonismo che lo portò a dissipare la gran parte dei propri averi.
Gilles De Rais non è però ricordato né per il glorioso passato militare né per gli sfortunati giochi di potere. La storia racconta che Gilles nascose per molti anni il lato oscuro della sua personalità, un lato scuro e sinistro che lo spinse a rapire, torturare e uccidere centinaia di bambini, figli di contadini per la maggior parte. Si tramanda inoltre che l’ufficiale usasse circondarsi di stregoni e alchimisti esperti in magia nera, con i quali cercava la formula per trasformare il metallo in oro.

Arrestato e minacciato di tortura, Gilles confessò di essere un omosessuale e un pedofilo. Due reati che a quel tempo erano puniti con la confisca di tutte le proprietà e con la pena di morte.
La storia ci consegna così Gilles De Rais come uno dei peggiori e più sadici assassini dell’umana esistenza. La maggior parte degli studiosi lo descrive come un cavaliere al servizio del Re, che una volta in pensione trascorse il tempo libero a violentare e uccidere ragazzini.
Altri invece sostengono che sia rimasto vittima di una congiura, perché è impossibile che sia riuscito a rimanere impunito per tutti quegli anni. Secondo questa ipotesi, De Rais sarebbe stato accusato con delle finte prove e condannato da un tribunale truccato, dal quale non riuscì a difendersi a causa della sua scarsa intelligenza. Un eroe di guerra, rimasto vittima di alcuni giochi di potere.
Per capire meglio Gilles De Rais e la sua storia, dobbiamo innanzitutto cercare di immaginarci la società in cui si svolgono i fatti. La Francia del 1400 è un paese tormentato dalla guerra, dalle pestilenze, dalla violenza e dagli intrighi politici. Un paese dove le cariche nobiliari e il potere vengono svenduti al miglior offerente, mentre i matrimoni strategici sono all’ordine del giorno.

Gilles nasce nel 1404, presumibilmente a Champtoce, in uno dei tanti castelli di proprietà della sua famiglia, chiamato la Torre Nera.
La Francia è ancora in guerra con l’Inghilterra a causa della disputa sull’erede del trono francese.
La causa della guerra risale al 1066, quando William il Conquistatore, Duca di Normandia, aveva invaso l’Inghilterra e ne era diventato Re. Le discendenze, la disputa su alcuni territori importanti come le Fiandre e diversi matrimoni combinati in 300 anni di storia hanno fatto il resto.
La guerra è scoppiata ufficialmente nel 1337, ma è risaputo che la Guerra dei 100 Anni sia stata piuttosto un insieme di battaglie sanguinose, separate tra loro da molti anni di tregua e alleanze momentanee.
Negli anni dell’infanzia di Gilles, sul trono inglese siede Enrico V, che è riuscito nell’impresa di riappacificare Inghilterra, Scozia e Galles e adesso pretende il trono francese.
A Parigi invece regna Carlo VI, detto Il Pazzo. Carlo è malato di schizofrenia, porfiria e disturbi bipolari. Sono note a tutti le sue famigerate “crisi”, durante le quali il Re fa le cose più strane.
Una volta, sul finire del 1300, attaccò e uccise i soldati che gli facevano da scorta. Durante un’altra crisi, Carlo dimenticò il suo nome, ignorò di essere re e fuggì terrorizzato dalla moglie. Non riconobbe i figli, sebbene identificasse il fratello ed i consiglieri e ricordasse i nomi delle persone defunte. In alcuni degli attacchi successivi, egli vagò per il palazzo ululando come un lupo, si rifiutò di fare il bagno per mesi e soffrì dell’allucinazione di essere fatto di vetro.
Con un personaggio del genere a governare, il paese si ritrova diviso in diverse regioni, ognuna delle quali governata da un feudatario che dispone di grandi poteri, come coniare monete e fare leggi. In cambio il governo francese si accontenta di disporre dei servigi degli eserciti di questi Signori.
I primi anni di vita del giovane De Rais sono a noi sconosciuti. Come la società dell’epoca imponeva, è probabile che sia stato cresciuto come un “adulto in miniatura”, trattato in maniera fredda e senza amore. Raggiunti i 7 anni, considerata l’età della ragione, probabilmente è stato istruito nelle discipline artistiche e umanistiche, costretto a recitare a memoria alcuni passi di letteratura greca e latina, addestrato nelle arti militari e nel bon ton.
Gli archivi descrivono Gilles come uno studente capace ed esperto nel campo militare, quanto goffo e grezzo nelle arti politiche. Sin da bambino viene quindi etichettato come individuo non all’altezza delle cospirazioni machiavelliche su cui si basa la Francia dell’epoca.
Il 25 ottobre del 1415, giorno di San Crispino, i due eserciti si fronteggiano sul campo di battaglia di Agincourt. Sarà una battaglia dura, ma alla fine l’esercito inglese, diretto da Enrico V in persona, la spunterà. Il Re inglese, al termine del combattimento, decide di uccidere gli 11 mila francesi catturati, per evitare di incontrarli in un’altra battaglia futura. Fra di loro ci sono molti nomi importanti dell’aristocrazia francese. Uno di questi è Amaury De Craon, zio di Gilles De Rais (all’epoca 11enne).
Fu la prima delle tre perdite significative che il giovane Gilles subirà in quegli anni.
Sua madre, Marie, muore durante la Festa dell’Epifania dell’anno dopo. Suo padre, Guy, muore invece pochi mesi dopo, ucciso da un cinghiale durante una battuta di caccia.
Nel proprio testamento, l’uomo lascia precise istruzioni affinché, per nessun motivo, i suoi due figli, Gilles e Rene, vengano affidati alla famiglia De Craon, dalla quale veniva sua moglie.
Anche in questo caso, i giochi di potere hanno la meglio e Jean De Craon, rimasto senza eredi, decide di venire meno alle volontà del proprio genero per il bene dei propri possedimenti. Così, verso la metà del 1416, Gilles e suo fratello si trovano affidati alle cure del terribile nonno .

