David Berkowitz, il serial killer figlio di Sam

Biografie

Foto del serial killer David Berkowitz Soprannome: Il figlio di Sam
Luogo omicidi: New York (U.S.A.)
Periodo omicidi: 1976 – 1977
Numero vittime: 6 +
Modus operandi: arma da fuoco
Cattura e Provvidementi: arrestato il 10 agosto 1977, ergastolo

David Berkowitz terrorizzò New York tra il 1976 e il 1977. Poiché nello Stato di New York non esiste la pena di morte, egli è ancora in vita, chiuso in una prigione. Anche se, a dire il vero, in galera ha avuto una metamorfosi radicale. Più avanti capirete che cosa intendo. David nasce il 1 giugno del 1953 e viene lasciato in affidamento a due genitori addottivi. La coppia non ha mai avuto figli, né ha le capacità per averne, perciò, come accade in questi casi, rimbambiranno a lungo il figlioletto con esagerate attenzioni e numerosissimi regali.
La sua vera madre, Betty Broder, viene da una famiglia ebrea e molto povera.
Betty ha avuto una vita difficile: è rimasta incinta nel 1939 ma è stata abbandonata dal padre della bambina che all’epoca aveva in grembo, un italiano con il quale aveva avviato un mercato del pesce. Sposatasi con tale Joseph Kleinman, rimane incinta nuovamente. L’uomo però la minaccia: o rinuncia al bambino, troppo costoso da mantenere, o lui la lascerà. Così l’affidamento viene organizzato ancora prima che David nasca, e viene prescelta una coppia ebrea: Nat e Pearl Berkowitz.
David Berkowitz passa l’infanzia nel Bronx, un’infanzia normale e senza particolari avvenimenti che possano creare i presupposti per un futuro da serial killer. Unica sua particolarità, David è un bambino solitario e asociale. Il motivo di questo comportamento è riconducibile al suo fisico: David è molto grande e robusto per la sua età, perciò quando sta con gli altri si sente a disagio, quasi diverso.
I vicini di casa lo ricordano come un ragazzo molto bello, ma dalle attitudini violente, un attaccabrighe con una grande voglia di litigare con gli altri bambini del vicinato, anche senza una ragione ben precisa. Per i genitori adottivi invece si tratta di un figlio iperattivo e particolarmente difficile da controllare.
Nel 1965 Pearl subisce il ritorno di un cancro al seno, risalente a prima della nascita di David. Il ragazzo rimane scioccato dall’avvenimento, e ancora di più nel vedere il progredire della malattia e il deteriorarsi della sua madre adottiva.
Nell’autunno del 1967 terminano le sofferenze di Pearl Berkowitz e David si trasferisce a vivere in un appartamento con il padre, Nat Berkowitz.
Dopo la morte della donna, la media scolastica di David crolla e la sua fede in Dio è compromessa: nei momenti più tristi teme addirittura che la morte di Pearl appartenga a un piano dell’onnipotente per distruggerlo.
Nel 1971 Nat si sposa con un’altra donna e va a vivere in un pensionato della Florida, lasciando David Berkowitz solo, senza una meta, senza uno scopo di vita. Ormai il mondo immaginario del ragazzo è più forte e presente di quello reale. Ne è un esempio la sua relazione con una ragazza, Iris Gerhardt: nella fantasia di David tra i due c’è una storia d’amore, mentre lei lo considera solo un amico.
Dal 1971 al 1974 si arruola nell’esercito, diventando un tiratore eccellente, abilissimo con i fucili.
Durante i periodi di licenza il ragazzo riesce a rintracciare la propria madre biologica, Betty Broder. La donna, con l’aiuto della prima figlia Roslyn, fa di tutto per farlo sentire il benvenuto, ma qualcosa non va: David non si sente felice e, con mille scuse, riesce a svincolarsi e a sparire dalla vita delle due donne.
Lasciato l’esercito, David si ritrova solo al mondo, pieno di rabbia e frustrazione nei confronti delle donne. Il suo unico rapporto sessuale completo lo ha con una prostituta coreana e lei, in ricordo dell’esperienza, gli lascia una bella malattia venerea.
Prima di cominciare a uccidere, David appicca 1488 incendi dolosi, pratica comune a molti potenziali serial killer, e tiene un’agenda dove annota ognuno di essi.
Nel novembre del 1974 scrive a suo padre una lettera abbastanza eloquente sul suo stato mentale: “È fredda e triste, ora, New York, ma va bene, perché questo tempo mi fa sentire…triste. Papà, il mondo sta divenendo scuro. Lo sento sempre di più. La gente ha sviluppato un odio nei miei confronti. Non puoi credere quanta gente mi odi. Molte persone vorrebbero uccidermi. Io non le conosco, ma loro vogliono uccidermi. Molti di loro sono giovani. Io cammino lungo la strada e loro mi sputano e mi danno calci. Le ragazze mi chiamano brutto e questo mi fa più male. I ragazzi ridono. In ogni modo, presto tutto andrà per il verso giusto.”
Dopo aver scritto questa lettera David si chiude nel suo appartamento per un mese, uscendo solo per procurarsi da mangiare. Sui muri scrive queste parole con un pennarello: “In questo buco vive The Wicked King. Uccidere per il mio Maestro. Io trasformo i bambini in assassini.”
Nel 1975 David conosce degli strani ragazzi a una festa. Sono coinvolti nell’occultismo e lo avvicinano alla stregoneria. In questo periodo Berkowitz guarda molti film horror a sfondo satanico, lo colpisce soprattutto Rosemary’s Baby e inoltre si mette a leggere la Bibbia di Satana, scritta nel 1969 da Anton LaVey, fondatore della Chiesa di Satana di San Francisco.
David dichiara a degli psichiatri di essere tormentato dai demoni e che prima o poi cercherà di liberarsene eseguendo un loro ordine. Loro non lo aiutano e lui decide di dar retta ai demoni: è il Natale del 1975.
La notte della Vigilia David impugna un coltello da caccia ed esce alla ricerca di una vittima femminile.
Ne trova due, la prima riesce a sfuggirgli, mentre la seconda viene raggiunta da sei pugnalate ma sopravvivrà. I demoni di David in compenso si placano e lui si può rilassare con hamburger e patatine.
Nei mesi successivi David affitta un appartamento dalla famiglia Cassara e si trasferisce nel Yonkers, dove fa la conoscenza del cane dei Cassara. Si tratta di un pastore tedesco molto nervoso: ulula a lungo la notte e, con i suoi latrati, porta gli altri cani del vicinato ad ululare a loro volta.
David interpreta l’ululato dei cani come il modo di comunicare dei demoni, è il loro modo per ordinargli di andare a caccia di giovani ragazze.
Dopo tre mesi Berkowitz, stremato dalle notti insonni, decide di trasferirsi a Pine Street, ma anche qui una famiglia, i Carr, possiede un cane molto rumoroso.
La mente malata di David comincia a elaborare scenari grotteschi: nella sua testa Jack Cassara diventa il Generale Jack Cosmo, comandante di tutti i cani del male che si aggirano per New York e che ordinano a David di uccidere. Sam Carr è invece posseduto dal demone Sam, un demone potente quanto il diavolo in persona e agli ordini del Generale Jack Cosmo. È a Sam che si riferisce David, quando si appella il Figlio di Sam.
Tra un omicidio e l’altro, David ucciderà a colpi di pistola il cane dei Cassara e il cane dei Carr, ma non servirà a niente: il demone Sam è troppo potente per lui (solo Dio può ucciderlo) e David è costretto a sottostare ai suoi ordini, David Berkowitz deve uccidere.

