Charles Manson il messia degli sbandati

Biografie

Foto del serial killer Charles Manson Soprannome: Mr Satan o Satan Manson
Luogo omicidi: California (U.S.A.)
Periodo omicidi: 1968 – 1970
Numero vittime: 50 +
Modus operandi: arma da fuoco e pugnalate
Cattura e Provvidementi: ergastolo

Chi non ha mai sentito parlare di Charles Manson? Pagine e pagine sono state scritte su questo folle. Documentari, interviste, speciali televisivi, raccolte delle sue “perle” di saggezza hippy. Spesso può capitare di leggere una sia biografia che è stata gonfiata per farlo sembrare ancora più crudele. Girano inoltre fin troppe leggende sulla sua figura ed è facile sbagliarsi.
C’è chi lo considera l’incarnazione del male e lo chiama Mr. Satana, ma c’è anche chi lo considera solamente una vittima della società, un prodotto degli anni ’60. A lui, come è noto, si è ispirato il suo concittadino-rocker Brian Warner (alias Marylin Manson) per la scelta del proprio nome d’arte. È davvero una incredibile coincidenza che questo musicista, accusato da più parti di influenzare i giovani spingendoli alla violenza, abbia adottato il cognome di un folle omicida che vedeva nella musica il suo più grande sogno e che dalla musica ha tratto l’ispirazione per i suoi crimini. Ma procediamo con ordine.

Charles Manson nasce il 12 novembre 1934 nella città di Cincinnati (Ohio). Sua madre, Katleen Maddox, è una 16enne scappata di casa, scappata da una famiglia ricca di fanatismi religiosi e restrizioni, che alla ragazza stanno stretti. Katleen è un’alcolizzata e si prostituisce per vivere: in uno dei suoi rapporti occasionali viene concepito Charles, che quindi è di padre ignoto. Per lui sua madre sceglierà un cognome semplice e naturale: Manson (Man + Son = figlio dell’uomo).

Katleen non è certamente una santa donna, e spesso finisce in galera per qualche piccolo reato. Così, durante questi periodi di reclusione, il piccolo Charles viene affidato agli zii della West Virginia. Purtroppo per lui nessuno nella sua famiglia si può reputare “una persona normale”.

La zia si rivela una donna perfida e fanaticamente religiosa, il marito è un crudele maschilista dalla mente instabile che chiama Charles con l’appellativo “femminuccia”. Manson ha raccontato che il primo giorno di scuola, un giorno molto importante nella vita di ogni individuo, suo zio lo ha obbligato a vestirsi da bambina, mettendolo in imbarazzo con i proprio compagni per molti anni.

Il fanatismo religioso della zia (al quale si alterna l’estremo permissivismo della madre) e i metodi subdoli che lo zio utilizza per farlo diventare un “vero uomo”, mineranno non poco la sanità mentale del piccolo Charles Manson.

Il fatto che la madre faccia di tutto per sbarazzarsi di lui (lo mena a sangue, lo propone come merce di scambio per della birra, prova a darlo in adozione) fa si che Charles cresca un ragazzino pieno di rabbia e dalla personalità fortissima. Tanto che una notte il ragazzo, appena 12enne, fa fagotto e scappa di casa per sempre.

Vivere per strada, soprattutto se così giovani, non è certo facile, così Manson comincia sin da subito a campare di piccole rapine e furti d’auto. Non durerà molto questo suo approccio alla carriera criminosa, perché nel giro di pochi mesi viene arrestato e condannato al riformatorio.

Sono anni difficili quelli del riformatorio, Manson viene stuprato più volte da dei ragazzi più grandi, complici di alcune guardie guardone. L’unica fuga da questo inferno è l’evasione, ma nell’Utah il ragazzo viene nuovamente catturato e ributtato in cella, questa volta non in un riformatorio: in una galera vera nella Virginia.

Nell’istituto di sicurezza Manson sconterà la sua pena isolato da tutti, in quanto etichettato come individuo socialmente pericoloso. Questo perché, nei primi mesi di detenzione, aveva stuprato più volte un compagno di cella, minacciandolo con un oggetto tagliente.

È il 1954 quando finisce questo suo lungo periodo dentro e fuori dalle prigioni di stato. Come abbiamo detto in precedenza, Charles è dotato di una fortissima personalità e di una grande intelligenza. Riesce così, in poche sedute di dibattito, a plagiare, raggirare e convincere la commissione per la libertà condizionata. La commissione infatti si lascia convincere da Charles Manson che egli è ora una persona cambiata e non più pericolosa, e l’Helter Skelter Murder è presto nuovamente a piede libero.