Jean De Craon è un abile politico e cospiratore, sono pochi i personaggi storici che possono competere con le sue intricate macchinazioni. Agisce senza una coscienza e fa di tutto per raggiungere i propri scopi, principalmente legati al profitto. Non a caso, è il secondo uomo più ricco della Francia.
La sua influenza negativa si riversa immancabilmente sui due bambini. Mentre nei castelli dei loro genitori erano stati istruiti nella morale, nella religione e nelle discipline umanistiche, nel castello del nonno, situato a Champtoce, vicino alla Loira, vengono istruiti nelle arti militari e vengono plagiati dalla particolare morale di Jean. E’probabile che Gilles abbia sviluppato proprio in questo castello la perversione e la follia che esploderanno in età adulta.
Quando Gilles compie i 13 anni, Jean negozia il matrimonio tra lui e Jeanne Peynel, la figlia del Duca di Normandia. La ricchezza in dote alla piccola Peynel è pari a quella di Gilles e il matrimonio avrebbe reso la casata De Craon la più potente e ricca della Francia intera, per questo il Parlamento riesce a trovare in breve tempo un motivo abbastanza valido per impedirlo. Dieci mesi dopo, Gilles viene dato in fidanzato alla nipote del Duca della Borgogna. Anche questo matrimonio salterà, ma gli archivi storici non sanno spiegare il motivo.
Passano due anni e il 16enne De Rais è costretto dal nonno a rapire Catherine Thouars, una sua cugina erede di numerosi terreni. Jean fa rinchiudere nelle segrete del castello tre parenti della giovane che si erano avventurato in un’operazione di salvataggio, poi, nel 1420, sposa i due ragazzini e comincia le negoziazioni con il padre della ragazza, Milet Thouars. L’uomo però muore misteriosamente qualche tempo dopo e, in seguito alla liberazione degli ostaggi, Jean riesce a far riconoscere il matrimonio dalle autorità ecclesiastiche.

