Belle Gunnes, la Vedova Nera

Biografie

Foto della serial killer Belle Gunness Soprannome: La Vedova Nera
Luogo omicidi: La Porte (Indiana)
Periodo omicidi: 1896-1908
Numero vittime: 40+
Modus operandi: Avvelenava le sue vittime e in alcune circostanze ne sezionava i corpi e li sotterrava nella sua tenuta.
Cattura e Provvidementi: Non fu mai catturata.

Una delle Vedove Nere più conosciute e misteriose della storia è senza dubbio Belle Gunness, il cui vero nome è Brynhild Paulsdatter Storset, nata l’11 novembre del 1859 in un villaggio vicino a Trondheim, in Norvegia.

Il padre di Belle, che aveva un attività nel commercio del pesce, non poteva garantire un futuro dignitoso alla propria famiglia e ciò spinse sua sorella maggiore, Anna, ad emigrare negli Stati Uniti, dove dopo qualche anno si sposò. Preoccupata delle condizioni di vita della sua famiglia in Norvegia, Anna scrisse una lettera alla sorella, sollecitandola a raggiungerla: Brynhild prese al volo l’occasione e si mise in viaggio verso il nuovo continente, è il 1881.

Tre anni dopo, la giovane conobbe nella città di Chicago un immigrato norvegese di nome Mads Sorenson. In questo periodo cambia il suo nome in Belle e dopo qualche mese sposa il suo connazionale, con il quale apre un negozio.

Col passare degli anni Belle si rende conto che gli affari non andavano come desiderato e che anche il rapporto con il marito si stava deteriorando. In queste condizioni di difficoltà economica e sentimentale, Belle compì così il suo primo omicidio, avvelenando nel 1896 la primogenita Caroline. I medici diagnosticarono una colite acuta mentre la Vedova Nera completava la propria opera appiccando un incendio alla bottega per intascare i soldi dell’assicurazione.

Con quel denaro, la famiglia Sorenson acquistò una nuova casa, ma le cose tra i due coniugi non cambiarono: nel 1898, Belle avvelenò un altro figlio, di nome Alex, colpevole di aver stremato la madre con i suoi continui pianti. Anche in questo caso Belle diede fuoco alla casa per ottenere nuovamente i soldi dell’assicurazione.

L’obiettivo primario della donna era però il marito, già malato da tempo di cuore: la sera del 30 luglio del 1900, Belle mise nella sua pietanza delle gocce di veleno e assistette all’agonia del consorte che si contorceva dal dolore. Ancora una volta i medici non si insospettirono e non presero nemmeno in considerazione la possibilità di effettuare un autopsia che avrebbe risolto l’enigma; la morte fu invece attribuita a cause naturali.

L’averla fatta franca per la terza volta contribuì a far sentire Belle un’assassina insospettabile, convincendola a perseverare nelle sue orrende azioni.

La Vedova Nera si trasferì in una zona tranquilla, vicino a La Porte, nell’Indiana, portandosi con se i suoi tre figli: Myrtle nata nel 1897, Lucy nata nel 1899, e Jennie Olsen, adottata da una famiglia di Chicago che non aveva le possibilità di crescerla e finita tra le mani di Belle per un crudele scherzo del destino.

La fattoria dove andarono ad abitare era molto grande, dotata di sei camere enormi e di un piccolo pezzo di terreno che la donna adibì all’allevamento del bestiame. Il tutto fu fatto recintare con del filo spinato, come a nascondere qualcosa. In realtà, come vedremo più avanti, Belle sapeva già come utilizzare quel terreno e gli animali che accudiva serviranno solo come fumo negli occhi per i curiosi.

Nell’aprile del 1902, Belle conobbe un immigrato norvegese di nome Peter Gunness, agricoltore che sposa quasi subito diventando la signora Belle Gunness.

Ma la Vedova Nera si stancò ben presto del suo secondo marito. Il 16 dicembre del 1902, Peter stava lavorando nello scantinato quando da dietro Belle lo colpì alla testa con una sbarra di ferro fratturandogli il cranio e uccidendolo all’istante.

Alla polizia raccontò che una pesante griglia per cuocere la carne gli era caduta dallo scaffale sulla testa, ma l’assassina dovette subire un processo che però si concluse con un nulla di fatto: la fortuna era ancora dalla sua parte.

Durante la breve unione con il coniuge Gunness rimase incinta e al figlio che nacque diede il nome di Philip, mentre uccise invece con il veleno la figlia adottiva Jennie Olsen che poi tagliò a pezzi e gettò dentro il pozzo dietro la fattoria.