Effettivamente Charles sembra veramente cambiato. Si sposa con una giovane ragazza, cameriera in un fast food, e da lei nel 1955 ha un figlio: Charles Manson Jr.

Ma è una parentesi felice di ben poca durata. Mentre suo figlio è ancora in fasce Charles tira a campare con lavoretti mal pagati e furti d’auto. Questa volta il carcere che lo accoglierà si trova in California. Rilasciato, è nuovamente arrestato pochissimo tempo dopo per furto. Ma ancora una volta Manson se la cava: convince una sconosciuta (la moglie ha chiesto e ottenuto il divorzio nel periodo della precedente incarcerazione) a presentarsi in tribunale. Qui la giovane donna dichiara di essere fidanzata con l’imputato e di aspettare da lui un figlio. Arriva così una semplice condanna agli arresti domiciliari, che ovviamente Manson non rispetterà mai. Anzi, appena rilasciato, violenta due donne a distanza di pochi giorni e, riconosciuto e catturato, questa volta si becca dieci anni nelle carceri dello Stato di Washington.

Quando finalmente Charles Manson esce dal carcere per l’ultima volta siamo nel 1967, in pieno boom della “filosofia” anni ’60. In America dilaga il fenomeno degli Hippy, i figli dei fiori, e il nostro Charles non può essere da meno. Si dedica alla chitarra per molte ore, impara a suonarla e sogna di diventare famoso. Questa sarà per lui una costante ossessione.

La chitarra non è la sua unica passione, Manson è dedito anche alle droghe (lsd e altri allucinogeni), si appassiona oltremodo ai Beatles, tanto da rimanere convinto tutta la vita di essere il quinto Beatle mancato, e si avvicina anche al satanismo moderno. (A quanto pare, anche alcuni membri dei Beatles stessi erano interessati al satanismo moderno. Sulla copertina, ideata da Ringo Starr, di “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band”, album uscito in quegli anni, si possono vedere le facce di alcuni personaggi che i membri della band amavano e ammiravano. Tra queste appare anche il volto dell’occultista Aleister Crowley, padre del satanismo moderno. NdA)

Sempre per rimanere in linea alla “moda” hippy, nel 1968 Charles Manson fonda la sua comune: la famigerata Manson Family. La loro sede è stabilita nel Ranch Squeaky Gromme.

Nell’estate dello stesso anno tenta di realizzare il suo sogno musicale e si reca in uno studio discografico di Los Angeles. Inutile precisare che fallirà amaramente e che l’ossessione di diventare il quinto dei Beatles rimarrà tale.

Nella sua “famiglia” Manson ha raccolto un incredibile gruppo di sbandati: ragazzi con problemi sociali, con difficoltà a inserirsi nella società e dall’immancabile passato difficile.

Per loro lui è il guru, la mente del gruppo, il messia. Manson profetizza il suo satanismo tutto particolare, diffonde la cultura dell’olocausto razziale che porterà a un giorno in cui la razza bianca si sbarazzerà totalmente di quella nera. La famiglia, sotto la sua attenta guida, campa di furti e di qualsiasi altra attività criminale. Tra una rapina e l’altra si suona la chitarra e ci si fa di lsd.

Fino a quando non arriva l’ora delle carneficine.

9 Agosto 1969. Cielo Drive. Manson e la sua “famiglia” penetrano nella villa di Roman Polanski dove Sharon Tate, attrice e moglie del famoso regista, incinta di 8 mesi, sta accogliendo degli ospiti. La Manson Family non avrà nessuna pietà. Nessuno viene risparmiato dalle lame dei loro coltelli e in totale le vittime saranno cinque: Sharon Tate, il cugino di Polanski, due amici della coppia e il guardiano della villa. Con il sangue della donna viene scritto sulle pareti del soggiorno la frase “DEATH TO PIGS” ( = morte ai maiali). Sul frigorifero invece, sempre con il sangue, viene scritto “HELTER SKELTER” (= finimondo), il titolo di una canzone dei Beatles che racconta la fine del mondo e che a Manson piace parecchio. Dal massacro si salva solo il regista, casualmente impegnato per lavoro in un’altra città. Solo un anno prima Polanski aveva girato un film sul demonio, “Rosemary’s Baby”, e adesso il demonio era entrato in casa sua.

Nel giro di pochi giorni il bagno di sangue della “famiglia” si allarga. Il 10 agosto 1969, le vittime sono Leno LaBianca e sua moglie Rosmary: i due vengono accoltellati ripetutamente nel petto, si contano più di quaranta pugnalate a testa. Sulle pareti nuovamente compare la scritta “Death To Pigs”. L’ultima vittima riconosciuta è un insegnante di musica, Gary Hinman, che qualche mese prima aveva dato ospitalità alla famiglia. Anche lui viene accoltellato, ma questa volta nessuna scritta sanguinosa compare sulle pareti.