Gli anni successivi scorrono “tranquillamente”, fino a quando, nel 1429, Gilles De Rais diventa consulente e primo generale di Giovanna D’Arco.
Dopo numerose e faticose battaglie, i due riescono a liberare Orleans e a scortare sano e salvo il nuovo erede al trono fino a Riems, la città dell’incoronazione dei Re francesi.
In quel periodo, Gilles riceve la massima carica militare francese e diventa molto potente, ma la sua ormai risaputa ignoranza politica lo lascia scoperto a diversi cospiratori che lo colpiranno molto presto.
Nel frattempo, nel 1432, anche Giovanna D’Arco cade vittima delle macchinazioni di un consigliere del Re e viene bruciata come eretica, mentre il nonno di Gilles, Jean De Craon, muore di malattia.
Sul letto di morte, l’uomo si pente di aver vissuto in maniera immorale e di aver cresciuto una persona spietata come suo nipote. Nel testamento, per farsi perdonare di tutto il male che aveva procurato in vita, l’uomo lascia tutte le proprietà ai contadini del luogo, mentre i soldi vengono destinati a un fondo per edificare due ospedali. Ai nipoti viene lasciata la spada personale.
Francesi e inglesi raggiungono un accordo e la Guerra dei Cento anni finisce. I nobili sciolgono i loro eserciti e tornano a gestire i propri terreni.
Tornato a vivere a Champtoce, Gilles si accorge ben presto che la vita sedentaria da eroe di guerra in pensione non fa per lui. La pratica militare in quegli anni aveva contribuito a celare la sua bramosia di morte, ma ora non c’è più nessuna battaglia da combattere. Memore delle stragi di nemici, il suo corpo desidera tornare a provare l’eccitazione del sangue che scorre fuori dal corpo di una vittima.

Gli archivi dell’epoca non sono molto precisi, ma la prima vittima di De Rais dovrebbe risalire al 1432, quando l’uomo si trasferisce con i suoi cortigiani al castello di Machecoul.
La vittima è un anonimo garzone di 12 anni, che un cugino di Gilles aveva mandato al castello per consegnare un messaggio. Alle autorità verrà raccontato che il bambino è stato rapito da una banda di briganti dei boschi.
Vestiti con gli abiti migliori e invitati a un banchetto, i bambini vengono trascinati dopo il pasto in una stanza nascosta, dove sono ammessi solo De Rais e i suoi servitori più fedeli.
Qui la vittima di turno viene appesa per il collo ad un gancio di ferro e quindi stuprata diverse volte. Tra una violenza e l’altra, Gilles De Rais toglie il ragazzo dal gancio e gli fa coraggio, consolandolo. Ad un certo punto, durante uno di questi gesti di conforto, il ragazzo viene ucciso.
Gli sventurati vengono assassinati in diversi modi, dalla decapitazione al taglio della gola. A volte vengono smembrati, altre volte vengono presi a bastonate sull’osso del collo. In alcuni casi, l’assassino si siede sulla loro pancia, facendosi un sacco di risate e masturbandosi nel vederli soffocare. Quando Gilles dispone di più teste decapitate, improvvisa macabre gare di bellezza.
De Rais fa forgiare anche una spada speciale, una spada a doppia lama corta e molto spessa, che lui chiama braquemard e che viene utilizzata appositamente per sgozzare i bambini.
Difficilmente le vittime vengono lasciate vive per più di una sera e occasionalmente il Barone ha rapporti anche con i loro cadaveri oppure gioca con le loro viscere.
I corpi vengono poi cremati e gettati nel fossato.
Gilles non è solo. Agisce con i suoi cortigiani. Non si sa con certezza fino a che punto siano costretti a reggergli il gioco e fino a che punto siano invece esseri perversi come il loro padrone. Uno dei principali coinvolti è un giovane, soprannominato Poitou, inseparabile braccio destro di Gilles. Originariamente arrivato nel castello come vittima, è stato risparmiato per la sua straordinaria bellezza e promosso al grado di complice.
Si sa inoltre che alcune persone procacciavano le vittime per lui.
Uno di questi è il cugino, Gilles De Sille, che gli manda numerosi bambini con qualche scusa, come il ragazzo-messaggero che ha dato inizio alla carneficina. Un altro procacciatore di vittime è Roger Briqueville, mentre che un’anziana donna senza nome, soprannominata da tutti “La Meffraye“, si aggira per i borghi contadini rapendo alcuni bambini.
Tutte queste persone confesseranno i loro crimini durante il processo a De Rais e saranno punite.

