Gary Heidnik
Soprannome: Il pazzo di Marshall Street
Luogo omicidi: Philadelphia (Pennsylvania U.S.A.)
Periodo omicidi: 1986 – 1987
Numero vittime: 2 +
Modus operandi: rapiva ragazze per poi torturarle e violentarle
Cattura e Provvidementi: giustiziato il 6 luglio 1999 per iniezione letale
Un sadico tiene imprigionate delle donne nella propria cantina. Le violenta e le maltratta per giorni. Due di loro muoiono e vengono mangiate. No, non è la trama dell’ultimissimo teen horror “Made in U.S.A.”, è la vera storia di Gary Heidnik, un folle personaggio che ha terrorizzato Philadelphia alla fine degli anni ’80.
Gary Michael Heidnik nasce nel novembre del 1943 a Eastlake, un sobborgo di Cleveland, Ohio. Suo fratello minore, Terry, nasce diciotto mesi più tardi. Quando Gary ha appena due anni, i suoi genitori, Michael ed Ellen, decidono di divorziare. I figli inizialmente vanno a vivere con la madre e il suo nuovo compagno, ma con l’arrivo dell’età scolastica si trasferiscono a vivere con il padre e la sua nuova compagna.
Non è una bella vita, la matrigna li odia palesemente e i due fratelli Heidnik passano la maggior parte del tempo a litigare con la donna. Il padre non è d’aiuto, le sue punizioni sono esemplari e non disdegna di umiliare pubblicamente Gary ogni volta che fa pipì a letto: lo appende allo stendino,con il pigiama ancora sporco, in modo che tutti i vicini lo vedano.
A scuola le cose non vanno meglio. Un giorno Gary cade da un albero: la botta è tremenda, tanto che gli provoca una deformazione permanente alla testa. Ben presto questo su handicap fisico lo renderà lo zimbello degli altri ragazzini.
Finito il liceo, Gary si mette in mostra per la sua abilità militare, diventando un ufficiale dell’esercito minorile. Suo padre lo costringe così a frequentare la prestigiosa Staunton Military Academy, in Virginia. Al termine dei due anni di addestramento, Heidnik è finalmente arruolato nell’esercito regolare.
Mentre cerca invano di scalare i gradi (gli vengono rifiutate una domanda per entrare nella polizia militare e una per diventare medico militare), Gary si arricchisce alle spalle degli altri soldati, offrendo prestiti e gravandoli con cospicui interessi.
Sembra andare tutto per il meglio, è il 1962 e Heidnik sta per essere assegnato a una base militare nella Germania Ovest, ma sopraggiungono dei gravi problemi di salute. Una mattina il giovane soldato si presenta in infermeria, lamentando di avere problemi alla vista, nausea, capogiro. Il neurologo che lo visita non ha dubbi: Gary è semplicemente malato di gastroenterite, ma ha anche degli evidenti sintomi che fanno pensare a una malattia mentale. Il medico prescrive al giovane delle pesanti dosi di un tranquillante, che solitamente è utilizzato per curare pazienti gravemente affetti da psicosi, soprattutto quelli che soffrono di allucinazioni.
Nel giro di 3 mesi Heidnik ottiene il congedo, altri 3 mesi e ottiene la pensione per un’invalidità del 100%. La diagnosi è “disturbo schizoide della personalità”.
Libero di fare quello che vuole e mantenuto dallo Stato, Gary compra casa a Philadelphia e si iscrive all’Università della Pennysilvania. Frequenta numerosi corsi, accumulando crediti scolastici soprattutto in antropologia, storia, chimica e biologia.
Forte di tutti questi crediti, prova a fare domanda per entrare nell’Ospedale dell’Università, ma viene respinto. Prova allora a entrare come infermiere nell’Ospedale dei Veterani di Philadelphia, ma viene escluso per il suo atteggiamento indisponente.
Nel 1970, il suicidio della madre mina pesantemente la già fragile mente di Gary Heidnik. In seguito a questo avvenimento l’uomo trascorre molti giorni ricoverato, soprattutto a causa di tentativi di suicidio. Quando non sta tentando il suicidio, Gary cade in stato di catatonia oppure diventa improvvisamente lucido, dando segni di un’intelligenza superiore alla media.
Dopo aver aggredito Terry (un altro psicotico con manie di suicidio) armato solo di un areoplanino di legno, e dopo aver confessato alla polizia di aver preparato dell’acido per far sparire il corpo del fratello, Gary viene definitivamente internato per un anno.
Il suo comportamento nel manicomio si rivela a dir poco bizzarro: l’uomo non parla con nessuno, comunica solamente tramite delle note scritte a mano. Indossa perennemente dei strani vestiti di cuoio e prende il vizio di far roteare la gamba dei pantaloni quando non vuole essere disturbato o quando deve salutare qualcuno.
