Fritz Haarmann

Biografie

Foto del serial killer Fritz Haarmann Soprannome: Il lupo mannaro di Hannover
Luogo omicidi: Germania
Periodo omicidi: 1919 – 1924
Numero vittime: 27 +
Modus operandi: vittime violentate e mutilate, le carni furono vendute
Cattura e Provvidementi: il 15 aprile del 1925 fu decapitato

La prima Guerra Mondiale è considerata da più parti come uno “spartiacque delittuoso”, poiché, al termine, di essa siamo entrati nell’era del crimine a sfondo sessuale. Come è prevedibile, i sexual predators compaiono per la prima volta in Germania: al termine del conflitto, il paese è in preda alla fame, ai più svariati disagi e all’ iperinflazione.
È più facile che da questo clima vengano fuori delle menti deviate.
Hannover, un elegante centro della Sassonia meridionale, sarà la città più colpita dal fenomeno. In questa città va a caccia il lupo mannaro, Fritz Haarmann, uno dei serial killer più “prolifici” dell’era moderna. Il suo aspetto, e i suoi modi di fare, ridefiniranno il concetto convenzionale degli assassini seriali e dei loro omicidi. È appena il 1924, gli altri “mostri” dell’epoca, Peter Kürten e Albert Fish, non sono ancora conosciuti, devono ancora entrare in azione.
Friedrich (Fritz) Heinrich Karl Haarmann nasce il 25 ottobre 1879, ultimo di sei fratelli. Sua madre, che alla nascita di Fritz ha 41 anni, è malata di mente e di corpo. Il parto in età avanzata la costringe a letto per 12 anni, durante i quali la donna incoraggia il piccolo Fritz a giocare con le bambole e a comportarsi come una femmina.
Suo padre invece è un fuochista cupo, irascibile e alcolizzato. Fritz lo odierà per tutta la vita.
Haarmann litiga spesso con suo padre, i due si scambiano ripetute minacce: Fritz minaccia il padre di farlo arrestare per un omicidio fasullo, e l’adulto replica minacciando di far rinchiudere Fritz in un collegio o, peggio ancora, in un manicomio.
Oltre all’organizzare piccole truffe, sono due i piaceri preferiti di Fritz nell’età scolare: vestirsi da donna e provocare paura e orrore negli altri.
Nel 1895, a soli 16 anni, il ragazzo fallisce un apprendistato e viene spedito a Neu-Breisach, a fare il soldato volontario.
Fritz è un buon ginnasta ed un soldato obbediente, ma presto comincia a soffrire di epilessia ed è costretto al congedo.
Poco dopo aver compiuto i 18 anni, Haarmann viene arrestato per molestie sessuali nei confronti dei bambini del quartiere. La corte lo condanna al manicomio, dal quale però il ragazzo riesce a fuggire per rifugiarsi in Svizzera.
All’età di 20 anni Fritz fa ritorno ad Hannover. È in una fase di normalità sessuale, tanto che riesce a conquistare e sposare una bellissima ragazza, Erna Loewert. Potrebbe essere l’occasione perfetta per mettere a posto la testa dello sbandato Fritz, ma nel 1900, proprio quando sta per nascere suo figlio, l’uomo viene chiamato nuovamente dall’esercito per adempiere alla leva obbligatoria.
Fritz si trova bene nell’esercito, diventa un soldato eccellente e, in futuro, ricorderà questo periodo come il più bello della sua vita. Non soffre più nemmeno di attacchi epilettici e riesce a fare tutti gli addestramenti.
Purtroppo, nel 1901, Haarmann cade durante un esercizio, si fa male e viene ricoverato. All’ospedale gli viene diagnosticata una sorta di deficienza mentale e Fritz è costretto, per la seconda volta, al congedo.
Tornato in famiglia, ricominciano i litigi con il padre, sempre più convinto che suo figlio starebbe meglio in un manicomio. Alla fine è proprio Haarmann Senior a spuntarla: l’uomo porta Fritz in un istituto mentale, dal quale il ragazzo tornerà in libertà solo dopo aver raggiunto la maggiore età (24 anni).
Uscito da quest’ulteriore detenzione, la vita di Haarmann si svolge tra furti con scasso, contrabbando, frodi di diversa natura e altri crimini minori, tanto che tra il 1904 e il 1918 saranno più gli anni passati in carcere che nel mondo esterno.
Nonostante sia un uomo dalla dubbia sanità mentale, Fritz prepara in maniera incredibilmente dettagliata tutti i suoi crimini, calcolando tutto nel minimo dettaglio.
Nel 1918 ricomincia con le molestie sessuali, quindi si trasferisce brevemente a Berlino. Quando torna ad Hannover è ormai pronto per uccidere.
La furia delittuosa del lupo mannaro di Hannover comincia un giorno di settembre, nel 1918. La guerra è appena finita, e la Germania comincia a subire gli effetti della sconfitta.
Un giovane, Friedel Roth, scappa di casa il 25 del mese. Prima di andarsene, Friedel scrive una lettera alla madre, nella quale le scrive che non sarebbe tornato per molto tempo.
Grazie però alla collaborazione di alcuni amici del giovane, gli investigatori si recano a colpo sicuro al numero 27 di Cellerstrasse. Qui vive un certo Fritz Haarmann che, a quanto pare, avrebbe sedotto il giovane Friedel.
I detective entrano in casa e sorprendono Fritz a letto con un minorenne. Non si tratta del ragazzo scomparso e non è considerato nemmeno un reato gravissimo: Haarmann se la cava con nove mesi di detenzione. Quello che i poliziotti non sanno, è che, al momento dell’arresto, nascosta dietro alla stufa dell’appartamento, c’era la testa di Friedel Roth, avvolta da un giornale.
La storia dell’assassino ha una svolta verso la fine del 1919. Alla stazione ferroviaria di Hannover, meta di tutti i giovani fuggitivi che abbandonano la loro casa in cerca di fortuna, Haarmann incontra un giovane ladruncolo, Hans Grans.
Apparentemente Haarmann ispira fiducia e simpatia, grazie a un’espressione amichevole e ad una natura aperta e cortese. Di altezza media e massiccio di corporatura, ha faccia tonda, dei baffi castano chiari e gli occhi sempre raggianti. Non è propriamente un uomo attraente, ma è ben vestito e curato.

