Compagni di Sangue – Bartolomeo Gagliano e Francesco Sedda

Biografie

Foto dei serial killer Bartolomeo Gagliano e Francesco Sedda Soprannome: Compagni di Sangue
Luogo omicidi: Italia
Periodo omicidi: 1989 – ?
Numero vittime: //
Modus operandi: arma da fuoco
Cattura e Provvidementi: casa di cura per malattie psichiatriche

Compagni di sangue“, questo è il nome che verrà dato alla coppia formata da Bartolomeo Gagliano e Francesco Sedda; le loro storie, apparentemente divise, si intrecceranno in un vortice di follia dopo il loro incontro in un ospedale psichiatrico, ma procediamo con ordine, dal racconto separato delle 2 vite, sino al fatidico incontro che porterà alla stipulazione del loro assurdo patto sanguinario.
Bartolomeo Gagliano nasce a Nicosia, in Sicilia, nel 1959, ma da bambino si trasferisce con la famiglia a Savona.
Cresce in una famiglia normale e ha un’infanzia normale, ma a soli 22 anni, nel gennaio del 1981, uccide una prostituta tossicodipendente sua amante, Paolina Fedi di 32 anni, che lo minacciava di rivelare i dettagli della loro relazione alla fidanzata ufficiale di Gagliano, che intanto aveva già prefissato la data delle nozze.
Gagliano la uccide spaccandole la testa con un sasso. La corte lo ritiene incapace di intendere e di volere e lo condanna a 10 anni di reclusione da trascorrere presso il manicomio giudiziario di Aversa (Caserta).
Nel 1983, durante una licenza premio, Gagliano sequestra un’intera famiglia, poi un tassista, poi ancora una famiglia in un negozio e infine si arrende alla polizia; viene di nuovo internato nell’ospedale psichiatrico di Montelupo (Firenze), dove conosce Francesco Sedda.

Francesco Sedda nasce a Nuoro, nel 1958, ma vive in Liguria, a Genova, dall’età di due anni.
Sedda è un delinquente come ce ne sono tanti, a partire dai 18 anni, si dedica esclusivamente ai furti e alle rapine, è inoltre tossicodipendente e sieropositivo. Francesco però è anche, secondo una perizia psichiatrica dell’epoca, totalmente infermo di mente. Per questo, dopo l’ennesima condanna per furto, viene rinchiuso nel manicomio giudiziario di Montelupo.

I due nell’ospedale stringeranno non solo un’amicizia, ma un vero e proprio legame di sangue.
Sedda e Gagliano evadono dall’ospedale l’11 gennaio del 1989 e l’8 febbraio uccidono un transessuale uruguayano, Nahir Fernandez Rodriguez di 32 anni. Gli sparano in faccia con una pistola calibro 7,65 e poi lo abbandonano in una boscaglia lungo l’autostrada Milano-Genova.
Il 14 febbraio, San Valentino, gli assassini freddano Francesco Panizzi, un travestito tossicodipendente di 34 anni, conosciuto nell’ambiente come “Vanessa”.
Panizzi si era appartato con un cliente in auto, un operaio divorziato di 34 anni, quando qualcuno si è avvicinato all’auto e ha cercato di forzare la portiera. Convinto di essere vittima di una rapina, Vanessa è sceso dall’auto deciso a consegnare la borsa al malvivente, che però fa fuoco con la propria calibro 7,65. Il cliente è ferito di striscio, ma per Panizzi non c’è niente da fare: il proiettile gli trapassa la faccia.

Passano solo 24 ore e una prostituta, Laura Baldi, viene orrendamente ferita da un proiettile calibro 7,65, che le trapassa la gola e le frattura la mascella, ma senza ucciderla.
Questa volta però c’è un testimone, uno studente (soprannominato dai media come lo “studente nottambulo”) che ha visto l’aggressore. Un uomo alto 1.70, con i capelli ricci e neri.
L’identikit porterà all’erroneo arresto di un cuoco disoccupato, il 18 febbraio, che per fortuna rimarrà in galera solo 2 giorni.
Nel frattempo i giornali ricevono telefonate anonime di un anonimo “giustiziere” che dichiara di aver contratto l’Aids con una prostituta e di volersi vendicare uccidendo le ultime cinque con cui ha avuto rapporti.
Naturalmente le indagini non portano a nulla, si tratta dei soliti mitomani.

Il 20 febbraio, Gagliano viene fermato, per puro caso, da un posto di blocco. Gli agenti lo riconoscono subito come l’uomo evaso dall’ospedale di Montelupo e lo mettono in stato di fermo. A bordo dell’Opel Corsa guidata dall’uomo vengono inoltre ritrovati 2 bossoli calibro 7,65, sparati dalla stessa pistola che quella settimana ha freddato 2 uomini e ferito gravemente una donna.
Gagliano viene arrestato e in carcere tenta subito il suicidio. Dopo poco tempo, braccato dalla polizia, anche Sedda si arrende e si costituisce. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l’esecutore dei delitti sarebbe stato sempre Gagliano, mentre Sedda avrebbe solo partecipato sia di persona che alla “pianificazione”. Non è escluso che fosse proprio lui il mitomane che telefonava ai giornalisti.
Entrambi dichiarati nuovamente infermi di mente, vengono rispediti all’ospedale psichiatrico giudiziario, questa volta in Emilia Romagna, nuovamente compagni di cella.
I 2 serial killer faranno ancora parlare di sé in azioni solitarie. Nel 1991, Sedda evade e partecipa ad una rapina in provincia di Genova. Riportato di nuovo all’ospedale psichiatrico, vi resterà fino alla morte nel 1994, a soli 36 anni.
Bartolomeo Gagliano è evaso ripetutamente dall’ospedale. E’ stato fermato con addosso degli esplosivi, ha ferito una donna durante un rapporto sessuale, ha ferito un metronotte che lo ha sorpreso a rubare e infine è stato ritrovato armato e in possesso di molta droga. Ad oggi, Gagliano è ancora rinchiuso in una casa di lavoro emiliana.

Sara Di Marzio ottobre 2007

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