Nel 1971, Gary viene liberato e si fa una vacanza in California. Proprio mentre si trova in viaggio, l’uomo ha un’assurda illuminazione: fondare una propria Chiesa.
Tornato a Philadelphia, Heidnik fonda così la United Church of the Ministers of God (La Chiesa Unita dei Ministri di Dio) della quale si auto-proclama vescovo. La sua “parrocchia” non vanta molti adepti, considerando anche suo fratello Terry e un’amica ritardata il conto ammonta a cinque.
Tra il 1971 e il 1975, mentre alterna l’amministrazione della sua setta con l’internamento nei centri di igiene mentale, Heidnik riscopre una passione giovanile: investire in borsa. In questo campo si dimostra veramente geniale, tanto che nel giro di pochi mesi riesce a trasformare 1500€ in 545.000$.
Nonostante sia diventato un uomo ricco, Gary finisce tra le “conoscenze abituali” della polizia. Nel 1976 viene arrestato per rissa e per possesso illecito di una pistola. Nei mesi successivi le condanne si moltiplicano: aggressione armata (spara ad un uomo), truffa e violenza.
Nella fine del 1977 la denuncia più grave. Dopo aver firmato per la liberazione dal manicomio della sorella ritardata della sua ragazza, Gary l’ha tenuta prigioniera nel proprio appartamento per 48 ore, nascosta in cantina. La ragazza viene ritrovata in pessimo stato, stuprata e sodomizzata, affetta di gonorrea in bocca e nelle parti intime.
L’accusa è molto grave: rapimento, stupro, imprigionamento di una persona presa in custodia.
Il processo si trascina fino a novembre del 1978, quando la corte, nonostante Heidnik sia stato dichiarato un “manipolatore, psicopatico e sessualmente immaturo”, lo condanna a sette anni di prigione, convertiti in tre anni di manicomio nel processo di appello.
Il 12 aprile 1983, Gary Heidnik viene finalmente rilasciato. Non è una novità che gli Stati Uniti abbiano liberato da un manicomio un futuro serial killer, evidentemente si devono rivedere i controlli psichiatrici che vengono effettuati in negli istituti prima di un rilascio.
Nonostante questi lunghi periodi di internamento, a Heidnik le donne non mancano. Gli piacciono soprattutto quelle scure di pelle, meglio ancora se hanno qualche problema mentale. Il suo sogno è dare vita a un bambino con ognuna di loro. La prima compagna gli darà effettivamente una figlia, ma dopo pochi mesi la donna fugge da quell’uomo violento e pazzo, portandosi via anche la bambina.
La seconda fidanzata si chiama Dorothy, una donna pesantemente ritardata che Heidnik picchia continuamente, rifiutando addirittura di nutrirla. Nonostante il suo complicato stato mentale, anche Dorothy riesce in qualche modo a fuggire da questo novello Barbablù.
La partner successiva si chiama Anjeanette, è la sorella della ragazza che Heidnik stuprerà. Di Anjeanette si sono perse le tracce in concomitanza dell’incarcerazione di Gary. La polizia sospetta da sempre che Heidnik sia implicato con la scomparsa della giovane, ma non c’è nessuna prova.
Deluso da tutte queste storie andate male, l’uomo si affida a un’agenzia matrimoniale, alla quale richiede una vergine nata in Oriente. Dopo poche settimane Gary è già in contatto con una giovane Filippina, Betty. Per due anni i due comunicano tramite la posta, intramezzando qualche sporadica telefonata, ma nel settembre del 1985 Heidnik la convince a sposarlo.
Betty attraversa perciò l’oceano e si presenta a Philadelphia, dove, il 3 ottobre 1985, si sposa con Gary Heidnik.
Durante la prima settimana di matrimonio l’uomo la tratta come una regina, dandole particolari attenzioni e progettando insieme di creare una famiglia numerosa. Purtroppo il sogno di Betty svanisce presto, una mattina di fine ottobre, quando la donna torna a casa e coglie il marito a letto con tre donne.
La giovane Filippina prova a reagire, esige il divorzio e un risarcimento danni, ma finisce soggiogata anche lei. Heidnik la convince che, in quanto capo religioso, lui ha diritto a fare delle orgie.
Per i mesi successivi Betty è costretta ad osservare il marito mentre fa sesso con altre donne. Se osa lamentarsi l’uomo la colpisce ripetutamente con qualsiasi cosa, costringendola inoltre a cucinare per le ospiti particolari. Con il passare del tempo l’uomo diventa sempre più violento e lancia alla moglie delle minacce di morte.