Il mondo fa la conoscenza del Figlio di Sam il 17 aprile 1977.
La N.Y.P.D. (New York Police Departement) ha organizzato una grandiosa caccia all’uomo, quel famigerato “Killer della calibro .44”. La task-force impegnata nelle indagini è stata soprannominata Operation Omega ed è comandata da Timothy Dowd. È una caccia estenuante, i membri dell’Operation Omega soffrono facilmente di crisi nervose, hanno rovinato i rapporti con famigliari e amici e spesso sono costretti a dormire in centrale.
Sul luogo dell’ultimo omicidio è stata rinvenuta una lettera, indirizzata al Capitano Joe Borrelli, uno dei membri fondamentali della Operation Omega.
La lettera recita così:
“Salve, Capitano Joe Borrelli,
Sono veramente ferito dal fatto che pensiate che io odio le donne. Non è vero. Io sono un mostro! Io sono Il Figlio di Sam e sono un monello. Quando il padre Sam beve, diventa malvagio. Picchia la sua famiglia. Delle volte mi porta sul retro della casa. Altre mi chiude a chiave nel garage. Sam ama bere il sangue. Esci e uccidi, comanda padre Sam. Riposa dietro la nostra casa. Soprattutto giovani…violentate e sgozzate…il loro sangue defluisce…solo ossa adesso. Padre Sam mi tiene chiuso nell’attico anche. Non posso uscire, ma guardo dalla finestra il mondo che scorre al di fuori. Mi sento un estraneo. Sono su una lunghezza d’onda diversa da quella di chiunque altro… programmato per uccidere. Comunque, per fermarmi devi uccidermi. Questo è un avviso per la polizia: sparatemi per primi, per uccidermi, o scappate se non volete morire!
Padre Sam è vecchio, adesso. Ha bisogno di sangue per preservare la propria giovinezza. Ha frequenti attacchi di cuore. Ugh, fa male, ragazzo mio. Più di tutti mi manca la mia deliziosa principessa. Lei riposa nella nostra casa delle signore. Ma la rivedrò presto.
Sono il Mostro… Beelzebub… chebby behemouth. Amo cacciare. Aggirarmi per le strade cercando un bel gioco, carne da assaggiare. Le donne del Queens sono le migliori. Dovrebbe essere quella l’acqua da bere. Io vivo per cacciare…la mia vita. Sangue per il Padre, Mr. Borrelli, sir, non voglio più uccidere. No, sir, non più, ma devo: onora tuo padre. Voglio portare amore al mondo. Io amo la gente. Io non appartengo alla terra. Return me to the yahoos. Questo è per la gente del Queens, vi amo. E voglio augurare a tutti una buona Pasqua. Possa Dio benedirvi in questa vita e in quella successiva. Per adesso vi dico arrivederci e buonanotte.
Polizia: lasciate che vi lasci con queste parole.
Tornerò, Tornerò! Da interpretare come bang, bang, bang, bang_ugh!!
Vostro nell’omicidio,
Mr. Mostro”.