Grans alla stazione si prostituisce. Avvicina subito il lupo mannaro, nella speranza di raggranellare qualche soldo.
Tra i due nascerà una profonda amicizia, Grans si trasferisce a vivere con l’uomo. Non si tratta solamente di una relazione a sfondo sessuale, i due si nutrono vicendevolmente con la loro follia.
Scontata la pena di nove mesi comminatagli nel 1918, Haarmann si riunisce con il suo amico Grans nel Natale del 1920.
I due cominciano a specializzarsi nel furto del bucato, che poi rivendono come abiti usati. Girano vestiti elegantemente, si comportano da gentiluomini e guadagnano il rispetto della popolazione.
Agli inizi del 1922 i due uomini si trasferiscono al numero 8 di Neuestrasse, nel cuore del quartiere che verrà soprannominato “il territorio di caccia”.
È un periodo d’oro per Haarmann. Ha ottenuto, con l’inganno, l’invalidità civile e riceve un assegno mensile dalla previdenza sociale, viene pagato dalla polizia come informatore e le vendite di vestiti rubati vanno a gonfie vele. La sua evidente omosessualità mette a tacere chi fa insinuazioni sulla provenienza dei vestiti che vende: troppo effeminato per essere un ladro. I senzatetto lo considerano addirittura un vero e proprio benefattore.
Tutto perfetto fino al febbraio del 1923, quando Fritz Haarmann decide di tornare a uccidere.
Due ragazzi vengono prelevati dal lupo mannaro alla stazione di Hannover. L’uomo dice loro di essere l’Ispettore della sala d’attesa, deve condurli a casa sua per dei controlli. Il giovane meno attraente viene mandato via in poco tempo, ma il povero Fritz Franke non ha la stessa fortuna.
Hans, quel giorno, torna a casa prima del previsto. Quando entra nell’appartamento, il cadavere di Franke è ancora sul letto, ma la reazione del giovane è incredibile. Leggermente scioccato, guarda negli occhi Haarmann e gli chiede: “Quando vuoi che torni?”
Nei successivi nove mesi il ritmo di Haarmann e del suo complice aumenta esponenzialmente: 12 sono i giovani a cadere sotto i colpi del lupo mannaro. Le vittime vengono avvicinate alla stazione con una scusa, quindi condotte alla casa di Fritz. Le storie utilizzate da Haarmann sono tante: l’uomo offre lavoro, una sistemazione, dei soldi. La storia dell’ufficiale di polizia sarà quella più utilizzata, tanto che gli stessi impiegati della stazione cominciano a considerarlo un poliziotto.
Una volta entrati nella stanza di Neuestrasse, il lupo mannaro uccide i ragazzi e smembra completamente il loro corpo: carne e vestiti saranno rivenduti, le parti inutili invece vengono gettate nel fiume Leine.
Nell’anno successivo più di un testimone vede Haarmann e Grans avvicinare dei ragazzi e portali via con sé, ma i due sono talmente rispettati che nessuno sporge denuncia.
Haarmann ha addirittura l’audacia di presentarsi come un importante criminologo presso una famiglia, che offriva soldi in cambio di informazioni sulla scomparsa del proprio figlio.
Gli omicidi continuano anche nella prima metà del 1924. Sempre lo stesso copione: Haarmann raccoglie giovani disillusi alla stazione, li uccide e, nella notte, si sbarazza dei resti.
Le uniche prove che potrebbero aiutare la polizia a rintracciare l’assassino finiscono velocemente sul mercato di contrabbando, vendute come carne e vestiti.
Un cliente di Haarmann si insospettisce, è convinto di aver comprato carne umana e si dirige presso la polizia. Il laboratorio della centrale analizza il campione e… la cataloga come semplice carne di maiale!