Un giorno i vicini di casa le chiesero che fine avesse fatto la bambina e Belle rispose così: “Ho pensato bene di mandarla ad una scuola di buone maniere in California, perché il suo comportamento non mi piaceva più“.

Rimasta ancora una volta senza marito, la Vedova mise degli annunci su vari giornali in cui diceva di sentirsi sola con la disperata voglia di trovare una persona che le facesse compagnia e magari sposarsi nuovamente. Le risposte non tardarono ad arrivare.

Nel maggio del 1904, si presentò alla fattoria un certo Olaf Lindbloe, un immigrato norvegese di trent’anni, eccitato di conoscere una sua connazionale in uno stato straniero. La sera stessa l’uomo fu avvelenato e poi gli furono tagliati piedi e mani, nascosti dietro la casa sotto terra, mentre la testa e il resto del corpo furono gettati dentro al pozzo.
Il Sig. Lindbloe aveva portato con sé una somma in denaro che passò nelle casse della sempre più temibile Belle.
Qualche tempo dopo, un caro amico di Olaf chiese informazioni dell’uomo perché da molto tempo non aveva più sue notizie e un vicino di casa di Belle gli rispose che lo aveva visto lavorare per alcuni giorni nella tenuta della donna per poi sparire da un giorno all’altro. Sulla vicenda non ci furono ulteriori approfondimenti: la “Vedova” si era presa nuovamente gioco di tutti.
Un mese più tardi, si presentò alla porta il sig. John Bunter dalla Pensylvania.
Il giovane rimase affascinato dalla donna e dal suo modo di fare, lavorò anche per lei, ma  dopo qualche giorno fu ucciso, decapitato e nascosto nel giardino, mentre piedi e mani furono dati in pasto ai maiali.
Nel dicembre del 1904, una guardia delle ferrovie in pensione di nome Abraham Phillips  lesse un articolo su un giornale della Virginia nella sezione “cuori solitari”, in cui c’era scritto che un avvenente donna norvegese stava disperatamente cercando l’anima gemella e che desiderava avere vicino un uomo che potesse badare anche alla sua azienda agricola. L’uomo mise al corrente la sua famiglia e partì per quella che doveva essere l’occasione della sua vita. Al suo arrivo, si presentò a Belle con un anello di diamanti, che fece brillare gli occhi della “Vedova Nera”, e del denaro in contanti, ma qualche giorno dopo lo sventurato fu puntualmente avvelenato, con un ascia gli furono tagliati piedi e mani, la testa e le gambe furono chiusi dentro un sacco nero e il tutto fu nascosto dentro al pozzo. Alcuni mesi dopo, i parenti, preoccupati dal silenzio dell’uomo, indagarono per scoprire che fine avesse fatto.

Uno dei pochi a salvarsi fu un certo George Anderson, che aveva letto l’annuncio di Belle e andò a conoscerla anche se non del tutto convinto. Belle cercò di convincerlo a vendere il suo podere e ritornare col contante con la promessa che l’avrebbe sposato immediatamente, ma il sig. Anderson intuì che qualcosa di strano si celava in quella donna, perciò declinò l’invito e se ne ritornò al suo paese, una mossa gli valse la vita.

Nel frattempo i vicini di casa di Belle si incuriosirono vedendo arrivare nella sua fattoria un numero elevato di uomini per poi ritrovarla nuovamente da sola nel giro di pochi giorni, ma al momento non c’era alcun sospetto che potesse dare il via a qualche indagine approfondita: quando iniziarono le vere ricerche ormai il massacro era compiuto.

La solita sorte toccò ad un uomo di nome Charles Nieburg, che proveniva da Philadelfia, anche se la vittima in questione aveva con sé pochi contanti ed era attratta dalla possibilità di sposarsi una ricca donna e gestire con essa la fattoria. Per qualche settimana la “Vedova” lasciò che l’uomo si occupasse del terreno, poi lo uccise fracassandogli il cranio con un colpo di scure e lo tagliò a pezzi nascondendone i resti nel terreno dietro casa: l’ennesimo ammiratore sparì dalla circolazione senza lasciare traccia.

Nel febbraio del 1905, rispose all’annuncio un signore di nome Christian Hinckley dal Wisconsin. Anche per quest’uomo l’illusione di sposarsi con quella donna misteriosa cadde nel vuoto poiché fu decapitato e tagliato in varie parti e gettato nel solito pozzo, che ormai si stava trasformando in un cimitero di ossa.

Nel luglio del 1905, George Barry raggiunse la fattoria dell’assassina portandosi con sé una discreta somma in denaro e molte speranze; l’uomo fu avvelenato da Belle dopo circa due settimane, decapitato e chiuso in sacco enorme di plastica e poi nascosto nello scantinato.