Sulla busta e sulla lettera ovviamente non ci sono impronte utili. In ogni caso il testo finisce nelle mani della stampa e, in poco tempo, l’assassino che da quasi un anno terrorizza New York viene ribattezzato da tutti “Son of Sam“.

Ma facciamo un passo indietro di otto mesi e seguiamo la storia linearmente.
Il figlio di Sam fa la sua “entrata in scena” nel Bronx, la notte tra il 25 e il 26 luglio 1976.
Due giovani donne, Donna Lauria, di 18 anni, e la sua amica 19enne Jody Valenti, sono sedute in macchina. Stanno chiacchierando, l’auto è parcheggiata vicino all’entrata del palazzo dove vive una di loro. È l’una di mattina, da queste parti è pericoloso rimanere fuori, i genitori di Donna sono appena rientrati in casa dopo aver fatto una ramanzina alle ragazze.
A interrompere nuovamente le chiacchiere ci pensa un uomo, che si avvicina lentamente alla macchina dal lato passeggero.
“Chi è questo? Cosa vuole da noi?”
Donna non fa in tempo a finire la sua seconda domanda perché l’uomo estrae una calibro 44 da un foglio di carta e spara nell’automobile per cinque volte. Donna, colpita al collo, muore sul colpo, Jody invece se la cava con un colpo alla coscia.
Preso dalla follia omicida l’aggressore continua a premere il grilletto anche quando il caricatore è ormai vuoto. Per la polizia intervenuta sul posto si tratta sicuramente di un esecuzione con le vittime sbagliate.

Passano tre mesi dall’assassinio di Donna, e siamo nella notte del 23 ottobre 1976.
Il ventenne Carl Denaro è in un bar nel Queens, beve birra con degli amici. Fra qualche giorno Carl si arruolerà per quattro anni nell’aeronautica militare, perciò vuole passare con loro gli ultimi attimi spensierati, soprattutto con Rosemary Keenan, una ragazza che ha conosciuto al College.
La piccola festa si conclude alle 2:30 e Carl si offre per accompagnare a casa Rosemary.
Il ragazzo evidentemente ha precisi “scopi secondari” e trattiene l’amica in auto, con la scusa di parlare un po’, ma anche questa volta compare lo sconosciuto solitario, si avvicina al lato passeggero e anche questa volta scarica cinque proiettili nell’abitacolo. Carl viene ferito alla testa, Rosemary invece ha la prontezza di saltare alla guida e di tornare di corsa al bar.
Carl sopravvive, ma gli viene impiantata una placca di metallo al posto di una parte del cranio.