Un giorno come tanti altri, nei primi mesi del 1986, dopo essere stata stuprata e sodomizzata per punizione, Betty decide finalmente di farla finita e si fa aiutare dalla comunità Filippina ad organizzare un finto rapimento. Scompare quattro giorni dopo, mentre sta facendo la spesa.
Due settimane dopo, una denuncia anonima mette nei guai Heidnik, ritenuto responsabile di aggressione, stupro e deviazioni sessuali. Per sua fortuna, Betty non si presenta al processo come unica testimone e l’accusa cade nel vuoto.
Fallito anche quest’ultimo rapporto, nella mente di Gary Heidnik balena una folle idea: deve crearsi in cantina una “fabbrica di bambini”, solo così avrà la famiglia numerosa che tanto desidera.
Il 26 novembre 1986 è una data che Josefina non dimenticherà mai. Quella notte, dopo una furiosa lite con il proprio ragazzo, Josefina abbandona frettolosamente l’appartamento nel quale vive nei bassifondi di Philadelphia e si incammina verso il posto di lavoro.
È una notte buia e tempestosa, proprio come nei romanzi più scontati, e una Cadillac Coupe De Ville bianca e argentata l’avvicina. All’interno dell’abitacolo c’è un uomo barbuto dagli occhi azzurri. Nonostante il lusso della macchina, l’uomo è chiaramente sporco, così come i suoi vestiti. Le offre un passaggio e Josefina non sa dire di no.
Il misterioso benefattore si presenta come Gary, accompagnerà volentieri Josefina al lavoro… ma prima deve fare una commissione. Dieci minuti dopo, i due stanno sorseggiando un caffè preso al Take-Away del McDonald’s più vicino. Non scambiano molte parole, Gary è silenzioso e alquanto arcigno, ma alla fine decidono di andare a casa sua.
La casa di Gary si rivela una delusione: una vecchia catapecchia decadente, situata in un quartiere malfamato e malridotto. Sul davanti, nel cortiletto, vi è parcheggiata però una Rolls Roys del 1971. Evidentemente il misterioso accompagnatore ha molti soldi ma li spende in maniera bizzarra… oppure ha dilapidato tutto in macchine di lusso.
Quando i due giungono sulla porta, Heidnik estrae una chiave molto strana e la spinge nella serratura. Interrogato a proposito da una sempre più incuriosita Josefina, Gary spiega di aver tagliato a metà la chiave, infilando una delle due parti nella serratura. In questo modo, soltanto possedendo l’altra metà della chiave si può entrare e uscire.
L’arredamento della casa è la cosa che colpisce di più Josefina: in cucina la parete è costellata da monetine da un penny, incollate, mentre la camera da letto è ricoperta da una carta da parati “fatta in casa”, costituita esclusivamente da banconote da 5 dollari. Nel resto della casa sono sparsi mobili antichi e polverosi.
Proprio sul più bello del giro panoramico, Heidnik afferra il collo di Josefina e comincia a strangolarla. Non vuole ucciderla, ma solo immobilizzarla. Appena la ragazza comincia a indebolirsi l’uomo le gira il braccio e l’ammanetta.
Josefina viene trascinata in un’umida e fredda cantina, condotta sopra di uno sporco materasso, dove viene incatenata alla caviglie con una pesante catena. L’altro capo della catena è legato ad una grossa conduttura sul tetto della cantina: è praticamente impossibile uscire.
Finita la procedura, Gary ordina a Josefina di sedersi, poggia la testa nel grembo della ragazza… e si mette a dormire.
Con l’arrivo del nuovo giorno, Josefina può finalmente sfruttare il filo di luce che penetra dalle finestre per studiare meglio il luogo in cui è tenuta prigioniera. Nel centro della stanza, vi è una piccola fossa, scavata direttamente nella calcestruzzo del pavimento. Proprio a quella buca si mette a lavorare Heidnik appena risvegliatosi.
Mentre scava come uno schiavo, Gary si decide finalmente a spiegare a Josefina il motivo per cui l’ha condotta fino a lì: ha sempre avuto il sogno di allevare una grande famiglia, ha già avuto quattro donne, dalle quali ha avuto dei figli. Per un motivo o l’altro ha perso il contatto con tutti loro, adesso però è deciso a costruirsi finalmente una grande, grandissima, famiglia. Per raggiungere il suo scopo, ha deciso di rapire 10 donne, ingravidarle tutte quante e tirare su una fabbrica di suoi figli. Per dimostrare che è di parola, appena ha terminato il proprio discorso, Gary afferra Josefina e la violenta.
Lasciata finalmente in pace, la ragazza riesce ad allentare una delle morse che ha alle caviglie. Trascinatasi fino alla finestra, comincia a urlare con tutto il fiato che ha in gola, speranzosa dell’intervento di qualche vicino di casa.