17 maggio 1924. Alcuni bambini stanno giocando sulla riva di un fiume, che scorre vicino al Castello di Herrenhausen, quando trovano un cranio umano. Dodici giorni dopo, il 29 maggio, un altro cranio viene trovato sull’argine destro del fiume. In città scoppia freneticamente lo scandalo e viene organizzata una squadra di esplorazione. Il 13 giugno vengono trovati altri due crani, incastrati nel sedimento del fiume. Le autopsie effettuate sui resti danno risultati identici: si tratta di crani giovani, dai 12 ai 20 anni di vita, e in tutti i casi è stato utilizzato uno strumento appuntito per rimuovere la testa dal resto del corpo. Il teschi sono puliti, ma questa volta non c’entrano né il tempo né l’acqua del fiume. Qualcuno ha rimosso completamente la carne da quelle teste.
La prima ipotesi che viene fatta è la più ovvia: i resti umani provengono dall’istituto anatomico di Gottingen. Qualche tombarolo li ha rubati e, probabilmente, ne ha perso qualcuno nel fiume durante la fuga. È un’ipotesi che durerà ben poco, perché, qualche tempo dopo, dei ragazzini scavano per gioco in un terreno paludoso, e trovano un sacco. All’interno del sacco ci sono ossa umane.
La popolazione di Hannover non ci mette molto a collegare i resti umani all’incredibile numero di ragazzi scomparsi registrato in quegli anni.
Comincia a dilagare il terrore e girano strane leggende metropolitane. Si dice che la carne dei ragazzi giovani viene venduta dal Comune nei mercati cittadini, per sopperire alla mancanza di cibo.
Una domenica primaverile del 1924, centinaia e centinaia di persone si radunano al centro di Hannover e lasciano la città, diretti ai ponti dei quartieri vecchi. Poiché le autorità non fanno niente, hanno deciso di andare loro alla ricerca di resti umani. È la spedizione auto-gestita più vasta della storia del crimine, ed è dettata dal sospetto che ci sia in città un “mangia-uomini”, un “lupo mannaro”.
I volontari trovano tantissime ossa, e il municipio si decide a far prosciugare il Leine, il fiume principale della città. Dalla fanghiglia del Leine emergono più di 500 resti umani, riconducibili ad almeno 22 persone, 1/3 dei quali tra i 15 e i 20 anni.
Mentre vengono compiute queste operazioni, l’assassino colpisce ancora. L’ultima vittima è Erich Vries, abbordato da Haarmann il 14 giugno 1924, con l’offerta di una sigaretta.
Gli investigatori riconoscono che per la città si aggira un mostro, lo soprannominano il “lupo mannaro” di Hannover. Purtroppo, nonostante l’immensa caccia all’uomo organizzata dalle autorità, l’assassino rimane a piede libero e per Hannover si diffonde il panico.
Tutti i deviati sessuali della città vengono messi sotto torchio uno dopo l’altro.
Essendo omosessuale, Fritz Haarmann è tra questi. L’uomo viene tenuto sotto controllo durate tutto il mese di maggio e per metà di giugno, ma non emerge nulla di eclatante.
Nel frattempo, la stampa pubblica dettagli sui crani rinvenuti, nella speranza di ottenere informazioni importanti. Crani che continuano ad affiorare insieme ad altri resti: secondo i calcoli della polizia, l’omicida avrebbe ucciso almeno 27 ragazzi in meno di 16 mesi: una media di due vittime per mese.
La storia scatena rabbia tra la popolazione, su scala nazionale, la fiducia nelle forze dell’ordine tedesche scema di giorno in giorno.