Poco più di un mese dopo, la sera del 26 novembre 1976, Joanne Lomino, di 18 anni, e la sua amica Donna DeMasi, di 16 anni, stanno tornando a casa dopo aver visto un film al cinema. Scese dall’autobus, le due ragazze si accorgono di un uomo sospetto. Joanne e Donna accelerano il loro passo per allontanarsi, ma l’uomo comincia a seguirle, sempre più da vicino, fino a quando non le raggiunge.
“Sapete dirmi dove…”
È tutta una farsa, l’estraneo non termina nemmeno di finire la frase: estrae una pistola dalla giacca e fa fuoco sulle due giovani.
Trasportate all’ospedale le due amiche hanno sorti molto diverse: Donna, è illesa, la pallottola le ha attraversato il corpo senza ledere nessun organo, Joanne invece ha la spina dorsale fracassata. Sopravvivrà, ma come paraplegica.

Tre aggressioni, avvenute a distanza di poco tempo, ma in due aree diverse: il Bronx e il Queens.
Solo una pallottola è stata rinvenuta intatta, perciò la polizia non riesce ancora a collegare i delitti e a ipotizzare che si tratti di un solo individuo.
Le acque si calmano per due mesi. L’assassino decide di tornare a caccia solo alle prime ore del 30 gennaio 1977.
È da poco passata la mezzanotte e due ragazzi, Christine Freund, 26 anni, e il suo fidanzato, John Diel, lasciano The Gallery of Wine, un locale nel Queens. Stanno passeggiando romanticamente verso l’auto, sono troppo concentrati su se stessi per notare uno strano individuo che li sta pedinando.
Appena la coppietta si siede in macchina, due colpi rompono il silenzio della notte, fracassando il parabrezza. Entrambi i colpi colpiscono Christine alla testa e, mentre la ragazza si accascia, John corre via disperatamente, alla ricerca di aiuto.
Christine morirà in ospedale poche ore più tardi.

Sul luogo di questa aggressione intervengono due agenti: Joe Coffey, un 43enne di origini irlandesi, e l’italo americano Joe Borrelli.
Durante le loro indagini, i due riaprono i precedenti casi di aggressione e arrivano alla conclusione che c’è un solo aggressore, uno psicopatico che avvicina furtivamente le donne per poi aggredirle a colpi di pistola, una .44 Charter Arms Bulldog.
Il fatto che non ci sia un filo comune tra le vittime rafforza la tesi che si tratti di un pazzo, che designa casualmente i suoi bersagli, meglio però se si tratta di donne attraenti.

Martedì 8 marzo 1977, sera. Una giovane e attraente studentessa universitaria, Virginia Voskerichianun, sta tornando a casa dopo le lezioni, attraverso i Forest Hills Gardens. Ormai è arrivata a casa, deve solo percorrere un pezzo di Dartmouth Street che a quest’ora è un posto desolato. C’è solo un altro passante, che cammina nella direzione opposta a
Quando i due si incrociano l’uomo sorride, estrae dalla giacca una pistola e fa fuoco. Virginia prova a pararsi con i libri, ma è inutile: il colpo la raggiunge alla faccia e lei muore sul colpo.
Nella fuga il killer ha la faccia tosta di salutare un uomo di mezza età che passava di lì.
Qualche minuto dopo una pattuglia è sul punto di fermare un uomo sospetto, si tratta proprio dell’assassino di Virginia, ma una chiamata via radio ordina ai poliziotti di correre sul luogo del delitto.

Il giorno seguente, il commissario di polizia decide di tenere una conferenza stampa e la città di New York viene avvertita che le aggressioni sono collegate tra loro. Si tratta di uno psicopatico che probabilmente ucciderà nuovamente, un maschio bianco, tra i 25 e i 30 anni, alto circa 180cm, di corporatura media e dai capelli scuri.
Per catturare l’assassino prima che colpisca nuovamente, l’ispettore Timothy Dowd, un 61enne irlandese famoso perché non si arrende mai, organizza la già citata squadra speciale Operation Omega, scegliendo per essa uomini estremamente esperti nei casi di omicidio.

Il 17 aprile 1977, proprio come la polizia aveva previsto, il folle torna a colpire.
Una coppietta è ferma in macchina, presso l’Hutchinson River Parkway, stanno pomiciando. Un anno prima, a poche decine di metri da loro, era stata uccisa Donna Lauria. Loro, la 18enne Valentina Suriani, aspirante attrice e modella, e Alexander Esau, 20enne autista di carro attrezzi, non lo sanno. E se lo sanno, adesso proprio non gli interessa.
Sono già le 3 di mattina e un’altra macchina posteggia a fianco della loro. Senza dargli il tempo di chiedersi chi sia, il conducente spara quattro colpi, due a testa. Valentina muore sul colpo, Alexander resiste fino all’ospedale e poi si lascia andare.
La polizia è costretta impotente a prendere atto della nuova aggressione: anche questa volta non c’è nessun indizio e il profilo del killer corrisponde a milioni di persone! Questa volta però sul luogo del delitto è rinvenuta la lettera, indirizzata al Capitano Borrelli, nella quale il Figlio di Sam si presenta al mondo.
La situazione che ne consegue è facilmente immaginabile, tanto che il sindaco di New York, Abraham Beame, è costretto a tenere una conferenza stampa per rassicurare l’opinione pubblica sugli sforzi compiuti dalle forze dell’ordine.