Come ho già fatto notare nell’incipit, questa storia assomiglia molto ai film horror americani più scontati. Secondo voi chi sarà l’unica persona a rispondere alle sue grida d’aiuto? Esatto, proprio lui, Gary Heidnik.
Imbestialito, l’uomo afferra Josefina e la trascina per i capelli sul lercio materasso, dove la prende a bastonate fino a che la ragazza non perde i sensi. La povera Josefina viene quindi buttata nella piccola fossa nel pavimento, con la testa schiacciata sul torace, costretta a rimanere in quella posizione da dei pesi di legno accatastati sul suo corpo. Heidnik accende anche la radio a tutto volume, per impedire che si rimetta a invocare aiuto.
Abbandonata in quella posizione, Josefina lotta per riuscire a respirare e rimane in attesa della morte.
Non passano molte ore prima che Josefina venga “disturbata” da delle urla. La sua curiosità viene soddisfatta ben presto, in quanto Heidnik la libera dalla buca e la trascina nuovamente sul materasso. Il suo udito comunque non l’aveva tradita: non è più sola. Incatenata con lei c’è un’altra ragazza, scura di pelle e seminuda. La ragazza si lamenta ma non sembra molto spaventata, non sembra nemmeno conscia di quello che le sta succedendo.
Prima di lasciare sole le sue due nuove “mogli”, Heidnik fa le presentazioni: la nuova arrivata si chiama Sandy Lindsay ed è una ritardata mentale.
Abbandonate nuovamente nel buio della cantina, Sandy racconta la propria storia a Josefina.
È stata per diversi anni un’amica intima di Heidnik, si sono conosciuti all’Elwyn Institute, una clinica per gli andicappati fisici e mentali. Gary è sempre stato un grande amico, con delle buone intenzioni e con mille attenzioni da dedicarle. Hanno fatto spesso sesso, anche a tre, facendo partecipare un loro amico, Tony. Una volta, in seguito ad una di quelle piccole orge, lei è rimasta incinta. Ha deciso di abortire e Gary ne è rimasto a dir poco contraddetto.
Dopo essere andato in escandescenza, l’uomo le ha confessato che era disposto a pagare 1000$ per il suo bambino. Finita la lite, Sandy si è ritrovata in quella cantina buia. Incatenata.
La famiglia di Sandy comincia a preoccuparsi e i suoi parenti si mettono a battere la lista di tutti i conoscenti, nella speranza di trovarla a casa di qualche amico. Passano anche da Heidnik.
Quante volte abbiamo visto una scena del genere nei teen horror? I potenziali salvatori sono lì sull’uscio, tranquilli, che chiacchierano con il cattivone di turno. Le ragazze incatenate nella cantina urlano, si dimenano, chiedono aiuto…ma invano. Alla fine i potenziali salvatori se ne vanno, lasciandole tra le mani del mostro e dando un grande dispiacere allo spettatore.
Per evitare che l’episodio si ripeta, Gary obbliga Sandy a scrivere una lettera alla mamma, nella quale avverte di essere partita per un po’. L’uomo falsifica la busta in maniera che sembri spedita da New York e il gioco è fatto.
Piano piano i giorni di prigionia si trasformano in settimane, che si trascinano lentamente. Heidnik è diventato sempre più bizzarro, nutre molto sporadicamente le sue “mogli” e le tiene nude, in maniera di poter appagare senza perdite di tempo i propri appetiti sessuali. La cantina non è nemmeno riscaldata e le due ragazze sono costrette a stringersi per scaldarsi a vicenda.
Ci sono anche delle severe regole di comportamento, come per esempio il divieto di alzare la voce. Chi non le rispetta si becca un numero di bastonate proporzionale alla regola che ha infranto. La recidività viene punita con periodi più o meno lunghi di permanenza nella fossa. La pena massima applicata è una specie di tortura, nella quale le ragazze vengono incatenate per un braccio alla parte più alta del soffitto e lasciate penzolare in quella posizione per ore.
Mentre la madre di Sandy comincia a preoccuparsi e chiede aiuto allo Sceriffo, arriva Natale. Gary Heidnik è ormai specializzato in torture ed è convinto di poter gestire altre donne. D’altra parte il suo obbiettivo è di arrivare a 10 “mogli” incatenate nella propria cantina.
Così, mentre si aggira per le strade di Philadelphia, incrocia Lisa, 19 anni, che si sta dirigendo a casa di un’amica. Heidnik rischia di rovinare tutto facendole un complimento sguaiato che fa infuriare la ragazza…ma si salva in corner e riesce a convincerla a farsi dare un passaggio. Merito soprattutto della sua Cadillac.