Ben presto cominciano a girare strane voci sul castello di Machecoul, tanto che la gente trasale innanzi ai viandanti che dichiarano di venire da lì.
Le numerose scomparse di bambini dai villaggi mettono in allarme la popolazione contadina. De Sille sparge la voce che i bambini sono stati consegnati al Re d’Inghilterra, secondo un patto di pace, e che saranno educati come paggi di corte. Gli archivi non ci sanno dire se queste voci bastarono a placare l’opinione pubblica, ma di sicuro le scomparse continuarono senza freno.
Anche misticismo, spiritualità e religione giocano un ruolo importante nella vita di Gilles De Rais.
E’ proprio il conflitto tra questo suo aspetto religioso e caritatevole con i crimini che avrebbe confessato sotto tortura che spinge molti studiosi a dubitare della reputazione criminale che accompagna il nome di Gilles da secoli.
Fervido e generoso sostenitore della Chiesa, De Rais fa edificare numerose cappelle e addirittura una cattedrale, stipendiando anche gli ecclesiastici necessari a svolgere tutte le funzioni.
Come compagno di Giovanna D’Arco, era stato testimone dei suoi miracoli, per esempio l’improvviso cambiamento di vento durante una battaglia in seguito a una preghiera della donna. Era al suo fianco quando l’eroina si era strappata via dalla spalla un dardo che avrebbe mandato all’ospedale un cavaliere di taglia media. L’aveva ascoltata pronunciare profezie che si sono poi avverate.
Per questo a Gilles non è mai risultato difficile credere nel soprannaturale, anche se secondo alcuni storici si sarebbe presto convertito all’alchimia e alla necromanzia.
L’alchimia era stata bandita dalla Chiesa un secolo prima, ma ciò non aveva dissuaso molti credenti dal cercare la famigerata Pietra Filosofale, che secondo la leggenda ha tra i suoi poteri quello di trasformare il piombo in oro. La chimica moderna trova le sue radici in questi folli sperimentatori che, nonostante le loro immorali motivazioni, fecero delle scoperte molto importanti per l’umanità.
La maggior parte degli alchimisti era comunque composta da un manipolo di ciarlatani e prestigiatori che approfittavano delle loro abilità con le mani e con le parole per servirsi di uomini ricchi e creduloni.
Gilles, fissato con il misticismo e in crisi economica, diventa ben presto una facile preda di questi alchimisti artefatti e non ammetterà mai di essere stato manipolato e raggirato numerose volte. La maggior parte degli alchimisti da lui assunti scapperà infatti con un bel bottino, dopo aver mostrato un paio di numeri da circo.
Oltre all’alchimia, uno dei riti che più interessano De Rais, è l’invocazione di qualche Demone, al qualche vorrebbe chiedere di ripristinare la sua ricchezza e di donargli molto potere.
Per questo motivo, nel 1439, fa venire da Firenze un certo Francesco Prelati, un truffatore molto abile e intelligente, che è riuscito a crearsi la fama di più grande mago della Penisola, capace di invocare qualsiasi tipo di spirito o entità soprannaturale.
Un giorno di maggio, verso mezzanotte, il ragazzo si appresta a realizzare un’invocazione di un Demone. Lo assistono De Rais, De Sille, Poitou e Blanchet, l’alchimista di fiducia di Gilles.
Riuniti nella sala più bassa del castello, tra le tappezzerie antiche e i manufatti di guerra, Prelati disegna un grande cerchio sul pavimento e comincia a tracciare strani simboli pagani e religiosi all’interno. De Rais stringe tra le braccia un libro di formule magiche che avrebbe fatto scrivere con il sangue dei bambini uccisi.
Lo showman apre tutte le finestre della stanza e avverte il suo pubblico di non farsi per nessun motivo al mondo il segno della croce durante il rito. Per tutta risposta, Gilles caccia tutti i presenti, ritenuti da lui dei grandi fifoni, e chiede di rimanere solo con il mago.
La fortuna assiste Prelati e un temporale si scatena dopo circa 3 ore di invocazioni inutili, permettendo al toscano di carpire ancora di più la fiducia del suo “datore di lavoro”. Prelati dichiara così che Barron, un demone molto potente, si è messo in contatto con lui e ha chiesto il cuore, gli occhi, le mani e l’organo sessuale di un bambino.
Gilles accontenta il truffatore, che per i 10 mesi successivi riuscirà a portare avanti questa commedia con successo, mettendo da parte un buon gruzzolo. Il Demone Barron naturalmente non si paleserà mai, ma in compenso intratterrà numerose discussioni private con Prelati.