A seguire questo intrigato caso non c’è un arguto investigatore come nei film thriller, non c’è nemmeno una squadra dell’F.B.I. o una intera centrale di polizia, ma c’è un semplice avvocato: Vincent Bugliosi.

Solo dopo due lunghi anni di indagini, l’avvocato Bugliosi riesce a risalire a Charles Manson e a collegarlo alle scritte comparse sul luogo degli omicidi.

L’uomo non ha prove e non è sicuro che sia Manson la mente criminale della “famiglia”, così si reca più volte al loro Ranch, per intervistare i ragazzi e per cercare di ricostruire in qualche maniera le vicende.

Il mosaico si va così formando piano piano davanti agli occhi di Bugliosi.

Quei giovani ventenni, apparentemente innocenti, sono tutti degli assassini spietati che agiscono sotto effetto di droghe, plagiati dal loro malvagio leader.

Quando alcuni dei ragazzi cominciano a confessare spontaneamente, per Charles Manson è finita. Tutte le confessioni dei ragazzi puntano l’indice contro di lui, testimone chiave si rivela Linda Kasabian, la ragazza che era stata costretta a fare il palo quella maledetta sera del 9 agosto 1969.

EPILOGO
Nel 1970 comincia il processo alla Manson Family. Il processo è entrato nella storia degli U.S.A. per la sua incredibile lunghezza: solamente il dibattimento preliminare dura quasi un anno.

Alla fine anche Charles Manson arriva a confessare. Rimanendo glaciale, confessa uno dopo l’altro gli omicidi attestati e altri crimini. Viene fuori una interminabile lista di personaggi famosi che la famiglia si era prefissata di uccidere, uno dopo l’altro. Tra questi spiccano i nomi di Elisabeth Taylor, Frank Sinatra, Richard Burton, Steve McQueen e Tom Jones, ma la lista è veramente interminabile.

Perché questi obbiettivi particolari? Perché tutta questa violenza?

Charles Manson rispose che lo avevano ispirato i Beatles con la loro “Helter Skelter”, il finimondo. Proprio questo voleva creare Manson: voleva diffondere il caos.

Alcuni specialisti sono invece concordi nel correggere le dichiarazioni di Manson avanzando l’ipotesi dell’ossessione per la fama: non essendo riuscito a diventare una rock star come aveva sempre sognato, Manson avrebbe scelto la via alternativa più facile, dei folli omicidi che attirassero l’attenzione dell’opinione pubblica.

Noi non ci sbilanciamo, ognuno è libero di trarre le proprie conclusioni, anche diverse da queste due “ipotesi” ufficiali.

Il 29 marzo 1971 il processo si chiude con la condanna a morte dell’intera “famiglia”. Nel 1972 lo stato della California ha abolito la pena di morte e la Manson Family è stata spostata dal braccio della morte al carcere, dove dovranno scontare innumerevoli ergastoli.

Charles Manson, nella sua intelligente pazzia, avanza con costanza la domanda per la libertà vigilata. Ogni anno, dal 1974 a oggi. La risposta è sempre la stessa: “Respinta”.

Aggiornamento 2007: Manson attualmente è ancora detenuto nel carcere di Corcoran, 280 km a nordovest di Los Angeles, che ospita alcuni tra i più noti e efferati killer degli Usa, tra i quali Sirhan Bishara Sirhan, l’assassino del senatore Robert Kennedy, nel 1968.
Il 24 maggio 2007 si è tenuta l’undicesima udienza per la libertà vigilata. L’idea che Manson potesse ottenere la libertà aveva scatenato numerosi dibattiti negli USA e aveva preoccupato non poco l’opinione pubblica, ma naturalmente la corte ha respinto ancora una volta le richieste di Charles.
Il Giudice ha ritenuto che Manson, assente in aula, nonostante i suoi 72 anni (di cui 40 trascorsi in carcere) sia ancora pericoloso per chi gli sta vicino. La prossima udienza per la libertà vigilata è possibile per legge dal 2012. Manson avrà 77 anni, ma ha già fatto sapere tramite i suoi portavoce che sarà puntuale nell’avanzare la dodicesima domanda.

La paranoia non è altro che una forma di consapevolezza; la consapevolezza non è altro che una forma d’amore” (Charles Manson)

DANIELE DEL FRATE 25-11-2004

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