Le figlie erano terrorizzate dai forti rumori provenienti dalla cantina, dove la madre compiva le sue mattanze, ma la paura impedì loro qualsiasi tipo di reazione.

Nel mese di agosto dello stesso anno si presentò il sig. Henry Gurholt, che lavorò per qualche mese per Belle, trovandosi a suo agio nel lavorare la terra ed accudire il bestiame. Belle si divertì con lui, facendolo convincere del fatto che presto sarebbero stati compagni, ma come tutti gli altri Gurholt finì senza testa sotto terra.

All’inizio del 1906, un uomo di nome Herman Konitzer, che risiedeva nello stesso stato della Belle, ovvero l’Indiana, disse ad alcuni amici: “Parto per La Porte, dove mi attende una vedova ricca desiderosa di sposarsi, è un occasione che non posso perdere“. Prelevò quindi tutto il denaro dalla banca per intraprendere il suo viaggio senza ritorno.

La Belle lo accolse a braccia aperte e per qualche settimana le cose andarono per il verso giusto, poi una sera stanca della sua compagnia lo avvelenò, lo trascinò nella cantina e gli tagliò le braccia le gambe e la testa e lo sotterrò nel giardino di casa. Nemmeno questa volta qualcuno si accorse della scomparsa dell’uomo.

Una delle più giovani vittime fu un ragazzo di diciannove anni di nome Emil, figlio di un vicino, che di tanto in tanto si prestava a fare dei lavoretti nella fattoria della Belle.

Emil non aveva nessun interesse verso la donna, avendo già una relazione con una ragazza di nome Jennie, ma nonostante questo il ragazzo cadde sotto i colpi feroci della “Vedova” che non gli lasciò scampo; forse la vittima rifiutò le avance dell’assassina così finì per essere nascosto anche lui dentro al pozzo. Quando i genitori e alcuni amici chiesero a Belle che fine avesse fatto Emil, lei rispose che senza motivo non si era più presentato alla fattoria e di questo era molta dispiaciuta.

Il 26 aprile del 1907, il sig. Ole Budsberg che abitava nel Wisconsin disse ai figli che sarebbe partito per La Porte per conoscere una donna vedova in cerca di compagnia; prima di andarsene passò dalla banca per prelevare tutti i suoi risparmi, ignaro che già molti uomini avevano la stessa cosa prima di lui.

Come al solito, Belle lo accolse con calore facendogli credere che sarebbero stati insieme per tutta la vita, per poi avvelenarlo, decapitarlo e seppellirlo nel recinto dei maiali.

Dopo alcuni mesi, i famigliari chiesero notizie ad un impiegato della banca che si mise in contatto con Belle per avere delle delucidazioni in merito: senza preoccuparsi più di tanto, ella rispose che l’uomo era partito per l’Oregon, scrollandosi come sempre di dosso qualsiasi sospetto.

Nel maggio del 1907, Belle assunse come tuttofare Ray Lamphere, un coltivatore di trent’anni, che verosimilmente entrò in simpatia alla donna tanto da salvarsi la vita: addirittura passeggiarono spesso per il paese insieme e lui stesso confidò agli amici che Belle lo trattava con tutti gli onori.

Nel dicembre dello stesso anno, Belle ricevette la risposta di Andrew Helgelein, di origine svedese, che aveva letto il solito annuncio della “Vedova”. Probabilmente, dopo il rischio che aveva corso con la precedente vittima e la sua banca, la donna decise di scrivere questa lettera ad Andrew prima che lui la raggiungesse: “Non mi inviare i soldi tramite banca, non mi fido di loro, prendili direttamente tu e nascondili nella biancheria intima. Fai attenzione a non dirlo a nessuno, neanche ai tuoi parenti più stretti. Questo deve essere un nostro segreto. Vedrai che tra noi due ci saranno altri segreti“.

Saputo dell’imminente arrivo di un altro uomo, il tuttofare Lamphere chiese spiegazioni a Belle, la quale in tutta risposta gli comunicò di trovarsi un’altra sistemazione. La reazione dell’uomo fu molto dura: Lamphere augurò alla “Vedova” tutto il male possibile.
Incurante delle maledizioni ricevute, Belle avvelenò Helgelein nel gennaio del 1908, poi gli tagliò i piedi e le mani; la testa ed il resto del corpo furono messi in dei sacchi di farina e successivamente sotterrati nel terreno dietro la fattoria.

Il giorno dopo, Belle si recò in lacrime dai suoi vicini dicendo loro quanto segue: “Quando finirò di imparare? Che male faccio agli uomini per essere trattata in questo? Tutti quelli che ho conosciuto hanno approfittato della mia gentilezza e vulnerabilità, non capisco quale dove volessero arrivare, forse a loro interessavano i miei soldi e non la mia compagnia“.