I fallimenti esoterici non distraggono comunque Gilles dalla sua sete di sangue e le sparizioni dei giovani contadini continuano.
Nello stesso anno, il 1439, Rene De Rais, preoccupato dallo sperperare del fratello, riesce ad ottenere dal Re un editto che gli conferisce il controllo del castello di Champtoce e impedisce a Gilles di vendere qualsiasi appezzamento di terreno della famiglia.
Quando Gilles scopre che Rene sta venendo in visita con le intenzioni di prendere possesso anche del castello di Machecoul, si fa prendere dal panico e ordina a Poitou e a Henriet (un servo anziano e molto fedele) di uccidere e bruciare immediatamente i 40 bambini che sono ancora tenuti in ostaggio nel maniero.
La cosa viene fatta troppo in fretta e viene scoperta da due nobili amici di De Rais, che decidono però di non denunciare il fatto, in quanto le vittime sono semplici e miseri contadini.
Il timore di Gilles si rivela comunque corretto. Tre settimane dopo essere passati da Champtoce, Rene e un suo cugino occupano Machecoul.
Gilles De Sille e un servitore vengono incaricati di distruggere tutti gli attrezzi alchemici e di far sparire alcuni scheletri rinvenuti nelle segrete, sui quali i familiari di Gilles non si interrogano nemmeno, innalzando di proposito un muro di silenzio.

Impotente politicamente, in pensione a soli 36 anni, senza i soldi per pagarsi un esercito e privato del potere di gestire le sue proprietà, Gilles De Rais è ormai una preda facile e ambita da molti dei feudatari vicini, che desiderano ardentemente entrare in possesso dei suoi terreni.
Cominciano ad essere tessute delle intricate trame e per Gilles scatta il conto alla rovescia.
L’inizio della fine si colloca nei primi mesi del 1440, quando Gilles, messo insieme un piccolo esercito di briganti, fa irruzione nella chiesa di St. Etienne de Mermorte durante un’importante rito cattolico. Con lo sguardo da pazzo e brandendo un’ascia, Gilles prende in ostaggio il prete, fratello di un nobile che aveva occupato un castello dei De Rais costringendoli a venderglielo, pretendendo la liberazione della sua proprietà.
E’ a questo punto che i nemici di Gilles decidono che il rivale è andato troppo oltre.
Jean V, Duca della Bretagna (il fratello del prete sequestrato) è il primo a muoversi e a formare un’alleanza con il Vescovo di Nantes, Jean De Malestroit, rivale della famiglia De Rais da molti anni.
Malestroit comincia l’operazione anti-Gilles De Rais, raccogliendo deposizioni e informazioni da sette persone vicine all’ex combattente, mettendo insieme tutte le informazioni utili. Possiamo immaginare la sua reazione quando scoprì del libro magico scritto con il sangue dei bambini per invocare i Demoni e delle torture ai danni dei giovani contadini.
Nel luglio del 1440, viene finalmente pubblicato il documento su Gilles De Rais redatto dal Vescovo.
Nel rapporto, Malestroit asserisce: “Milord Gilles de Rais, cavaliere, signore e barone posto sotto la nostra giurisdizione, con certi complici tagliò le gole a molti giovani e ne uccise atrocemente degli altri. E’ stato dichiarato che lui ha praticato con questi bambini la sodomia. Spesso ha cercato di convocare a sé degli esseri infernali, facendo anche sacrifici umani in loro nome, e ha perpetrato altri orrendi crimini sempre restando entro i limiti della nostra giurisdizione…”
Nonostante le parole aspre provenienti dalla cattedrale in Nantes, Gilles rimane risoluto e si barrica ingenuamente nel castello di Tiffauges. Lui è Maresciallo di Francia, capo militare del Re, padrone spirituale del potente Demone Barron e signore dei villaggi di Rais: nessuno avrà mai il coraggio di sfidarlo e di presentarsi al castello per accusarlo di eresia e omicidio.
I suoi complici non sono invece così ottimisti. Gilles De Sille e Roger Briqueville avevano messo da parte dei soldi per un’evenienza simile e fuggono. Henriet tenta inutilmente il suicidio.
Solo Poitou e i due maghi Prelati e Blanchet rimangono fedeli a De Rais, attendendo il proprio fato nel castello.