Appena partiti, il progetto di andare a casa dell’amica viene dirottato da Heidnik ad una giornata di shopping. Dopo averle offerto la cena ed averle comprato dei vestiti costosi, l’uomo propone a Lisa un giro per Atlantic City.
La giovane sprovveduta non ci arriverà mai, poiché Gary la droga con del vino, la stupra e la porta nella famigerata cantina, dove Lisa si sveglia ammanettata il giorno dopo.
Mancano sette ragazze per completare il piano di Heidnik. Le tre prigioniere passano intanto il tempo a consolarsi vicendevolmente, con una sola speranza: la cantina è troppo piccola per tutte quelle ragazze, prima o poi una potrebbe riuscire a fuggire e chiamare aiuto.
Sono passati appena dieci giorni dal rapimento di Lisa quando Gary Heidnik ritorna a casa con un’altra ragazza, Deborah Dudley, 23 anni. La ragazza è molto combattiva e fa sudare sette camicie a Heidnik prima di essere immobilizzata. L’uomo è costretto a tramortirla con violente bastonate per averla vinta. Nonostante sia ora incatenata, Deborah continuerà per tutta la prigionia a sfidare il proprio carceriere, disubbidendo agli ordini e mostrandosi quasi insensibile verso le crudeltà che le vengono inflitte.
Con l’aumento delle ragazze, le torture si fanno sempre più violente e tremende. Le bastonate sono all’ordine del giorno e ogni volta che Heidnik deve assentarsi nomina una ragazza come responsabile. Appena ritornato a casa, Gary interroga la ragazza-responsabile su come si siano comportate le altre. Se per caso qualcuna di loro si è comportata male, l’uomo obbliga la stessa responsabile a bastonarla. Se nessuna si è comportata male o se le bastonate non sono abbastanza violente, allora vengono bastonate nuovamente tutte insieme, questa volta per mano di Heidnik.
Tramite queste pratiche, Gary impara ad apprezzare Josefina, sempre obbediente e tranquilla.
Con l’arrivo di Deborah sono cambiati i gusti sessuali del carceriere. Ha ancora un rapporto quotidiano con ognuna delle ragazze, ma sempre più spesso preferisce obbligarle a fare sesso tra di loro, mentre lui le guarda.
Dal punto di vista igienico le prigioniere ottengono qualche vittoria: riescono per esempio a convincere il loro carceriere a installare un lavandino nella cantina e a farsi consegnare delle salviettine per bambini. Ogni tanto l’uomo concede loro un bagno, in seguito al quale sono però obbligate a fare sesso con lui.
La distribuzione del cibo segue invece l’umore di Heidnik. Quando è allegro consegna vecchi hot dog o dei panini con burro di arachidi. Se invece è di malumore, il pranzo delle cinque ragazze consiste nel classico connubio pane e acqua.
Dopo qualche settimana, Heidnik risolve definitivamente il problema dando loro da mangiare della carne in scatola, contornata da bastonate sulla testa, fino a che il pranzo non è finito.
Il 18 gennaio 1987, entra nella casa la ragazza numero sei, Jacqueline, 18 anni. Heidnik l’ha rapita chissà dove, in una delle sue tante uscite. Questo è anche un giorno importante, è il 26esimo compleanno della sua favorita, Josefina, perciò Gary acquista cibo cinese e offre dello champagne alle sue “ospiti”. L’uomo è inoltre convinto che Josefina e Sandy siano incinte di lui e le tratta molto meglio adesso. Per fortuna delle due ragazze non è così.
Nei primi giorni di febbraio Sandy la combina grossa. Messa in punizione nella fossa, viene beccata da Gary mentre cerca di togliersi di dosso i pesi di legno.
L’uomo decide di punirla con l’incatenamento per un braccio, per diversi giorni, costringendola a mangiare con la forza poiché è ancora convinto che Sandy sia incinta.
Dopo un paio di giorni Sandy si ammala, comincia a vomitare e ad avere la febbre alta, fino a quando perde la coscienza. La giovane passa quasi una settimana in questo stato comatoso, poi Heidnik, imbestialito perché non si sveglia, finalmente la libera. Ormai impossessato dalla rabbia, l’uomo prende a calci l’ormai cadavere di Sandy, buttandolo nella fossa. Per dispetto offre del gelato alle cinque superstiti.
Il giorno dopo il corpo di Sandy viene trascinato al piano di sopra. Passano pochissimi minuti e il terrore si impossessa delle ragazze in cantina: dal salotto proviene un rumore paurosamente familiare, è il motore di una motosega. Figuriamoci poi la reazione delle giovani quando uno dei cani di Heidnik si presenta al loro cospetto con un osso umano in bocca, ancora grondante di sangue.
Gary ha deciso di liberarsi del corpo cucinandolo e mangiandolo, dividendolo però con i propri cani.