Il Dott. Martin Lubin, preside della facoltà di psichiatria forense a Bellevue, con la collaborazione di altri quarantacinque psichiatri da tutto il mondo, comincia a stilare il profilo psicologico del ricercato che viene completato nel maggio del 1977. L’assassino risulta essere un paranoico schizofrenico, convinto di essere posseduto da demoni e di essere dotato di poteri demoniaci. Quasi sicuramente si tratta di un tipo solitario, con grandi difficoltà a instaurare rapporti umani, soprattutto con le donne.
Nel frattempo gli agenti Omega non hanno certo un lavoro facile, dovendosi districare tra le migliaia di segnalazioni che giungono alla centrale di polizia. Ogni cittadino è convinto di aver individuato il serial killer: è il vicino di casa che torna tardi la notte, è il cognato antipatico appassionato di armi da fuoco, è quel ragazzo strano che passa le notti al bar e al quale non piacciono le ragazze.
Ognuno di questi sospetti deve essere controllato, ogni segnalazione va verificata, e così il lavoro dell’Operation Omega ne esce completamente rovinato e complicato.

Mentre gli investigatori compiono il loro titanico lavoro, senza cavare un ragno dal buco, il Figlio di Sam si sente onnipotente, tutta quella pubblicità lo fa sentire importante.
Decide così di scrivere una lettera a Jimmy Breslin, un importante reporter del Daily News:
“Un saluto dalle crepe sui marciapiedi di NYC, e dalle formiche che vi dimorano, e che si nutrono del sangue secco che si deposita nelle crepe.
Un saluto dalle grondaie di NYC (New York City), piene di merda di cane, di vomito, di vino stantio, di piscio e di sangue. Un saluto dalle fogne di NYC, che inghiottono quelle delicatezze quando queste sono spazzate via dai camion della spazzatura.
Non pensate che solo perché è un po’ che non mi faccio sentire, io sia andato in letargo. No, al contrario, sono ancora qui. Come lo spirito che vaga nella notte. Triste, affamato, raramente mi fermo; ansioso di pregare Sam.
Sam è un triste ragazzo. Non vuole che smetta di uccidere fino a che non si riempirà di sangue. Cosa pensi accada, Jim, il 29 Luglio? Voi potete dimenticarmi, perché a me non interessa la pubblicità. Ma non dovete dimenticare Donna Laurie, e non lasciate che la gente lo faccia. Perché lei era un ragazza deliziosa.
Non sapendo cosa ci porta il futuro, posso mai sapere se ti rivedrò al prossimo lavoro, o se tu vedrai me metter mano al prossimo lavoro? Ricorda Miss Laurie. Grazie. Nel loro sangue e dalla fogna, la Creazione di Sam. 44″
Questa è la parte di lettera che il quotidiano manda alle stampe. Un’altra parte, su insistenza della polizia, viene omessa. Essa recita: “Qui ci sono alcuni nomi che potrebbero aiutarvi. Passateli all’ispettore per uso del NCIC (National Crime Information Centre). Loro hanno qualunque cosa sul computer, qualunque. Potrebbero collegare altri crimini. Forse potrebbero fare delle associazioni. Duke of Death. Wicked King Wicker. I ventidue discepoli dell’Inferno. E in ultimo, John Wheaties, violentatore e strangolatore di giovani ragazze.
P.S. muovetevi, pensate positivo, fatevi coraggio, bussate alle bare, ecc.”
Sulla lettera vengono ritrovate delle impronte digitali parziali. Non sono fondamentali per la cattura, ma possono servire per i confronti, ogni qual volta venga arrestato un sospetto.