Berlino decide di mandare alla stazione ferroviaria di Hannover due giovani agenti, che fingono di essere dei senzatetto. Il loro compito è tenere sotto controllo Haarmann, cercando di coglierlo con le mani nel sacco. Ma il lupo mannaro è un serial killer incredibilmente fortunato.
Il 23 giugno 1924, Haarmann è alla stazione, vuole liberarsi di Karl Fromm, 15 anni. Il ragazzo è stato suo amante per diversi giorni, ma ha cominciato a diventare altezzoso e insopportabile. Non vale la pena di ucciderlo e Fritz, con la sua solita sfrontatezza, lo conduce alla polizia ferroviaria, denunciandolo come un viaggiatore munito di documenti falsi.
Fromm non ci sta, e denuncia a sua volta Fritz per molestie sessuali.
Gli ispettori della polizia ferroviaria sanno che gli agenti di Berlino vogliono cogliere sul fatto Haarmann, ma non possono ignorare la denuncia, e lo arrestano. Così, la mattina del 23 giugno 1924, il lupo mannaro finisce dietro le sbarre senza nessuna prova a suo carico.
Durante l’interrogatorio, gli investigatori capiscono subito di avere a che fare con un uomo in forte contrasto con se stesso. Fritz è a tratti astuto e calcolatore, a tratti ciarliero e iperattivo, altre volte ancora abbassa gli occhi imbarazzato e si tormenta le piccole dita pallide.
Anche se il suo corpo è mascolino, Haarmann ha una forte componente femminile. Sculetta, gli piace cucinare, si lecca le labbra e sbatte ripetutamente le ciglia. Gli investigatori che lo interrogano diranno addirittura che ha la voce da vecchina e, nel verbale, scriveranno che Fritz Haarmann è un individuo “molto lontano dall’essere cattivo”. Eppure hanno avuto a che fare con l’assassino più prolifico della storia tedesca.
Nelle successive ispezioni in casa Haarmann vengono rinvenuti oltre cento abiti e oggettistica varia, che vengono riconosciuti dai parenti dei ragazzini dispersi. Ma ciò non basta per accusare Haarmann degli omicidi. Nemmeno per uno solo di essi.
Fritz si scagiona con facilità, confessando di essere un mercante di contrabbando. Facendo molti scambi di merce è facile finire in possesso di quelle cose. L’uomo ammette di aver avuto relazioni sessuali con alcuni minorenni, ma nega di aver mai visto le vittime. Fornisce anche scuse plausibili sulla presenza di sangue su alcuni degli indumenti. Il lupo mannaro è fortunato, ma è anche molto astuto.
Tra gli abiti in possesso del mostro, ci sono anche quelli di Robert Witzel, riconosciuto dai genitori tra i teschi del fiume e che, secondo alcuni testimoni, è sparito mentre assisteva a uno spettacolo circense, portato via da un presunto agente di polizia, molto somigliante ad Haarmann.
Mentre i signori Witzel sono al commissariato per raccontare questa storia, riconoscono addosso a un uomo la giacca che era appartenuta a loro figlio. L’uomo è un condomino di Haarmann, è al commissariato per ritirare la pensione militare.
Un’incredibile coincidenza, così come è un colpo di fortuna il fatto che, nel taschino della giacca, ci siano ancora i documenti del giovane Robert.
Seguono sette giorni di interrogatorio ininterrotto, nei quali i poliziotti alternativamente sgridano e urlano contro Haarmann, per poi diventare di colpo gentili e premurosi. Invitano più volte l’uomo a confessare e ad alleggerire la propria coscienza. Quando ogni sforzo sembra ormai vano, finalmente gli agenti riescono nel loro intento: Fritz Haarmann chiede di poter vedere un soprintendente o un magistrato, perché vuole fare una piena confessione.