Ad agosto, il Conestabile della Francia, fratello dell’onnipresente Duca della Bretagna, prende possesso del castello di Tiffauges e chiede il permesso alle autorità per poter arrestare De Rais, che nel frattempo si rifugia a Machecoul. L’autorizzazione non arriva fino al 14 settembre 1440, perché il Re aveva ordinato di aprire un’inchiesta parallela a quella del Vescovo di Nantes, per assicurarsi che le prove fossero fondate.
Il giorno successivo all’autorizzazione per l’arresto di Gilles, il Duca di Bretagna si presenta ai cancelli di Machecoul e prende in custodia sia il Barone che i suoi servitori. De Rais viene portato a Nantes, dove un tribunale lo interroga sull’assalto alla chiesa di St. Etienne de Mermorte. Nessun fa cenni agli omicidi di bambini o alla passione per il soprannaturale.
Non trattandosi di un cittadino comune, la custodia di Gilles si svolge nelle comode stanze di un castello a Nantes. Mentre lui si gode questa “vacanza” forzata, il giudice principale della Bretagna, Pierre De L’Hopital, fa interrogare i genitori e i parenti dei bambini scomparsi nei dintorni di Machecoul. Molte donne dichiarano di essere state costrette da Poitou a consegnare i loro figli per permettere a De Rais di condurli al castello dove ne avrebbe fatto dei cortigiani.
Gli interrogatori ai parenti delle vittime vanno avanti da 18 settembre all’8 ottobre, sotto l’occhio attento delle autorità ecclesiastiche che pretendono e ottengono la partecipazione del Vicario dell’Inquisizione, Jean Blouyn.
Il 13 ottobre 1440, i giudici, basandosi sulle testimonianze raccolte, accusano formalmente De Rais di 34 omicidi (avvenuti a partire dal 1432), di sodomia, di eresia e di assalto contro un rappresentante della Chiesa. L’accusa chiede invece di alzare il conto delle vittime a 140, a partire dal 1426. La più curiosa delle accuse è sicuramente quella di non aver mantenuto fede a una promessa fatta a Dio, in un presunto periodo di pentimento, di fare un pellegrinaggio fino a Gerusalemme per purificare la propria anima.
Convocato di fronte al tribunale per rispondere ai capi di accusa, Gilles De Rais attacca verbalmente le persone che lo stanno interrogando, chiamandoli simoniaci (i venditori di indulgenze) e dichiarando di preferire l’impiccagione immediata piuttosto che parlare con loro. In tutta risposta, gli ecclesiastici di Nantes lo scomunicano.
E’ una mossa astuta, che fa vacillare il credentissimo Gilles, preoccupato adesso della propria anima. Per questo l’imputato, due giorni dopo, visibilmente provato, riconosce l’autorità della corte e, inginocchiato e in lacrime, chiede umilmente perdono per l’attacco verbale di due giorni prima.
Il Vescovo, avendo ormai ottenuto la sua collaborazione, lo riammette prontamente nella Chiesa.

Nonostante sia De Rais che i suoi complici si siano dichiarati collaborativi, l’accusa chiede ed ottiene che Gilles venga torturato presso La Tour Neuve, per avere la sicurezza che l’imputato confessi tutto quello che ha fatto.
Nemmeno poche ore dopo, Gilles De Rais, prima ancora di cominciare il “trattamento”, fermatosi davanti allo strumento di tortura che lo attende, si dichiara disponibile a consegnare a Pierre De L’Hopital e al Vescovo una confessione dettagliata e firmata. Nella confessione, Gilles scagiona i propri complici, dichiarandosi unico colpevole e responsabile. Confessa inoltre di aver agito per soddisfare i propri bisogni carnali e i propri vizi, senza altri scopi.
La confessione non contiene l’ammissione di aver tentato di invocare il Demonio. Siamo in un’epoca in cui l’omicidio di un contadino è ritenuto davvero di poco conto rispetto a un’eresia.
Per riuscire a condannare a morte il Maresciallo, i giudici hanno bisogno di una confessione anche sul piano esoterico. Per questo, decidono di minacciare di tortura anche il mago italiano, Prelati, che prontamente confessa di aver aiutato Gilles a invocare un Demone.
Quando i due si incontrano nei corridoi del tribunale, Gilles De Rais scoppia in lacrime e dimostrando di non provare nessun rancore dichiara al mago: “François, amico mio! Non ci vedremo mai più in questo Mondo, ma pregherò Dio affinché ci perdoni e ci faccia incontrare in Paradiso!”
Effettivamente non si vedranno mai. Condannato all’ergastolo, Prelati riuscirà ad evadere qualche anno dopo, ma, tornato a fare il mago, verrà definitivamente catturato, condannato per eresia e impiccato.
La settimana successiva, Gilles ripete la sua confessione di fronte alla corte ecclesiastica, che nuovamente lo scomunica, straziandolo. Sarà di nuovo il Vescovo di Nantes a riaccoglierlo nella Chiesa qualche giorno dopo, promettendogli una sepoltura in terra benedetta.
Il tribunale, nel frattempo, condanna Gilles, Poitou, Henriet ad essere appesi per il collo fino alla morte, mentre i loro corpi erano destinati a bruciare fino all’incenerimento su delle pire.
Non si sa che fine abbia fatto la vecchia donna che si aggirava nei boschi vestita di nero a rapire i bambini.
De Rais chiede e ottiene di essere giustiziato per primo, per dare il buon esempio ai propri servitori.