Il 10 giugno 1977, Jack Cassara di New Rochelle, trova nella propria cassetta della posta una lettera da parte di un certo Carr di Yonkers.
“Ciao Jack, ho saputo che sei scivolato giù dal tetto di casa tua. Volevo solo dirti che mi dispiace, ma sono sicuro che presto ti sentirai meglio, più forte e sano di prima: per favore, fai più attenzione la prossima volta. Fino al momento in cui ti rinchiuderai per lungo tempo, facci sapere se Nann ha bisogno di qualcosa. Sinceramente, Sam e Francis.”
Allegato al messaggio c’è la foto del suo pastore tedesco, recentemente ucciso a colpi di pistola.
Cassara però non è mai caduto dal tetto né ha mai conosciuto questi Francis e Sam Carr. Insospettito, l’uomo si mette in contatto con i Carr e decidono di incontrarsi. I Carr si ricordano bene delle strane lettere ricevute sul loro cane Labrador e delle minacce di farlo zittire.
Mentre le due famiglie si mettono in contatto con la polizia (che non gli darà molto peso), il 19enne Stephen Cassara si ricorda di uno strano ragazzo, tale David Berkowitz, che aveva affittato da loro una stanza nel 1976. Non era mai ritornato per riprendersi i 200 dollari del deposito di sicurezza e si lamentava sempre del cane.

Negli stessi giorni il detective Craig Glassman, vicino di casa di David Berkowitz, riceve una lettera che vaneggia sull’esistenza di una setta demoniaca formata dallo stesso Glassman, dalla famiglia Cassara e dai Carr. La lettera è una prova sicura che Berkowitz è una persona alquanto strana, ma non lo può collegare agli omicidi del Figlio di Sam. Mandare lettere di questo tipo è infatti considerato legale e la polizia non può fare altro che annotare nei propri computer l’indirizzo di David, il numero di registrazione della sua Ford Galaxy ed il fatto che la sua patente è stata sospesa.

Il 26 giugno 1977, alle 3 di mattina, la giovane Judy Placido chiede al suo accompagnatore, Sal Lupo se la può riportare a casa. Si trovano al The Ephas, una discoteca del Queens. Il locale è praticamente deserto, la paura del Figlio di Sam è alta in tutto il quartiere.
Una volta montati in macchina, i due si mettono a discutere proprio sull’assassino e, proprio mentre stanno per ripartire, qualcuno li aggredisce a colpi di pistola. Per fortuna se la caveranno con delle lievi ferite alle braccia.
Per uno strano scherzo del destino, Coffey era di pattuglia da quelle parti pochissimi minuti prima dell’accaduto.

Si avvicina intanto il 29 luglio 1976, l’anniversario
La lettera che l’assassino ha mandato al reporter faceva presagire che quel giorno ci sarebbe stato un altro omicidio e la paura in città è alta. I giornali mettono in guardia l’intera cittadinanza, mentre gli uomini Omega piombano in agitazione: come evitare che venga uccisa un’altra donna quella notte? Sono tantissime in città e l’omicida colpisce a caso.
Coffey propone addirittura di parcheggiare nei quartieri a rischio delle macchine con vetri anti-proiettile. All’interno di esse vorrebbe disporre degli agenti “accompagnati” da manichini femminili.
Quella del 29 luglio 1977 è una notte di tensione, nervosismo e attesa, ma non succede assolutamente niente. Non è questa la data prescelta dal Figlio di Sam per “festeggiare” il proprio anniversario di morte, ma il 31 luglio 1977. Quel giorno l’omicida esce di casa per compiere quello che sarà il suo ultimo omicidio.

La giovane Stacy Moskowitz e il suo ragazzo Bobby Violante sono seduti nella macchina del padre di lui. Sono andati a vedere un film e hanno deciso di terminare la serata lì, in una macchia tranquilla vicino a Gravesend Bay.
“Che ne dici di fare una passeggiata nel parco” propone Bobby.
Stacy ha paura: “E se Son of Sam fosse nascosto là da qualche parte?
“Siamo a Brooklyn, non nel Queens! Dai, vieni!”
Bobby la spunta e porta la sua ragazza a spasso nel parco. È quasi riuscito a strapparle un bacio, quando Stacy scorge qualcosa tra i cespugli e si lamenta nuovamente: “C’è un uomo che ci sta spiando!”
Bobby si gira di scatto, ma l’uomo corre a nascondesi tra le auto parcheggiate. Stacy è spaventata, vuole salire in macchina per scappare da lì. Anche il suo ragazzo vuole salire in macchina, ma per fare “qualcosa d’altro”. Mentre i due sono impegnati a baciarsi, viene sparato un colpo, seguito subito da altri due: Bobby è stato colpito due volte alla faccia, Stacy una volta alla testa.
Una volta soccorsi e portati all’ospedale, i due ragazzi finiscono sotto i ferri per 38 ore. Stacy non ce la fa e muore, Bobby perde l’occhio sinistro mentre la vista dell’occhio destro è ridotta al 20%.