Il lupo mannaro di Hannover comincia a collaborare attivamente con le autorità: fornisce indicazioni per rinvenire dei resti ancora sparsi per la città, descrive accuratamente tutti gli omicidi ed è disposto a rispondere a qualsiasi domanda. Sembra quasi felice di liberarsi di tutto quel peso, ma, allo stesso tempo, è palesemente orgoglioso di aver ingannato così a lungo l’umanità e la polizia, da lui profondamente disprezzate.
Hans Grans viene arrestato l’8 luglio.

Nell’estate Haarmann viene spedito al Centro Medico di Gottingen, per l’esame psichiatrico. Qui ben 5 psichiatri gli riconoscono varie malattie mentali.
Il processo comincia invece il 4 dicembre 1924, agli atti ci sono ben 60 volumi di materiale giudiziario. Dura 14 giorni, nei quali si alternano almeno 200 testimoni.
Haarmann decide di difendersi da solo e, durante le sedute, si dimostra incredibilmente infantile. Numerose saranno le sue lagne, soprattutto perché, secondo lui, nel pubblico ci sono troppe donne. Diverse volte interromperà gli interrogatori per motivi futili. Durante l’interrogatorio di una madre disperata, per esempio, Fritz chiede il permesso di fumarsi un sigaro “perché mi sto annoiando“.
Haarmann ride, litiga con i giornalisti e sgrida spesso il giudice perché, a suo dire, perde tempo in troppi cavilli (“Taglia corto. Vorrei riuscire a passare il Natale in cielo con mia madre“).
Al contrario, Hans Grans, accusato di aver coperto il lupo mannaro, mette in mostra il suo carattere difficile e scontroso. Haarmann si accorge che la giuria ritiene pericoloso il suo amante e così inventa assurde storie. È spaventato di dover andare al patibolo da solo ed è desideroso di vendetta, così racconta che Hans Grans è a sua volta un mostro, che alcuni omicidi li ha compiuti lui e che un paio di volte lo ha incitato a uccidere.
Verso la fine del processo, il lupo mannaro viene costretto a raccontare come uccideva le proprie vittime.
Dopo averle portate a casa, attendeva che calassero la guardia, quindi gli si lanciava addosso: gli stringeva con i denti il pomo d’Adamo, fino a quando non morivano soffocati. In seguito, preso dai sensi di colpa, copriva la loro faccia con un fazzoletto, per evitare che lo “guardassero” mentre finiva il suo lavoro.
Una volta aperto l’addome con due tagli netti, intestini, cuore, polmoni e reni venivano sminuzzati e raccolti in dei secchi insieme al sangue. Le ossa, soprattutto quelle delle spalle, venivano invece rotte o frantumate. La carne veniva raschiata via dalle ossa e conservata in una borsa.
Ci volevano almeno sei viaggi per liberarsi nel fiume dei resti.
La città mangiava la carne e indossava i vestiti delle vittime, il lupo mannaro si arricchiva.
Haarmann afferma di essere stato guidato dalla bellezza e dai sentimenti più che dal profitto. Ai suoi occhi è più facile uccidere una persona amata, perché in questo modo le si dona la pace, la si libera da questa sporca umanità.
Spesso, dopo aver ucciso, il lupo ha provato il desiderio di consegnarsi a qualche manicomio, ma non ci è mai riuscito.
Secondo gli esperti l’imputato ha una personalità patologica, ma non è mai stato incapace di intendere e di volere, perciò è condannabile.
La corte lo condanna a 24 pene capitali per altrettanti omicidi, e, alle 10 del mattino del 19 dicembre 1924, come da lui richiesto (“Decapitatemi, ci vorrà un momento e poi sarò in pace.“), Haarmann viene decapitato nel cortile della prigione di Hannover. Per fortuna, non viene seppellito nella zona del mercato come avrebbe desiderato (“Seppellitemi al centro del mercato e scrivete sulla lapide: Qui giace Haarmann, l’omicida di massa“).
La corte ha dato credito a tutta la sua confessione, perciò anche Hans Grans viene condannato a morte, per aver incitato Fritz a commettere due degli omicidi. Il ragazzo campa qualche giorno di più perché ricorre in appello, tuttavia la sua sorte sarà la stessa del lupo mannaro.
Qualche giorno dopo, il padre di Hans Grans riceve una lettera, spedita dallo stesso lupo mannaro il giorno prima dell’esecuzione. In questa lettera Haarmann chiede perdono al signor Grans, perché ha fatto condannare ingiustamente suo figlio. Hans era innocente, è colpa della corte se è morto, hanno dato credito alle storie raccontate da un folle.
Insomma, al lupo mannaro piaceva uccidere coloro ai quali voleva bene, e ci è riuscito anche da morto, utilizzando come arma il sistema legale tedesco.
Il giorno dopo, nella cella che aveva ospitato il lupo Fritz, viene trovata un’altra lettera di Haarmann, diretta al giudice.
La lettera recita più o meno così:

Lei non mi ucciderà; Io ritornerò – sì, io le sarò vicino per l’eternità. Adesso anche lei è come me, ha ucciso un innocente, Hans Grans! Le è piaciuto? Come sta adesso la sua coscienza?

DANIELE DEL FRATE 30-03-2005

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