È una decisione azzardata, che riempie ben presto la casa e il quartiere di un odore nauseabondo, tanto che i vicini mandano un agente di polizia a casa Heidnik, per degli accertamenti.
Anche questa volta il potenziale salvatore se ne va, lasciando le ragazze con l’amaro in bocca. Si è fatto convincere da Gary che quell’odore è dovuto a una cena a base di arrosto che è rimasta troppo tempo chiusa nel forno.
L’unione, si sa, fa la forza. Per questo le cinque superstiti organizzano un piano: hanno deciso di aggredire Heidnik, di circondarlo a sorpresa per cercare di fargli seriamente male con le loro catene.
Un piano astuto e rischioso, che però non verrà mai messo in atto. Josefina avverte Heidnik su quello che sta succedendo, gli racconta il piano in ogni minimo particolare.
La spiata costa molto caro alle sue compagne di prigionia, Heidnik le imbavaglia, ammanetta loro anche l’altra caviglia e le mani, quindi infila nelle loro orecchie dei cacciaviti di diverse misure, cercando di renderle sorde, in modo da impedire loro di sentire il suo arrivo.
Josefina ovviamente viene risparmiata.
Nonostante tutte queste atrocità, Deborah Dudley è sempre più combattiva e sfrontata.
Heidnik prova a demotivarla conducendola in cucina, facendole vedere la testa di Sandy che bolle in una pentola, mentre altri pezzi sono nel forno o nel frigorifero, promettendole che se non la smette lei sarà la prossima, ma nemmeno questa misura estrema riesce ad addomesticare la ragazza ribelle. Perciò Heidnik sarà costretto ad allargare il proprio repertorio di torture introducendo l’elettroshock.
Per eseguire questa nuova tortura, l’uomo strappa la plastica isolante da un cavo della corrente e collega l’altro capo del cavo a una presa. Basta appoggiare i fili scoperti sui corpi delle ragazze per ottenere una forte scossa elettrica.
L’uomo si diverte molto a vederle contorcersi per il dolore, ma esclude come sempre Josefina. Ormai la ragazza viene trattata più come una partner che come una vittima. Dal 18 marzo 1987 l’uomo chiederà addirittura il suo aiuto per punire le altre ragazze.
Proprio il 18 marzo avviene la morte di Deborah. Riempita con dell’acqua la fossa al centro della cantina, l’uomo obbliga le ragazze a immergervisi e le ricopre con un “tappo” fatto di compensato forato. Vuole infilare il filo elettrico attraverso uno dei fori, immergerlo nell’acqua e dare così la scossa alle ragazze. Il primo tentativo va a buon fine: Heidnik si diverte talmente tanto che decide di concedersi un bis. Questa volta però il cavo tocca la catena di Deborah, dando vita a una scossa violentissima che la uccide nel giro di pochi secondi.
Dopo aver rimosso il cadavere, Heidnik offre alle superstiti dei panini, invitandole a gioire piuttosto che disperarsi, poiché poteva benissimo capitare a loro.
Mentre le altre ragazze mangiano, Josefina è costretta a firmare un documento nel quale dichiara di aver partecipato all’omicidio di Deborah.
“Se io vengo arrestato, userò questo documento per dimostrare la tua colpevolezza e la tua complicità!“.
Sicuro di aver ottenuto, grazie a questa minaccia, il pieno controllo su Josefina, Gary per la prima volta la libera, permettendole di andare in camera da letto a cercare qualche vestito da indossare.
Il cadavere di Deborah invece viene avvolto in un telo di plastica e infilato in un grosso congelatore.
In seguito a questo episodio Josefina diventa la compagna onnipresente di Heidnik. Lo accompagna nelle uscite, lo aiuta a fare la spesa e va al ristorante con lui.
Parlano molto i due, ormai sono in confidenza. Durante una delle loro chiacchierate Gary si fa trascinare dall’entusiasmo e confessa alla ragazza di essere capace di imbrogliare nei test psichiatrici. Sono anni che finge di essere un malato mentale per ottenere l’assegno governativo e, in caso di arresto, gli risulterebbe molto facile ottenere l’incapacità mentale e la conseguente assoluzione. Promesso.
La morte di Deborah Dudley ha comunque ammorbidito il sadico carceriere: nella cantina arrivano finalmente materassi, cuscini e una televisione per passare il tempo. Josefina invece può addirittura condividere il letto con l’uomo.
Durante una delle loro gite fuori porta, la “coppietta” si imbatte in un’area boschiva nella campagna del New Jersey. Secondo Gary quel posto è perfetto per nascondere il corpo di Deborah. La notte dopo, il 22 marzo 1987, sono già lì, a scavare nel boschetto con il cadavere adagiato nel portabagagli.