Gli imputati vengono condotti alla forca il 26 ottobre 1440.
Prima della sua esecuzione, Gilles pronuncia alla folla un lungo sermone su quanto sia pericoloso educare in maniera diabolica i giovani. Ammette i suoi peccati ed esorta gli astanti ad allevare i loro bambini in maniera severa e secondo gli insegnamenti della Chiesa.
Il testo intero del sermone è andato perduto, ma gli archivi ne parlano come un eccellente esempio di umiltà cristiana e di pentimento.
Gilles viene impiccato subito dopo, ma il Vescovo, per mantenere la propria promessa, fa rimuovere il corpo prima che la pira infuocata lo raggiunga e lo fa seppellire con il rito cattolico.
La chiesa dove si trovava la tomba andrà distrutta durante la rivoluzione francese.

Non vi voglio opprimere con l’ennesima descrizione degli intrighi e dei giochi di potere della nobiltà francese per spiegare come furono divisi gli averi di Gilles De Rais.
In breve, la moglie Catherine Thouars, sparita dalla scena poco dopo il matrimonio, si sposò con Jean De Vendome, un uomo ricco e potente, alleato dell’ormai potentissimo Duca di Bretagna, il presunto burattinaio di tutta la storia. La figlia di Gilles, Marie De Rais, si sposò con un ammiraglio della marina militare francese, stranamente nemico del Duca di Bretagna, ma morì senza figli. Il fratello Rene, ereditata la maggior parte dei beni, compreso il titolo di Barone, soggiornerà nel castello di Champtoce fino alla morte, controllato come un carcerato dagli uomini del Duca di Bretagna. Morirà nel 1473, lasciando una figlia che rimarrà senza eredi.
La casata De Rais, che il vecchio Jean De Craon aveva cercato in ogni modo di preservare e rendere potente era dunque finita miseramente.

La storia di Gilles De Rais termina qui.
Ricostruita soprattutto in base agli archivi storici, ci lascia comunque con il dubbio iniziale. Gilles De Rais è stato un eroe di guerra o un mostro sanguinario? La storia, si sa, la scrivono i vincitori e bisogna anche considerare che la confessione è arrivata solo dopo le minacce di tortura. Chi non confesserebbe, posto davanti a orribili strumenti di tortura? Secoli di storia dell’Inquisizione ci insegnano che delle donne, poste a quei trattamenti disumani, siano arrivate addirittura a confessare di aver praticato sesso anale con Satana!
I giudici inoltre non avrebbero mai permesso a Gilles di tenere un discorso alla folla se non fossero stati sicuri di avergli lavato il cervello. Coloro che continuavano a dichiararsi innocenti venivano giustiziati direttamente nelle segrete, dopo le torture, e veniva sparsa la voce che avevano confessato.
Noi non abbiamo nessuna prova della sua colpevolezza oltre alla sua confessione, dato che i corpicini, stando a quanto raccontato, venivano bruciati fino ad essere ridotti in cenere.
D’altra parte, che motivo avrebbero avuto tutte quelle famiglie per accusare Gilles De Rais di aver fatto sparire i loro figli? Inventandosi delle storie a proposito della scomparsa di alcuni bambini non avrebbero comunque ottenuto nulla in cambio. Non avevano nessuna buona ragione per mentire.
È improbabile che Gilles abbia ucciso un centinaio di bambini. E’ possibile invece che abbia ucciso il primo messaggero che è arrivato al suo castello. A questo punto però, potrebbe non essere stata l’unica vittima…
La verità sul Gilles De Rais non ci sarà mai nota. Soltanto due cose resteranno abbastanza certe: la prima è che la confessione, essendo stata ottenuta con la forza, è comunque inesatta e volutamente esagerata. La seconda è che De Rais in qualche modo si era sicuramente macchiato di qualche crimine e non merita di essere ricordato esclusivamente come un eroe al servizio dell’esercito francese.

Daniele Del Frate agosto 2007

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