Nel mese di marzo del 1908, Belle assunse un bracciante di nome Joe Maxon, che cominciò ad occuparsi della fattoria e del bestiame. La notte del 28 aprile dello stesso anno, il sig. Maxon, si svegliò improvvisamente e si accorse che del fumo stava fuoriuscendo dal pianterreno; chiamò a squarciagola Belle e i suoi tre figli ma non ebbe nessuna risposta, perciò uscì frettolosamente per chiedere aiuto, ma dopo qualche ora la fattoria venne avvolta completamente dalle fiamme.

Per questo incendio, evidentemente doloso, fu incolpato il tuttofare precedentemente licenziato, Ray Lamphere: la polizia risalì al suo nome perché la “Vedova” qualche mese prima aveva confidato ad un avvocato che il suo bracciante l’aveva minacciata di morte per il suo allontanamento dalla fattoria.

Ma l’imprevisto era dietro l’angolo.

In seguito alle indagini sull’incendio, nel mese di maggio, gli investigatori trovarono nel terreno della Belle dei corpi smembrati avvolti in dei sacchi e cosparsi di soda caustica, molti dei quali ridotti in scheletri. Nello scantinato furono rinvenuti altri quattro corpi, identificati nei tre figli della “Vedova”: Myrtle di undici anni, Lucy di nove e Philip di cinque, oltre che il cadavere di una donna senza testa, che inizialmente si ipotizzò come la stessa Belle. Molti corpi non furono identificati, ma secondo alcuni il numero delle vittime si aggirava intorno alle quaranta unità.

Il 12 maggio, durante le ricerche del cranio della donna senza testa, fu invece rinvenuta la protesi dentale di Belle, il coroner emise quindi il suo rapporto il 20 maggio, dichiarando che Belle Gunness, era morta “per mano di uno sconosciuto squilibrato“.

Ebbe così inizio il processo a carico di Lamphere, è il 9 novembre del 1908.

Si susseguono molti testimoni, soprattutto parenti delle vittime che cercavano giustizia e che volevano avere la certezza che la donna decapitata non identificata fosse realmente l’assassina che massacrò tutte quelle persone.

Non avendo prove schiaccianti, il 26 novembre del 1908, il giudice Richter emise il verdetto: “Troviamo il sig. Ray Lamphere colpevole dell’incendio causato nella fattoria, ma estraneo al massacro di quelle genti“. Il bracciante riuscì così ad evitare la forca, ma non la galera.

Durante la prigionia, l’uomo continuò a proclamarsi innocente e ad sostenere che Belle fosse ancora in circolazione, raccontò anche ad un suo compagno di cella, di nome Harry Myers, che la “Vedova” si trovava da qualche parte non lontana da La Porte, poi aggiunse: “Non è morta, io so che aveva una grande cicatrice nella gamba sinistra, il corpo della donna decapitata trovata nello scantinato, non ha nessuna cicatrice, non mi hanno voluto credere, è riuscita a prendersi gioco di tutti noi“.

Lamphere morirà in carcere nel 1911 dopo aver contratto la tubercolosi.

In effetti ci furono diversi avvistamenti di Belle; il primo fu registrato nei dintorni di La Porte nel mese di aprile del 1909: un agricoltore disse di averla vista seduta in locale a bere. Un’altra volta un amica di Belle raccontò che in varie occasioni la “Vedova” gli fece delle visite. Questa amica d Belle, Almetta Hay, sarebbe potuta essere decisiva per le indagini, poiché quando morì, nel 1916, fu rinvenuto nella casa un cranio di donna nascosto tra due materassi, che probabilmente apparteneva al cadavere decapitato trovato nel seminterrato,  ma non fu condotta nessuna indagine.

Nel 1917, un signore riconobbe Belle mentre stava lavorando in un ospedale come infermiere, ma quando arrivò la polizia sul posto la donna era già sparita.

Nel 1931, fu ucciso a Los Angeles August Lindstrom, un ottantunenne di origine norvegese. L’uomo fu avvelenato da una certa Esther Carlson, con le stesse modalità di Belle, ma anche in questa circostanza non si fece nulla per approfondire l’accaduto.
L’ultimo avvistamento fu rilevato nel 1935, nell’Ohio, si dice che una donna che somigliava alla “Vedova” gestisse un bordello, dopodichè non si seppe più nulla.

Come nel caso di Bela Kiss, pur conoscendo l’identità dell’assassino non si arrivò mai alla sua cattura: due vicende parallele, due fantasmi imprendibili che sono riusciti entrambe ad eludere la giustizia.

Luigi Pacicco marzo 2009

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