Sepolta la ribelle Deborah, Heidnik e Josefina discutono a lungo e decidono che serve una sostituta. La notte stessa prendono la macchina e si mettono alla ricerca di una vittima.
Poche ore dopo, Agnes si sveglia nuda e incatenata nella cantina di Gary Heidnik.
Solitamente il torturatore-assassino dei film ha solo due possibili sorti: una morte orrenda per mano di una sua vittima o farsi fregare nella maniera più banale possibile, cadendo in un piano così scontato quanto stupido. Quante volte, vedendo uno di questi “cattivoni” cinematografici farsi abbindolare dalle finte avances di una ragazza, ci siamo disperati, concludendo che alcuni personaggi dei film sono impensabilmente imbecilli?
Eppure a Gary Heidnik è successo veramente.
Come abbiamo visto, l’uomo è molto soddisfatto dell’aiuto che Josefina gli sta fornendo, la considera quasi come una partner criminale. Ignora che la ragazza senza scrupoli sta ideando da tempo un piano.
La prima parte, quella più facile, è già stata portata a termine: Josefina ha conquistato pienamente la fiducia del suo rapitore. La fiducia è costata molti sacrifici, come picchiare le proprie compagne o fare la spia, ma ne è valsa la pena.
Il 24 marzo 1987, forte di questa fiducia, Josefina propone un patto a Gary Heidnik: se lui le concede una serata di “libera uscita” per andare a trovare la propria famiglia, lei in cambio gli porterà una nuova “moglie” da incatenare in cantina. Gary Heidnik accetta senza pensarci due volte.
A mezzanotte dello stesso giorno, l’uomo scarica la ragazza a un distributore di benzina, con l’accordo di trovarsi nuovamente lì dopo poche ore, con la nuova vittima.
Appena liberata, Josefina corre a casa dal proprio ragazzo, Vincent Nelson.
La ragazza spiffera tutto quanto a Vincent, raccontandogli per filo e per segno ogni particolare della propria prigionia, supplicandolo di non intervenire di persona perché non vuole essere la responsabile della morte di un’altra delle sue compagne. Vincent deve soltanto crederle e chiamare la polizia.
Gli agenti John Cannon e David Savidge impiegano quasi 1 ora prima di presentarsi a casa Nelson. Josefina racconta nuovamente la propria terribile storia anche ai due agenti che, come era già successo con Vincent, hanno difficoltà a crederci. Si rivelano decisive le cicatrici che Josefina mette in mostra togliendosi i pantaloni, soprattutto quelle delle manette alle caviglie.
Finalmente convinti, i due agenti di polizia scortano la ragazza fino al distributore di benzina e qui arrestano, senza difficoltà alcuna, un Gary Hidnik incredulo e immobile.
L’incubo di Josefina è durato quattro mesi, ma ha finalmente avuto fine.
Alle 5 del mattino del 25 marzo 1987, una squadra di polizia fa irruzione nella casa di Hidnik, al numero 3520 di North Marshall Street. Al comando c’è il Tenente della Omicidi, James Hansen. Per entrare sono costretti a sfondare la porta, incapaci di aprire la speciale serratura dell’assassino. Guidati da Josefina gli agenti si dirigono immediatamente in cantina dove trovano le ragazze nude e incatenate, con Agnes chiusa nella fossa.Messe al sicuro le prigioniere su di un’ambulanza, la squadra speciale continua le proprie ispezioni alla ricerca di qualche altra prova. Tutti gli orrori vengono rinvenuti in cucina: una pentola contenente del grasso bruciato, una costola umana abbrustolita dentro il forno, un avambraccio intero conservato nel frigo.
Nei giorni seguenti la polizia mette a soqquadro la dimora di Heidnik, scavando soprattutto in giardino, ma per fortuna non emergono altri resti umani. Nella casa vengono raccolti numerosi giornaletti pornografici, soprattutto con donne di colore, e un estratto conto bancario di ben 500.000$.
Mentre la stampa comincia a spargere la voce sulla storia del “matto vizioso”, cominciano gli interrogatori, i procedimenti preliminari e le analisi psichiatriche.
EPILOGO
Il 23 Aprile 1987, Heidnik si presenta per la prima volta a giudizio. Accanto a lui siede l’avvocato assegnato alla difesa,Charles “Chuck” Peruto, scelto da Heidnik perché in passato ha vinto diverse cause impossibili. Le imputazioni sono gravissime: rapimento, stupro, aggressione aggravata da deviazioni sessuali, imprigionamento, duplice omicidio.