Il 3 agosto 1977, Chamberlain e Intervallo, i due agenti che avevano registrato i dati di David Berkowitz, decidono di procedere le indagini in questa direzione. Si tratta di una iniziativa personale ma avrà i suoi frutti.
Dagli archivi scoprono che Berkowitz corrisponde più o meno alla descrizione che i testimoni hanno fatto del Figlio di Sam. Emerge inoltre che Berkowitz ha lavorato per la IBI Security nel Queens e quindi ha sicuramente qualche conoscenza delle armi da fuoco. In seguito, proprio nel periodo del primo omicidio, aveva fatto il tassista nel Bronx, ma le agenzie di taxi che operano nella Grande Mela sono talmente tante che è impossibile contattarle tutte.
Il capo dei due poliziotti è entusiasta del loro lavoro e tutto il materiale raccolto viene dirottato all’Operation Omega.
C’è inoltre una testimone oculare, un’immigrata austriaca, che assicura di essere sfuggita da un’aggressione poco prima dell’ultimo omicidio. Un uomo ha estratto una pistola dopo averle sorriso nel parco, ma lei è riuscita a scappare.

Mentre Glassman, i Carr e i Cassara provano vanamente a farsi notare dalla polizia con la loro storia di lettere minacciose e cani ammazzati, vengono esaminate tutte le multe effettuate nel quartiere dove abita l’ultima testimone oculare: tra queste ce n’è una indirizzata alla Ford Galaxy di Berkowitz. Ormai è fatta.
Il 10 agosto 1977, gli agenti Shea, Strano, Gardella e Falotico vengono messi a sorvegliare il 35 di Pine Street, dove David Berkowitz vive. Mano a mano che passano le ore aumenta il numero dei poliziotti presenti, tutti vogliono partecipare all’arresto del famigerato Figlio di Sam.
Solo dopo 19:30 un maschio bianco si decide a uscire dalla palazzina, e sembra proprio diretto verso l’auto di Berkowitz. La polizia lo circonda e Falotico, estratta la pistola, comincia a interagire con lui:
David, stai fermo dove sei!”
Siete la polizia?”
Sì. Non muoverti.”
Incredibile ma vero, non si tratta del Figlio di Sam, ma di Craig Glassman, lo sceriffo che come abbiamo detto è un vicino di casa dell’assassino.
Passano molte ore prima che qualcun altro esca nuovamente dalla palazzina. È un uomo molto grande, con i capelli scuri, che si dirige lentamente verso il parcheggio, portando con se una busta di carta. Questa volta gli agenti aspettano che monti sulla vettura per accerchiarlo.
È Gardella a puntargli contro l’arma e a gridare: “Fermo! Polizia“.
L’uomo esegue gli ordini molto lentamente e con un sorriso stampato sulla faccia.
Ora che ti ho preso, mi potresti dire chi ho preso?” chiede Falotico.
Lo sai” risponde cortesemente l’arrestato.
No, non lo so, dimmelo tu..”
Ancora sorridendo stupidamente, l’uomo si decide finalmente a rispondere: “Sono Sam. David Berkowitz.”

EPILOGO
Durante gli interrogatori Berkowitz risponde a tutte le domande cortesemente e candidamente. Con una calma olimpica racconta ogni dettaglio degli omicidi e, alla fine della sessione, augura cortesemente la buona notte ai poliziotti.
Gli psichiatri convocati dalla difesa classificano David Berkowitz come un paranoico schizofrenico, condotto in ulteriori difficoltà dal suo isolamento e dall’impossibilità di riuscire a imbastire rapporti umani. La sua mente malata gli ha creato una vita ciclica composta da tre fasi: una prima fase di tensione e nervosismo, provocati dai demoni, poi l’omicidio, la seguente calma e quindi nuovamente la fase di tensione.
Forse è per questo che al momento dell’arresto David era così sorridente e felice: in prigione nessun cane demoniaco può andare a chiedergli un pegno di sangue.
Come al solito, il processo viene vinto comunque dall’accusa, riuscita a dimostrare che David non è malato di mente, ma è semplicemente un po’ nevrotico.
La condanna è di 365 anni di carcere, da scontare nel carcere Sullivan Correctional Facility di Fallsburg, a New York.

