Cesare Serviatti – Il Landru del Tevere
Soprannome: Il Landru del Tevere
Luogo omicidi: La Spezia, Roma (Italia)
Periodo omicidi: 1928 – 1932
Numero vittime: 3
Modus operandi: necro-sadismo
Cattura e Provvidementi: condanna a morte per fucilazione il 13 ottobre 1933
Cesare Serviatti nasce a Roma nel 1875 e viene ricordato come il “Landru del Tevere” perché, proprio come il vecchio serial killer francese Henry Landru, uccide donne per impossessarsi dei loro averi.
«Pensionato, 450 lire mensili, conoscerebbe signorina con mezzi, preferibilmente cameriera, scopo matrimonio».
Con questo annuncio sui giornali, il truffatore abbindola le donne sole.
L’uomo è veramente pensionato. Nel suo passato ci sono mestieri come il macellaio e l’infermiere del Policlinico, da dove era stato licenziato per maltrattamenti ai pazienti.
Alle donne Serviatti appare come un uomo abbastanza simpatico e socievole, sulla sessantina, basso di statura, grassoccio, con due grossi baffi e pochi capelli. Si spaccia inoltre come un mutilato di guerra, anche se in realtà si è solo infortunato sul lavoro.
Per carpire la fiducia delle malcapitate, altera le cifre del suo libretto di risparmio e si professa molto innamorato. Fa con loro progetti e sceglie sempre donne sole, senza parenti né amici e molto ingenue.
Nella sua trappola cadono tre vittime con un solo punto in comune: la voglia di essere amate.
Il periodo di attività di questo assassino seriale è circoscritto nei 4 anni che vanno dal 1928 al 1932, nei quali viene sempre aiutato dalla moglie, anch’essa conosciuta tramite un annuncio.
Il rituale di Serviatti sarà sempre lo stesso: adesca la donna, la conosce, diventa suo amante e infine la uccide con un coltello da cucina, a letto, durante un rapporto sessuale, facendo poi a pezzi il cadavere. Secondo alcuni, Serviatti avrebbe compiuto atti di necrofilia sulle proprie vittime, ma non è provato (né lo stesso Serviatti lo ha mai ammesso durante gli interrogatori).
La sua prima vittima è Pasqua Bartolini Tiraboschi, uccisa nel sonno e fatta a pezzi piccolissimi, infine gettata in un pozzo nero.
La seconda vittima è Bice Maragucci, anche lei uccisa, fatta a pezzi e gettata nel tevere (da qui il soprannome dell’assassino “Landru del Tevere”).
La terza ed ultima vittima è Paolina Goretti. E’ in seguito al ritrovamento del suo cadavere che parte l’indagine che porterà all’arresto di Serviatti.
Il 16 novembre 1932, alla stazione di Napoli, sul treno giunto da La Spezia, viene rinvenuta una valigia abbandonata, al cui interno c’è il corpo orribilmente mutilato di una donna. Un’ altra valigia, contenente altre parti anatomiche della vittima, viene ritrovata sul treno La Spezia-Roma.
Le indagini partono proprio da La Spezia, dove un bambino nei pressi della stazione, ritrova un coltello sporco di sangue.
L’incaricato del caso è il commissario Musco, uomo esperto che si era già occupato del caso di Bice Maragucci, naturalmente senza trovare un colpevole.
Il commissario indaga in lungo e in largo per l’Italia, nella speranza di far identificare la donna scomparsa fino a quando Olga, una servetta umbra sulla quarantina, riconosce nel cadavere la figura della sua migliore amica: Paolina Goretti. La donna racconta che la Goretti, prima di sparire, le aveva raccontato di un incontro con un ex maresciallo mutilato di guerra, che avrebbe dovuto sposare a La Spezia. Il nome del maresciallo era Cesare Serviatti.
Un paio di giorni dopo, il 9 dicembre 1932, la polizia fa irruzione nella residenza romana di Serviatti, in via Principe Amedeo, e arresta Serviatti, che stava cenando con la moglie.
Messo sotto pressione durante diversi interrogatori, Serviatti finalmente crolla e ammette l’omicidio di Paolina Goretti e di altre cinque donne, di cui non vuole però dire il nome. Successivamente gli investigatori collegheranno il suo nome agli omicidi di Bice Maragucci e Pasqua Tiraboschi, ma le ultime due vittime rimangono ancora oggi senza nome e senza cadavere.
Temendo il peggio, Serviatti provò la solita arma dell’infermità mentale, giurando di aver ucciso quelle donne inconsapevolmente, mentre dormiva, spinto da una forza misteriosa.
Processato per direttissima, viene però condannato all’ergastolo per gli omicidi di Pasqua Bertolini e Bice Maragucci e alla pena di morte per l’omicidio, il vilipendio e l’occultamento di Paolina Goretti.
Alle 6,24 del 13 ottobre 1933, Serviatti viene fucilato da un plotone di moschetti nel poligono di Chiara Vecchia, a Sarzana (SP).
La moglie ignorava che il marito fosse anche un assassino e giurò di averlo sempre aiutato solo nelle truffe.
Sara Di Marzio maggio 2007
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