La prova più schiacciante utilizzata dall’accusa sono naturalmente le testimonianze delle ragazze rapite. Lisa, convocata per prima, descrive nel minimo dettaglio come Gary Heidnik l’ha incatenata, picchiata e stuprata. Segue Josefina, che racconta tutta la sua permanenza nella cantina, dal rapimento in Cadillac fino al giorno dell’arresto. Josefina descrive molto a fondo anche la morte di Sandy Lindsay e l’elettroshock che è stato fatale a Deborah Dudley. Ammette di essere stata lei a riempire d’acqua la buca e ad infilare il filo in uno dei buchi. La difesa si aggrapperà a lungo a questa deposizione, per ottenere un’accusa ai danni di Josefina stessa, poiché a loro parere sarebbe stata proprio lei ad aizzare Heidnik. Josefina viene però difesa a spada tratta dalle testimonianze delle altre ragazze.
Tocca al Dott. Paul Hoyer, dell’ufficio medico provinciale, chiudere i procedimenti preliminari. Il medico fornisce la lista dei pezzi umani rinvenuti nella cucina dell’imputato: due avambracci, un braccio, due ginocchia e due cosce, un totale di 10kg di carne umana, tagliata con una motosega.
Il 20 giugno 1988 si apre ufficialmente il processo. Inutile precisare che la via scelta dalla difesa è l’infermità mentale. Per puntare alla vittoria, l’avvocato Chuck Peruto si affida soprattutto a due uomini, lo psichiatra di Heidnik, il Dr Clancy McKenzie, e lo psicologo Jack Apsche.
Sfortunatamente per lui, lo psichiatra invece di rispondere alle domande dirette si lancia in una lunghissima diserzione sulle malattie mentali, in particolare sulla schizofrenia, finendo per annoiare e confondere la giuria. Alla fine McKenzie annuncia soddisfatto che Gary Heidnik non è in grado di riconoscere cosa è giusto e cosa è sbagliato e che sicuramente Josefina è stata la sua complice.
Nonostante il Giudice Abraham faccia notare loro che l’aver arruolato una complice presuppone una certa lucidità mentale, la difesa continua la sua lotta.
Viene quindi convocato a testimoniare lo psicologo Apsche. Anche questo fallisce, poiché le sue storie vengono ritenute poco credibili dal Giudice. Lo segue un nuovo psichiatra, il Dottor Kool, anche questo deciso a dimostrare l’infermità mentale di Heidnik. Questa volta il Giudice lo interrompe a metà, accusandolo di confondere la giuria. La sua testimonianza non sarebbe stata comunque ritenuta valida, poiché Kool ha passato appena 20 minuti in compagnia dell’imputato.
Robert Kirkpatrick è l’ultimo a testimoniare. È l’agente di borsa di Heidnik e ammette che il suo cliente si è sempre rivelato un astuto investitore, sempre sicuro di quello che sta facendo.
È la testimonianza chiave: Gary Heidnik è ritenuto capace di intendere e di volere, perciò può essere legalmente processato.
Il 30 giugno 1988, dopo sedici ore di deliberazione, la giuria può leggere finalmente il verdetto: l’imputato Gary Michael Heidnik è ritenuto colpevole di duplice omicidio di primo grado e di tutte le accuse a suo carico. Diciotto condanne in tutto, ma bastano le prime due per ottenere la pena di morte. Come ogni serial killer, Heidnik non ha nessuna reazione emotiva durante la lettura del verdetto. Il giorno dopo, contento di un verdetto strappato con i denti, il Giudice Abraham se ne va in pensione.
Attualmente le vittime sopravissute, Jacquelyn, Agnes e Lisa, aiutate da Josefina, hanno aperto una causa di risarcimento danni per i problemi all’udito provocati dai cacciaviti di Gary. Se dovessero vincere la causa, come è probabile, si potranno spartire i soldi che Heidnik ha guadagnato in borsa. Anche l’ex moglie Filippina, Betty, sta cercando di mettere le mani sui soldi di Heidnik. La donna ha intentato causa, chiedendo un risarcimento danni e un assegno di sostentamento per il figlio che ha concepito di Gary durante uno degli stupri che ha dovuto subire.
Gary Heidnik ha atteso la propria sorte per undici lunghi anni, rinchiuso nel braccio della morte. Dopo ogni sentenza di morte si aprono numerosi appelli e comincia un’estenuante burocrazia legale. L’uomo ha provato numerose volte a suicidarsi, ma è sempre stato salvato in tempo.
Il 6 luglio 1999, alle 22:29, Gary Michael Heidnik è stato condotto nello stanzino apposito, dove è stato giustiziato tramite iniezione letale.
In seguito alla sua morte, nessun famigliare si è scomodato per richiedere il corpo a cui poter dare una sepoltura dignitosa, Heidnik giace pertanto nella fossa comune del carcere.
DANIELE DEL FRATE 02-07-2005
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