Nel 1979 un certo Ressler, veterano dell’FBI, intervista in prigione David Berkowitz e riesce a raccogliere nuovi particolari interessanti.
Il Figlio di Sam racconta che pedinava abitualmente le donne di notte perché per lui era un’avventura davvero eccitante. Se durante la serata non trovava una vittima interessante, tornava sui luoghi dei delitti precedenti, per rivivere le sensazioni e le immagini degli omicidi. Se invece la vittima c’era, l’omicidio era per lui una sorta di esperienza erotica. Amava soprattutto tornare il giorno dopo, per vedere le tracce di sangue e di gesso sull’asfalto, immagini che lo accompagnavano mentre si masturbava.
Questa sua mania era talmente forte che dovette resistere più volte alla tentazione di prendere parte ai funerali delle vittime, limitandosi a passeggiare nei dintorni delle centrali di polizia, nella speranza di cogliere nei discorsi dei poliziotti qualche riferimento ai suoi crimini, oppure ispezionando i cimiteri alla ricerca delle lapidi delle vittime, senza successo.
Infine l’idea della lettera alla polizia e al reporter, David l’avrebbe tratta semplicemente dalla storia di Jack lo Squartatore, e “Son of Sam” sarebbe semplicemente il soprannome che ha scelto per sé.
Queste nuove rivelazioni mettono in dubbio tutta la storia dei demoni, anche se vanno prese con le pinze: potrebbero essere un modo di Berkowitz per apparire rinsavito e ottenere la libertà condizionata.
Comunque sia, secondo Ressler i demoni sarebbero soltanto una copertura, poiché Berkowitz non vuole ammettere la vera motivazione che lo ha spinto a uccidere: il risentimento nei confronti della propria madre che lo ha dato in affidamento e la sua difficoltà a instaurare relazioni con le donne.

Il 9 luglio 2002 si è tenuta la prima udienza per il rilascio sulla parola. David Berkowitz, ormai 49enne, ha deciso di non partecipare e non vuole nemmeno vincere il processo per ottenere la libertà condizionata. Ecco le sue parole al giudice: “Mi sentivo pieno di ansia. Ho pensato che era meglio per le famiglie che io non venissi per niente, e dopo essermi guardato dentro, nell’anima, e dopo aver pregato molto, ho deciso di venire davanti a voi e scusarmi. Non cerco la libertà. Non sento di meritarla.”

Parole che non ci saremo mai aspettati di ascoltare da un serial killer. Dopo i primi anni, nei quali è stato un carcerato problematico, Berkowitz è infatti cambiato radicalmente, convertendosi al Cristianesimo. Il merito è di un altro prigioniero, tale Rick, che, a dire di Berkowitz, avrebbe scaldato il suo cuore di pietra con le parole di Gesù Cristo.
Dopo la conversione l’ex Figlio di Sam è diventato un carcerato modello, ha riconosciuto i propri crimini e prova rimorso, aiuta i suoi compagni e fa da assistente al cappellano dell’istituto penitenziario, è inoltre iscritto al secondo anno di un corso universitario. Gestisce anche il proprio sito ufficiale, Forgivenforlife.org, dove tiene una sorta di diario personale, dall’infanzia a oggi. Un sito che sembra uscito dalla mente di un santone o di un prete, leggere per credere!
Nel 2004 gli è stata nuovamente negata la libertà condizionata, poiché secondo la commissione il grande dolore, la sofferenza e la rabbia che ha inflitto alle famiglie e alla comunità sono ancora vive. Il rilascio non terrebbe quindi conto della gravità dei crimini commessi, e verrebbe meno al rispetto della legge. La prossima udienza sarà nel 2006, David Berkowitz avrà 53 anni, nel frattempo prega e cura il suo sito. C’è comunque chi mette in dubbio la sua nuova personalità, convinto che sia un metodo per ottenere la libertà.
Recentemente, ispirandosi alla storia di David Berkowitz, il regista Spike Lee ha girato un film, “S.O.S. The Summer Of Sam“.

Non riesco a capire cosa sia accaduto. È stato un incubo. Ero tormentato nella mente e nello spirito. La mia vita era senza controllo e ancora oggi non posso fare altro che rammaricarmi per quello che è accaduto. […] La mia mente non era a posto, pensavo di essere un soldato del diavolo e credevo a un sacco di cose folli, come la bibbia satanica che leggevo. […] Non cerco la libertà.
Non ci credo più. Ho accettato la mia sentenza e la punizione che ne è conseguita. Ammetto di meritare di restare in carcere per il resto della mia vita. Non cerco nemmeno la vostra pietà, voglio solo mostrarvi come mi sento e in cosa credo. […] Spero che ciò che ho scritto possa portare nella vostra vita un po’ di conforto e tranquillità. Grazie, che Dio possa benedirvi
.”
(Brani tratti da Forgiven For Life, sito ufficiale di David Berkowitz)

DANIELE DEL FRATE 03-02-2005

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